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Autore: Oktavia    02/05/2016    2 recensioni
La sua vita le apparteneva, e per lui, per Seiya e per tutti coloro che ancora l’amavano e la sostenevano, aveva deciso di riprenderla finalmente in mano, senza più temere ciò che il Fato le riservava. E poi… sapeva che non era troppo tardi… che era giunto il momento di ricominciare ad amare. Forse avrebbe dovuto impararlo nuovamente, apprendere ancora una volta il significato di quel sentimento chiamato amore, ma questo non rappresentava un grosso problema, perché ora… ora non era più una bambina, il tempo delle esitazioni era giunto al termine.
[Shaina/Saori (accenni Seiya/Saori e Seiya/Shaina) - Post!Canon - #FearShainaLella]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Ophiuchus Shaina, Saori Kido
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Because Shaina is LELLA!'
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Autore: Oktavia
Fandom: Saint Seiya
Personaggi: Saori Kido, Ophiuchus Shaina
Coppia Principale: accenni Shaina/Saori, Seiya/Saori, Seiya/Shaina
Generi:  introspettivo, malinconico
Avvertimenti: Post Canon (No Next Dimension)
Prompt: 
Love Like You – Rebecca Sugar
 


Ricominciare


Il cimitero che custodiva le salme dei cavalieri si trovava in una zona piuttosto remota del Santuario.
Era un luogo appartato, immerso nel più totale e spettrale silenzio, un luogo in cui sembrava che il tempo non scorresse, come se si trovasse completamente fuori dal mondo, ma ciò non aveva alcun significato, almeno non per lei, non per Saori.
Quanto tempo era passato da quando la Guerra Sacra era finita? Giorni? Mesi? O forse anni? Ormai… ormai aveva completamente perso la cognizione di tutto, perché la realtà, l’amara e cruda realtà, era troppo difficile da accettare, da affrontare.
Tante, troppe volte aveva desiderato di svegliarsi nel proprio letto e accorgersi con grande sollievo che tutto quel che era accaduto non era stato altro che un incubo, ma sapeva già che non sarebbe mai accaduto, e ciò che si trovava davanti a lei, una lapide in fredda, liscia e dura pietra, ne era la dolorosa prova.
Pegasus Seiya.
Questo era il nome che, insieme alla data di nascita e a quella di morte, era inciso su quella lapide, il nome di colui che per lei, per la sua salvezza, era arrivato a sacrificare tutto, anche la sua stessa vita, una vita recisa nel pieno dell’adolescenza. Tanto, troppo presto.
Come soleva fare ormai ogni giorno, Saori si chinò sulla tomba di colui che aveva irrimediabilmente segnato la sua esistenza, posandovi poi un mazzo di fiori freschi: primule bianche, candide come la neve, il simbolo di una giovinezza infranta che mai avrebbe dovuto essere spezzata in maniera tanto brutale. Era tutto così ingiusto… così sbagliato…
In tutto quel tempo, non aveva fatto altro che chiederselo senza sosta, chiedersi perché il Fato le fosse sempre stato così ostile e così avverso, fino ad arrivare a un’unica conclusione.
Era colpa sua.
Era solo colpa sua se le cose erano andate in quella maniera.
Si guardò intorno, posò gli occhi sulle innumerevoli lapidi che circondavano la tomba di Seiya di Pegasus; erano tutto ciò che restava di coloro che avevano dato la propria vita lottando e sacrificandosi per lei, per Atena, uomini che non avevano mai avuto nulla da perdere e la cui esistenza, un’esistenza grama, spietata, era stata segnata fin dall’inizio da innumerevoli sofferenze.
Sospirò, Saori, chiuse le palpebre. La leggera brezza di un autunno appena iniziato lambì la sua pelle e le scompigliò leggermente la lunga chioma castana.
Più ci pensava e più sentiva il rimorso impossessarsi di lei. Era come se una lama acuminata le straziasse il cuore, scavando incessantemente in una ferita che mai e poi mai si sarebbe potuta risanare del tutto.
