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Autore: _Clare_    30/04/2016    3 recensioni
Felicity Grint è la classica diciottenne impacciata, insicura ed attraente quanto la suola di una vecchia pantofola. Ryan Baileys è il classico belloccio inconcludente e sfacciato, disposto a tutto pur di sperimentare un po' di brio. Aggiungete una migliore amica fuori di testa, due famiglie sconclusionate, le luci abbaglianti di San Francisco, l'aria pazza della California ed una scommessa. Mischiate bene, mettetevi comodi e godetevi lo spettacolo. Ne vedrete delle belle!
“-Non è difficile, amico- incalzò Adam accostandosi a lui e passandogli un braccio pompato come un pneumatico dietro al collo. -Vai lì, sfoderi il tuo miglior sorriso “accalappia-pollastrelle”, e te la porti a letto. Facile, no?-
Ryan gli lanciò un'occhiata eloquente e divertita al contempo. -Se vinco- iniziò -mi devi una macchina.-
-Ma se perdi,- replicò l'altro ridacchiando -la foto delle tue belle chiappette finirà dritta sul sito della scuola. Buona fortuna.-”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 1

 

-Non fai sul serio.-

Adam, al suo fianco, sorrideva tutto soddisfatto rigirandosi il telefonino fra le mani.

-Certo che hai proprio un bel culetto, amico.-

Gli altri ridacchiarono mollandogli, chi più chi meno, battutine sottili sulla deliziosa posizione che aveva adottato per farsi fotografare.

Ryan, suo malgrado, ridacchiò con loro, sentendosi un grandissimo idiota.

-Dai, Adam! Ero ubriaco, sappiamo entrambi che tu hai fatto molto di peggio.-

L'altro sfoderò un sorriso da orecchio ad orecchio sventolando il telefonino come fosse un trofeo di guerra. -Ma io non mi sono mai fatto fotografare, mio caro.-

-Sei uno stronzo- gli rispose risoluto Ryan passandosi una mano callosa fra i capelli biondi.

Erano lisci come la seta, per questo piacevano tanto alle ragazze.

Adam si strinse nelle spalle e gli fece l'occhiolino. -Lo so, amore- rispose.

L'altro sbuffò.

Quello che quell'idiota del suo migliore amico gli aveva chiesto di fare non era neppure troppo complicato, ma, in tutta sincerità, non aveva nessuna voglia di avere a che fare con quella sfigata della Grint.

Era un'asociale, secchiona, frigida suora.

E Ryan Baileys, da che mondo era mondo, andava con le bombe sexy, non con le suore frigide.

Neache a farlo apposta, non appena si voltò, Ryan scorse il visetto pallido della ragazza che sgusciava fuori dall'aula di biochimica, seguita da quel topo da laboratorio della sua amica di cui nemmeno ricordava il nome.

Non avrebbe ricordato neppure quello della Grint, se non fosse stato per quel bastardo di Adam.

Felicity. Felicità.

Esattamente quello che lui non aveva in quel momento.

Le due ragazze filarono via per il corridoio e Ryan si voltò di scatto, lanciando un'occhiata di fuoco a quello che si spacciava per il suo migliore amico dal tempo delle elementari.

-Potevi almeno sceglierne una un po' più carina...- si lagnò, scuotendo la bella chioma.

Dall'altra parte del corridoio, Jessica Heartmann gli stava facendo gli occhioni dolci da una buona mezz'ora. Ecco, era con quel tipo di ragazza che avrebbe voluto spassarsela. Si morse un labbro e le mandò un bacio e quella se ne andò tutta compiaciuta, facendo oscillare le anche da una parte e dall'altra neanche stesse camminando su una delle passerelle di Victoria's Secret.

-Che ne sai- proseguì Adam, continuando a tenere gli occhi incollati al posteriore di Jessica, come incantato. -Magari a letto è una leonessa. Le suore sono sempre le più fantasiose.-

-Già, magari- replicò Ryan amareggiato.

Adam gli si accostò circospetto, sempre con quel suo sottilissimo sorriso sornione stampato in faccia, mentre gli altri continuavano a ridersela beatamente della sua sorte. Forse, facendo parte della squadra di Rugby, avevano preso qualche botta in testa troppo forte.

