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Autore: Nana_EvilRegal    07/05/2016    4 recensioni
Dopo aver finito Lady Midnight ho pensato abbastanza a quella che poteva essere diventata la quotidianità della Malec (che avevo sognato e scritto in Just one day) e, nulla, la mia testa ha fatto uscire questa piccola one shot.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Magnus Bane, Max Lightwood-Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sento un po’ bambino ma, lo so con te non finirà
il sogno di sentirsi dentro un film.
_Come mai, 883.
 

Alec si passò una mano tra i capelli. Era stanco, dannatamente stanco. Avrebbe voluto potersi stendere sul letto e dormire per almeno due giorni. Invece no: doveva rientrare in casa, farsi la doccia, cercare di togliere l’icore e altri liquidi strani che impregnavano la tenuta da combattimento e prendersi cura dei suoi figli.
Magnus dannazione, quando pensi di tornare?
Pensò mentre camminava verso casa. Lo stregone era andato via per un paio di giorni lasciandolo solo con Max e Rafael. Doveva ringraziare Maia per avergli fatto da babysitter in quelle ore in cui lui aveva dovuto allontanarsi.
Il suo parabatai l’aveva chiamato dicendogli che doveva correre per un’urgenza. Peccato che quando l’aveva raggiunto si fosse sentito dire “niente, avevo solo voglia di andare a combattere qualche demone col mio parabatai”. Alec lo aveva guardato malissimo e gli aveva fatto notare che aveva dovuto lasciare i bambini con Maia. Gli aveva detto che se fosse successo qualcosa sarebbe stata colpa sua, ma Jace aveva semplicemente sorriso rendendo i suoi occhi dorati ancora più luminosi.
Ad Alec erano bastati pochi minuti in compagnia dell’altro per capire che aveva solo bisogno di allontanarsi dall’Istituto e dai preparativi delle nozze. “Dovresti vedere come corrono tutti. Clary ed Izzy non parlano d’altro. Simon sembra essere diventato una donna. A momenti è più eccitato lui delle future spose”. Alec aveva riso immaginando Jace sopportare gli altri tre.
Quando aprì la porta di casa Maia gli sorrise e gli chiese com’era andata. Lui si era guardato e aveva risposto semplicemente “come al solito”. Le aveva chiesto se le fosse possibile restare finchè non avesse finito di lavare la tenuta nera. Lei gli aveva detto che non c’era problema, non aveva nulla di meglio da fare. Lo shadowhunter la ringraziò e andò dritto in bagno. Si chiese dove fossero finiti i bambini. Solitamente correvano alla porta quando la sentivano aprirsi. Scosse leggermente la testa cercando di scacciare il pensiero che gli fosse successo qualcosa. Maia era una brava babysitter.

Uscì dal bagno una ventina di minuti dopo. Aveva indosso una vecchia maglietta grigia e un paio di jeans talmente vecchi da non aver quasi più tessuto. Aveva in mano la tenuta bagnata che andava inesorabilmente a bagnare la manica della maglia.
Se fosse a casa non avrei dovuto lavarla e ora non dovrei trovare un posto dove farla asciugare.
La portò nella camera da letto e la stese su una sedia. Si chiese di nuovo dove fossero finiti i suoi figli. Tornò nella sala dove Maia stava seduta sul divano. Alec si mise accanto a lei.
- Maia, i bambini dove sono?- lo sguardo di lui tradiva una leggera preoccupazione. Lei gli sorrise e gli indicò la loro camera da letto.
- Sei davvero riuscita a farli dormire? Io ieri sera ci ho messo più di un’ora a convincerli- la risata di lei seguì spontanea a quella frase.
- Non so cosa dirti, forse si annoiavano. Io gli ho semplicemente detto che era ora di dormire e loro sono andati- Alec alzò lo sguardo al cielo.
- Quindi stanno dormendo. Ne sei sicura?-
- Puoi andare a controllare- lui continuava ad essere scettico, per questo si alzò e andò verso la camera da letto dei bambini. Entrò nel buio e per un secondo ringraziò la runa che aveva tatuata sul braccio che gli permetteva di vedere al buio. Si avvicinò prima ad uno poi all’altro stampandogli un bacio leggero in fronte. Uscì e tornò a sedersi accanto alla ragazza.
