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Autore: giulji    03/05/2016    0 recensioni
*Storia corretta e rivisitata nei primi capitoli, in modo tale che adesso, anche a coloro che non hanno letto la saga di Hunger Games, risulti una lettura comprensibile*
Questa fanfiction, ambientata in un survivial game, avrà come protagonisti la maggior parte dei personaggi presi dalla saga dello zio Rick, ricollocati sotto forma di tributi/sacrifici.
Il tutto averrà attraverso più punti di vista (POV).
Chi sarà il vincitore finale ? Chi morirà durante i giochi ?
In che circostanze ? Quali saranno le alleanze ?
Dal testo :
"... Nonostante la sua enorme voglia di lasciarsi cadere tra le braccia di Morfeo, affogando in un sonno privo di memorie, che lo avrebbe momentaneamente esonerato dalle tenebre che gli offuscavano perennemente il cuore, Nico non era invece riuscito ad addormentarsi nemmeno per un ora di seguito e le occhiaia violacee che gli contornavano lo sguardo già corrucciato ne costituivano una prova.
Sapeva che quella mattinata, non rappresentava infatti, l'inizio di un giorno comune, bensì quella maledetta giornata portava con se la consapevolezza che di li a poche ore ci sarebbe stata la fatidica mietitura per il distretto 13 dello stato di Panem..."
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Hazel Levesque, Leo Valdez, Nico di Angelo, Percy/Annabeth, Talia Grace
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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NICO
 

Nico non seppe precisamente quanto rimase senza coscienza. I suoi sogni erano inesistenti, oscurati dal solito nero pece, un senso d'angoscia l'aveva cullato, un senso che spariva e riappariva in maniera casuale, pulsando.

Si risvegliò udendo il rumore delle onde che si infrangevano.

Un piacevole odore salmastro gli pervadeva l'olfatto, coprendo tutto il resto.

Will non era presente accanto a lui, era sdraiato da solo in uno scoglio meno appuntito degli altri.

Cercò di sedersi in una maniera comoda, aveva le ossa e la muscolatura indolenzita per l'impatto.

Le sue braccia solitamente pallide erano cosparse da sfumature di colori che ruotavano intorno al porpora.

Di certo non era stato lui a dirigersi in quella postazione, sentiva che Will l'aveva nuovamente salvato, in tutti i sensi.

Nell'oscurità della sua vita quel ragazzo dagli occhi celesti stava portando un po' di sole.

Inizialmente si sentiva spaurito, accecato.

Gli era sempre andato bene vivere nell'ombra, starsene nascosto.

Se non ti esponi non possono farti del male. Questa era la sua filosofia.

Anche adesso aveva paura, aveva paura di perdere Will, paura che finisse tutto com'era accaduto con Hazel, con Bianca, con Maria ed in un certo senso anche con suo padre.

Non avrebbe retto un' altra volta, lo sapeva chiaramente.

Un ennesima perdita l'avrebbe totalmente schiacciato.

Si sentiva perso in quel momento, un puntino scuro su un altro puntino scuro, perso in mezzo all'oceano.

Non ricordava cos'era accaduto. Sapeva solo che in seguito alla pioggia d'acido si erano gettati dal burrone, non sapeva com'era finito in quello scoglio, non com'era ancora vivo, non se Will lo era, e se lo era, perché non era con lui?

Una morsa d'ansia cominciò ad assalirlo. Stava per avere un attacco di panico.

Tentò di calmare il respiro, ma stava boccheggiando.

Poi, fortunatamente, Will spuntò dall'acqua, completamente fradicio.

Si fece forza con le braccia e si posizionò vicino a Nico, sedendosi sulla roccia.

Quando vide che Nico era sveglio e che lo stava guardando con i suoi soliti abissi neri sbarrati, sorrise sollevato.

Quel suo sorriso vivace e bianchissimo che riusciva ad infondere calore in qualsiasi cuore, anche se congelato e vaporizzato.

Nico non riuscì a far altro che spingersi in avanti per abbracciarlo.

L'impulso fu più forte di lui, e nemmeno il dolore dei suoi arti riuscì a farlo desistere.

Lo strinse fino a fargli male, doveva assicurarsi che lui ci fosse, che fosse lì con lui, vivo.

Will inizialmente sembrò decisamente sorpreso, poi lo assecondò intenerito.

Dopo un po' Nico si scostò, tenendo lo sguardo basso.