-Non è difficile, “mister-sessanta-secondi”- incalzò Adam passandogli un braccio pompato come un pneumatico dietro al collo. -Vai lì, sfoderi il tuo miglior sorriso “accalappia-pollastrelle”, e te la porti a letto. Facile, no?-

Ryan gli lanciò un'occhiata eloquente e divertita al contempo. Si fregò le mani, improvvisamente elettrizzato. Gli era giust'appunto venuta in mente una buona idea. -Se vinco, però,- iniziò rassettandosi il colletto della camicia -mi devi una macchina nuova. Una bella Audi.- Adam era ricco sfondato, non sarebbe stato un problema per lui, no?

-Ma se perdi,- replicò l'altro ridacchiando -la foto delle tue belle chiappette finirà dritta sul sito della scuola.-

Ryan esplose in una grossa risata forzata. -Io? Perdere?- domandò, indicandosi dal primo capello all'ultimo dito del piede. -Ma mi hai visto?-

Adam si strinse di nuovo nelle spalle. Da quando Ryan ne aveva memoria, l'aveva sempre fatto in situazioni come quella. -In tal caso, buona fortuna.-

 

***


-So che potrebbe sembrare una speculazione insensata, ma il termine “coltivazione” in riferimento alle colonie di batteri e di microbi a volte mi sembra davvero inappropriat... oh cavolo! Il libro!-

Tina aveva appena lasciato rotolare due maccheroni al formaggio sul suo preziosissimo libro di biologia. Il suo Sacro Graal era ufficialmente rovinato.

Feli sbuffò, rimestando la pasta incollata e puzzolente nel piatto di plastica.

Nella mensa aleggiava una cappa di vapore, misto all'olezzo del sugo di pomodoro e dei wurstel, infernale.

-Tina, potresti non parlare di microrganismi unicellulari mentre siamo a tavola, per favore? Questa sbobba fa già abbastanza schifo così com'è...-

-I microbi non sono necessariamente organismi unicellulari- replicò l'altra, guardando schifata la forchettata di maccheroni responsabili del delitto, ora minuziosamente raccolti nel suo tovagliolo di carta. -Ed il mio libro è rovinato. Ho pure preso A- all'ultimo test di letteratura inglese... la sfiga mi perseguita, dobbiamo passare da Theresa a comprare qualcuno dei suo prodigiosi amuleti.-

Feli sorrise, appoggiando la mano sulla forchetta ed il mento sulla mano.

Il nasino occhialuto e lentigginoso della sua migliore amica era arricciato in una smorfia di puro disgusto. I codini castani striati di viola le stavano dritti sulla testa come fossero due fasci di paglia.

-A volte non capisco davvero che cosa ti passi per la testa- osservò, decidendosi finalmente ad inforcare un paio di rigatoni dall'aria molto, troppo viva. -Vuoi diventare una scienziata e scovare l'invenzione del secolo ma... sei superstiziosa. Le due cose non dovrebbero essere in conflitto?-

Tina sorrise scuotendo i codini come una bimba di cinque anni. -La scienza è fatta di contraddizioni. Ti ho mai raccontato di come fu scoperto che l'informazione genetica è codificata dal DNA?-

Feli fece di no con la testa, poi lanciò un'occhiata distratta all'orologio in cima alla parete. -Facciamo che me lo racconti all'uscita- dichiarò, raccogliendo la borsa e mettendosela in spalla. Diede in fretta e furia un paio di morsi alla pagnotta di pane che le era stata distribuita (la parte non ammuffita), bevve in un sorso solo tutto il suo brick di latte aromatizzato e poi rabbrividì nel pullover di cotone blu.

-Facciamo che mentre me lo racconti, prima di andare da Theresa, passiamo a casa e mangio qualcosa di decente. Ora ho latino.-

L'altra annuì e si portò due dita dalle unghie mangiucchiate alla fronte.

-Ricevuto, passo e chiudo!-

Feli si sporse sul tavolo e le lasciò un bacio affettuoso sulla guancia. -A dopo!-

Una manciata di secondi più tardi, camminava spedita per il corridoio, stringendo fra le braccia gli appunti di matematica ed il libro di latino.

Era in ritardo come al solito.

 

***


Non ci posso credere che sto per fare questa stronzata!” si ripeté per l'ennesima volta Ryan cercando di darsi un'aria casuale mentre rimaneva appostato fuori dalla porta dell'aula di latino, attendendo che la sua adorata “pollastrella” si facesse viva.

Per farsi venire un'idea su come accidenti abbordarla, aveva passato una settimana intera a spulciare siti di consigli sentimentali e a guardare papponi sentimentali.

Anche se non lo dava a vedere, era un ragazzo abbastanza organizzato e, beh, sebbene avesse rimorchiato un numero più che discreto di bombe sexy, le suore frigide non erano esattamente il suo forte.