- Se vuoi puoi venire e metterli a letto tutte le sere- Maia rise di nuovo poi lo salutò dicendogli che Bat la stava aspettando. Quando Alec rimase da solo si stese sul divano e sospirò. Inziò quasi a ridere senza davvero un motivo. Doveva ammettere che si era divertito quel pomeriggio, gli erano mancate le giornate con Jace. Gli mancava anche Magnus nonostante fosse partito solo due giorni prima. Nel momento in cui quel pensiero si formò nella sua mente sentì il cellulare suonare sul tavolo. Si alzò di scatto. Prese il telefono in mano e sorrise leggendo il nome di Magnus sul display.
- Ciao, come sta andando?-
- Bene, domani dovrei rientrare se non cambia nulla- Alec sorrise, ma non c’era nessuno per vedere il suo viso illuminarsi all’idea di rivedere l’uomo che amava.
- Ne sono felice. Sai che Maia è riuscita a mettere a letto i bambini senza impazzire?- sentì lo stregone ridere e si sentì sorridere di nuovo.
- Ti stanno facendo diventare matto?-
- Non eccessivamente- Alec si morse la lingua dicendo quelle due parole. In due giorni erano riusciti a faro uscire di testa sul serio. A volte gli sembrava di rimpiangere i momenti passati a rischiare di morire in prima linea nelle guerre contro Valentine e Sebastian. Questo però a Magnus non lo disse. Rimasero in silenzio per qualche istante poi dall’altro capo del telefono sentì una voce femminile chiamare lo stregone.
- Devo andare. Ci sentiamo domani va bene?- Alec guardò il pavimento. Lo salutò e appoggiò nuovamente il cellulare sul tavolo. Avrebbe voluto raccontargli della serata passata con Jace, le preparazioni del matrimonio e quanto tutti stessero facendo diventare matto il ragazzo biondo. Avrebbe voluto sentire cosa stesse realmente succedendo a Los Angeles con Emma, Julian e tutta la famiglia Blackthorn. Avrebbe voluto che lo stregone utilizzasse un portale solo per stare con lui anche dieci minuti. Non poteva negarlo, voleva vederlo, abbracciarlo e baciarlo anche se erano passati solo due giorni da quando era partito. Invece andò nella loro camera, si buttò sul letto e chiuse gli occhi.

Si risvegliò di soprassalto sentendo un urlo. Saltò giù dal letto velocemente. Sorrise riconoscendo i suoi allenamenti da Shadowhunter, ma quel sorriso venne subito rimpiazzato dalla preoccupazione per l’urlo nella camera dei bambini. Corse dentro spalancando la porta e facendo più rumore di quanto volesse realmente. Max era seduto sul letto. La sua pelle e i suoi capelli blu rendevano difficile vederlo davvero bene al buio, ma Alec riconobbe la sua sagoma in contrasto con il muro bianco. Si avvicinò al figlio e si mise a sedere sul suo letto accanto a lui.
- Cos’è successo Max?- per un secondo quella frase lo riportò ad anni prima, quando suo fratello era ancora vivo e lui invidiava il rapporto che c’era tra lui e Jace. Non capitava di rado che il piccolo stregone gli ricordasse suo fratello, e non solo per il nome. C’era qualcosa in lui, nonostante non ci fossero legami di sangue, che glielo ricordava. Il bambino gli appoggiò la testa alla spalla e il cuore di Alec si riempì di gioia. Era così tutte le volte che anche solo sfiorava uno dei suoi figli.
- Niente papà- gli accarezzò il viso sorridendo per quella piccola parola a cui, in fondo, non si era ancora proprio abituato.
- Ne sei sicuro?- il piccolo annuì prima di rispondere semplicemente “stavo solo sognando”. Rimasero in silenzio. Max gli prese una mano prima di stendersi di nuovo e abbandonare la testa sul cuscino. Alec rimase fermo con la piccola manina blu tra le sue. Lo ascoltò respirare prima normalmente poi ogni respiro diventava sempre più leggero. Si stava riaddormentando. Suo padre gli lasciò la mano e si rialzò mettendogli a posto le coperte.
