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Autore: sfiorarsi    05/05/2016    8 recensioni
[Sterek | One-shot | Slice of life | Fluff]
Derek lo sa, sa di essere nella merda fino al collo, perché non riuscirà mai a resistere a quello sguardo bambino, giocoso, di colui che ha afferrato con le mani il suo cuore di pietra, abbattendo le pareti solide e sostituendole con una morbida patina. Lo sa che è fottuto per il resto dei suoi giorni, ma quel viso felice non ha prezzo, nemmeno se quest’ultimo è un’insaziabile palla di pelo che, Derek lo sa – anche questo –, a lui non assomiglia per niente.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di come Stiles si prende il disturbo di sparire mezza giornata (e di come Derek lo ringrazia baciandolo).



 
Quella volta in cui Stiles sparisce per mezza giornata, senza neanche degnarlo di un mattiniero e arruffato buongiorno, Derek si ritrova con i nervi a fior di pelle, un insostituibile grugno sul volto e le sopracciglia aggrottate, gesto che gli assottiglia gli occhi in una smorfia lupesca e che non lascia granché spazio all’immaginazione.
Il contatto che le loro labbra si concedono è un’abitudine a cui Derek non vuole rinunciare – troppo affezionato alla sensazione di calore che si propaga nel suo stomaco non appena le loro bocche si sfiorano lentamente – ed è per questo motivo che prepara un insaziabile broncio e una paternale – completa di ringhi – con i fiocchi.
Ma quando il minore si appresta a rientrare con un foglio sottile e stropicciato fra le dita, arricchendo i suoi passi di saltelli continui, Derek capisce che ne ha combinata una delle sue, e di quelle grosse. Sente l’istintivo e primordiale bisogno di saltargli alla gola, ma tutto ciò che fa – e che riesce a fare alla vista di quelle labbra carnose – è stampargli un lascivo bacio al sapore di dentifricio, coccolando le sue labbra morbide e ghignando fra le bocche non appena Stiles mugola, tirandogli dolcemente alcune ciocche di capelli, fra cui le sue lunghe dita si sono andate a depositare. Stiles ha l’esatta espressione di chi è sconvolto dal più straziante dei desideri, all’apparenza innocuo, l’aria di spavalderia che i bambini assumono non appena un adulto accontenta i loro capricci, e lo guarda con quello sguardo tondo e accattivante, la testa lievemente piegata verso la spalla, la bocca contorta in una forma scomposta, sollevata da un vago sorriso di scherno. Il foglio che tiene fra le mani si accartoccia un po’ di più, prima di essere consegnato a Derek, che vorrebbe parlargli, ma Stiles si dilegua in un minor lasso di tempo di due secondi, lasciandolo imbambolato a fissare il foglio di carta stracciato ai margini.
Sulla carta che il maggiore tiene in mano spicca la scritta “Certificato di Adozione” – a quelle parole gli sudano un po’ le mani – accompagnata da un timbro della clinica veterinaria a pochi isolati da lì – Derek si ritrova a tirare un sospiro di immediato sollievo.
«Stiles!» tuona Derek, ringhiando profondamente, sentendo il suo corpo tremare alle lievi scosse che i ringhi nella sua gola creano.
Una matassa di capelli castani, arruffati e annodati, fa capolino dalla parete che costeggia il salotto, due brillanti occhi sbarazzini a paralizzare tutta l’aria attorno, creando una bolla invisibile fra i due – con Derek che si limita ad alzare il foglio per mostrarlo a Stiles, sollevando le sopracciglia nella sua tipica espressione interrogativa, incuriosito da quella sottile parte di foglio stampato, una firma disordinata sul fondo, le lettere a malapena distinguibili. Stiles si avvicina, balbettando e arrossendo vistosamente, e Derek un poco si spaventa, vergine del rossore del ragazzo, che raramente si lascia andare a tanto imbarazzo, in particolar modo di fronte a lui.
«Nel mondo lupesco penso funzioni diversamente. E’ un po’ come una sorta di marchio, qualcosa che garantisce la scelta di un compagno. E, Sourwolf, ho notato questa minuscola pallina di pelo che ti assomiglia tremendamente, e volevo che diventasse una cosa ufficial-» pronuncia tutto d’un fiato, arrovellandosi le dita fra loro, senza accorgersi dei passi svelti che Derek compie nella sua direzione, con l’intenzione di bloccargli le parole in gola. Lo bacia lievemente, accarezzando con la lingua umida il labbro inferiore del minore, prima di richiedere un rapido accesso alla sua bocca, che ha l’aroma e le sensazioni di Stiles – e Derek gli accarezza il profilo dei denti con la punta della lingua, prima di staccarsi da lui e godersi la sensuale visione delle guance arrossate e degli occhi lucidi di Stiles, annuendo lievemente e osservando la sua espressione mite mutarsi in una trepidante ed infantile gioia. Derek lo sa, sa di essere nella merda fino al collo, perché non riuscirà mai a resistere a quello sguardo bambino, giocoso, di colui che ha afferrato con le mani il suo cuore di pietra, abbattendo le pareti solide e sostituendole con una morbida patina. Lo sa che è fottuto per il resto dei suoi giorni, ma quel viso felice non ha prezzo, nemmeno se quest’ultimo è un’insaziabile palla di pelo che, Derek lo sa – anche questo –, a lui non assomiglia per niente.