Era imbarazzato ed interdetto sul suo stesso comportamento, non sapeva dire cosa gli fosse preso.

Provò a scusarsi, ma Will gli tolse le parole con un leggerissimo bacio al lato della bocca.

Nico temeva gli sarebbe venuto un infarto, si girò di spalle, tenendo lo sguardo fisso sul panorama che gli riservava l'orizzonte.

In quel momento era confuso, quindi continuò a guardare la distesa d'acqua, fino a quando Will si decise finalmente a parlare, fingendo che non fosse accaduto nulla.

“Siamo qui da ormai due giorni. Se non troviamo subito una soluzione temo che potremo morire in questo scoglio, ed ammetto di non amare questa prospettiva” disse con voce leggermente imbarazzata, era palese come stesse cercando di distrarre entrambi.

“Infatti è da un po' che ispeziono la zona in cerca di un riparo leggermente più sicuro. Sto giusto tornando da un ispezione nel lato est, ma ahimè niente. Penso che proverò a vedere com'è la condizione anche da quella parte. Tu come ti senti? Per tutto questo tempo sei rimasto dormiente. È interessante la tua passione nel farmi preoccupare o nel farti credere morto, impeccabile, devo dirlo.” pronunciò l'ultima frase con sarcasmo palpabile.

Dalle occhiaia marcate che rovinavano il suo viso solitamente immacolato si capiva però che era davvero stato in pena.

Nico si sentì un pochino male all'idea.

Per quanto non volesse ammetterlo, Will per lui era l'unico appoggio rimasto, e non poteva permettere che gli succedesse qualcosa. Eppure fino a quel momento non aveva fatto altro che star male e procurargli altri grattacapi. Non voleva essere un peso e voleva essere pronto a proteggerlo. Certamente non gli avrebbe permesso di andare da solo.

Si schiarì la voce e annunciò, girandosi nuovamente verso di lui“Vengo pure io nell'avanscoperta” tentò di mantenere il suo tono neutro, non voleva far trasparire i veri motivi per il quale aveva deciso di seguirlo, poteva sembrare paranoico, strano. Ed era esattamente la verità, ma lui non voleva che Will lo sapesse.

“Ma che dici? Ti sei ripreso ora dopo un infinità di tempo ed hai il corpo livido, sarebbe meglio se tu stessi qua a riprenderti” decretò infine, scuotendo i capelli e schizzando gocce salmastre ovunque.

“Ed invece non lo farò. Potrei morire di noia” polemizzò l'altro, detto ciò non aspettò alcuna risposta, bensì si gettò nel mare, stringendo i denti per la sensazione glaciale che lo pervase.

Iniziò a nuotare, seguito da Will che lo raggiunse rapidamente.

Non aveva senso insistere con Nico, era troppo cocciuto, quindi non si poteva far altro che assecondarlo.

Will ripensò all'ultima volta che aveva provato ad ostacolarlo.

L'aveva ritrovato più sconvolto di prima. Il ricordo della sua presa sulla lama infernale, delle sue intenzioni, del suo shock, gli fecero venire i brividi.

Non era decisamente un bene separarsi da lui, e non perché lo considerasse un pazzo od un debole.

Era semplicemente perché non stava affrontando un buon periodo, e se fosse successo qualcosa di brutto sarebbe stato il biondo ad impazzire.

Continuavano a perlustrare le zone mantenendosi a galla.

Sfioravano le ripide pareti rocciose del burrone.

Alzando lo sguardo il cielo sembrava distante un intera vita rispetto alla loro posizione, provocava una sensazione d'impotenza, una specie di senso di vertigini al contrario che ti costringeva a riabbassare lo sguardo.

Ad un certo punto Nico avvertì un movimento dietro ad uno scoglio, come lo spostarsi pesante di delle acque.

Era impossibile capire a cosa fosse dovuto tramite la visuale, le rocce coprivano quel punto con astuzia.

Nico pensò che poteva trattarsi di un grande animale acquatico, magari qualcosa di pericoloso, eppure la curiosità era troppo grande e non riusciva a restare con il dubbio.

Anche perché era l'unica cosa anomala che avesse notato durante il suo tragitto e sapeva perfettamente quanto fosse precaria la sua situazione.

Prese una grande boccata d'aria e decise di nuotare verso il movimento che aveva percepito, l'unica soluzione era passare al di sotto di quegli scogli che lo circondavano.