- Quando torna papà?- gli chiese con la voce di chi sta già dormendo. Il ragazzo sorrise e gli sfiorò i capelli poi gli disse che Magnus sarebbe tornato probabilmente il giorno successivo. Uscì dalla stanza cercando di fare meno rumore possibile. Guardò la sveglia sul comodino appena rientrò nella sua camera. Erano quasi le cinque del mattino. Aveva ancora circa un’ora per dormire. Alle sette Rafael doveva essere all’Istituto così che “zio Jace” riprendesse il suo addestramento. Max doveva aspettare Magnus invece per esercitare i suoi poteri. Alec a volte si sentiva impotente con lui, ma poi si rendeva conto che probabilmente per il suo compagno era la stessa cosa con l’altro figlio. E poi, ad essere totalemente sinceri, adorava vederli lavorare insieme. Con quel pensiero lo Shadowhunter chiuse gli occhi e si addormentò di nuovo.

Quando sentì la sveglia suonare si voltò dall’altro lato sperando che smettesse da sola, ma, come prevedibile, non funzionò. Aprì gli occhi e colpì il tasto per far tacere quel rumore assordante. Guardò sul letto quasi sperando di vedere lo stregone steso accanto a lui sorridere. Il letto però era vuoto. Erano le sei del mattino e quando aprì la finestra della camera da letto si rese conto che il sole stava appena sorgendo. Con tutti i palazzi di New York vedere l’alba era pressoché impossibile, ma lui la ricordava per come l’aveva vista a Idris. Per un secondo si perse in quei ricordi, nella tonalità rosastra che dipingeva il cielo mentre il sole quasi rosso spuntava tra gli alberi della foresta fuori dalla città. Chiuse la finestra e si diresse direttamente in bagno. Si lavò il viso prima di andare a svegliare i bambini. Per un secondo pensò a quanto fosse bello quando erano solo lui e Magnus. Fu un pensiero solo di un attimo. Sapeva benissimo che, in realtà, non era mai stato felice come dopo l’arrivo dei due figli. Entrò nella stanza e aprì la finestra quasi sorridendo alle lamentele di Max e Rafael. Andò prima da uno poi dall’altro, gli lasciò un bacio sulla testa per poi dirgli “è ora di alzarsi”. Max rimase in silenzio. Rafael sbuffò per poi ribattere.
- Non ne ho voglia- aveva la voce impastata dal sonno.
- Allora dico a Jace e Izzy che oggi non ti alleni perchè vuoi studiare un po’ di latino- Alec vide il bambino scattare in piedi.
- No no sono già pronto- gli disse sfilandosi la maglia dalla testa. Padre e fratello iniziarono a ridere. Alec uscì dalla stanza lasciando che si preparassero, ormai erano abbastanza grandi per farlo da soli. Prese il cellulare in mano. Scrisse un messaggio veloce a Magnus. “Buongiorno, se non dovessi tornare oggi avvisami”. Lo riappoggiò sul tavolo per poi iniziare a preparare la colazione per entrambi i suoi figli. Rafael arrivò quasi di corsa e si mise seduto. Il fratello camminava lentamente dietro di lui. Si sedette sbadigliando aspettando che il padre gli porgesse la colazione. Alec pensò a quanto fosse rassicurante quella routine. Perchè quella era la scena che si trovava davanti quasi tutte le mattine. Lasciò i suoi figli mangiare e andarsi a lavare intanto che lui si cambiava e andava a rifare i letti di tutti.
Uscirono di casa qualche minuto in anticipo lasciando quasi stupito Alec. Erano quasi sempre in ritardo. Si avviarono verso l’Istituto in silenzio come tutte le mattine che andavano in là. Ad Alec quella strada riportava alla mente davvero tanti ricordi e doveva ammettere che apprezzava il silenzio dei bambini in modo da potersi perdere nel viale dei ricordi.
La prima sera in cui aveva incontrato Magnus. Tutte le volte che era andato da lui di nascosto. Il periodo in cui era ancora convinto di essere innamorato di Jace. Quando voleva nascondere la sua sessualità e il suo rapporto con lo stregone. Erano solo alcuni dei ricordi che gli invasero la mente quella mattina.
