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Autore: Favilla    01/05/2016    1 recensioni
Nonostante avessero combattuto fianco a fianco e condiviso i propri spazi per molto tempo, l’esorcista aveva iniziato solo di recente a rendersi conto che la presenza di Link per lui fosse diventata una costante, senza la quale l’equazione “Allen Walker” non trovava soluzione nella quotidianità.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Link | Coppie: Link/Allen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Characters: Howard Link; Allen Walker
Pairing: LinkxAllen (Linklen - platonic)
Rating: PG-13 | Yellow
Warning: slash (non explicit)
Genre: Slice of Life; Fluff 
Words: 725 
Prompt: Qualcosa di vecchio: un fandom, o una ship, su cui hai scritto in passato, ma non scrivevi da un po' (per es. un anno).

Note: La buona notizia è che in qualche modo pare che sia riuscita a trovare il modo per ovviare al problema del fatto che non prendessi in mano questo fandom da 3 anni e del fatto che non ricordassi metà delle cose. il tutto in un tempo relativamente breve, anche se la lunghezza della fic resta quella che è purtroppo. La cattiva notizia è che così facendo mi è tornata la voglia di andare avanti con il manga, ed essendo che il suddetto passa più tempo bloccato che altro, ciò non va affatto bene. 

Disclaimers: i personaggi di D.Gray Man purtroppo non appartengono a me.
Scritta per la seconda settimana del COWT-5 di  maridichallenge
 



 
 
Naturale come l’aria. Come respirare.

Questo era quello che aveva iniziato a pensare Allen, ogni volta che c’era un momento di quiete, e il suo sguardo ciondolava pigramente attorno a sé, per poi trovar riposo sulla figura impettita e vigile che non altro era che il suo personale sorvegliante, Howard Link.

Quello che prima avrebbe facilmente considerato nulla di più che un pezzo da mobilia, nel suo essere stato sempre presente ma in disparte, se non fosse che i mobili non continuavano a riprenderlo per la sue abitudini alimentari scorrete e per costringerlo a portare a termine tutti i propri compiti con diligenza.

E nemmeno lo salvavano, caricandolo sulla propria schiena ferito sia nel corpo che nell’anima, accogliendo su di sé il peso, il sangue e lacrime intrise di dolore e di perdita.

Eppure, nonostante avessero combattuto fianco a fianco e condiviso i propri spazi per molto tempo, aveva iniziato solo di recente a rendersi conto che la sua presenza per lui fosse diventata una costante, senza la quale l’equazione “Allen Walker” non trovava soluzione nella quotidianità.

Per questo quando si svegliò dallo scomposto sonno in cui era caduto, ancora da vestito, i suoi occhi erano subito corsi a controllare dove fosse la sua costante. Assaporò il sorriso spontaneo che sentì nascere sulle proprie labbra, quando la trovò addormentata sulla scrivania, - il luogo in cui era più facile trovarla – con il viso che aveva trovato rifugio tra le braccia e gli occhiali tra le dita. L’ultima battaglia aveva sfinito anche lui.

« Link, ho capito che hai praticamente sposato il tuo lavoro, ma questo è troppo anche per te. » sussurrò divertito alla schiena del sorvegliante, che si alzava e abbassava lentamente dentro alla camicia bianca. Si alzò dalla poltrona per cercare qualcosa che potesse rendere più confortevole il suo riposo. Trovò la giacca di Link in fondo al letto, e quando la sollevò, oltre a restarne sorpreso dal peso, ricevette in risposta un leggero clangore metallico, che collegò rapidamente alla presenza di armi sapientemente nascoste in alcune tasche segrete. Non posso mettergli questo armamentario sulle spalle. Pensò Allen sconfitto, lanciando un veloce sguardo all’ispettore per assicurarsi che stesse ancora dormendo. Sentì uno sgradevole brivido invadergli la schiena, al pensiero della sfuriata epocale che avrebbe ricevuto se lo avesse beccato a ficcanasare tra le sue cose, e per questo abbandonò anche l’idea di togliere le armi personalmente. Non era sicuro di voler scoprire ulteriori segreti sul compagno, non ora che il loro rapporto si stava cementando in qualcosa di più di un semplice lavoro di sorveglianza, allentando l’ansia che gli provocava il pensiero di essere sotto il costante controllo di qualcuno, quasi fosse un criminale.

Riposto il cappotto con più cura possibile – ma tanto era sicuro che se ne sarebbe accorto comunque –  spontaneamente lo sguardo cadde sulla propria giacca da esorcista. Allen non era pronto ad aspettarsi imbarazzo al pensiero di coprire Link con qualcosa di proprio, e quando un timido rossore cercò di conquistargli le guance provo subito a scacciarlo scuotendo il capo con decisione, negando di aver anche solo per un attimo provato piacere all’idea che di lì’ a poche ore il sorvegliante si sarebbe svegliato avvolto calore della propria giacca e il proprio odore a solleticargli le narici, come se fosse sempre stato lì con lui.

No, quel pensiero era ancora troppo.

Ed era anche troppo aver riposto attenzione a come i muscoli allenati della schiena tendessero deliziosamente la camicia, prima che l’avesse coperta, o come il suo respiro si infrangesse regolare e profondo e incredibilmente calmo.

Dev’essere distrutto per non essersi accorto di nulla.

Aveva appena fatto in tempo a concludere quel pensiero, che un mugugnio confuso lasciò le labbra del biondo in quello che sembrava un tedesco trascinato e sporcato dal sonno, in cui però gli sembro di riconoscere, seppur sussurrato, il proprio nome.  

« Link? » tentò incerto a mezza voce, ma il richiamo cadde nel vuoto. Sta ancora dormendo. E per un attimo gli dispiacque non aver Tim lì con lui in quel momento, sarebbe stato un piacere aggiungere quella scena alla collezione di video compromettenti con cui amava prendere in giro e ricattare il proprio sorvegliante.


Però, anche se era troppo pensarlo, dovette ammettere a sé stesso che, anche solo per una volta, gli era piaciuto sentirsi chiamare da lui solo per nome.
  
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