Avrebbe voluto tornare indietro nel tempo e cancellare tutto, rimediando così a tutti gli errori che aveva compiuto, sopperire a quell’ingenuità e a quella debolezza che avevano portato Seiya e troppi dei suoi Santi verso la morte, essere una guida migliore per loro, ma era già consapevole di non poterlo fare, di dover espiare le proprie colpe e sopportare strenuamente quel dolore che le lacerava l’anima, proprio come ogni reincarnazione di Atena degna del suo nome aveva fatto prima di lei.
Compiangersi non sarebbe servito a nulla.
Lo sapeva, sapeva fin troppo bene che Seiya non avrebbe mai voluto vederla imprigionata in quel vortice di sordo dolore, che lui aveva sempre desiderato solo e unicamente la felicità della sua dea, della donna per la quale aveva dato tutto sé stesso.
Era stato un percorso difficile, pieno di sofferenza e di rimpianti, ma adesso, davanti alla tomba dell’uomo che aveva amato più di ogni altra cosa, l’aveva capito, Saori Kido, aveva capito di non poter più fuggire e di dover affrontare la realtà, per quanto crudele essa potesse essere.
La sua vita le apparteneva, e per lui, per Seiya e per tutti coloro che ancora l’amavano e la sostenevano, aveva deciso di riprenderla finalmente in mano, senza più temere ciò che il Fato le riservava. E poi… sapeva che non era troppo tardi… che era giunto il momento di ricominciare ad amare. Forse avrebbe dovuto impararlo nuovamente, apprendere ancora una volta il significato di quel sentimento chiamato amore, ma questo non rappresentava un grosso problema, perché ora… ora non era più una bambina, il tempo delle esitazioni era giunto al termine.
- Lady Saori?
Una voce femminile piuttosto familiare interruppe improvvisamente quei pensieri. Saori si voltò.
Shaina di Ophiuchus, una dei pochi Santi d’Argento sopravvissuti alla Guerra Sacra, era lì, in piedi, a pochi metri da lei. Come sempre, il suo volto era celato da una maschera, la quale rendeva difficilmente intuibile la sua espressione. Fra le braccia reggeva un mazzo di anemoni.
Anche lei si trovava lì per lo stesso motivo, anche lei era venuta a rendere omaggio a lui, a Seiya.
Se ne rendeva conto solamente ora, Saori, ma aveva ben compreso che per tanto tempo lei e Shaina erano state unite da un unico sentimento, un amore per lo stesso uomo che, nel momento in cui lui era scomparso per sempre, le aveva distrutte entrambe.
E quel dolore… quel dolore le aveva inesorabilmente unite.
Non era la prima volta che Saori incontrava Shaina in quel cimitero.
Le era capitato in più occasioni di trovarla già lì, seduta di fronte alla tomba di Seiya a rimuginare i propri pensieri, o di vederla arrivare qualche minuto o qualche ora dopo di lei, e ciò – quasi senza che nessuna delle due se ne rendesse conto – le aveva portate ad avvicinarsi sempre di più. Sentiva di comprenderla, Saori, di comprenderla più di chiunque altro, perché la morte di Seiya aveva lasciato un vuoto incolmabile nei loro cuori, nelle loro anime.
Shaina era senza alcun dubbio una delle poche persone con cui, dopo la tragica fine della Guerra Sacra, era riuscita a confidarsi, a essere sé stessa, senza temere alcun tipo di giudizio. Non servivano le parole, le quali finivano spesso per rivelarsi assai superflue, bastava solo che si scambiassero uno sguardo, anche il più fugace, perché riuscissero a capirsi alla perfezione.
A pensarci, ciò risultava addirittura buffo.
Prima della battaglia contro Ade non erano mai state in buoni rapporti. Sebbene la maschera nascondesse il suo viso, Saori aveva sempre scorto un certo astio da parte di Shaina, forse nato da un principio di rivalità o dalla guerra intestina che aveva sconvolto il Santuario prima dell’arrivo di Ade, ma ora ciò non aveva più alcun significato, anzi, a pensarci le sembrava quasi una banalità, perché sapeva bene che dietro quella maschera così inespressiva, quasi inquietante, si celava una persona completamente diversa da quella che lei aveva immaginato ci fosse tempo addietro.
