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Autore: edoardo811    30/04/2016    2 recensioni
Il mondo è finito. Come reagiresti se sentissi tu queste parole? Come reagiresti se potessi accertarti con i tuoi stessi occhi che queste parole sono vere?
Questo è ciò con cui Rachel è costretta a convivere ogni giorno. Quando vede la gente morire di fame per strada, quando vede l'ennesima banda di tagliagole generare il caos, quando è costretta a combattere fino allo stremo per la propria vita e per quella delle poche persone care che le sono rimaste.
Per quanto tempo può la volontà di una persona riuscire a resistere alle crudeltà che la vita riserva?
Si dice che l'ultima candela sia sempre quella che impiega più tempo a spegnersi, ma cosa potrebbe accadere quando anche la speranza cessa di esistere?
Rachel con i suoi poteri potrebbe distruggere l'intero creato. Che cosa se ne farà?
Li userà per aiutare il mondo... o per aiutare semplicemente sé stessa?
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Raven, Red X, Robin, Slade
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'InFAMOUS: The Series'
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Capitolo 17: FACCENDE PRIVATE

 

 

«Bel posticino» commentò Dreamer, mentre lui e Rachel entravano nel magazzino. «Certo, avreste potuto scegliere un luogo in un distretto che non fosse il più pattugliato dagli Underdog, però non c’è male.»

Corvina fece una smorfia, ma evitò di rispondere. «Da questa parte» disse invece, facendogli strada tra gli scaffali ancora rovesciati.

Il Visionario la seguì obbediente. La ragazza per tutto il tempo cercò di mantenere un aspetto serio e determinato, ma si sentiva comunque parecchio a disagio in sua presenza. Riusciva perfettamente a sentire gli occhi di lui posati sulle sue spalle, percepiva il suo piccolo sorrisetto, riusciva quasi ad immaginarsi i suoi pensieri.

Sicuramente se la rideva sotto i baffi. Lui aveva vinto, aveva ottenuto ciò che desiderava. Rachel era tornata ad implorare il suo aiuto, come egli aveva pronosticato. Giurò a sé stessa che, una volta salvata Tara, non avrebbe mai più avuto nulla a che fare con lui.

Ma allo stesso tempo, sapeva che, insieme a Dominick e Kevin, Dreamer era un altro ad appartenere alla schiera di individui che non doveva assolutamente prendere sottogamba. L’idea di averlo condotto fino al loro rifugio continuava a suonarle errata, ma se non altro aveva accettato di venire da solo. E comunque, quello era l’unico modo per permettergli di parlare a quattr’occhi con Ravager.

Ora che ci pensava, non appena aveva tirato in ballo la soldatessa, il Visionario era sembrato dieci volte più entusiasta, nei suoi standard, all’idea di cooperare con loro.

Raggiunsero l’ingresso della sala relax. Rachel inspirò profondamente, preparandosi a ciò che sarebbe accaduto dopo, ma non appena si avvicinò alla maniglia, questa fu abbassata dall’altra parte.

Lucas uscì dalla stanza, richiudendosi immediatamente la porta alle sue spalle. Osservò prima Rachel, poi Dreamer. Il suo sguardo si indurì quando guardò quest’ultimo.

«Così... l’hai fatto per davvero...» osservò, riportando lentamente gli occhi sulla partner.

«Non avevamo altra scelta» rispose Rachel, cauta.

Un grugnito provenne dal moro. «Lo so. E tu...» Le sue iridi blu caddero di nuovo sul Visionario. «... prova a fare un solo passo falso, e ti assicuro che il naso rotto dell’ultima volta sarà un regalo in confronto a ciò che ti farò.»

Dreamer ridacchiò, cosa che non sorprese per nulla la corvina. «Ricevuto.»

Red X serrò la mascella, naturalmente non gradendo quel tipo di risposta. Fissò intensamente negli occhi il suo interlocutore. Rachel, esattamente in mezzo a loro, osservava prima l’uno e poi l’altro. Lucas contraeva ripetutamente la mano, mentre l’enigmatico sorriso di Jeff non accennava a svanire dal suo volto.

«Lucas, tranquillo» mormorò infine la corvina, avvicinandosi a lui e posandogli una mano sulla spalla. «Abbiamo stretto un patto, non ha cattive intenzioni.»

Il partner non sembrò ascoltarla. Continuò ad osservare il Visionario, con aria diffidente. Rachel non lo aveva mai visto così, era chiaro che fosse parecchio combattuto. Una parte di lui probabilmente voleva dare fiducia alla ragazza e alla sua idea di collaborare con Dreamer, ma un’altra invece gli diceva di non fidarsi.

E Corvina di certo non poteva biasimarlo.

Dopo diversi istanti, Lucas annuì lentamente. «Va bene. Tanto, ormai, non si può più tornare indietro.» Indicò con un cenno del capo la porta al Visionario. «È qui dentro. Buona fortuna.»