Come si faceva ad avvicinarsi ad una di loro?

Per un secondo pregò che quell'infima razza di bigotte puritane si estinguesse.

Dopo un'attente ispezioni e ricerche, era finalmente giunto alla conclusione che l'unico modo per accaparrarsi la benevolenza di una di loro fosse inscenare un primo incontro in stile “High School Musical” e “cagate simili” come le aveva brillantemente definite Adam.

Uno sgambetto, qualche parola gentile, aiutarla a raccogliere quei tomi che sarebbero benissimo potuti fungere da armi improprie, il suo infallibile sorriso “acchiappa-pollastrelle” e poi avrebbe dovuto sperare che Madre Teresa di Calcutta avesse il buon senso di concedergli la sua sacrosantissima verginità prima dei sette mesi che Adam gli aveva concesso come tempo limite.

Di certo non voleva le sue natiche sbandierate al vento. Per quanto sapesse che fossero assolutamente perfette, i professori non gliel'avrebbero fatta passare liscia e, se c'era qualcosa che non poteva permettersi era proprio avere guai con quella magnifica istituzione giuridica che era la scuola.

Improvvisamente, uno scalpicciare di passi affrettati in fondo al corridoio lo richiamò dai suoi pensieri.

Si rintanò veloce come il vento dietro all'ultimo armadietto e si sporse di lato il tanto che bastò perché potesse scorgere la figura esile di una ragazza impacchettata in un paio di jeans e in un pullover blu fin troppo accollato che si avvicinava portando in braccio due libri dall'aria più che pesante. Aveva i capelli castani stranamente sciolti e Ryan quasi poteva giurare di vedere un paio di occhi verde chiaro luccicare sotto alle ciocche sparse un po' ovunque.

Bingo” pensò.

I giochi erano ufficialmente aperti. Si trattò di un secondo: contò i secondi, chiuse gli occhi ed uscì allo scoperto.

E lei ci cascò.

Anzi, ci cascarono entrambi.

 

***


Per qualche istante fu tutto un turbinio di pagine bianche come il latte che frusciavano nell'aria, freddo di piastrelle sotto ai palmi delle mani e sorpresa.

Si ritrovò carponi per terra, gli occhi fissi sulle pagine sgualcite dei suoi appunti di matematica.

Per un secondo pensò di essere inciampata come le capitava sempre, magari in un granello di polvere fuori posto o in qualche atomo particolarmente dispettoso, poi alzò lo sguardo e si ritrovò di fronte ad una sottospecie di dio greco con i capelli biondi come l'oro e gli occhi azzurri come il cielo.

Lo conosceva: quello che la fissava, accucciato per terra di fronte a lei, era Ryan Baileys, uno dei ragazzi più carini e più popolari della scuola, nonché uno dei più chiacchierati. Lì, tutti lo conoscevano come “mister-sessanta-secondi”: girava voce che fosse in grado di far innamorare qualsiasi ragazza in soli sessanta secondi, solo guardandola intensamente negli occhi!

Un minuto. Feli pregò che non fosse già trascorso e distolse immediatamente lo sguardo, prendendo a raccattare i suoi fogli sparsi ed i suoi libri senza darsi nemmeno pensiero di biascicare un paio di scuse.

Poteva sembrare stupido ed a tratti completamente ingiusto, ma lei sapeva bene qual era il suo posto in quella scuola e, in fin dei conti, ci si trovava anche bene. E, di certo, il suo posto non era lì su quel pavimento con Ryan Baileys.

Il ragionamento era fin troppo semplice: lui era uno a posto, lei era una sfigata. Elementare, Watson.

Sono andata addosso a Ryan Baileys” continuava a ripetere la sua testa mentre nel frattempo sciorinava tutta la lista dei peggiori insulti e delle imprecazioni più pesanti che conoscesse.

Le sue mani, dall'altra parte, cercavano di essere il più rapide possibile a raccogliere le carte, ma la tremarella le rallentava il lavoro.

Perché accidenti doveva essere così timida?!

Improvvisamente, un paio di polpastrelli callosi le sfiorarono il dorso della mano e lei alzò la testa di scatto, come fosse stata fulminata.

Gli occhi azzurri del ragazzo la inchiodarono al pavimento. “Oh cacchio, ora mi uccide.”

