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Autore: Bibi_OnePiece    08/04/2009    3 recensioni
Eccomi qui con una scenetta originale. E' sul tipo romantico, recensite pure! Buona lettura, Bibi^^
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si guardò intorno, in cerca di una qualche conferma inesistente a giustificare la pazzia che stava facendo

Avida

 

Si guardò intorno, in cerca di una qualche conferma inesistente a giustificare la pazzia che stava facendo. Controllò per l’ennesima volta in quel giorno di scuola l’orologio attaccato al muro della sua classe, sopra la lavagna. 10.15. Fra cinque minuti sarebbe scattata la tanto attesa ricreazione, la tanto attesa ora X. La professoressa aveva già abbandonato le speranze di continuare la lezione da dieci minuti buoni, e questo voleva dire che l’avrebbe dovuto fare ancor prima del dovuto. Fissò il suo riflesso nel vetro della finestra: uno schifo.  Aveva i capelli riccissimi, corti, biondi, e anche se quella mattina si era alzata alle 5.00 precise e spaccate per lavarseli, ora le sembravano odiosamente impicciati come se fosse da una settimana che non ci badava. Forse di tutto il viso, passato in vivisezione ormai dall’inizio della scuola, le sembrarono belli solo gli occhiali: la loro montatura era verde chiaro abbastanza brillante ed era stata scelta appunto dalla madre, al contrario di quelli scuri e cupi che invece voleva lei.  Le ritornarono in mente le parole della sua amica, in un ricordo sfocato del giorno prima:

-Gioia, guarda che non sei assolutamente obbligata a dirglielo domani…-

Ma alla fine lei non aveva dato ascolto a nessun consiglio di nessuna persona e aveva deciso di fare di testa sua.  Tantomeno quello della sua migliore amica, che non voleva assolutamente ritrovarsela davanti in uno stato abbandonato, silenzioso e, in maniera riassuntiva, orrendo. Gioia Poche volte il suo nome aveva veramente rispecchiato il suo stato d’animo. Per lei ci sarebbe stato bene Crocifissa, semmai. “Ma veramente al diavolo tutto e tutti, porca miseria…” borbottò, mentre lo cercava con lo sguardo.  Ma in fondo lei si sentiva di aver ragione, nel più profondo dello spirito: quando glielo avrebbe detto, se non ora? Avrebbe aspettato fino alla fine della scuola senza trovare un minimo di coraggio per dichiararsi? Ma assolutamente no, era fuori discussione. Almeno si sarebbe tolta quel peso dallo stomaco, una volta per tutte.

-Ma ti piace da due settimane appena!-

Di nuovo le parole di Eva le riaffiorarono nella mente, fastidiose come una mosca. I suoi consigli erano quanto mai scartati già in partenza, visto che lei per dichiararsi aveva aspettato 4 anni e poi alla fine aveva mandato al diavolo l’amore, tradita e delusa. Ma fra le due c’era anche da dire che andavano da un’esagerazione all’altra…

L’aveva notato. Eric era lì, dall’altra parte della classe, seduto. Aveva la testa poggiata al muro, sembrava che neanche lui avesse dato tanto peso all’inizio della pausa merenda. I capelli gli ricadevano lisci e morbidi sul viso, nascondendone le espressioni. Ma tanto Gioia sapeva già che sotto il sipario ombroso dei capelli c’era il sorrisino sghembo che tanto amava. Quel sorrisino che le donava  durante le lezioni, quel suo sorrisino. Quel fluido movimento delle labbra che la mandavano in brodo di giuggiole. Perché lui era, oltre che il solito schianto a cui vanno dietro frotte di ragazze, anche l’unico ragazzo con cui lei avesse mai trovato veramente intesa.  Non un ragazzo che appena vede che provi interesse per lui comincia a parlare di calcio o di qualsiasi altro argomento di cui non ti interessa un fico secco, ma uno che sa ascoltare e dare consigli. E lei se ne era perdutamente innamorata. Punto. A chi importava di averlo solo come “amico”? O tutto o niente, prendere o lasciare. Gioia sapeva fin troppo bene che davanti a un rifiuto si sarebbe anche vergognata di guardarlo in faccia, ma valeva la pena tentare. Perché l’uomo è avido, perché lei in quel momento era in una situazione di pure follia. Era quel momento in cui ci si sente di scoprire tutte le verità, di levarsi la maschera e guardare dritti in faccia al mondo, urlandogli le proprio condizioni. E volgere lo sguardo verso il sole quel secondo che basta per fargli capire che non solo lui può avere la sfacciataggine di splendere mentre qui sotto noi ci facciamo il culo. Tirando le somme, di quei sorrisini non le importava nulla, voleva tutta la torta, e non solo una fetta.