Quando si trovarono davanti alla porta dell’Istituto il ragazzo, ormai uomo, sorrise pensando a tutte le cose successe lì dentro. La sua vecchia casa. Aprì il portone e si avviò deciso verso l’ascensore continuando a stringere le mani dei suoi figli. Uno da una parte, l’altro dall’altra. Quando arrivarono di sopra notò la mancanza di Church. Ci faceva caso tutte le volte. Si avviarono verso la palestra sapendo che probabilmente era lì che avrebbero trovato Jace. Gli piaceva allenarsi la mattina presto, ricordò Alec. Entrarono nella palestra e vennero investiti dall’inconfondibile odore delle fatiche e del sudore versato da Alec, Jace, Clary, Izzy,Simon e chiunque altro si fosse mai allenato lì dentro. Jace come prevedibile era lì. Stava tirando coltelli. Il suo parabatai potè notare quanto la sua tecnica non fosse cambiata. Sempre perfetta. Lo Shadowhunter biondo si voltò verso la porta mentre un coltello lasciava le sue dita per andare a conficcarsi nella parete di fronte perfettamente al centro del bersaglio. Alec sorrise.
- Sbagli mai un tiro?- chiese lasciando le mani dei figli. Rafael corse incontro allo zio buttandosi tra le sue braccia. Il ragazzo biondo sorrise al suo parabatai mentre rimetteva a terra il nipote.
- Sai che non sbaglio mai- Alec scosse leggermente il capo.
- Mi era mancata la tua modestia in queste otto ore- Jace rise poi si chinò su Rafael sussurrandogli qualcosa che il padre non riuscì a sentire. Il bambino annuì poi si allontanò. I due parabatai si salutarono con un cenno della mano. Ad Alec dispiaceva non poter restare, ma non poteva neanche lasciare Max da solo e sapeva quanto il piccolo si annoiasse a guardare il fratello allenarsi. Inoltre Alec voleva vedere sua sorella. Era quasi una settimana che non parlavano e, nonostante sapesse che l’avrebbe riempito di discorsi sul matrimonio, aveva voglia di passare del tempo con lei. Max non aveva ancora parlato quella mattina, ma Alec non era preoccupato per quello. Era piuttosto normale che rimanesse in silenzio a lungo soprattutto se quacosa lo turbava. Il padre sapeva benissimo che a turbarlo era l’assenza di Magnus. Si rendeva anche conto che al bambino desse fastidio che non l’avesse portato con sè, ma non avrebbe potuto far diversamente. Era una situazione delicata quella in cui era andato ad aiutare.
Bussò alla porta della camera di Izzy. Non attese molto prima di vederla aprirsi. Alec sorrise mentre sorreggeva il suo piccolo stregone blu tra le braccia. Davanti però non si trovò sua sorella, ma Simon che per un secondo arrossì ricordandogli il vecchio mondano nerd. Si ricompose immediatamente e lo lasciò passare uscendo dalla stanza per lasciarlo solo con la sorella. Si salutarono velocemente quando Alec si chiuse la porta alle spalle. La ragazza dai capelli neri gli sorrise. Lui rimise a terra Max che le corse incontro e la abbracciò.
- Sai che diventerà mio marito vero? Potresti non guardarlo sempre male-
- Non lo guardo male. Gli ricordo solo la mia posizione di fratello maggiore- risero entrambi mentre lei scuoteva leggermente la testa. Alec si mise seduto sul letto della sorella solo dopo aver tirato su le coperte strappandole un altro sorriso. Anche Max si buttò sul letto. Izzy rimase appoggiata al muro accanto alla finestra guandava suo fratello con aria di chi sta cercando di capire l’altro. Lui non disse nulla anche se sapeva cosa voleva chiedergli. Alla fine lei si decise.
