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Autore: Sakura Hikari    03/05/2016    2 recensioni
Ma ben presto si era reso conto di essersi sbagliato a pensare che a Tony non fosse importato – come del resto gli capitava spesso quando si trattava di Tony Stark.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Unspoken words
 



Dal prompt di angel_29: Secret relationship. Steve e Tony hanno una relazione all’insaputa di tutti.
 



In un primo momento, non ne avevano parlato. La mattina dopo avevano scambiato qualche parola mentre si rivestivano, ma non avevano affrontato apertamente l’argomento. Né l’indomani, né il giorno dopo, né durante il resto della settimana. Insomma, non è che lui o Tony fossero dei tipi avari di parole, specie quando si trattava di avere un confronto verbale faccia a faccia; soprattutto se si trovavano ad avere a che fare l’uno con l’altro.
Non è che si evitassero, è ovvio: a dire il vero non avevano fatto altro che discutere, come tutte le altre volte – eppure Steve sentiva che, nelle loro conversazioni, quella cosa fosse rimasta sospesa, irrisolta ed ingombrante come il classico elefante all’interno della stanza, di cui in certi momenti gli sembrava di essere l’unico a percepirne la sua presenza; da parte sua, Tony aveva mantenuto il suo stesso atteggiamento spaccone e sicuro di sé di sempre, e il Capitano avrebbe mentito se non avesse ammesso almeno a sé stesso che la cosa l’aveva ferito un poco, ed intaccato la sua concentrazione con pensieri scomodi. Era per qualcosa che aveva detto? O aveva fatto qualcosa di sbagliato? Ed era anche vero che era stata la sua prima volta, ma credeva che fosse andato tutto bene…
Ma ben presto si era reso conto di essersi sbagliato a pensare che a Tony non fosse importato – come del resto gli capitava spesso quando si trattava di Tony Stark.
Era stato Tony a sollevare la questione, una quindicina di giorni dopo, in modo semplice ed improvviso, mentre osservava Steve allenarsi col sacco. “Qualcosa mi dice che tu te ne sia pentito”, aveva detto.
“A proposito di cosa?”, aveva chiesto Steve, senza fermarsi.
“A proposito della settimana scorsa”, aveva risposto asciutto Stark; a quel punto Steve si era fermato, raccogliendo le idee. “Non me ne sono pentito”, aveva detto, guardandolo dritto negli occhi. “Piuttosto, mi è parso che fossi tu quello pentito ed intenzionato a non affrontare la questione”.
“Non ti stavo evitando. Se non ho detto nulla non significa automaticamente che abbia cambiato idea”.
“Beh, forse avrei preferito se me ne avessi parlato prima”, si era lasciato scappare Steve, e subito dopo si era sentito avvampare dall’imbarazzo. Tony non aveva replicato e si era limitato ad osservarlo; Steve, per stemperare la tensione che sentiva accumularsi sulle spalle, aveva ripreso a tirare un paio di pugni.
“Davvero eri così insicuro?”, aveva chiesto Tony, con una nota di serietà nella voce.
“Sì”, aveva ammesso Steve. “Per te è più semplice. Prendi tutto alla leggera, e non si capisce mai se una cosa sia seria o se sia solo un’altra delle tue buffonate”.
“Potrei dire la stessa cosa del tuo atteggiamento rigido, Signor Calzamaglia. A volte mi chiedo che pensieri ti frullino in quella testolina bionda”, aveva ribattuto Tony, e senza dare alla possibilità a Steve di riprendere aveva continuato: “Ma no, se lo vuoi sapere, non l’ho affatto considerata come ‘un’altra delle mie buffonate’. Credo di avertelo già fatto capire, mi sembra, che tu occupi una posizione piuttosto alta nella mia sfera di interessi”.
“Come Capitan America o come Steve Rogers?”, aveva chiesto Steve.
“Entrambi”, aveva risposto Tony senza rifletterci neanche un secondo. Avevano mantenuto il contatto visivo per qualche secondo, poi Steve si era sciolto in un sorriso sincero. “Grazie Tony”, aveva risposto. “Anche a me importa, ovviamente”.
“Ovviamente”, aveva ripetuto Tony. “Se l’avessi saputo non ti avrei fatto passare questi ultimi giorni in stato di agitazione”.
“Non è vero che ero agitato. Ero solo un po’ pensieroso”, si era difeso Steve, al che Tony aveva emesso un verso sarcastico. “’Solo un po’ pensieroso’, certo. Sia Fury che Coulson sono venuti a chiedermi se per caso negli ultimi giorni avevi battuto la testa o ti eri innamorato”. Al che tacque e reclinò la testa di lato. “Ti sei già innamorato di me, Cap?”
“Finiscila”, aveva scosso la testa Steve, ma allo stesso tempo aveva percepito lo stomaco fare una buffo salto all’indietro.
“E quindi cosa vorresti fare ora?”, aveva chiesto Tony seriamente. “Hai detto che ti importa. Vorresti provarci, oppure…?”
Questo era stato inaspettato, Tony Stark che gli lasciava carta bianca su come procedere, lui che, per sua stessa ammissione, non si sentiva a suo agio a seguire le direttive degli altri. Eppure eccolo lì, in piedi davanti a lui ad attendere pazientemente la sua risposta.
Steve era rimasto in silenzio alcuni istanti, riflettendo. “Mi piacerebbe fare le cose con calma”, aveva cominciato, scegliendo con cura le parole. “Vorrei comprendere cosa significhi questa nuova… svolta nel nostro rapporto. Ma soprattutto, vorrei conoscere meglio te, Tony: spesso ho difficoltà nell’interpretare il tuo comportamento, e non voglio che si ripeta”.
“Che romanticone”, aveva riso lui. “Quindi, non è necessario che gli altri lo sappiano?”
“Direi che non sono affari loro”, aveva concordato. “Forse potremo cominciare con qualcosa di semplice, come un ballo”.
“Ecco un piccolo aggiornamento per te”, aveva detto Tony, invadendo il suo spazio personale. “Ormai i balli sono superati, adesso vanno di moda i drink”.
“E drink sia”.
 


