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Autore: tixit    02/05/2016    1 recensioni
... Non era una decisione da lasciare solo ai Maestri, e nemmeno solo ai Guerrieri: i primi erano troppo abituati alla vita, tanto da darla per scontata e desiderarla sopra ogni cosa - cosa non avrebbero fatto per prolungare di un singolo miserabile minuto una singola miserabile esistenza? Come se la morte non fosse inevitabile... - e i secondi erano troppo abituati al pensiero della propria morte per provare pena per quella altrui.
Poco canon, poco fanon e molto Jotun.
Alcuni elementi vengono dal film, altri dalla mitologia norrena, altri ancora provengono da alcune fanfiction che ho avuto la fortuna di leggere, e altro... proprio no!
Farbauti e Laufey in stile fantanorreno, insomma.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Laufey
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: la maggior parte degli elementi della storia non mi appartengono, ma sono in parte della mitologia norrena ed in parte dei film della Marvel che mostrano Loki e gli Jotun
 

Due Anni Prima

Farbauti interruppe il brusio dei Maestri con un gesto. “I calcoli sono esatti?” chiese.

 

Heldi fece un cenno di assenso. I lunghi capelli blu scuro ondeggiarono ai lati del volto: a differenza di Farbauti, che li portava raccolti in una lunga treccia, Heldi li teneva sciolti, un mantello folto e scuro sopra il semplice mantello blu della sua Gilda.

 

“Dobbiamo decidere se e quando avvisare Asgard.” disse in tono sbrigativo Farbauti “Personalmente credo sia generoso avvisarli in modo che si preparino all’inevitabile. Ma,” aggiunse, con un tono che non ammetteva repliche "ne discuterà il Consiglio."
Non era una decisione da lasciare solo ai Maestri, e nemmeno solo ai Guerrieri: i primi erano troppo abituati alla vita, tanto da darla per scontata e desiderarla sopra ogni cosa - cosa non avrebbero fatto per prolungare di un singolo miserabile minuto una singola miserabile esistenza? Come se la morte non fosse inevitabile... - e i secondi erano troppo abituati al pensiero della propria morte per provare pena per quella altrui.

 

“C’è qualcosa che si potrebbe fare…”

 

“Potere non è dovere,” rispose lentamente, come se parlasse ad un bambino, solo il tono della voce, gelido come una lama di ghiaccio ed altrettanto letale, tradiva che la pazienza per il giovane Heldi era solo apparente, “soprattutto,” aggiunse guardando Heldi con occhi di fuoco, “non è volere.”

 

“Quel corpo celeste, passando vicino alla loro orbita…” Heldi passò la mano sullo Specchio, “Puoi vedere tu stesso, Fratello…”

 

Farbauti si concentrò mentre le immagini mentali di un incendio devastante, con gli animali terrorizzati in fuga, invadevano la sua mente, tentando di cancellare l’azzurro gelido della stanza in cui si trovava per discutere con suo fratello e gli altri Maestri.
Furono seguite dalle immagini di un terremoto e di un’onda di terra che devastava un mondo.

 

Un diagramma sarebbe bastato, decise spassionatamente, dei numeri avrebbero funzionato in modo egregio, era stato un Maestro anche lui prima di scegliere di diventare un Guerriero, ma gli era chiaro che Heldi voleva colpirlo emotivamente. Colpirlo al cuore che non aveva.
Heldi non stava mostrando, stava chiedendo.
 

“Tutti dobbiamo morire, prima o poi.” disse Farbauti  guardando l’altro freddamente. “Questo è un modo come un altro, forse il meno atroce perché naturale.”

Fissò Heldi negli occhi, sentendo che il seidhr gli scorreva sotto la pelle, poteva sentire da lì lo sfrigolare di quel dissenso mal contenuto  “Non ci sarebbe nessuno da incolpare, solo il Caso. Sarebbe solo una vera sfortuna. E la sfortuna, Fratello, capita.”

 

Heldi non disse nulla, ma lo sguardo non era convinto - le striature chiare sul corpo azzurrino parvero ancora più chiare. Farbauti pensò irritato che suo fratello minore non aveva ancora imparato a non tradire le proprie emozioni - era un bene che non fosse un Guerriero, o sarebbe già morto da un pezzo.
Poi sospirò “Un Consigliere con una coscienza...”

 

“Mi hai scelto tu, Mio Signore.” mormorò Heldi abbassando lo sguardo, ma Farbauti sapeva benissimo che quegli occhi rosso rubino stavano sicuramente ridendo.

 

“Vediamo questa soluzione.” replicò gelido. Uno Jotun per essere uno Jotun deve nascere tale, ma non basta: deve anche imparare. E per imparare deve riflettere, meditare e, soprattutto, commettere errori.
Sperò solo che Heldi capisse tutte le conseguenze delle sue possibili decisioni.
Lo sperò per Heldi. E per tutti loro.



Questo succedeva due anni prima.
 
Note: la storia nasce da un'altra fanfiction del fandom Lady Oscar, Quel vischio con sotto un bacio, dove alcuni personaggi pensano ai fatti loro e si narrano l'un l'altro parti della mitologia norrena che riguardano il vischio, vedendoci dentro eco dei casi loro che li turbano (chi pensa ad un amore che non è stato, chi si strugge per uno non corrisposto, chi si chiede cosa sia essere una buona moglie, chi pensa al proprio padre e pensa di non esserne figlio, chi sotto sotto fa fatica ad accettare un fratello sempre e comunque...).
Una dei personaggi in particolare, che si identifica preoccupata un pochino in Loki, e che legge di nascosto storie d'amore invece di studiare storia, ha in mente una sua versione di Farbauti e di Laufey, molto romantica - la storia è per lei: la fanfiction che la ragazzina scriverebbe, se vivesse in un'epoca in cui c'è spazio per esse (in realtà ne scrivevano tante, tutte riletture di miti!).
Non ci sono grosse pretese: il racconto sarà breve, semplice, che può piacere ad una ragazzina. Ringrazio comunque chi la seguirà: non è facile con una fanfiction "scritta" da un personaggio di un'altra fanfiction, ambientata in tutto un altro fandom.
 
   
 
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