- Quando torna Magnus?- a quelle parole il bambino si tese leggermente. Izzy nemmeno se ne rese conto, ma Alec sì. Gli prese una mano tra le sue e la strinse leggermente. Si era reso perfettamente conto che chi aveva sofferto più di tutti per la sua lontananza era stato il Max. Il padre ne conosceva perfettamente tutti i motivi. Per quanto potesse fargli male era consapevole che il piccolo si sentiva leggermente fuori posto essendo l’unico stregone quando non c’era Magnus. Alec avrebbe volutto fare qualcosa, ma si rendeva conto che non poteva.
- Se non cambia nulla oggi- Max sorrise poi disse le prime parole da quando si erano svegliati.
- Magari è già a casa- Alec gli passò una mano tra i capelli e gli rispose con tono calmo.
- Sì, può essere- anche lui sperava che fosse così. Sperava davvero che al loro rientro lui fosse lì, nel salotto, ricoperto di glitter. Sapeva che era improbabile, ma ci sperava lo stesso. Izzy li guardò con occhi dolci per un po’ prima di iniziare a intontire entrambi parlando dell’abito e dei fiori e degli invitati, del cibo, della musica e di qualsiasi altra cosa potesse servire ad un matrimonio.

Si fermò solo più di un’ora dopo quando sentì dei colpi alla porta. Andò ad aprire velocemente trovandosi Jace di fronte. Il parabatai di Alec lo guardò e si mise a ridere.
Sì, per una volta è toccata a me. Grazie per avermi salvato.
Pensò Alec consapevole che Jace pur non potendo sentire i suoi pensieri avesse capito la sua gratitudine per aver interrotto quel monologo infinito.
- Pensi di venire ad aiutare Rafael con la frusta?- il ragazzo seduto sul letto si tese per un attimo.
- Hai davvero intenzione di far usare la frusta a mio figlio?- disse con la voce più alta di almeno un tono in confronto al solito. Jace e Izzy iniziarono a ridere. Alla fine lei alzò le spalle poi disse semplicemente “qualcuno in famiglia dovrà pur imparare come si usa dalla migliore”. Uscirono tutti e quattro dalla stanza. Due si diressero in palestra e due uscirono dall’Istituto. Tra i due parabatai c’era il tacito accordo che dopo l’allenamento se non c’era nessuno doveva essere qualcuno di loro a riaccompagnare Rafael a casa per cui Alec si avviò tranquillo verso casa tenendo per mano il piccolo Max.

Rientrarono ridendo per qualcosa che il piccolo stregone aveva fatto passando dal parco. Voleva provare quello che aveva imparato nell’ultimo periodo. Alec aveva alzato le spalle dandogli il suo consenso. Non poteva immaginare che avesse intenzione di rendere le foglie di un albero dello stesso colore della sua pelle. I mondani che passavano si erano fermati spaventati. Non potevano vedere lo stregone e lo Shadowhunter lì accanto ridere. Dopo quello Max sembrava essersi ripreso. Aveva iniziato a parlare e non aveva più smesso. Alec sapeva che avrebbe dovuto dirgli qualcosa su quello che era successo.
Un bravo padre l’avrebbe sgridato.
Era la voce di suo padre a rimbomargli in testa, non la ascoltò. A lui non interessavano le catogorie di “bravo e cattivo padre”. A lui interessava solo essere presente per i suoi figli.
- Vado in camera, papà vuole che impari delle cose prima di tornare- Alec gli scompigliò i capelli poi lo guardò entrare nella sua stanza. Lui andò a bere e controllò il cellulare. Nessuna risposta dal suo compagno. Erano le nove passate a New York, le sette a Los Angeles.
Starà ancora dormendo.
Pensò appoggiando il telefono su un mobile. Sbuffò, odiava il fuso orario. Voleva una risposta al suo messaggio e sapeva anche cosa voleva leggere. Rimise ogni cosa al suo posto poi si diresse verso la camera da letto. Avrebbe guardato e cercato un modo per risolvere l’ultimo dei numerosi problemi che Lily e Maia gli avevano presentato. Aprì la porta e si rese immediatamente conto che le cose non sarebbero andate come aveva previsto.
Seduto sul letto c’era Magnus che lo guardava sorridendo. Alec rimase immobile per un secondo poi lo raggiunse e gli diede un piccolo bacio sulle labbra. Uno di quei baci che erano quasi routine. Di quelli in cui si dà quasi per scontato che ne seguiranno altri, sempre.