Erano andati avanti così per qualche mese, e in definitiva, nessuno dei due poteva lamentarsi o desiderava cambiare lo stato attuale delle cose. I loro incontri erano sporadici, ma Steve non se ne preoccupava troppo: benché fossero passati mesi dal suo risveglio, c’erano ancora parecchie cose che doveva ancora imparare sull’andamento delle cose del mondo, tanto per cominciare, ma anche e soprattutto sul conto delle persone che lo circondavano, a cominciare dei membri della sua squadra.
Tony era un caso speciale: da solo occupava gran parte dei pensieri di Steve,
Durante i primi tempi, Steve non poteva fare a meno di paragonarlo a suo padre, l’uomo che l’aveva reso colui che era adesso, Howard. Aveva immediatamente smesso quando aveva saputo, attraverso Natasha, come il rapporto tra Tony e il padre non era stato dei più sereni. E questa era stata la prima lezione che Steve aveva imparato a proposito di Tony, che l’aveva fatto sentire imbarazzato come quella volta che aveva frainteso il significato della parola ‘fonduta’ per Peggy e Howard.
La seconda lezione aveva subito seguito la prima, quando Steve aveva tentato, in un modo che a suo parere poteva definirsi discreto ma evidentemente doveva aver sbagliato qualcosa nel processo, di comprendere meglio quello che pensava Tony a quel proposito, e magari convincerlo a parlarne, nulla più. Secondo lui, era attraverso il dialogo che si costruiva un solido rapporto.
Ma ecco che era arrivata la seconda, dura lezione: Tony non parlava mai volentieri di sé stesso: era inutile forzarlo, non ne avresti cavato nulla. L’unica era attendere che fosse lui a parlartene di sua spontanea volontà, ma questo Steve l’aveva appreso dopo un’accesa discussione durante la quale erano volate parole grosse e si erano lasciati entrambi parecchio scossi. Una piccola parte di Steve, tuttavia, si era ripromessa di essere sempre pronta ad ascoltare, il giorno in cui Tony Stark fosse stato pronto ad aprirgli la sua anima.
Se da una parte Steve apprendeva nuove cose su Tony ma non tanto quanto gli sarebbe piaciuto, dall’altra amava il tempo trascorso insieme. Non tanto il tempo trascorso insieme a letto, a fare l’amore o abbracciandosi (benché anche quelli fossero momenti che amava teneramente), no, i suoi momenti preferiti erano quando uscivano insieme. Si erano ovviamente concessi quel drink, e alla fine della serata Tony aveva dovuto arrendersi confermando Steve vincitore, benché il Capitano dovesse ammettere che anche lui possedeva una soglia di resistenza molto alta. C’era stata quella volta in cui Steve l’aveva convinto a salire sulla sua moto, e Tony aveva trascorso tutto il tragitto cingendogli la vita e giustificandosi che la motocicletta non era il suo mezzo di trasporto.
Capitava qualche volta che qualcuno per strada gli riconoscesse, e si fermassero a salutarli estasiati ed un po’ in imbarazzo. In quei momenti Steve aveva invidiato la sicurezza mostrata da Tony: per lui stare in pubblico era facile come respirare, era il suo elemento naturale, mentre lui, nonostante tutto il tempo passato durante la propaganda di Capitan America, si sentiva ancora un po’ nervoso quando aveva a che fare con il pubblico. Quando ne aveva parlato con Tony, lui gli aveva detto a sorpresa: “Se è vero, allora vuol dire che lo dissimuli bene”.
Steve non aveva potuto fare a meno di arrossire.
 


