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Autore: Roxar    02/05/2016    5 recensioni
"Stai tremando."
Ma anche: la prima volta di Magnus e Alec, se preferite.
[Firstime!sex | Malec]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Crew&Ship: Alec Lightwood, Magnus Bane | Alec/Magnus
Warnings: Firstime!sex, Slash, Fluff?
Note: il fatto è che, in quattro giorni scarsi, ho recuperato la serie ed è risorto potente l'amore per i Malec, al punto che, come ogni volta, ho sentito il bisogno di scriverci su. E quindi, la loro prima volta (nel mentre che la Clare si decida a darci la sua - forza, Cassie, forza!). Doveva venir fuori una PWP oltre il rating rosso, ma poi mi sono imbattuta in questa bellissima citazione tratta da quell'altrettanto bellissimo libro che è Splendore, della Mazzantini, e insomma, l'introspezione ha finito per farla da padrone.
Ah, questa è una book!verse, da collocarsi da qualche parte dopo Città di Vetro; lo preciso perché l'Alec dei libri è appena diverso da quello dello show, come è poi inevitabile che sia. Bene, penso sia tutto.
Buona lettura!

 

____

 

«E davvero accadde, e fu contro natura,
e davvero io vorrei sapere cos'è la natura,
quell'insieme di alberi e stelle, di sussulti terrestri, di limpide acque,
quel genio che ti abita, che ti porta a fronteggiare a mani nude
le tue stesse mani e tutte le forze del mondo.
E allora fu natura, la nostra natura
(Margaret Mazzantini, Splendore)

 

_____

 

"Stai tremando," e non appena lo dice Alec sa che è vero, sta tremando come un cucciolo e più cerca di comandare ai muscoli di rilassarsi, più quelli si slegano dalla sua volontà, sfuggono, disobbediscono, fanno di testa loro. Seguono quel sussurro che sta lì, sul fondo, acquattato al buio e che ordina loro di tremare, di reagire alla paura.

Paura.

Alexander Lightwood,  che sin da quando ha otto anni ha imparato ad aver paura per i suoi fratelli, scopre adesso che è terrorizzato sin nel midollo da quello che sta per accadere, che sente stia per accadere, con la certezza matematica di chi ha appena formulato un teorema. Di punto in bianco, ha paura che questo possa essere perfettamente chiaro nei suoi occhi chiari e allora li spinge via, li distoglie da quelli verdi di Magnus, li forza a concentrarsi sulle pieghe della tenda alla sua destra. Le conta, arriva a sei, perde il conto, ricomincia.

"Alexander."

Otto, nove... Ma quella non l'aveva già contata? E Dio, dovrebbe davvero smettere di tremare, adesso. Affonda i molari nella carne morbida della guancia e stringe, stringe finché non esiste altro che quel dolore che sembra caldo, in qualche modo. E lascia la presa quando le dita di Magnus si poggiano lievi sul suo viso e lo invitano a guardarlo.

"Non sei obbligato a fare nulla. Non sarai mai obbligato a fare nulla."

Ma non è vero. Sarà obbligato dal terrore irrazionale di perderlo, se non farà quel passo. Sarà obbligato dall'odio verso se stesso per non essere stato capace di proseguire. Sarà obbligato dalle aspettative che, volente o nolente, ha sviluppato nel corso delle settimane; sarà obbligato a non tradirle.

Ma soprattutto, sarà obbligato dal bisogno che ha di farlo.

"Ma io voglio farlo. È solo che..." Si guarda intorno, cerca l'ispirazione, perché non è disposto a confessare la paura, mai la paura. Lo fa sentire più vulnerabile della nudità, dei suoi occhi che lo cercano e che non lo mollano. Esposto, fragile. Delicato.

"Hai dei problemi con la logistica?" suggerisce Magnus e Alec prova l'impulso di ridere.