«Ti ringrazio, ma non ne ho bisogno.» Dreamer si avviò verso la porta, appoggiando il suo bastone. «So quello che faccio.»

Lucas fece una smorfia. Mentre Jeff gli passava accanto, piegò il capo a causa di alcuni secchi colpi di tosse.

«Ma che brutta tosse...» commentò Dreamer, fermandosi, accentuando il suo sorrisetto.

«Sopravvivrò» mugugnò Lucas, placandosi ed osservandolo con odio.

«Non ne dubito.»

Il Visionario spalancò la porta, seguito dai due partner.

Ryan e Amalia erano seduti su due sedie, quest’ultima aveva le nocche fasciate da una garza insanguinata.

Ravager invece era in uno stato di semi incoscienza, con il capo rivolto verso il basso. Chiazze di sangue ormai secco erano incrostate su parte delle sue guancie, del naso e delle labbra. Era chiaro che Komand’r avesse ancora cercato di farla parlare, in loro assenza.

Non appena si accorsero di Dreamer, i due fratelli si alzarono di scatto. Ryan sembrava intimorito, Amalia, invece, solamente arrabbiata.

«Che gioia rivedervi.» Il Visionario si sollevò il copricapo, in cenno di saluto.

Per tutta risposta, Komi estrasse la pistola dalla tasca del cappotto e gliela puntò.

«Non possiamo dialogare tu ed io senza che io abbia puntata un’arma alla testa, giusto?»

«Fa quello che devi fare e basta» tagliò corto Amalia, accennando con la pistola all’albina.

Dreamer si rimise il cappello in testa. «Ma certo.»

Il Visionario si avvicinò alla sedia di Ravager, tenuto sotto tiro da Amalia per tutto il tempo. Non appena fu a pochi passi dalla soldatessa, questa alzò lo sguardo di scatto. «Chi diavolo...» Si interruppe di colpo, sgranando il suo unico occhio quando si accorse di Jeff. «Tu...»

«Ciao Rose» disse Dreamer, cordiale. «Ti trovo in gran forma.»

Ravager diede diversi strattoni ai legacci di nastro isolante, cercando di liberarsi. Il suo carattere mutò radicalmente quando vide il Visionario. I suoi occhi trasudavano di stupore, sorpresa, incredulità... e anche paura. «Tu che ci fai qui?!»

«È questo il tuo modo di salutarmi, Rose?» domandò lui in risposta, quasi deluso. «Così mi offendi...»

Rose. Era già la seconda volta che la chiamava così, osservò Rachel.

«Dovresti essere morto!» esclamò la prigioniera, con la voce quasi incrinata.

«Sul serio? A me sembra di essere più vivo che mai» replicò il ragazzo, osservandosi le mani.

«Sei sparito per anni!» gridò ancora Ravager.

«Il tempo di mettere a posto un paio di cose, e creare i miei Visionari.»

Rose dischiuse le labbra, chiaramente scossa. «Tu... tu sei il loro capo?!»

«Davvero sei così sorpresa di saperlo? Ammettilo che una parte di te già lo sospettava.»

Ravager esitò. Osservò per un breve attimo Dreamer, incapace di fare altro, finché Lucas non si intromise. «Un momento!» esclamò, rivolgendosi al Visionario. «Voi due vi conoscete?»

«Per favore» ribatté Jeff, quasi infastidito. «Non interrompeteci. Le spiegazioni a dopo, se non vi dispiace.»

«Sei... sei in combutta con loro?!» domandò a quel punto Ravager, mettendo insieme i pezzi e osservando prima Red X, poi Dreamer. «Con questi perdenti?!»

Il Visionario sospirò. «Loro vedono il mondo dalla mia stessa prospettiva, Rose. E anche tu avresti potuto farlo, se solo non fossi stata così cieca.»

«Cieca?! Perché credi che avessi altra scelta?!»

«Certo che ce l’avevi. Ma tu, anziché combattere, hai semplicemente cercato di colmare il vuoto lasciato nel tuo cuore da quella stessa persona per cui lavori adesso, e che tutt’ora ignora la tua importanza. Non è vero, Wilson?»

«Wilson?» domandò Rachel, d’istinto. «Ma... ma cosa...»

«Avanti, perché non lo ammetti? Perché non ammetti che tutto quello che fai, lo fai per perseguire un unico folle ed irraggiungibile scopo?!»

«Non è un folle scopo!» si difese la giovane donna, gridando in faccia al suo interlocutore, la maschera da guerriera priva di scrupoli da lei avuta fino a quel momento che cadeva infrangendosi sul suolo.