Raccolse tutto il coraggio che aveva in petto e gli andò vicino.

-Eric?-

-Ehi, ciao.- Di nuovo quel sorriso. Sarebbe diventata la sua condanna. Non ci volle nemmeno pensare, e andò dritta al sodo.

-Se ti stai chiedendo perché non sono da sola nel mio angolo buio di classe a deprimermi, è perché devo parlarti. E’… importante.-

Sputò tutto come se fosse veleno. Vide il suo beato volto angelico corrucciarsi per un secondo, per poi tornare di nuovo alla posizione solitaria. Era curioso e al tempo stesso preoccupato.

-Dimmi-

-Ecco… tu… mi piaci.-

L’aveva preso in contropiede, di sicuro non se l’aspettava. La ragazza godette per quel poco che poteva godere di quella perfezione, da cui non avrebbe fatto ritorno.

-Lo sapevo, me n’ero accorto.-  Ora era il tono era gelido, come una ventata tagliente in pieno volto.

La fine era arrivata, e lei ora stava cadendo, colpita e affondata, tradita e delusa. Come Eva.

Non si era tanto dilungato, l’aveva  liquidata in fretta. Forse avrebbe dovuto dare tempo al tempo, avrebbe fatto meglio se avesse aspettato l’andamento delle cose, ragionando con calma e non buttarsi a capofitto in quello che si rivelò, poi, un campo minato.  Si ricompose in fretta.

-Quindi?-

-Senti… non tanto… Mi dispiace.-

Le diede un leggero bacio sulla fronte, per poi sussurrarle all’orecchio:

-Sempre amici?-

-Ok-

Sorrise e ritornò al suo posto, sentendo un peso opprimente vicino al cuore che non riusciva a identificare. Non sapeva cosa fosse, ma mai come in quel momento si sentì degna del suo nome.

*        *       *

All’uscita da scuola trovò la sua amica Eva ad aspettarla vicino alle panchine del vialetto. Sembrava preoccupata.

-Che hai fatto?-

Le si leggeva l’ansia in volto.

-Mi sono dichiarata.- Non si stupì poi così tanto del suo tono di voce calmo. E l’altra capì male.

-State insieme?- Ora era felice.

-No, non gli piaccio.-

-Come?-

-Forse gliel’ho detto troppo presto… Che ne so!-

-Forse sei stata frettolosa e… Come dire, avida averlo?-

Ora quel sentimento nel suo cuore prese finalmente forma. Mai parole furono più adatte.

-E’ un senso un po’ distorto per dirmi che ho fatto una cazzata?- le parole le uscirono sprezzanti.

-Non lo so, hai voluto troppo e troppo presto. Come ti senti?-

-Serena.-

Forse davvero aveva fatto una cazzata, ma forse in cuor suo era più felice così.

 

Ok, è un puro delirio, ora potete anche prendermi a pomodorate. Volevo dedicare questo racconto a Trinity 303. Trin, forza che la vita è bella! Grazie in anticipo per le recensioni.

Baci,

Bibi^^

 

  
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