Ryan aprì la bocca per parlare e Feli fu tentata di chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie ma, invece, con uno splendido sorriso disegnato sulle labbra sottili, il ragazzo disse solo: -Perdonami, non stavo guardando dove camminavo. Ti sei fatta male?-

Feli boccheggiò in cerca di qualcosa di “intelligente-ma-non-troppo” (come diceva Tina) da dire, ma tutto quello che le venne in mente fu: -No, sto bene.-

“Un 'Grazie'! Per l'amor del cielo, riesci a dire per lo meno un 'Grazie'?”

Il sorriso sul viso di Ryan si allargò ulteriormente. Sembrava quasi... sollevato?

-Oh, meno male- dichiarò, allungando le mani per raccogliere i fogli rimasti sul pavimento. -Ti aiuto- disse.

“Strano” pensò Feli aggrottando le sopracciglia. “Non sembra tanto idiota e sbruffone come lo descrivono.”

Il ragazzo raccolse da terra le ultime carte e lasciò scivolare il plico scribacchiato fra le sue braccia.

Si rialzarono entrambi in piedi, e Feli riuscì finalmente a sputare il fatidico “Grazie” tanto agognato e ad abbozzare perfino un sorriso.

Ryan ricambiò e, invece di andarsene, rimase ad osservarla qualche altro istante, come incuriosito. Aveva fatto qualcosa di male?

-Tu sei Felicity Grint, dico bene?-

Lei annuì istantaneamente sgranando gli occhi per la sorpresa. Ryan Baileys conosceva il suo nome? Forse si stava preparando un cataclisma o l'Apocalisse.

-Tu forse non sai chi sono. Mi chiamo Ryan Baileys- proseguì il ragazzo allungando una mano verso di lei con un certo fare enigmatico.

Feli iniziava a sospettare che la stesse seriamente prendendo in giro.“Tu forse non sai chi sono”, era scemo o cosa? Perfino i sassi avrebbero saputo dire chi fosse Ryan in quella scuola.

Allungò a sua volta una mano e gliela strinse meccanicamente, cercando di non pensare al fatto che si stessero toccando. Ritrasse la mano e tornò ad osservare il suo opponente con un interesse quasi clinico che Tina avrebbe certamente apprezzato.

“Lo scimmione durante la socializzazione” lo avrebbe definito, o qualcosa di simile.

-Ho visto che quelli sono appunti di matematica- esordì lui indicando il carico che aveva fra le braccia.

-Già- rispose solo Feli, puntando gli occhi sulla carta inchiostrata. Il suo cervello stava ricominciando ad andare in pappa, le tremavano le gambe.

Vuoi schiodare, stupido ragazzo popolare?!”

Ryan mise su un'espressione a dir poco estasiata, sembrava che stesse toccando il cielo con un dito. -Sai, io avrei proprio bisogno di ripetizioni. Non è che tu potresti darmele?-

Ripetizioni? A Ryan Baileys?!

Ora il suo cervello era definitivamente in pappa.

-M-ma certo ch-che s-sì!- farfugliò senza nemmeno pensarci su per un istante. Un istante dopo, infatti, comprese di essersi fregata da sola, come sempre.

-Davvero?!- esclamò Ryan in brodo di giuggiole. -Caspita, sei un angelo!-

E qui Feli pregò in cinque lingue diverse di non essere arrossita.

-Quando potremmo iniziare?-

La ragazza, compressa dalle domande, dal sorriso mozzafiato di Ryan e dal fatto di essere una completa incapace in fatto di pubbliche relazioni, iniziò ad annaspare alla ricerca di una risposta sensata.

Ormai era certa di avere stampata in faccia la sua classica espressione da “sogliola marinata”, come la definiva Tina. Lei ci sapeva fare in queste cose.

-N-non saprei, a-anche la settimana prossima andrebbe bene- sputò, rischiando di rimetterci un polmone.

Ryan annuì soddisfatto.

-Perfetto, quasi non ci credo. Allora ci vediamo lunedì alle due, al termine delle lezioni di fronte al cancello! Facciamo a casa tua, sai, con la mia ci sono un paio di... complicazioni. Grazie mille, a presto!- e detto questo il ragazzo le voltò le spalle e si volatilizzò istantaneamente, lasciandola sola in corridoio col peso dei libri in braccio e lo sguardo fisso nel vuoto.

Che cosa era successo esattamente? Quella era stata una fantasia della sua mente perversa? Forse si era presa una cotta per Baileys e non lo sapeva? Forse il suo cervello cercava di farle capire che dovesse ricominciare a frequentare qualcuno?

Per certo, a quel punto, sapeva solo due cose: la prima era che si era cacciata in un mare di guai; la seconda era che era ufficialmente in ritardo per la lezione di latino.

"Al diavolo, Baileys!"

   
 
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