Nuotò per un bel po', notando solo rocce sopra la sua testa, niente di strano.

Era tentato dall'idea di tornare sui propri passi e riaffiorare in superficie, cominciava ad aver bisogno di aria e non aveva idea di cosa si sarebbe celato più in là.

Poteva restar bloccato fra delle rocce, non riuscire a ritornare su in tempo, poteva incrociare un animale mortale, poteva accadere qualunque cosa, eppure continuò a nuotare.

I suoi occhi si sbarrarono ed il suo cuore venne riempito di speranza quando riuscì a vedere una luce farsi spazio attraverso quell'abisso di rocce.

Superficie, cielo, quindi qualcosa si celava realmente dietro quegli scogli, magari un riparo sicuro.

Sperò che non si trattasse di allucinazioni dovute al suo bisogno di respirare.

Raggiunse rapidamente la luce in questione e riuscì effettivamente a sbucare “dall'altra parte”.

Esisteva un altra parte.

Boccheggiò per diversi minuti, riprendendo fiato, poi finalmente si accorse di una figura che stava alle sue spalle.

Si girò di scatto ed i suoi occhi affondarono nel blu.

Un ragazzo, alto e muscoloso, lo guardava con un espressione confusa.

Aveva la testa leggermente inclinata verso destra e pareva interdetto.

Nella mano destra teneva stretto un coltello in cui vi era infilzata un' alice. Probabilmente si era diretto da quelle parti con lo scopo di pescare.

Nico non ci vedeva quasi più dalla fame, e forse si soffermò un po' troppo sul suo pasto.

Chi era quel ragazzo? Gli pareva di averlo già visto prima: portava la sua stessa divisa, doveva essere un tributo.

Eppure cosa ci faceva in quel luogo?

La sua figura sembrava amalgamarsi perfettamente con il resto del panorama, il blu dei suoi occhi era affine a quello del mare, sembrava una divinità acquatica.

Il ragazzo in questione decise infine di schiarirsi la gola, decidendosi a chiedere “Chi sei tu?”

Nico non aveva idea del cosa rispondere, rimase per qualche minuto con lo sguardo vacuo, in silenzio, poi riuscì a spiccicare qualche parola.

“Un tributo. Sono caduto dal burrone. Anche tu?” domandò.

Il ragazzo si limitò ad annuire, continuando a fissarlo indugiante.

“Mi ricordo di te, sei il tributo che è stato scelto insieme all'altra ragazza con il vestito giallo. Qual è il tuo nome?”.

Nico si rabbuiò ricordando l'armonioso vestito di Hazel, ricordando il modo perfetto in cui riusciva ad intonarsi alla sua carnagione, ricordandola.

L'altro non sembrò accorgersi del suo cambio d'umore, continuava insistentemente a poggiare i suoi occhi verso egli, voleva una risposta.

“Si, Nico.”

Fu coinciso, diretto, non aveva voglia di parlare, era stanco, gli girava la testa ed aveva una grande fame.

“E Nico, tu non sei cattivo, vero?

Sai, in molti mi ripetono che non sono molto sveglio, e forse per certi versi è vero.

Probabilmente ti dovrei uccidere, non possiamo fidarci di tutti gli estranei che ci capitano a tiro, nonostante ciò credo di saper riconoscere le persone oneste…

Quindi ti va di seguirmi? Sai, c'è un rifugio sotterraneo più avanti, lì potrai finalmente mangiare, ho visto come guardi quest'alice, sai...”

Nico doveva avere un espressione parecchio sorpresa in quel momento.

Migliaia di domande affollavano la sua mente.

Perché aveva utilizzato il plurale? Un rifugio? Se fosse stata una trappola?

Però poteva ucciderlo in qualsiasi momento, sarebbe stato stupido condurlo in un imboscata.

“Io sono Percy, allora, ti muovi?” domandò, aveva il braccio teso verso di lui, voleva che lo seguisse.

“Oh-oh, grazie mille per l'invito. Però vedi, ho un amico oltre queste scogliere, stavo tentando un avanscoperta con lui. Non posso abbandonarlo...” lasciò cadere la frase, non voleva essere sfacciato, non voleva chiedergli se poteva offrire rifugio a tutti e due, eppure avrebbe voluto così tanto.

Percy probabilmente fu impietosito dal suo sguardo, così cominciò a balbettare tra se e se, combattuto.

