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Autore: Misa_Sykes    01/05/2016    1 recensioni
Due semplici liceali, Martina e Peppe, di un liceo artistico si conoscono durante un corteo, quando lei si innamora di lui e da lì parte la loro storia. Due comunisti che si amano, ma che non possono, o forse non vogliono cadere nella trappola dell'amore.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Chiudo gli occhi, metto play, la musica parte, ma a me pare solo di sentire la sua voce, la sua risata, il suo profumo... E' passato un po' di tempo dall'ultima volta che ci siamo parlati, guardati, ma a me sembra sia stato ieri, mi ricordo tutto, ogni sua singola parola, ogni espressione, ogni gesto. Io mi ricordo tutto. Mi ricordo anche quando ci siamo conosciuti: ero al terzo anno di liceo, così come lui, non eravamo in classe insieme, ma l'anno prima si candidò come organo di garanzia, quindi, bene o male, lo conoscevamo tutti. Era il 9 ottobre, per alcuni un comunissimo venerdì, per altri, come me, un giorno per manifestare, per lottare, per ottenere i diritti che ci spettano, ma che, in fin dei conti, non ci hanno mai dato. Facemmo il corteo di pomeriggio per dimostrare a tutti che non era "il solito corteo per saltare scuola", ma che noi questa la cosa la prendevamo sul serio. Ero in prima fila, appena dietro al furgoncino. Cantavamo, urlavamo, correvamo, ballavamo..."curre curre guagliò", "cittadino non mollare, scendi in piazza a protestare", "oh bella ciao", cori e canzoni ovunque, pittura che volava a destra e a manca e fumogeni di tutti i colori ad incorniciare quella scena, mentre dal furgoncino si sentivano canzoni dei 99 posse, Morfuco, Funkie Pushertz. In quel giorno c'erano più di trecento persone, eppure io notai solo lui. La prima volta che lo vidi, su quel furgoncino, a lottare per i nostri diritti, tutto si annullò, c'eravamo solo io e lui a lottare, ma insieme eravamo più forti di un esercito. Finito il corteo, i pochi superstiti, tra cui io e lui, andammo a prenderci una birra. Non parlammo molto, mi chiese solo l'accendino e io gli offrii un cupcake che avevo fatto il giorno prima, però i suoi occhi, il suo modo di parlarmi e di guardarmi non mi facevano capire più nulla. Mi sono sempre chiesta perché proprio lui e non un altro, perché, tra tutte quelle persone, lui mi colpì così tanto? Mi sono fatta sempre troppe domande alle quali, ancora oggi, non so darmi una risposta. Nel frattempo, la scuola continuò, i giorni passavano e io ero sempre più infatuata di lui, perché mi faceva stare bene e basta, senza troppi sé e troppi ma, ero felice quando passava davanti a me con un sorriso, oppure quando salivo per andare in bagno e la porta della sua  classe era aperta e allora lo vedevo lì, seduto, al primo banco, sempre con le cuffiette nelle orecchie e con una matita in mano, perso nei suoi pensieri e nelle sue fantasie, mi sentivo triste quando si assentava, quando se ne stava per le sue, quando la porta della sua classe era chiusa. Erano piccole cose che mi cambiavano la giornata in modo radicale. Da quel corteo all'assemblea dei rappresentanti passarono un paio di settimane in cui capii tante cose, ma nello stesso tempo non volevo capire. Io ho sempre detto che io e lui eravamo molto simili, con idee e ideali molto simili, ma non volevo accettare il fatto che lui fosse un tantino maschilista, nonostante avessi le prove, come atteggiamenti, screenshot di conversazioni dove lui diceva che sapeva di essere leggermente maschilista. Non so perché, per la prima volta, su quest'ultima informazione, volevo far finta di nulla.
  
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