«Davvero ne sei convinta? Per tutto questo tempo non hai fatto altro che seguire ciecamente qualsiasi ordine di Deathstroke, sperando di entrare nelle sue grazie, quando nelle sue grazie avresti dovuto sempre esserci stata, tuttavia non come soldatessa, ma come figlia!» Ora Dreamer quasi urlava, di fronte al volto sconvolto di Rose. «E credi che questo scopo non sia folle?!»

Corvina sgranò gli occhi, imitata ben presto da tutti gli altri.

«A lui di te non è mai importato niente! Che cos’è un figlio, per uno come Wilson Slade? Nulla! Zero!»

Ravager... è la figlia... di Deathstroke...

«No! Non è vero!» esclamò nel frattempo Ravager. «Lui mi vuole bene!»

«Davvero? Te ne vuole a tal punto da farti combattere nel suo esercito di mercenari privi di scrupoli, a tal punto da darti il nome e la divisa di tuo fratello maggiore, da usarti come suo rimpiazzo?!»

«Che... che cosa?» domandò Rose, ammutolendo tutto ad un tratto.

Jeff annuì lentamente. «Esattamente. Paparino non te lo ha mai detto? Anche Grant si chiamava Ravager quando è entrato a far parte dell’impresa di famiglia. E quando è morto, Wilson che cos’ha fatto? Si è forse sentito in colpa per avergli ordinato di partecipare a quella missione suicida? Ha pianto la sua morte, insieme ai suoi famigliari? Ha almeno chiesto scusa?! No, non l’ha fatto. Si è dimenticato di lui, come presto farà anche con te.»

«G-Grant...» balbettò Rose, quasi in lacrime.

«Avresti potuto venire con me, Rose...» Jeff strinse i pugni, severo, e forse anche un po’ triste. «Avremmo potuto avere una vita serena, esserne padroni, e un luogo da poter chiamare casa senza avere l’amaro in bocca. E invece tu hai preferito rimanere con quel folle, che da sempre ha anteposto il suo lavoro di killer alle persone che lo amavano. Che ha anteposto anche a te.»

«S-Smettila...» gemette Rose, chinando il capo. «Ti prego, smettila...»

«Lui ti odia!»

«Smettila!»

«Per lui sei solo un peso! Non ti ha mai voluta!»

«NO! Lui mi ama!» ripeté Ravager, singhiozzando. Sembrava che ormai non stesse nemmeno più cercando di convincere Dreamer, ma di convincere solamente sé stessa.

«Combatti per lui, obbedisci ai suoi ordini, uccidi persone innocenti solamente per compiacerlo, e lui per ringraziarti di tratta come uno straccio! Ormai non hai nemmeno più il coraggio di rivolgerti a lui chiamandolo "padre"! Lui ormai è Deathstroke perfino per te! Un mercenario sadico e crudele che non conosce il vero significato di parole come "affetto" e "amore"!»

Ravager continuava a scuotere la testa, ma sempre con meno convinzione. Più i minuti passavano, più Rachel faticava a credere a cosa stava vedendo; Dreamer ci stava riuscendo. Aveva spezzato la luogotenente, trovando il suo punto debole: il suo rapporto con il padre.

Ma c’era di più: Jeff la conosceva, per davvero. Probabilmente da prima che Sub City divenisse territorio degli Underdog. Il rapporto tra loro era molto più intimo di quanto Corvina avrebbe mai potuto immaginare. Forse era questa la chiave del suo trionfo. Lui conosceva meglio Rose, conosceva il suo lato nascosto grazie ai ricordi che aveva di lei.

Improvvisamente, Rachel sentì che la sua idea di rivolgersi a lui non era più tanto errata.

Il Visionario nel frattempo si chinò, per poi ritrovarsi faccia a faccia con Rose. «Aprì l’occhio.»

«C-Cosa?» chiese Ravager, tirando su con il naso.

«Apri l’occhio» ripeté pazientemente Dreamer.

«Ma... non posso...»

Jeff afferrò Rose per il mento, costringendola a fissarlo dritto nelle pupille. «Sì che puoi. Tu non sei come tuo padre. Aprilo.»

Ravager sembrava titubante. Il ragazzo le lasciò andare il mento e lei chinò il capo con un gemito. Ma, poco dopo, le palpebre del suo occhio destro, dapprima sigillate, cominciarono a tremolare. E poi si dischiusero, rivelando alla luce della stanza il suo altro occhio azzurro, sotto gli sguardi increduli di Rachel e della sua compagnia.

«Puoi vestirti come lui, comportarti come lui, fingerti spietata come lui... ma non sarai mai, come Deathstroke. E per questo lui non ti amerà mai. E quando te ne andrai...» Dreamer schioccò le dita. «Sarai dimenticata. Per sempre. Com’ è successo a Grant.»

Altre lacrime scesero dall’occhio di Rose, ma questa volta da quello aperto. Era fatta. Dreamer l’aveva in pugno.