“Cosa? Un altra persona? Beh, questo potrebbe essere un problema. Quella psicopatica mi scuoia di sicuro, ed Annie potrebbe non volermi rivolgere la parola per un bel po'. Eppure non lo posso lasciare qui, sembra così sperduto. Se muore sicuramente l'avrò sulla coscienza” poi finalmente decretò, schiarendosi la voce per cercare di darsi autorità.

“Bene, se il tuo alleato è una brava persona come te, gli sarà permesso di seguirci. Provate a fare brutti scherzi e ve la vedrete con me medesimo. Chiaro?” tentò di essere severo, ma i suoi modi parevano buffi ed impacciati.

Nico cercò di apparire serio e responsabile, eppure osservando le sue gestualità aveva solo una gran voglia di ridere, e la cosa si manifestava alquanto raramente.

Riaffiorò dall'altra parte del muro di scogli, questa volta seguito da Percy, in cerca di Will.

E non fu difficile trovarlo.

Nuotava come un disperato da una parte all'altra, stava cercando qualcuno, e Nico sapeva che era preoccupato per lui.

Lo raggiunse subito, ed infatti appena lo vide l'altro gli corse incontro, sollevato.

“Oh! Ma dov'eri finito, disgraziato? Non avevamo concordato avanscoperte diverse, e poi scusa dove sei staa-” Will si accorse finalmente della figura di Percy che stava dietro a quella di Nico, ombreggiandolo.

“E tu chi diamine saresti? Nico??? È un nemico? Ti sta ricattando?” domandò assumendo una posa minacciosa.

Nico sollevò gli occhi in gloria e subito si affrettò a tranquillizzare l'altro, spiegandogli la situazione.

“Ah, così tu saresti il nostro principe azzurro.

Ma che esempio di bontà ed altruismo!” esclamò con sarcasmo, senza nemmeno velarlo.

Nico non capiva perché avesse quell'atteggiamento d'astio verso l'altro, infondo gli stava veramente salvando la pelle.

I due non sembravano starsi reciprocamente simpatici, a quanto pareva.

“Bene, vado sul nostro scoglio per prendere gli zaini, torno subito” disse Will prima di sparire fra le onde.

Percy guardava dubbioso l'orizzonte.

“Sei proprio sicuro sia un tipo apposto?” domandò a Nico, corrucciando le sopracciglia.

L'altro lo rassicurò, anche se all'inizio Will poteva sembrare leggermente arrogante in verità era una persona veramente buona, aggiunse che in più d'una occasione l'aveva salvato, senza scendere nei dettagli.

Solo a quel punto lo sguardo del moro tornò ad esser rilassato.

Il biondo tornò con il suo arco stretto tra le braccia ed i due zaini sulle spalle.

Senza esitare un solo istante si diressero aldilà della scogliera.

Quando sbucarono dall'altra parte Will strabuzzò gli occhi, sembrava sorpreso da quella cava sotterranea che pareva così riparata.

Percy si immerse nell'acqua un ennesima volta, gli altri presero un respiro a pieni polmoni e lo seguirono.

Poi finalmente arrivarono nella meta descritta dal moro inizialmente.

Non ebbero nemmeno il tempo di uscire dall'acqua che una ragazza robusta dall'aria assai minacciosa si avvicinò a loro con fare rancoroso, teneva tra le mani una lancia acuminata.

Sembrava intenzionata a squartarli, ma Nico non si fece intimorire e continuò a fissarla con fare apatico.

Percy si mise in mezzo prima che quest'ultima li uccidesse. Non avrebbe saputo dire se l'avesse fatto veramente, ma in quel momento non era neppur importante.

“Hey-hey Clarisse! Calma! Loro non sono pericolosi! Sono caduti dalla scogliera e sono così deperiti, li ho portati io qui...” affermò balbettando ed evitando di incrociare lo sguardo con il suo.

Le pupille della mora si dilatarono in una maniera che non pareva umana, sembrava fumare dalle orecchie.

“Non avevo dubbi che fossi stato tu il cretino! Se sono spie? Se per il governo sono vivi e portano le telecamere qui? Ho una gran voglia di aprirti la testa solo per vedere se dentro ci trovo un cervello o un po' d'acqua marina e basta!” cominciò ad avvicinarsi a Percy, che indietreggiava, cercando però comunque di non apparire troppo spaventato.