 
*
 
E, fra ipotesi e congetture, arriva il momento dell’adozione, tanto agognato e sognato palesemente da Stiles, e segretamente da Derek. Il breve lasso di tempo fra la proposta e la conferma è occupato, per la maggior parte delle giornate, da fogli stracciati e penne scariche. Derek, con un broncio annoiato sul volto, depenna in continuazione nomi su nomi – fra cui, a volte, fanno capolino anche nomi maschili, e lui non sa spiegarsi il perché – con cui denominare la piccola cucciola di chow di cui Stiles – la versione capricciosa e con i nervi a fior di pelle – si è innamorato a colpo d’occhio.
«Il nome ci verrà in mente non appena la vedremo, Stiles. Sarà istintivo» tenta di rassicurarlo il maggiore, riuscendo solamente a farlo imbestialire di più – un’espressione corrucciata sul volto teso.
«Non è istintivo, Der. Deve essere un nome che ha un significato particolare, affettivo» gli urla contro, portandosi le dita alle tempie e massaggiandole nervosamente ruotando, lentamente, le dita.
Quello stesso pomeriggio – privi di un vero e proprio nome a portata di mano – i due si dirigono alla clinica, un guinzaglio fra le mani e il sacchetto di plastica contenente il cibo e le apposite medicine nel bagagliaio della Jeep di Stiles – quella palla di pelo non entrerà mai nella mia Camaro, Stilinski –, con espressioni corrucciate dalla crescente preoccupazione. Gli occhi di entrambi si illuminano non appena la piccola si avvicina a loro, saltellando sulle quattro zampe, un collegamento che, istintivamente, riporta a Stiles. Presto le loro mani unite vengono inumidite dalla saliva della cucciola che, affettuosa, si è decisa a seguirli solo al prezzo di una palla di gomma. Arriva il momento ufficiale della scelta del nome, le mani unite dei due si stringono con più forza, mentre si scambiano uno sguardo rassicurante e comprensivo. E, perfettamente sincronizzate, pronunciano quello a cui hanno pensato da tempo, senza però mai comunicarlo all’altro – impauriti, forse, dalla reazione opposta.
Claudia Talia Hale.
 
 
N.d.A = one-shot che conta 1041 parole, senza pretese né un senso logico specifico. Ambientata dopo cinque anni dall’addio – e dal ritorno – di Derek. Semplicemente, Giada mi ha fatto conoscere la sua Sue, una cucciola di chow, e me ne sono innamorata. E, obviously, in quegli occhi ho scorto la Sterek. Ne approfitto per dire che i personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di MTV e Jeff Davis, pertanto questa one-shot è stata ideata e scritta senza alcuno scopo di lucro. Grazie per aver letto!
 
  
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