«Per tutto questo tempo non hai fatto altro che crearti dei castelli in aria, pensando che una persona orribile come tuo padre potesse davvero realizzare quanto sua figlia sia importante per lui. Ma la realtà è molto diversa. Tuttavia, puoi ancora cambiare le cose.» Dreamer posò una mano sulla guancia di Rose. Percorse con il pollice il profilo soffice della gote, cercando anche di ripulirla dal sangue. «Dove si trova adesso Wilson? Dove ha portato la ragazza che ha rapito?»

Ravager alzò il capo. Osservò Dreamer con un’espressione devastata. Non c’era più nessuna traccia della sadica luogotenente che Rachel aveva incontrato. Ora c’era una ragazza sola, abbattuta, che aveva appena realizzato quanto il mondo fosse crudele. Paura, disperazione e una gigantesca richiesta di affetto trapelavano dai suoi occhi azzurri e lucidi. «Perché... fai tutto questo? Perché... anche tu...»

«Non potevo restarmene in disparte per sempre, mentre Wilson conduceva questa città, e te, alla rovina. Il tempo, Rose, il tempo è più forte di qualsiasi cosa, anche della più ferrea volontà di un uomo. E il tempo che ho passato attendendo che le cose migliorassero, ha cambiato anche me.»

Rose si pizzicò un labbro, continuando ad osservare il suo interlocutore. Infine, piegò il capo. «Papà è al Whiskey Hotel... nella High Sub... ha chiuso Tara nel laboratorio nel secondo piano del seminterrato... lui, invece, lo troverete nel primo, nei suoi uffici...»

Dreamer annuì lentamente, allontanando la mano dal volto della giovane donna. Si rialzò in piedi, poi si voltò verso Rachel. La ragazza trasalì quando il suo sguardo cadde su di lei. Il Visionario le rivolse un piccolo cenno d’intesa con il capo. La corvina esitò per qualche istante, poi ricambiò. Dreamer si avviò poi alla porta. «Ora avete ciò che vi serve. Il mio lavoro qui è concluso.»

Nessuno dei ragazzi riuscì a dire qualcosa. Ryan e Rachel erano senza parole, perfino Amalia sembrava non riuscire ancora a credere a ciò che aveva appena visto ed udito.

L’unico che trovò il coraggio di parlare, fu Lucas. Il moro si portò accanto al Visionario, afferrandolo per un braccio. «Un momento, Jeff. E le spiegazioni? Che cosa sai di Deathstroke che noi non sappiamo?»

Jeff sospirò, rabbuiandosi. «Se ce ne sarà il bisogno, vi metterò al corrente di tutto ciò che avrete necessità di sapere. Ma adesso, più il tempo passa, più il confine tra la vita e la morte della vostra amica si assottiglia. Volete davvero sprecare ulteriori minuti preziosi per sapere cose che nemmeno vi riguardano?»

Red X ammutolì. Il silenzio che scese nel giro di poco tempo, fece intuire al Visionario che le sue parole, ancora una volta, erano state efficaci. «Lo immaginavo.» Si liberò dalla presa del moro e passò accanto a lui. Spalancò la porta, per poi fermarsi sull’uscio.

«Io e i miei uomini vi rivedremo di fronte al Whiskey Hotel tra un’ora, dall’altro lato della strada. Noi vi aiuteremo a salvare la vostra amica, Rachel aiuterà me ad uccidere Deathstroke. Dopodiché, sarete liberi di fare ciò che più vi aggrada.» Si voltò un’ultima volta, accennando con il mento a Rose. «Lei non liberatela ancora. In questo momento è emotivamente instabile. Datele qualcosa da mangiare, poi quando tutto questo sarà finito, di lei me ne occuperò io personalmente.» E detto quello abbandonò la sala, smarrendosi nei meandri del magazzino.

I quattro compagni si osservarono tra loro, ognuno più perplesso dell’altro, mentre Ravager continuava a tenere il capo chinato e a gemere sommessamente.

 

***

 

Lucas ordinò di prendere tutto quello che sarebbe potuto servire in vista della missione imminente. Quello che non poteva aspettarsi, era che Amalia avrebbe preso alla lettera le sue parole.

La mora era nella sala relax, intenta a caricare ben due fucili, uno d’assalto e uno a pompa, e altrettante pistole.

«Ti serve davvero tutta quella roba?» domandò lo stesso Red X, guardandola perplesso.

Komand’r grugnì d’assenso, mentre afferrava il borsone che aveva ai suoi piedi e lo posava sul tavolo. Lo aprì, rivelando al suo contenuto una quantità industriale di caricatori, cartucce e anche coltelli a serramanico, probabilmente di gentile concessione del furgone degli Underdog che avevano svaligiato. Evidentemente non si erano ripresi proprio tutto, dopo il loro attacco ai danni della stessa Amalia e di Tara.