- Potevi anche avvisare- disse Alec sorridedo col viso ancora dannatamente vicino a quello del compagno. Non pensava realmente quello che aveva detto, era stata una piacevolissima sorpresa. Lui, che gli stava fissando le labbra, alzò lo sguardo fino ad incrociare quello di Alec poi, senza rispondergli, annullò la distanza che c’era tra loro. Le sue labbra si schiusero leggermente su quelle di Alec che seguì i suoi movimenti. Il corpo di Magnus iniziò a premere su quello dell’altro che si abbassò fino asi steso sul materasso. Le mani dello stregone scivolarono sulla maglia dello Shadowhunter senza che le loro labbra si separassero. Sentì Alec sorridere leggermente sulle sue labbra.
- Max è nell’altra stanza- disse il ragazzo appena si staccarono. Magnus si alzò a sedere sulle gambe dell’altro. Alzò lo suardo al soffitto poi mosse leggermente la mano facendo partire qualche scintilla azzurra dalle dita. Si sentì la serratura scattare. Lo stregone abbassò di nuovo lo sguardo.
- Ora smetti di fare il guastafeste- disse mentre le sue mani alzavano la maglietta di Alec lasciando scoperto il fisico scolpito e le rune tatuate sul petto. Alec si sentì rabbrividire, non per il freddo bensì per il tocco di lui sulla pelle. Ormai stavano insieme da anni, ma ogni giorno quello che provava per Magnus aumentava e si rafforzava. Se gli avessero detto una cosa simile non ci avrebbe mai creduto. A malapena riusciva a crederci anche se era lui a provarlo. Appena si trovò a petto nudo Magnus sorrise e gli diede un piccolo bacio prima di sfilarsi anche lui la maglia. Alec soffocò una risata vedendo una piccola nuvoletta di glitter partire dai capelli dello stregone e cadegli addosso. Nemmeno a quello era ancora abituato. Si alzò a sedere facendo scivolare leggermente indietro il compagno per poi baciarlo con più passione di prima, se possibile. Si sentì perso tra le braccia di Magnus. Gli sembrò di sciogliersi e diventare acqua mentre le mani dell’altro affondavano nei suoi capelli. Lo amava.
Lo amava terribilmente.

- Dovresti andare da Max- disse Alec con tono quasi triste. Sapeva che era giusto così, sapeva quanto al figlio fosse mancato il padre, ma quello era uno di quei momenti in cui avrebbe voluto dimenticare di avere figli. Uno di quei momenti in cui si chiedeva perchè avessero deciso di adottarli. Anche Magnus sembrò avere lo stesso pensiero, ma nessuno dei due lo disse a voce alta. Erano entrambi fin troppo felici di quei due bambini in realtà. Lo stregone abbandonò una mano sul petto di Alec poi si mise seduto.
- Forse dovremo rivestirci- sorrise mentre quelle parole uscivano dalla sua bocca. Gli bastò schioccare le dita per far in modo che entrambi fossero nuovamente presentabili. Alec alzò lo sguardo sorrindendo, non l’avrebbe mai ammesso, ma anche quel modo personalissimo di Magnus di risolvere anche le cose più semplici con la magia gli era mancato in quei due giorni. Il ragazzo rimase fermo mentre lo stregone faceva scattare la serratura e usciva dalla stanza. Da lì potè sentire Max gioire rivedendo Magnus e iniziare a raccontargli tutto quello che era successo mentre non c’era partendo proprio dall’albero di quella mattina. Il padre restava in silenzio ad ascoltarlo e, all’occorrenza, rideva. Alec decise di lasciarli soli e raggiungere Rafael all’Istituto così da potersi allenare un po’. Infilò una tuta nera di un tessuto piuttosto morbido poi si affacciò alla camera del figlio per avvisare che sarebbe uscito. Lo salutarono entrambi e lui uscì.

