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Autore: irene_alice    01/05/2016    0 recensioni
una ragazza, in sogno, entra in un mondo pacifico e armonioso, dove tutti si sorridono e i bambini giocano in allegria. tra colori e profumi ella girovaga tra le stradine di un villaggio dove tutto sembra essere perfetto e senza traccia di avidità o sentimenti negativi.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Utopia

 

Guardai verso l'alto e cercai di rilassarmi seguendo i ghirigori verde scuro che correvano sul soffitto. Cercai di liberarmi da tutti i pensieri negativi emersi dalla mia giornata disastrosa. Lavoro d'ufficio, rumore di auto, pettegolezzi, ronzio di decine di computer.

I fiori dipinti sul soffitto cominciarono a sfumare e ingrandirsi, come macchie d'inchiostro. I colori si mescolavano, il verde scomparve, mi sentivo più vicina al soffitto, i colori mi attraevano come se la gravità avesse cambiato direzione, lentamente, fluttuando, galleggiavo nei colori, le sfumature mi invasero come una polvere colorata, era rosso scuro ma non mi dava una sensazione di aggressività, anzi era pacata, mi accarezzava la pelle, come acqua, mi immersi...

Ero dall'altra parte, ma di cosa? Mi girai, campagna, piccole case, giardini, profumo di fiori e di sole. Pace. Risate da una casa, un gattino in lontananza, un bambino. Era piccolo, avrà avuto sei o sette anni, i capelli castano chiaro e due occhi curiosi. Uscì da una casa, la sua. Si guardò intorno, non c'era nessuno, non mi vide. Si intrufolò in un giardino, attraverso la siepe, c'era un orto, delle fragole, di un colore rosso acceso. Il bambino si avvicinò furtivo e ne prese una mettendola in bocca, la mangiò con gusto. Quello però non era il suo giardino, quelle non erano le sue fragole, lui non aveva il diritto di mangiarle. Mi avvicinai alla bassa siepe e mi rivolsi a lui “Cosa stai facendo? Questo giardino non è il tuo vero?”, il bambino alzò lo sguardo perplesso “No...”, rispose incerto “ma sto mangiando le fragole... sono buone...” parve giustificarsi. Lo guardai con aria ammonitrice “ma non sono tue, cosa dirà il padrone di casa? Lo sai che non dovresti farlo...”, “Perché?” chiese con aria innocente “Perché non sono tue...” spiegai di nuovo, “E allora? Sono buone... e poi lei fa la marmellata con i nostri lamponi, ma non sono ancora maturi...”, “ma allora ti ha dato il permesso di prenderle?”, “No, ma lo faccio sempre, tutti gli anni! E poi lei ci regala la marmellata...” spiegò.

Per lui il discorso era finito lì, non c'era altro da dire. Pensai che le due famiglie dovessero essersi accordate. Magari erano amici da tanti anni...

decisi di proseguire per la stradina su cui ero capitata. Girato l'angolo notai che quello in cui mi trovavo era un piccolo paesino. Le case erano dipinte a diversi colori, colori pastello, mi sembrava di essere entrata in una favola. Accanto a porte e finestre e sui terrazzi c'erano vasi di fiori colorati, c'erano corone di rami intrecciati con nastri e fiocchi. Pensai che dovesse esserci qualche festa.

Notai che tra le case non c'erano segni di confine, le rare siepi sembravano poste più per abbellimento che per altro, in lontananza vedevo una larga distesa di alberi, sembrava quasi una foresta. Uscendo dall'agglomerato di case ne vidi altri in lontananza. C'era poca gente nel villaggio ma poco dopo cominciai a vedere qualche viso che faceva capolino. Osservai la posizione del sole, doveva essere passata da poco l'ora di pranzo. Nel giro di qualche minuto il paese prese vita. C'erano donne che annaffiavano i fiori e qualche negozio cominciò ad aprire. Mi avvicinai ad una bancarella appena messa in strada. Sembrava di artigianato ma non erano segnati i prezzi. Un signore uscì dall'interno del negozio portando un oggetto di legno, sembrava una giostra in miniatura. Si guardò intorno. Poi giunse una ragazza con una bambina molto piccola per mano. Si sorrisero e cominciarono a chiacchierare. La piccola tese le mani verso il giocattolo di legno e l'uomo lo poggiò su uno sgabello basso perché lei potesse giocare. La ragazza sorrise guardando la bimba che rideva, giocando, poi porse un pacchetto all'uomo, lui lo aprì e ne annusò il profumo. Si diffuse una calda fragranza di pane appena sfornato. Poi si salutarono e l'uomo tornò dentro portando il pane e la ragazza prese il giocattolo, ridendo alle proteste della bambina.

Cominciai a girare per le stradine, alcune erano sentieri, altre erano coperte di ciottoli. Le persone si sorridevano e si salutavano. Quando salutavano me, io rispondevo con un cenno del capo. Ero sorpresa, mi sorridevano tutti quelli che incontravo.

Notai che non c'erano chiese o campanili che spiccassero tra le case. Decisi di chiedere ad una ragazza che stava lì sola e raccoglieva foglie di alloro sul ciglio della strada. Lei sembrò non capire dovetti spiegarle cosa fosse una chiesa, cosa fosse la religione. Mi sembrava di parlare di un concetto talmente astratto da risultarle incomprensibile. Mi guardava dubbiosa, “Perché dovrei ringraziare qualcosa che non vedo? Io ringrazio il sole e l'acqua che ci garantiscono la vita, ringrazio questa pianta d'alloro che mi concede di raccogliere le sue foglie”. Sembrava un discorso logico, “Ma non credi che possa esserci qualcosa anche oltre il mondo sensibile? Un'origine del mondo o una sorte che condizioni la nostra vita?” com'ero finita a parlare di questioni esistenziali con una sconosciuta? Lei sembrò riflettere, “Beh, si... ma ognuno di noi può avere le sue idee e ha fatto le sue riflessioni, ma questo non significa che le si debba imporre agli altri, no?” anche questo discorso sembrava logico “Hai ragione...” ammisi. Lei sorrise, un poco compiaciuta e tornò a raccogliere l'alloro. Lo faceva con cura e precisione, delicatamente. Quando finì sussurrò un “grazie”, poi ci salutammo. Tornai indietro, verso il centro del paesino, ma questa volta lo guardai con occhi diversi. Una ragazza curava i suoi fiori, togliendo le foglie secche e dando loro da bere. C'erano capannelli di persone che chiacchieravano, i sorrisi luminosi. I bambini giocavano rincorrendosi ma il suono delle loro risate non mi disturbava, anzi mi metteva allegria. L'atmosfera era così pacifica e tutto era così armonioso, ogni piccolo dettaglio era parte di un grande tutto e nulla era fuori posto.

La piccola piazza era piena di colori, si sentiva il profumo di pane e biscotti. Rividi il bambino delle fragole e sorrisi, lui abbracciò una donna, ma non era sua madre, lei sorrise e gli offrì qualcosa, erano delle noci, e il bambino si allontanò, guardandosi intorno con occhi curiosi.

Tutto era colorato, le vesti, i fiori, le case, i sorrisi, l'allegria. Chiusi gli occhi sorridendo e quando li riaprii vidi dei ghirigori verdi che ricoprivano tutto il soffitto, piccoli fiori colorati facevano capolino qua e là.

Sospirai, era stata tutta un'utopia, ma non per questo era meno perfetta...

 

 

 

 

Con questo racconto non voglio dare alcuna visione politica o fare alcuna polemica alla socetà, è solamente una mia visione di un'utopia.

   
 
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