Dopo essersi assicurata di avere con sé abbastanza potenza di fuoco, la mora richiuse la zip, si infilò le due pistole nelle tasche del cappotto, mise a tracolla il borsone e il fucile a pompa e afferrò quello d’assalto. «Possiamo andare» disse, volgendo uno sguardo di intesa sia a Lucas che a Rachel.

I due annuirono, e insieme si diressero verso la porta. Uscirono e cominciarono ad allontanarsi.

«Komi, aspetta!» esclamò Ryan, inseguendoli.

«No, Ryan» sbottò la mora, prima ancora che lui potesse parlare. «Tu non vieni.»

«Ma...»

«Ora basta, Ryan!» esclamò la sorella, accigliandosi. «Non è un gioco, lo vuoi capire o no?! Gli Underdog e i Visionari si scontreranno frontalmente, si scatenerà il putiferio! Ti rendi conto di quanto sarà pericoloso? Noi tutti rischieremo la vita!»

«Io voglio salvare Tara!» ribatté il rosso, stringendo i pugni. «Non mi interessa se sarà pericoloso o no, ma questa volta voglio esserci anch’io! Lei è anche mia amica!»

«E io sono tua sorella maggiore, e ti ordino di rimanere qui, al sicuro!»

Ryan si zittì. Spostò lo sguardo su Rachel, rivolgendole una muta richiesta di aiuto. La corvina si irrigidì, non avendo la minima idea su come comportarsi. Lei in certe cose era negata, voleva semplicemente tenersene alla larga.

Fu con immensa amarezza che decise di distogliere lo sguardo dal ragazzino. Si sentì una persona orribile, anche se in parte già lo era. Il rosso voleva solamente aiutarli, rendersi utile e soprattutto salvare Tara, per quello stesso motivo che solamente Rachel e lui conoscevano.

Ma Amalia aveva ragione; stava per scoppiare una guerra, nel vero senso della parola. Soldati privi di scrupoli, Deathstroke, i Visionari e il loro imprevedibile leader, sarebbe stato non poco rischioso prendere parte a quella spedizione. E se c’era uno che avrebbe rischiato la vita, quello era Ryan. Il fratello di Komi non aveva nemmeno mai dato prova delle sue vere capacità, probabilmente non sapeva nemmeno combattere, si sarebbe rivelato semplicemente un peso se fosse venuto con loro.

Ognuno di questi pensieri era un macigno che cadeva nello stomaco di Corvina, ma purtroppo erano la verità. Si sentiva davvero in colpa a riporre così poca fiducia in lui. Cercò lo sguardo di Lucas, sperando che, magari, fosse lui a prendere le difese del rosso, ma anche il moro sembrava concordare con i suoi pensieri.

Red X teneva le braccia conserte ed osservava il ragazzino con espressione indecifrabile. Non sembrava in procinto di intervenire, e molto probabilmente non lo avrebbe mai fatto. 

«È per il tuo bene, Ryan» disse ancora Amalia, probabilmente per convincerlo del tutto.

Il minore rimase ancora un attimo in silenzio. Chinò il capo e strinse i pugni. «Per il mio bene?» domandò, con tono di voce improvvisamente duro. «Tu che parli del mio bene? Tu?!»

Drizzò la testa e osservò la sorella dritto negli occhi. «Non ti pare un po’ tardi per preoccuparti di cosa possa essere o meno per il mio bene?!»

Amalia ammutolì, colpita dal repentino cambio di umore del fratello. Anche Rachel rimase di sasso di fronte a quella scena.

«Hai passato la vita rendendo quella di Kori, e anche la mia, un inferno, e ora credi di potermi dire cosa posso o non posso fare solo perché sei mia sorella maggiore?!»

Komand’r dischiuse le labbra. «R-Ryan...»

«Cos’è, speri per caso che questo tuo falso comportamento perbenista possa cancellare quello che hai fatto in passato? Hai davvero la faccia tosta di poter anche solo credere di poterti comportare in questo modo con me, e pensare che io abbia dimenticato che cos’hai fatto per tutti questi anni?!»

Il ragazzino le puntò contro l’indice, con un’espressione che mai aveva fatto prima di allora. Rabbia, frustrazione, quasi esasperazione. «Tu sei la persona più schifosa che io abbia mai visto! E non dovrei nemmeno dirti queste cose perché ho promesso a Kori che non lo avrei mai fatto, perché, come diceva lei, con te "ci vuole solo pazienza"! Beh, sappi una cosa, io non sono Kori, io non porgo l’altra guancia, e la mia pazienza si è esaurita già da un pezzo!