Invece, sorride timidamente. "Ho dei problemi con la logistica," ammette, ma è l'ultima concessione che è disposto a fare e Magnus sembra capirlo perché, con un colpo di reni, ribalta le posizioni e pone Alec in una situazione di estremo potere. Non ricorda di aver mai avuto Magnus sotto di sé in questo modo, nudo e arrendevole e con quel sorriso tranquillo che promette tutto il bene del mondo. Ha voglia di baciarlo, quel sorriso, di imprimervi la forma sulle proprie labbra e oltre, più in profondità, nel cuore della memoria tattile. Vuole imparare ogni cosa di Magnus e non dimenticarla mai più. Ma tutto quel potere che gli è stato dato lo impaccia, lo imbarazza, e non ha idea di cosa dovrebbe fare con le braccia – restare puntellato sui gomiti? Piantarsi sulle mani? Lasciarsi andare totalmente su di lui?

Ma soprattutto, non ha idea di come procedere con la... logistica. Magnus non proverà dolore? Deve semplicemente spingere il bacino in avanti e...? Capisce in un secondo che non può funzionare. Non sa quello che sta facendo, né quello che si suppone debba fare. Non è un ingenuo; sa come funzionano gli amplessi, quale sia la loro meccanica di fondo, ma con Magnus è tutto diverso.

Con Magnus è sempre tutto diverso.

Si tira indietro, facendo leva sulle ginocchia fino a mettersi a sedere sul materasso, in un nido di lenzuola sfatte e piene di grinze. Ha quasi voglia di prendersi la testa tra le mani, se non fosse che le lascia lì dove sono, in grembo, rilassate davanti ai genitali. Perfino adesso, dopo tutto quello che hanno fatto, è imbarazzato da Magnus, che, al contrario, è perfettamente a proprio agio con il suo corpo nudo.

"Non posso farlo," sussurra arrabbiato. "Non riesco a farlo."

Con un movimento rapidissimo, al punto che Alec si sente un po' girare la testa, Magnus si ritrova in ginocchio sul materasso, proprio davanti a lui. Le sue mani sono serrate sulle spalle di Alec, ma sebbene stringano forte, non fanno alcun male. Una parte di lui pensa che è perfino piacevole sentire le mezzelune delle unghie affondare nella carne e inciderla.

"Tu pensi decisamente troppo. Pensi alle regole, pensi alle conseguenze, pensi alle difficoltà... Ma, Alexander," e la voce scende di qualche nota mentre allunga il collo e si china su una scapola, sfiorandola con le labbra. Alec rabbrividisce. "Questa non è una battaglia, non c'è niente che si suppone tu debba fare. Qui," adesso sta praticamente sussurrando mentre risale e la bocca, parlando, sfrega contro la sua gola, "conta solo quello che vuoi fare." Morde appena il profilo della sua mandibola prima di scivolare verso la bocca e incastrare le labbra alle sue, insinuando la lingua nel cavo della guancia. Qualsiasi cosa Alec abbia pensato fino a quel momento sbiadisce non appena si lascia trascinare giù, lungo disteso sul corpo di Magnus, con le mani ferme tra i suoi capelli come per impedirgli di allontanarsi da lui. Non ha idea di cosa accada, o di come sia possibile, ma semplicemente smette di pensare, pensare a qualsiasi cosa che non sia la sua bocca contro la sua pelle, o le sue dita aggrappate ai suoi fianchi, alla sua schiena, che salgono silenziose e scivolano giù morbide e leggere come piume, in così forte contrasto con le gambe serrate contro i suoi fianchi, tenaci come acciaio. Sente il suono di alcuni ansiti rotolargli nelle orecchie e impiega qualche secondo a realizzare, stupito, che appartengono a lui. E poi, poi c'è un momento in cui una mano di Magnus resta aperta alla base della schiena e l'altra, in punta di dita, aggira la curva del suo fianco per chiudersi, alla fine, su di lui.

Di colpo, il mondo inizia e finisce nella mano di Magnus.

