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Autore: Stella Dark Star    29/04/2016    1 recensioni
Promessa in sposa e destinata a vivere in un nuovo regno, una principessa si ritrova a fare i conti con la realtà e con i propri sentimenti. Nonostante sia innamorata del sovrano a cui sarà legata per il resto della vita, teme che lui non provi lo stesso. Il fantasma di una possibile rivale in amore rende la situazione ancora più pesante. Una vasca strategicamente posizionata di fronte ad una finestra sarà la romantica cornice dell'inizio della loro storia d'amore.
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Unione al chiaro di luna
 
“E così è arrivato il momento.” Pensò.
Corse con lo sguardo sulla propria figura, giusto un ultimo controllo per accertarsi di essere in ordine. La collana di perle; il pendente dorato a forma di spirale; i seni stretti dentro il busto color salvia; la lunga gonna, di un brillante verde smeraldo, leggermente drappeggiata; le braccia lungo i fianchi; i polsi decorati dal merletto delle maniche;  le mani che stringevano i drappi della gonna in attesa di sollevarli.
Un rumore sordo le fece sollevare lo sguardo. La porta era ancora chiusa, dandole così modo di osservarne un’ultima volta i dettagli. Il legno rosso era ben lucidato, gli intagli erano stati puliti con estrema cura. Un altro rumore, questa volta più acuto, e la doppia porta si aprì.
Il suo sguardo incontrò il pavimento di pietra. Sollevò i lembi della gonna e fece i primi passi verso il luogo che sarebbe stato la sua casa da quel momento in poi. Cortigiani e dame l’attorniavano come le acque al passaggio di Mosè, ma i suoi occhi ne coglievano solo le figure di sfuggita. Non voleva staccare lo sguardo dal pavimento. Il cuore che batteva velocemente nel petto e le rimbombava nelle orecchie le causava un leggero fastidio.
La vista dello strascico di un mantello blu la obbligò a fermarsi. Deglutì, sperando che nessuno se ne accorgesse. Ormai non poteva più evitarlo, doveva sollevare lo sguardo. Di principio furono le scarpe sfarzose, poi le calze bianche, le brache color panna, la giacca dello stesso colore ma ricamata con filo dorato. Quell’abbigliamento era come un abbaglio di luce in contrasto con il grigio che predominava l’ambiente. Una gemma incastonata nella pietra. Ma più di tutto, ad attirare la sua attenzione fu quel volto dai lineamenti delicati, quella pelle d’alabastro, quelle labbra sottili, quegli occhi scuri e gentili. Il tutto incorniciato da una lunga chioma corvina con riflessi bluastri.
Non era la prima volta che lo vedeva, infatti quell’incontro le era gradito, l’uomo che le era di fronte le donava serenità. Il vero motivo della sua agitazione era la figura accanto a lui.
Molti insinuavano che fosse la sua amante, ma ora che poteva vederla molti dubbi l’assalivano in proposito. La dama era bassa, minuta, aveva capelli di un giallo poco piacevole a vedersi, gli occhi troppo grandi e lucidi, le labbra troppo carnose e scarlatte, il viso troppo tondo. Sembrava una bambola mal riuscita. A vederla sembrava giovanissima. Se aveva più di dodici anni non li dimostrava affatto.  Più la guardava e più si convinceva che non poteva essere la sua amante. Erano solo malelingue che erano giunte alla sua corte per demoralizzarla.
Risollevò lo sguardo sull’uomo, era una vista decisamente più piacevole. Era giovane e bello, esattamente come lo era lei. Avevano solo un anno di differenza, sapeva che sarebbero andati d’accordo e, nel profondo, sperava che si sarebbero innamorati presto. O almeno lui, perché lei lo era già.
“Benvenuta nella vostra nuova dimora.”
Le disse con voce e sguardo fermi, per poi fare un cenno col capo.
Lei s’inchinò, quindi sorrise lievemente: “Vostra Maestà. So che sarò molto felice qui. Che lo sarò accanto a voi.”
I loro sguardi si sciolsero, pieni di rispetto e di ammirazione.
Non era accaduto altro. Era stata scortata dalle dame di compagnia nei suoi  appartamenti. Una veloce visita alle stanze, ed era già l’imbrunire. Come da protocollo, lei e il sovrano non si sarebbero visti fino al giorno seguente. Il giorno delle nozze. Lei aveva consumato una cena leggera a base di pollo in brodo e verdure bollite. Il tutto accompagnato da due bicchieri di vino rosso corposo. La sala privata era gradevole, gli arazzi alle pareti rappresentavano scene di caccia, i mobili posti qua e là sembravano cercare di adornare timidamente l’ambiente.  Il tavolo su cui stava consumando la cena era piccolo, rotondo. Le dame stavano immobili come statue all’interno della sala ed attendevano i suoi ordini.
Dopo cena aveva chiesto che fosse riempita la vasca. Aveva bisogno di un lungo bagno per rilassarsi e stare sola. Inoltre aveva ordinato che nessun lume fosse lasciato nella stanza da bagno.