«Ho continuato a seguirti, ad obbedire ad ogni tuo ordine come un cane addestrato, perfino a subire le tue sceneggiate isteriche, solamente perché avevo in mente il ricordo di Kori che mi chiedeva, anzi, mi implorava di non mandarti a quel paese per tutte le porcherie che facevi, ma ora basta!

«A te non è mai importato niente di me! Né di Kori, né di nostra madre, né di nostro padre! Il tuo unico pensiero era divertirti, stare fuori casa la notte, andare in discoteca e scopare qualunque cosa respirasse! E adesso, visto che Kori non c’è più, ti senti in colpa per quello che hai fatto, ma sappi che ormai è tardi!

«Non potrai mai, MAI, rimediare a quello che hai fatto! Ci hai trattati come degli zerbini per tutta la vita, facevi piangere nostra madre, facevi disperare nostro padre, ti mettevi nei guai coinvolgendo anche noi altri, e per tutto questo non hai mai chiesto scusa, neanche una volta! Tu eri quella che aveva sempre ragione, nel bene e nel male, e gli altri non erano altro che un branco di idioti che volevano solo rovinarti il divertimento!

«Tu non c’eri quando avevo davvero bisogno di aiuto! Tu non c’eri quando mi serviva l’affetto che solo una sorella può dare, c’era Kori! Kori era quella che badava a me, Kori era quella che mi voleva bene, Kori era mia sorella maggiore. Quella su cui potevo contare nei momenti difficili. Non tu. Tu non lo sei mai stata.

«E ora vorresti davvero farmi credere che tutto quello che fai è per il mio bene? Il mio bene?! Di idiozie ne hai dette nell’arco di questi mesi, ma questa...» Ryan si lasciò scappare un sorriso amaro. «Questa le batte tutte.»

«Ryan... io...»

«Vuoi sapere...» la interruppe ancora lui, distogliendo da lei lo sguardo, divenuto all’improvviso triste. «... quando ho finalmente aperto gli occhi?»

Amalia rimase in silenzio, impotente. Ryan proseguì.

«Il giorno in cui la polizia è arrivata a casa nostra. Il giorno dell’incidente. Kori era distrutta. Completamente. E anche io lo ero. Ma Kori non poteva consolarmi, lei era la prima che aveva bisogno di una spalla su cui piangere. L’unica persona che, per una volta, una sola, avrebbe potuto aiutarci a superare quel momento, l’unica persona che avrebbe davvero potuto dimostrare di volerci un briciolo di bene, infondo... è tornata a casa a mezzogiorno del giorno dopo. E nemmeno sapeva che i suoi genitori erano morti.»

Ryan riportò lo sguardo sulla sorella. Una lacrima solcava la sua guancia. «Quello è stato il culmine, per me. Tu, Amalia, non sei mia sorella. Kori lo era. Lei era l’unica famiglia che mi era rimasta. E ora non c’è più. Nemmeno lo zio c’è più. Sono solo.»

 Il rosso strinse con forza i pugni, voltandosi. «Torno a controllare Rose. Rachel, Lucas, conto su di voi. Salvate Tara.»

E detto quello si allontanò, fino a svanire nella stanza in cui Ravager era ancora imprigionata.

Un silenzio tombale scese quando la porta si richiuse alle spalle del ragazzino. Rachel era interdetta. Non avrebbe mai immaginato che Ryan potesse tirare fuori un simile lato di sé.

Ma quella che sicuramente si sentiva peggio di tutti doveva essere Amalia. La mora era pietrificata, osservava con sguardo scioccato la porta della sala relax.

Rachel non poteva certo sapere a cosa si fosse riferito Ryan poco prima, a ciò che Komand’r aveva fatto a lui e Kori, sapeva solo che quelle parole erano un qualcosa che il ragazzino doveva tenersi dentro da anni. E, infine, aveva tirato fuori tutto quanto, infrangendo perfino la promessa che aveva fatto alla defunta sorella maggiore.

Era esploso, cosa che mai doveva aver fatto in vita sua. Forse, vedersi portare via l’occasione di salvare Tara lo aveva fatto ammattire più di quanto ci si sarebbe potuti aspettare, perfino per Rachel che credeva di conoscere i suoi sentimenti per la ragazza bionda.

Spostò lo sguardo su Amalia, la quale era ancora ferma, immobile, interdetta. Non sapeva quale fosse davvero la verità, ma di sicuro sapeva che, di qualunque cosa si trattasse, ora Komand’r ne era profondamente pentita. Ma ciò non era comunque stato sufficiente a placare la rabbia di Ryan.

«Amalia...» cominciò Lucas, cauto. «... vuoi... vuoi andare a parlargli?»

Perfino Red X sembrava scosso dall’accaduto, anche se non lo dava troppo a vedere. La mora rimase in silenzio per qualche altro istante, indecifrabile, poi sospirò e scosse lentamente la testa. «No... ha... ha ragione. Tutto quello che ha detto... ha ragione.» Si voltò, bracciando il fucile e cominciando ad incamminarsi a testa bassa verso l’uscita del magazzino. «Andiamo...»