Alec non conosce più confini o distinzioni, non sa più dove dovrebbe iniziare il suo corpo, non riesce più a trovare le braccia, le gambe, le occhi, la bocca; sa che ci sono, ma non stanno più rispondendo ai suoi comandi. Gli torna in mente quella volta al mare, disteso sulla schiena sulla superficie dell'acqua, così poco consapevole di sé, così perso nel cielo azzurro sulla sua testa, eppure in pace. Non è preoccupato, ha già scordato la paura – ha già scordato ogni cosa; Magnus lo sta tenendo tra le braccia, lo trattiene negli angoli dei suoi gomiti che lo accolgono perfettamente, senza resti, come se quelle braccia fossero state modellate su di lui, create esclusivamente per contenerlo. In tutto quel distacco, in tutto quel mondo che si crea e si distrugge e rinasce nel palmo della sua mano, Alec preme le labbra contro il suo petto e sente il suo cuore pulsarvi contro, il battito solido e un po' accelerato che è una delle poche, pochissime certezze della sua vita. Sente una mano tra i suoi capelli e poi raccolta sulla sua guancia; allora apre gli occhi, che non sapeva d'aver chiuso, e il viso di Magnus è trattenuto come nello sforzo di non lasciarsi andare, il labbro superiore inumidito da un velo di sudore, le guance arrossate e gli occhi spalancati, le pupille così dilatate che, intorno alla fessura della pupilla, non resta che una sottile bordatura verde.

Nota, poi, un piccolissimo sorriso contenuto mentre si sente tirare in avanti, mentre qualcosa, contro di lui, qualcosa di umido e viscoso, oppone resistenza. Schiude le labbra, ma qualsiasi domanda resta in fondo alla gola, incapace di risalirla. Lo sguardo che Magnus ha negli occhi... Non ha mai visto nulla del genere. E c'è così tanto, in quel confine sottile colorato di verde, così tanto che Alec deve allungare il collo e deve raggiungere le sue labbra e deve lasciarvi sopra un bacio e un sussulto quando la resistenza scompare e lui si sente scivolare, si sente strattonare, si sente... Oh, Dio.

Magnus preme le mani sulla sua schiena, sui suoi fianchi, disegna nuovamente ogni cicatrice che gli segna la pelle e ad ogni passaggio delle sue dita Alec si spinge un po' più in avanti, le braccia che tremano violentemente per sorreggerlo, per impedirgli di crollare su di lui. Un rivolo di sudore gli cola in un occhio, lo arrossa e Magnus sorride appena, infila una mano tra i loro corpi e con solo la punta dell'indice accarezza quel lembo di pelle accanto all'occhio, fissando Alec come fosse un piccolo miracolo. Alec che si lascia scappare un sospiro che suona come un ringhio, Alec che stringe le lenzuola nei pugni, Alec che strizza gli occhi e preme la fronte contro la sua.

Alec che trema, non respira e viene con il suo nome sulle labbra.

"Alexander," lo sente dire e Alec, che vorrebbe solo collassargli accanto, si passa la lingua sulle labbra riarse, si solleva un po' sulle braccia che davvero non lo reggono più e lo guarda. Quello che trova dice più di quanto le parole potranno mai fare.

Quando le braccia di Magnus si stringono intorno a lui, quando torna a tenerlo nella curva precisa delle sue braccia, Alec si permette finalmente di cedere e il petto di Magnus è umido contro il suo e la loro pelle è troppo calda e troppo sudata, ma non potrebbe importargliene di meno. Si lascia tenere così, quasi come un bambino, mentre le dita dell'altro intrecciano disegni astratti sulla sua schiena, indugiando più a lungo dove il profilo sbiadito di vecchie rune svetta sulla pelle bianca. E potrebbe perfino morire ed esserne incredibilmente lieto ora che una mano si infila tra i suoi capelli tagliati maldestramente e li tira indietro, scoprendo la fronte. Non apre gli occhi, ma sorride quando Magnus vi imprime un bacio, esitando, indugiando, respirando il suo profumo prima di scansare la mano e lasciare che i capelli tornino al loro posto.

Senza rendersene conto, Alec, esausto come raramente si è mai sentito, sta già scivolando via da lui.

 

 

   
 
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