Era passata da un pezzo l’ora di pranzo quando il bambino smise di parlare. Magnus era felice che non si fosse sentito di troppo restando con due Nephilim. Erano una famiglia, sì, ma a volte perfino lui si sentiva fuori posto quando Alec e Rafael parlavano dell’allenamento. Nei suoi quasi sette anni era già piuttosto bravo nelle basi e anche con qualche arma se la cavava bene. A detta del padre l’arco non sarebbe mai stata l’arma del bambino. “Se la cava meglio con la balestra anche se appena riesce a tenerla il mano.” ripeteva sempre Alec ridendo. Max, a differenza del fratello, era più lento nell’apprendimento, ma aveva davanti tutta l’eternità. A Magnus non importava che il piccolo diventasse un Sommo Stregone, a lui interessava condividere col figlio quello che sapeva e rendergli l’infanzia migliore di quella che aveva avuto lui.
- Hai fatto quello che ti avevo chiesto?- il bambino abbassò lo sguardo.
- Ho fatto un disegno- Magnus sbattè le palpebre leggermente spiazzato dalla risposta. In un secondo momento gli sorrise cercando di trovare le parole con cui rispondergli.
- Davvero? Fammi vedere- alla fine aveva deciso di scartare tutti i “dovevi fare il tuo dovere” o “va bene, ma è importante che studi” e tutte le altre frasi che gli ricordavano Alec. Non sarebbe stato credibile: lui era il padre divertente. Il bambino si alzò e corse nella sua stanza per poi uscirne poco dopo con un foglio in mano. Lo porse al padre che lo prese e lo esaminò con le sue pupille da gatto e il sorriso in viso. Aveva fatto bene a non sgridarlo per non aver studiato l’incantesimo che gli aveva chiesto. Nulla avrebbe potuto essere più bello di quel foglio di carta. Aveva usato il pennarello blu per disegnare se stesso; accanto a lui c’era Magnus, si riconosceva dalle stelline azzurre che erano disegnate sulle dita; lì accanto Alec, i due si tenevano per mano, era più alto degli atri e aveva una specie di arco stretto nella mano libera; per ultimo Rafael, l’aveva disegnato più alto di quanto si fosse disegnato lui rimanendo piuttosto fedele alle loro reali stature. Li aveva disegnati tutti sullo stesso piano. Più indietro, in alto, in piccolo c’era qualcosa che poteva ricordare l’Istutito, ma Magnus non ne era certo. In basso invece Max aveva disegnato dei fiori alti fino al suo ginocchio. In mezzo a due di questi c’era qualcosa che sembrava più uno scarabocchio che altro e Magnus non vi si soffermò particolarmente.
- Ti piace?- chiese Max con la voce che gli tremava leggermente.
- È bellissimo, posso tenerlo?- gli occhi del bambino si abbassarono come se dovesse riflettere sulla risposta poi lo guardò sorridendo.
- Sì- disse sorridendo con un sorriso che aprì il cuore a Magnus più di quanto l’avesse fatto il disegno che teneva ancora tra le mani. Lo prese in braccio per poi portare il disegno nella camera da letto sua e di Alec.
La porta d’ingresso si aprì e l’altra metà della famiglia entrò in casa.
- ... io ho vinto- era Rafael a parlare, Magnus non poteva confondere come la gioia gli incrinasse la voce. Lui e Max uscirono dalla camera mentre Alec, sorridendo, rispondeva al bambino.
- È vero, ma devi continuare ad allenarti per diventare il miglior Shadowhunter di tutti i tempi- gli occhi di Rafael si illuminarono.
- Migliore di te?- Alec sorrise e Magnus rimase quasi incantato vedendo quanto quella semplice frase avesse reso felice il ragazzo che amava.
- Migliore anche di Jace- Rafael sorrise ancora di più.