Lucas dischiuse le labbra. Spostò lo sguardo su Rachel, la quale ne sapeva tanto quanto lui su quella faccenda. Si osservarono perplessi per un breve istante, poi lui sospirò e si mise a seguire la mora.

A quel punto, a Rachel non restò che imitarlo.

 

***

 

Non fu facile raggiungere nuovamente la High Sub evitando tutte le pattuglie, così come non lo fu trovare il Whiskey Hotel.

Più il tempo passava, più Rachel temeva che gli Underdog trovassero Ryan e Ravager al magazzino, per questo voleva arrivare il più in fretta possibile alla destinazione; prima avrebbero cominciato l’attacco all’hotel, prima avrebbero spostato l’attenzione degli UDG da quel magazzino a loro. Ma, in ogni caso, Ryan sapeva cosa fare nel caso lo avessero trovato. Non lo avrebbero preso con tanta facilità, Rachel ne era sicura.

Per tutto il tempo che passò a volare e a correre in alternanza, né Lucas né Amalia proferirono parola. Piuttosto prevedibile dopo quello che era appena successo, ma comunque snervante per la corvina. Ma soprattutto era in pensiero per Komand’r. Le parole di suo fratello l’avevano scossa, di sicuro anche in quel momento doveva essere non poco turbata.

Rachel non le fece domande a riguardo, per paura di irritarla o di peggiorare solamente la sua situazione, ma si augurò che fosse nelle condizioni psicologiche di poter davvero prendere parte a quella missione, perché se così non fosse stato, sarebbe stato un pericolo non solo per gli altri, ma soprattutto per sé stessa.

Infine, l’imponente costruzione dell’hotel giunse dinnanzi ai loro occhi. Un grosso, enorme, fatiscente palazzo, che ricopriva quasi un intero angolo di quel quartiere. Non arrivava ai livelli della baraccopoli degli Spazzini, ma poco ci mancava.

Si infilarono nella rete di vicoli ed arrivarono dunque al luogo dell’incontro. Trovarono ad attenderli una ventina di Visionari e, naturalmente, il loro leader.

«Ce ne avete messo di tempo» osservò Dreamer, con tono apatico, quando li vide arrivare.

«Abbiamo avuto dei problemi con le pattuglie» spiegò Rachel.

«Tu piuttosto...» si intromise Lucas, volgendo diverse occhiatacce ai Visionari armati. «... come pensi di essere d’aiuto con così pochi uomini?»

«Non ci sono solo loro» rispose Dreamer, per poi dargli le spalle ed indicare l’hotel con la punta del suo bastone da passeggio. Qui, Rachel notò quello che in teoria avrebbe dovuto essere l’ingresso, al posto del quale, invece, si trovava una spessa saracinesca di ferro abbassata.

«I Visionari che vedete qui presenti sferreranno un attacco frontale. Cercheranno di abbattere la barricata, costringendo gli Underdog di guardia ad intervenire. Con l’attenzione dei nostri nemici focalizzata sull’ingresso, tre diverse squadre di Visionari si introdurranno nella struttura passando per le uscite di emergenza. Voi due...» Si voltò, accennando a Lucas ed Amalia. «... andrete con la mia luogotenente e vi introdurrete insieme alle squadre.»

La luogotenente in questione si staccò dal gruppo di Visionari e si mise accanto a Dreamer. Indossava un happi chiuso e dei pantaloni neri, ma non aveva nessun copricapo e la sua maschera bianca e rossa raffigurava una specie di felino che sogghignava in maniera crudele. Oltre i fori per gli occhi si potevano scorgere due iridi di un color talmente scuro da sembrare quasi quello del carbone. I capelli mori erano lunghi e scompigliati, l’incubo di qualsiasi pettinatrice. Per finire, teneva appesi due sai alla cintura che aveva intorno alla vita.

Si sollevò poi il copri volto. Il viso era grazioso, il naso piccolo, le labbra color rosso ciliegia, carnose e sensuali, ma la sua espressione severa gravava su quella sua particolare bellezza, quasi cancellandola completamente. Il suo aspetto era quasi paragonabile a quello di Amalia, o di Rose; una ragazza come tante altre, particolarmente bella ma costretta a rinnegare questo lato di sé a causa del mondo in cui viveva.

Sorrise freddamente ai due che avrebbe dovuto accompagnare. «Vi avverto, ci sarà da sudare.»

«Non vediamo l’ora» borbottò Lucas, incrociando le braccia.