E ora era lì, illuminata solo dalla luna che entrava dall’ampia vetrata e che ricadeva sulla sua pelle nuda e bagnata come un manto di luce bianco e azzurro. La testa appoggiata su un cuscino di broccato posto sul bordo della vasca, i capelli sciolti che ricadevano dal bordo sembravano una cascata dorata che quasi toccava il pavimento. Gli occhi blu erano ingentiliti da lunghe ciglia nere, la luce della luna li faceva brillare. Con mano sottile e dita affusolate, percorse un tragitto dalla spalla fino ad un seno, sfiorando la pelle perfetta e bianca come il latte. Si accorse che la rosea gemma era inturgidita, probabilmente per via dell’acqua che si raffreddava rapidamente. D’altronde l’aveva chiesta tiepida, sapeva che sarebbe diventata fredda in breve tempo.  Ma era quello che voleva. L’idea di sprofondare in un brodo bollente e oleoso non le piaceva. Almeno durante l’estate voleva sentirsi fresca e a contatto con la natura. E se non poteva farlo nelle ore giornaliere, pretendeva di poterlo fare la sera. Quando non era richiesta la sua presenza per lunghi banchetti o giochi d’intrattenimento, s’intende.
Era stata strappata dalla sua dimora e dalla sua famiglia per suggellare la pace tra due paesi. Non le era nemmeno stato chiesto un parere. Solo poche parole per farle sapere che veniva data in dono ad un sovrano e non sarebbe mai più tornata a casa. Non era ingenua, sapeva che quello era il destino di tutte le donne che avevano sangue blu nelle vene, però ugualmente in principio si era infuriata. Non voleva rassegnarsi ad una vita piena di doveri, quali procreare ogni anno, e sottomettersi ad un uomo che non l’avrebbe amata e che anzi l’avrebbe tradita fino alla fine dei suoi giorni. Tutto era cambiato al loro primo incontro. Dal momento in cui i loro sguardi si erano incontrati, aveva capito che il destino non sarebbe stato severo con lei. Lui si era dimostrato interessato a lei come persona e l’aveva corteggiata per tutte e due le settimane in cui era stato ospite della sua famiglia. Solo in seguito le era giunta voce di quella presunta amante. La sua sicurezza si era infranta, la gelosia aveva preso posto nel suo cuore. Aveva già stabilito che avrebbe fatto di tutto per annientare la rivale e conquistare il cuore del sovrano. Magari sarebbe riuscita perfino a farla giustiziare. Il pensiero le aveva stuzzicato la mente, non voleva nasconderlo a se stessa. Ma dopo averla veduta di persona, non temeva più nulla. Quella dama non era l’amante di nessuno. Sicuramente la sua presenza al fianco del sovrano aveva una logica spiegazione.
“Perdonatemi, altezza.”
La voce aveva spezzato il silenzio, ma senza spaventarla. Nemmeno il fatto che si trattasse della voce di un uomo la turbò.
Chiuse gli occhi, fingendo di essersi assopita.
Sentì i passi avvicinarsi, un fruscio contro il bordo della vasca.
“Altezza.”
Ora la voce era più leggera.
Decise di rispondere, ma tenendo sempre gli occhi chiusi.
“Sì?”
“Sono il massaggiatore reale. Il mio sovrano desidera che voi beneficiate dei mie servigi, come dono di nozze.”
“E in cosa consisterebbero questi servigi?”
“Un accurato massaggio sul vostro incantevole corpo.”
Lei sorrise. La situazione era indubbiamente equivoca. Lei era nuda e un uomo chiedeva di toccarla.
“Procedete. Avete il mio consenso.”
Udì l’uomo spostarsi e prendere posizione dietro di lei. Alcuni istanti  e le mani calde di lui entrarono a contatto con la sua pelle fresca. Le dita presero a muoversi sulle spalle, premendo principalmente sugli incavi rigidi che necessitavano di attenzioni per ammorbidirsi. Era piacevole. Si accorse che il respiro dell’uomo si scontrava con i suoi capelli, sempre più vicino.
Nel tepore del massaggio, la sua mente non realizzò subito che le mani dell’uomo si facevano sempre più invadenti su di lei. Scendevano lentamente, esplorando ogni centimetro di pelle. I pollici arrivarono ad invadere la delicatezza dei seni. Il respiro ora andava a scontrarsi con il collo di lei. Quindi il contatto si fece infuocato. Dapprima sentì le labbra imprimersi a fuoco sull’incavo, i lunghi capelli accarezzarle la spalla, le mani avvicinarsi sempre più a quei luoghi proibiti che spiccavano dai seni come monumenti di pietra.
Aprì gli occhi, la mente cominciava a mandarle dei segnali.
Forse percependo il  movimento di lei, anche lui sollevò il capo. I loro occhi si incontrarono al chiaro di luna. Le labbra sorrisero. Era lui. L’uomo che amava. Il suo sposo. L’uomo che sarebbe stato suo marito fino alla fine dei suoi giorni.
Lui si sollevò in piedi, fece un passo per essere al fianco della vasca. Le porse una mano al quale lei si aggrappò. L’acqua scivolò su di lei come rugiada dai petali di un fiore. La luna accarezzò le curve perfette. Uscì dalla vasca, uno ad uno i suoi piedi incontrarono il telo.
Lui l’avvolse tra le proprie braccia, la sollevò delicatamente, si diresse nella camera da letto.
Non era necessario aspettare il matrimonio. Le loro anime si erano già unite il giorno del loro primo incontro. E ora si sarebbero uniti anche i loro corpi.
  
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