Nonostante ciò, non parlavano tanto quanto a Steve sarebbe piaciuto. C’era sempre qualcosa che Tony ometteva di dirgli, qualcosa di cui preferiva parlare con Banner, o Fury, o persino Romanoff.
Non era stato completamente sincero con lui in diverse occasioni, e la faccenda con Ultron era solo l’ultima della lista. Durante la missione, per un po’ di tempo Steve aveva avuto difficoltà a guardarlo in faccia.
Alla fine avevano trovato un punto d’accordo, ed erano riusciti a fermarlo. Ma da quel momento era come se qualcosa tra di loro si fosse spezzato irreparabilmente, e benché nessuno ne avesse parlato chiaramente, quando si erano congedati a missione conclusa sembrava quasi un addio.


 
Solo poche settimane dopo, Steve si era sentito il più grosso ipocrita del mondo. Aveva sempre criticato Tony di non essersi mai aperto abbastanza con lui, eppure anche lui, mentre allo stesso tempo nascondeva anche lui un segreto: Bucky. Mentalmente, si giustificava sostenendo che aveva bisogno di tempo per comprendere appieno il suo significato, la sua importanza: Bucky rappresentava l’ultimo pezzo del mondo che aveva conosciuto e perduto, era suo amico praticamente da sempre, benché i suoi ricordi fossero confusi dopo anni di prigionia. Ciliegina sulla torta, era ricercato dal governo.
Con la nuova legge sul controllo dei supereroi, Bucky sarebbe stato visto immediatamente come una minaccia. E Steve non poteva permettere che lo prendessero e combinassero ancora Dio sa solo cosa. Bucky ne aveva passate troppe.
Affrontare Tony non era stato semplice, non solo per il vago sentore di colpevolezza che non si decideva ad abbandonarlo, ma soprattutto per il modo in cui Tony l’aveva guardato per tutto il tempo: poteva pure mantenere la sua solita espressione ironica e scanzonata, ma Steve poteva leggere nei suoi occhi ciò che provava davvero: dolore misto a rabbia. Dopo tutto il tempo trascorso insieme e tutto quello che avevano affrontato Steve questo l’aveva imparato.
E faceva male.


 
“Mi dispiace, Tony”, disse Steve. “Ma lui è mio amico”.
“Lo ero anch’io”, e sentì la voce di Tony incrinarsi appena alla fine.
No, Tony, pensò Steve col cuore gonfio di dolore. Tu eri di più.







I pensieri profondi di Sakura Hikari
Ciao e grazie a te, o lettore, se sei arrivato fino alla fine. O forse, visto che ti aspettavi di leggere qualcosa di introspettivo con un poco di angst e ti sei ritrovato un pippone mentale.
Anyway, questa fiction è stata concepita durante la prima challenge organizzata sul gruppo Facebook Oh Danny boy, I love you so (se vi va passate, abbiamo i biscotti al cioccolato e shippiamo senza ritegno 
https://www.facebook.com/groups/1531074930554069/). L'idea mi è venuta [grazie ad alcuni spoiler sul web sulla trama di CW, spoiler su cui non mi pronuncerò (perchè l'Internet è un luogo buio e pieno di terrori)], e ho riflettuto su come, a volte, si arrivi a farsi la guerra perchè non si comunichi abbastanza o per niente (insomma, i tipici problemi da coppia sposata, solo che per le coppie normali il rimedio di solito è la terapia di coppia). E da quel pensiero è nata questa shottina, a cui ho aggiunto qualche headcanon (e un pizzico di roba cliché e fluff). Dite che ce l'ho fatta? Scrivetemelo in una recensioncina se vi va.
Vorrei concludere scrivendo qualche roba e profonda, ma non me ne viene in mente una. Ne avrei invece in mente un paio di tristi, e cioé: fate scorta di fazzoletti, e non state troppo a pascolare sul Web, gli spoiler sono ovunque.
Baci,

Sakura Hikari






 
  
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