Will e Nico si guardarono, non sapevano bene cosa fare.

Forse sarebbe stato il caso di fuggire.

Prima che Clarisse strozzasse Percy, fortunatamente apparì sulla soglia della cava subacquea un alta ragazza dai capelli biondi e fluenti, aveva un espressione scocciata, come se quella situazione fosse all'ordine del giorno.

Con poche parole calme ed autoritarie riuscì a far desistere l'ira di Clarisse, salvando un ennesima volta il povero ragazzo dagli occhi azzurri.

Will era sorpreso dalla facilità con cui era riuscita a risolvere la situazione, con solo l'ausilio di poche frasi.

Solo a quel punto la ragazza si decise a voltare lo sguardo verso di loro.

Li squadrò per un paio di istanti, aveva delle iridi fredde ed immobili, metteva soggezione.

“Riguardo a voi, sono molto curiosa di sentire la vostra versione. Ogni cosa” disse, e Nico fu sicuro che gli avrebbero detto tutto, tanto era stata convincente.

“Anche io sono molto curioso babies!” gridò una voce dietro di loro.

I due sobbalzarono, voltandosi immediatamente.

Un ragazzino dallo sguardo furbo stava seduto dietro di loro, su una roccia frammentata, e pareva divertito da quella situazione.

Teneva in mano un apparecchio grigio ed elettronico, non avevano idea di cosa si trattasse e neppure perché fosse in suo possesso. Nell'arena ogni tipo di tecnologia era vietata.

Nico non sapeva bene il motivo, ma intrecciare gli occhi con i suoi gli provocò una sottile nostalgia.

Non gli era mai capitata una cosa simile, ma nel riflesso scuro e ironico di quell'espressione poteva rivedere una malinconia a lui nota.

Una solitudine ed una sottile sofferenza difficile da non riconoscere.

Erano completamente diversi a prima vista, ma Nico aveva capito che in realtà l'anima dell'altro era molto più simile alla sua di quanto potesse immaginare, e forse anche Leo l'avrebbe compreso.

L'altro lo squadrò con un espressione indecifrabile, sembrava voler dire qualcosa, ma alla fine non disse nulla.

Scosse la testa e rise, tornando a guardare la posa rigida ed ostile di Clarisse.

“Tesoro, puoi calmarti e venirmi ad aiutare a sistemare la nostra mirabolante imbarcazione?

Sono un genio ma non un grande sollevatore di legna, lo ammetto. Apprezzerei anche l'aiuto di voi altre principessine, se non vi disturbo” terminò lanciando un occhiata ai presenti.

“Imbarcazione?” domandò Will, che per una volta sembrava inaspettatamente inadeguato.

“Oh, Valdez, chiamami un altra volta in quel modo ed userò le tue ossa per terminare la “mirabolante imbarcazione”, e comunque, seriamente è il caso di parlare di 'ste cose davanti a queste due mammolette sconosciute? Siete assurdi!” sbraitò battendo il pugno su una roccia.

“Uhuhuh, non è che ammetti di esser preoccupata per il mio geniale piano perché non aspetti altro che andartene da qui? Anche tu hai paura, sarà forse così?”.

Nico notò una leggere ed impercettibile inclinazione nella sua voce, come se gli stesse rivolgendo un accusa, una sottilissima frecciatina.

Un intesa muta.

Probabilmente Leo voleva salvare Clarisse dalla sua maschera veneziana, voleva far cedere la sua falsa corazza.

Ma non sarebbe successo, per nessuno là dentro. Le maschere facevano parte dello spettacolo.

Lei si limitò a rivolgergli un gestaccio ed a tornare a lamentarsi con Percy.

Annabeth si avvicinò a loro, la sua postura era imponente, non ammetteva repliche.

Gli riformulò una domanda con un tono inquietante ma pacato, voleva sapere chi erano, e notò una certa fretta nei suoi modi.

Nico si sentiva terribilmente a disagio nei suoi confronti, non riusciva a comprenderne il motivo, ma probabilmente non sarebbe riuscito a spiccicar parola.

Fortunatamente ci pensò Will, che iniziò a parlare al posto suo, era quasi sicuro che l'altro fosse riuscito a percepire la sua agitazione.

Era strano come riuscisse a capirlo pur essendo così diverso.

Osservò i suoi gesti ed i suoi movimenti mentre raccontava le loro varie disavventure.