Certo, gli ultimi eventi l’avevano trasformata radicalmente, rendendola piuttosto cupa e solitaria, ma questo non costituiva affatto un problema, anzi. Del resto, anche Saori stessa aveva sempre amato la solitudine, il silenzio, e in quel momento di riflessione Shaina era l’unica persona di cui gradisse la compagnia.
Si sentiva vicina a lei, fin troppo vicina.
- Mi fa piacere vederti, Shaina. – disse, rivolgendole poi un leggero sorriso.
- Oh… ne sono felice, Lady Saori. – fu la risposta della Santa dell’Ofiuco.
Shaina volse lo sguardo verso il cielo. Stava già cominciando a tingersi d’arancio e di sfumature rossastre, segno che il sole, il quale stava lentamente sparendo dietro le montagne che circondavano l’intera zona del Santuario, era prossimo al tramonto. Inoltre, sebbene l’autunno stesse ormai per scacciare l’estate, l’aria era ancora piuttosto tiepida e assai gradevole.
A Shaina quelle giornate erano sempre piaciute, le davano un senso di pace non indifferente, ed era proprio questo ciò di cui lei aveva bisogno, soprattutto in quel frangente, con il cuore ancora spezzato dal dolore che la morte di Seiya le aveva arrecato.
Guardò Saori; le stava ancora sorridendo, segno che la sua presenza non le arrecava alcun fastidio o disagio, e ciò non poteva che rasserenarla.
Con Saori Kido, Shaina aveva sempre avuto un rapporto assai turbolento. L’aveva odiata e amata per tanto tempo, divisa fra il senso del dovere che il suo ruolo di guerriera le aveva imposto e l’ostilità che la sola visione di quella donna le aveva sempre provocato, ma ora… ora che tutto era finito, che la pace era finalmente tornata a regnare sulla Terra, seppur a caro prezzo, nulla contava più.
Pensandoci, Shaina ancora si stupiva di come fossero riuscite ad avvicinarsi e a instaurare un sincero rapporto di complicità e fiducia, addirittura intimo, era successo tutto in modo così naturale che lei – in un primo momento – non se n’era nemmeno resa conto.
Si avvicinò alla lapide su cui era inciso il nome di Seiya, poggiando ai suoi piedi il mazzo di anemoni, a fianco a quello di primule bianche che Saori vi aveva posto precedentemente.
Inizialmente, era venuta lì con il preciso intento di passare qualche ora insieme a lui – sempre se così si poteva dire – rimembrando un passato che mai più sarebbe tornato ma, non sapeva perché, ora si sentiva un po’ come se quel cimitero le stesse stretto; aveva un disperato bisogno di distaccarsi da quella triste routine, di dare finalmente una svolta alla propria vita, e aveva già capito quale fosse il modo giusto per ricominciare, ricominciare da capo e andare avanti senza mai guardarsi indietro. Certo, non avrebbe mai dimenticato Seiya, ma per lui e per la sua dea era giunto il momento di voltare pagina una volta per tutte.
Posò di nuovo gli occhi su Saori.
- Lady Saori? – chiese nuovamente.
Da quando aveva cominciato a chiamarla così?
- Sì?
- Oggi c’è un così bel tramonto… – affermò poi la Santa di Ophiuchus, stupendosi lei stessa del tono di voce fin troppo pacato che stava utilizzando – Che ne direste… di una passeggiata in riva al mare?
Sulle labbra di Saori comparve ancora una volta un sorriso, un sorriso sincero, un sorriso a dir poco splendido.
- Perché no?

 
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Angolo dell’autrice
E sono tornata anche con Shaina e la sua lellaggine (?)!
Questa flash è stata veramente tostissima da scrivere, non conoscendo Steven Universe il prompt mi ha messo davvero in serie difficoltà, ma alla fine – grazie a un pizzico d’ispirazione – ce l’ho fatta, sebbene non sia molto soddisfatta del risultato, sob. In ogni caso, spero che questa piccola one shot sia stata comunque di vostro gradimento. Alla prossima (sperando di sfornare qualcosa di meglio)!
   
 
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