«Sii gentile con loro, Jade.» Jeff mise in guardia la sottoposta, per poi rivolgersi a Rachel. «Infine, tu ed io saliremo sul tetto grazie ai tuoi poteri, elimineremo quante più sentinelle possibili e cercheremo l’ascensore. Quando i miei Visionari cominceranno l’attacco noi scenderemo nel primo piano del seminterrato e cercheremo Wilson, mentre i tuoi amici scenderanno nel secondo per cercare la tua compagna. Tutto chiaro?»

«Ehm... sì» rispose Rachel dopo un attimo di incertezza. L’idea di procedere privata dei propri compagni e con la sola presenza del leader dei Visionari la metteva non poco a disagio, ma se volevano davvero salvare Tara, allora avrebbe dovuto adattarsi e in fretta anche.

«Bene, andiamo.»

Dreamer cominciò ad incamminarsi, aiutandosi come sempre con il proprio scettro. Rachel fece per seguirlo, ma qualcuno la afferrò all’improvviso per un braccio. Era Lucas, che avvicinò le labbra all’orecchio della ragazza. «Fai attenzione» sussurrò, probabilmente per farsi sentire solo da lei.

Peccato che lei a malapena lo sentì, a causa dell’enorme brivido che la percorse quando percepì il suo fiato caldo sul suo volto. Annuì goffamente. «O-Ok. Anche... anche tu...»

Lucas annuì a sua volta, poi si allontanò da lei.

«Rachel» la chiamò Dreamer all’improvviso, dal fondo del vicolo. «Sbrigati.»

Corvina non se lo fece ripetere. Si calò il cappuccio sul volto e andò dietro al Visionario. Mentre camminava, rivolse un ultimo sguardo a Lucas, più un cenno di intesa, uno di quelli che spesso si erano fatti durante le loro operazioni di ricerca ad Empire e che lui ricambiò. E fu proprio mentre gli rivolgeva quel cenno, che si rese conto che quella che stava per arrivare era la prima vera e propria missione che svolgeva in sua assenza.

 

 

 

 

 

Dopo una lenta, lunga, strenuante settimana (per voi che avete dovuto attendere il capitolo, non per me. Io so già come finirà la storia) ecco a voi. Spero che vi sia piaciuto, questo è uno di quei capitoli in cui mi sono fatto il mazzo. Non tanto per la lunghezza o altro, quanto più per il contenuto. Riuscire a trovare il modo di far cedere Ravager ai "ricatti" di Dreamer non è stato facile, devo essere sincero. Riuscire a spezzare il personaggio crudele e spietato di lei che io stesso avevo evidenziato particolarmente è stato uno dei miei grattacapi più grandi, anche se, alla fine, la soluzione era proprio sotto il mio naso.
Sì, Ravager (aka Rose) è la figlia di Slade, ma non lo dico io, lo dice la DC comics. Guardare per credere. E sì, Rose ha (aveva, anzi) un fratello di nome Grant, che è stato, per l'appunto, il primo Ravager.
E quindi niente, a Dreamer è bastato premere sulla sua ossessione per il padre per romperla. E sì, Dreamer e Rose si conoscono bene, da mooolto prima del declino del mondo.
Ecco, questo particolare qui, ho paura che non possa essere piaciuto a qualcuno che magari sperava di vedere un'accesa discussione tra Dreamer e Rose, una battaglia a botta e risposta, in cui avrebbe vinto il primo che sarebbe riuscito a scovare una debolezza nell'altro. Insomma, è facile far sbucare un personaggio fuori dal nulla all'improvviso, far sì che conosca bene quello che deve interrogare, e sfruttare questa sua conoscenza per spezzarlo.
Ma, c'è sempre un ma, questo rapporto tra loro non passerà di certo in sordina. Avrà una sua rilevanza, in futuro, credetemi. Nulla è lasciato al caso.
Poi, un'altra cosa, è lo sclero di Ryan. Spero che non sia stato troppo forzato nemmeno questo. Era necessario, ai fini della storia, per rendere più solido il background di Amalia al momento del suo chiarimento (in futuro).  La scusa della cotta per Tara potrebbe essere un po' deboluccia, ma possiamo considerarla la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.

... ecco, vi ho di nuovo fatti addormentare.  Chiedo umilmente venia, spero di non aver fatto nessun orrore ortografico, e vi do appuntamento alla prossima, dove, finalmente, cominceremo a scorgere alcuni sprazzi di luce in mezzo a tutte queste tenebre (nel senso, ci saranno alcune risposte alle miriadi di quesiti che spero di aver generato).

A presto cari lettori, grazie per il supporto!



p.s. Comunque, Ravager l'occhio se lo cava per davvero per assomigliare a Slade, ma lo fa nel fumetto, o almeno, così dice la cara Wikipedia. In questa storia, invece, lo teneva semplicemente chiuso, come avrete ben potuto capire.
E sì, non sapevo che nome dare all'hotel, così ho fatto che chiamarlo come quello che c'è in una missione di MW2.
   
 
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