Aveva un modo strano di coinvolgerti nei discorsi.

Non era come Leo, ne come Annabeth, ne come Percy, ne come Clarisse, ne come nessun altra persona conoscesse.

Riusciva a risultare superficiale, fresco, qualunque cosa dicesse risultava normale se pronunciata da lui, anche se si trattava di cose terribili.

Non t'impegnava, non risultava pesante, ma non riuscivi comunque a perderti uno solo dei suoi discorsi.

Era totalmente diverso ed unico, almeno a suo dire.

Eppure quando parlava con lui percepiva un aria diversa.

Sentiva le sue parole risultare maggiormente emotive, pesate, sincere.

Sembrava adattarsi come un camaleonte, si esponeva solo quand'era necessario, senza risultare costruito.

In questo senso lo invidiava.

Lui per evitare di esporsi aveva semplicemente deciso di evitare di vivere.

O meglio, aveva deciso di vivere ma solo con se stesso. Chiuso in un guscio di solitudine, alla fine sarebbe risultata un esperienza pure piacevole, magari se fosse stato qualcun altro.

Ma tutte le volte che vedeva lo specchio si ricordava di esser lui, si ricordava di non sopportarsi, si ricordava quant'era simile a lei…

Scosse la testa, ci stava nuovamente cascando.

Aveva ormai realizzato di essersi esposto con Will. Era da una vita che non gli succedeva, poteva rivelarsi pericoloso, ma non voleva rimanere nuovamente solo con se stesso.

Non riusciva a sopportarne l'idea.

Si era perso nelle sue riflessione e nel frattempo Will aveva spiegato ai presenti tutto ciò che c'era da spigare.

Percy sorrideva, sembrava esser contento di non essersi sbagliato sul loro conto.

Clarisse aveva i muscoli delle spalle meno tesi, lo sguardo ghiacciato di Annie sembrava essersi sciolto, restava solo del vapore acqueo ed era così strano vedere la severità lasciar spazio a della naturalezza.

Leo continuava ad avere una finta aria egocentrica stampata sul volto.

Quelle persone non erano come tutte le altre, combattevano con un infinità di demoni, e Nico si sentiva meno strano guardandoli muoversi con quegli atteggiamenti meccanici.

Leo finalmente si decise a risollevarsi, per portarli a guardare quella presunta imbarcazione a cui aveva accennato pochi attimi prima.

Si trovava a qualche passo da dov'erano posizionati.

Dovettero frasi un ennesima nuotata, ma stavolta la marea era terribilmente bassa, sembrava stessero camminando dentro una piscina per bambini.

A Nico arrivava a metà busto, e di certo lui non si poteva considerare un ragazzo alto.

Abbassò lo sguardo, notando la struttura a cui stava lavorando Valdez.

Effettivamente era un imbarcazione quella che vide, più o meno.

Una zattera composta da tronchi spezzati, massicci, quasi simmetrici, parevano sicuri.

Erano legati fra loro da una corda dal grande spessore, chiusa in nodi saldi ed impeccabili, un buon lavoro.

La sua ampiezza era notevole, sembrava poter reggere una decina di persone.

Cos'avevano intenzione di fare con quell'affare? Fuggire?

Sembrava impossibile, il governo non ci avrebbe messo molto a mitragliarli.

Vedendo lo stupore nel biondo e l'impassibilità quasi rassegnata nell'altro, Annabeth decise di prender la parola.

“Leo ha un programma per uscire, per evitare di farci uccidere altre persone e rischiare la vita.

Ed immagino che ora anche voi rientrerete in questo progetto” lanciò un occhiata a tutti, tastando il terreno, si limitarono ad annuire, Clarisse sputò a terra.

“Dicevo, le questioni tecniche sono un po' complicate da spiegare, quindi vi chiedo di rivolgervi personalmente a lui per eventuali chiarimenti.” indicò Valdez con un cenno del capo.

“Comunque, questo piano consiste nel disattivare per delle ore intorno alle 72 un qualunque campo magnetico o tecnologico, le conseguenze saranno che per il totale di ore in cui saremo protetti da queste radiazioni “antitecnologia” saremo inattaccabili per Capitol City.

A quel punto ci imbarcheremo su questa” diede un colpetto alla zattera che continuava a galleggiare, attraccata ad uno scoglio con la corda “e proveremo ad allontanarci per quanto ci sia possibile.

