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Autore: accountperscherzo    02/05/2016    0 recensioni
[Altri attori/disney]
Salvatore Girone e Massimiliano La Torre: un semplice rapporto di lavoro?
DISCLAIMER: Questa fanfiction è uno scherzo, una burla, un giuoco puerile. Non credo a una parola di quanto scritto né tantomeno mi piace.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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La calda luce della lampada ad olio si rifrangeva sulle pareti della cella, in quell’atmosfera resa afosa dallo scambio di sudore e di passione. Di lì a poco l’alba sarebbe sorta, costringendoci ad un’altra giornata di prigionia, in quell’ambiente che ormai era solo nostro. Che buffò, pensai, essere imprigionati tra quattro mura, eppure sentirci pienamente noi stessi.

Anni dopo, tornato ormai nel suo Paese, mi sarei chiesto perché non avessi avuto il coraggio di parlare prima, di confessare il mio vero essere, gli abissi della mia anima, alle persone che più contavano per me. Che senso aveva, avrei pensato, essere fuggiti da una società troppo stretta per i nostri sogni di ragazzi, se poi era stato proprio io a portarmi quella gabbia dietro, quella morsa?

Un leggero fruscio interruppe le mie riflessioni: Salvo doveva essersi svegliato. Il sole era già sorto. Viaggiai con la memoria, assaporando il ricordo dell'esatto momento in cui, per la prima volta, avevo capito.

Avevamo imparato a conoscerci, eravamo più che fratelli, il nostro era un rapporto più profondo del mare su cui vegliavamo. Viaggiando per l’oceano, era sorto in noi un certo amore per il pesce.

Io raccontai a Sal tutta la mia vita, sapeva tutto di me – anche del mio soprannome ai tempi del liceo. Mi chiamavano Max’il Bon, per assonanza allo snack che ogni giorno fagocitavo davanti scuola.

Ricordando quelle intense giornate, lui fece un’allusione di quelle erotiche, io non di dissi nulla, ma abbracciandolo – più tardi – notai quello che lui non tentava nemmeno di nascondere: era molto, molto contento di quel nostro abbraccio.

Fu allora che iniziai, in intimità, a chiamarlo Foxy ( come il noto marchio di carta igienica): più che lungo, smisurato.
   
 
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