Ci sono un paio di problemi da affrontare, uno dei quali è il fatto di aver bisogno di una batteria meccanica di cui non siamo momentaneamente in possesso per ultimare lo strumento che metterà k.o. l'attrezzatura capitolina.

Stavamo pensando che l'unico modo per riuscire ad impossessarcene potesse essere “catturare un hovercraft” per servirci delle parti necessarie.

Ma è impossibile che scendano qua, quindi l'unica soluzione è metterci in contatto con qualcuno lassù.

Ma chi? E come? Questi due punti sono irrisolti” terminò scrocchiandosi le dita, pareva pensierosa.

Nico non si aspettava qualcosa di elaborato in una maniera così articolata, pensava avrebbero tirato fuori il classico piano disperato da maniaci del complotto.

Era comunque dubbioso, avrebbe voluto rivolgere quelle famose domande tecniche a Leo, ma sapeva che non sarebbe stato in grado di formularle ed in qualunque evenienza non avrebbe compreso le risposte.

Gli bastò incrociare i suoi occhi scuri per capire che esisteva una speranza concreta.

Se anche Leo pensava potessero farcela, forse sarebbe riuscito a convincersi pure lui.

Ci fu uno strano momento di silenzio dedito alla metabolizzazione del tutto, quando ad un certo punto un terribile suono fece vibrare la piccola cava in cui erano chiusi.

Delle pietroline caddero dalle pareti traballanti, fu un attimo che non durò abbastanza da essere identificato, ma abbastanza da esser ritenuto magnetico.

Il gruppo cominciò a guardarsi intorno, era successo qualcosa all'arena sopra di loro, e intuivano di cose si trattasse.

“Qualcuno dovrebbe andare a controllare” disse Leo, una strana fiamma accesa nei suoi occhi, sembrava stesse reprimendo un qualche istinto, le sue gambe tremavano.

Nico avrebbe tanto voluto psicoanalizzarlo un giorno, avrebbe voluto capire cosa si celava veramente dietro quella facciata di cera.

Non era il momento giusto, e forse l'occasione non si sarebbe mai presentata.

“Vado io” disse Percy, guardando direttamente negli occhi Annabeth, stavano parlando in silenzio, e lei sembrava leggermente contrariata, ma alla fine annuì.

“Pure io” decise infine Will, cominciando a mettere l'arco sulle spalle.

“Vi seguo” terminò Nico.

Tutti lo guardarono sorpresi, si rese conto di non aver ancora pronunciato alcuna parola.

Il biondo inizialmente sembrò voler ribattere, ma desistette non appena incrociò l'espressione dell'altro.

Cominciarono a dirigersi fuori dalla grotta, armati per precauzione.

Raggiunsero rapidamente la scogliera in cui si erano trovati inizialmente Nico e Will.

Un grande fumo si sollevava nel cielo, cozzando con l'azzurro pulito ed il bianco candido.

Poi finalmente distinguettero una figura barcollante sulla cima del precipizio, era troppo distante per esser inquadrata, le sue intenzioni sembravano confuse e le sue mosse sconnesse.

Will staccò un pezzo di stoffa dal suo zaino e si morse con forza il dito, fino a quando non iniziò a sanguinare.

I due lo guardarono straniti, non avevano compreso le sue intenzioni, eppure sembrava abbastanza convinto da non poter esser persuaso a smetterla.

Prese la punta della freccia e scrisse sulla stoffa un messaggio con il suo sangue, poi infilzò il pezzo di zaino, legandola saldamente.

Prese l'arco fra le mani e lo puntò verso quella sagoma lontana e sperduta, lasciò andare la freccia.

Nico per un istante temette che la trafiggesse, ma fortunatamente affondò vicino ai suoi piedi, senza sfiorarla.

Nico si voltò ed incrociò per un ennesima volta il sorriso del biondo.

Aveva il mento sporco di sangue, gli occhi persi tra il fumo dell'incendio, eppure era così spendente.

 

Nda: La storia ha quasi raggiunto il termine, ed il prossimo capitolo probabilmente sarà l'ultimo od il penultimo.

Spiegherò meglio le mie intenzioni con il concludersi della fanfiction, per ora ringrazio tutti coloro che hanno letto, seguito, ricordato, recensito o preferito questa storia.

Grazie mille davvero ^.^

Alla prossima <3

   
 
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