- Cos’è successo?- Magnus decise di interrompere la discussione tra i due curioso dell’eccezionale evento che aveva reso così euforico il bambino. Come tutti in quella stanza immaginavano fu proprio Rafael a rispondere e raccontare di come avesse sconfitto il padre in una lotta con i bastoni. Magnus aveva più volte guardato il compagno sorridere e annuire mentre il bambino parlava. Quando i loro sguardi si incrociarono Alec annuì rispondendo affermativamente alla tacita domanda dello stregone. L’aveva lasciato vincere. Magnus vedeva quanto l’altro fosse felice di averlo fatto per come guardava il figlio che continuava a raccontare. Quando finì di parlare prese il braccio blu del fratello e lo trascinò in camera. Max rideva mentre l’altro se lo tirava dietro forse con un po’ più forza del necessario. I genitori li guardavano con il sorriso in viso e quando i due scomparvero andarono a sedersi sul divano. Alec con le gambe incrociate si mise seduto di lato in modo da poter guardare in faccia Magnus. Lo stregone guardandolo in quella posizione si rese conto di quanto, nonostante tutto, fosse ancora un ragazzo. A volte se ne dimentica, erano successe tantissime cose da uando si erano conosciuti e Alec non si era mai davvero comportato come un ragazzo della sua età.
È uno Shadowhunter, è cresciuto in modo diverso dai ragazzi con cui sei uscito in passato.
Ricordandoselo quasi sorrise per quanto spesso si dimenticasse di quel non piccolo dettaglio. Lo guardò dritto negli occhi azzurri. Il ragazzo sembrò arrossire leggermente.
- Allora, com’è andata a Los Angeles?- Magnus alzò lo sguardo poi sospirò. Nemmeno lui era sicuro di come fosse andata.
- Non lo so... bene, credo, ma i ragazzi devono ancora riprendersi- ad Alec fu immediatamente chiaro che il compagno non voleva parlarne per cui cambiò argomento.
- Io sono stato fuori con Jace ieri sera. Sta impazzendo con Clary e Izzy che non fanno altro che parlare di matrimonio. In più continua a dire che Simon sta diventando peggio delle altre due messe insieme- Magnus rise e ad Alec si strinse leggermente il cuore al suono di quella risata. Possibile che non si fosse davvero ancora abituato a lui? A quanto lo amasse?
- Ed è davvero così?-
- Assolutamente, Izzy mi ha tenuto chiuso in camera sua un’ora a parlare del matrimonio. Non chiedermi cosa mi ha detto, ho rimosso tutto. Tra l’altro c’era anche Max che si è addormentato mentre ne parlava- il ragazzo si morse il labbro mentre lo stregone sorrideva a quella frase. Alec si avvicinò e lo baciò. Uno dei tanti baci brevi e leggeri che si scambiavano ogni giorno. Sentirono la porta della camera dei bambini aprirsi e si allontanarono velocemente. I figli fecero una piccola smorfia vedendoli e loro si ritrovarono entrambi a ridere.
- Abbiamo fame- disse Rafael col tono di un bambino di sei, sette anni che non voleva discussioni. Alec gli sorrise poi Magnus si alzò e fece apparire dei piatti pronti sul tavolo.
- Mangiate- disse guardandoli andare a passo svelto verso il tavolo. Rafael si era voltato verso il fratello e gli aveva detto “dovresti imparare a farlo anche tu”. Max aveva lanciato un’occhiata veloce al padre poi aveva semplicemente risposto che lui avrebbe fatto molto di più; lui avrebbe riempito l’intera camera di dolci. Si erano messi a parlare tra di loro e a sognare una camera da letto interemente fatta di dolci e caramelle. Magnus si lasciò sfuggire una risata quando alle sue orecchie arrivò la frase “potremo mangiare anche mentre dormiamo, potremo mangiarci il letto”. Lo stregone pensò che sarebbe stato bello aver avuto un’infanzia come quella, chiuse gli occhi e provò ad immaginare se stesso al posto dei figli. Non ci riuscì. Alec gli appoggiò una mano su una gamba come se avesse sentito i suoi pensieri.

Restarono seduti a guardare i figli mangiare finchè questi non tornarono nella loro stanza ridendo e continuando a progettare la camera da letto sogno di qualsiasi bambino. Solo quando furono da soli Magnus chiese al compagno se volesse mangiare e, soprattutto, cosa. Alec aveva alzato le spalle. Alla fine avevano condiviso una pizza e avevano continuato a parlare di qualsiasi cosa gli passasse per la testa. Erano passati da Jace a Emma e Julian, da loro a Jem Carstairs per poi arrivare a Will Herondale e a quanto, a detta di Magnus, Jace lo ricordasse. Per la prima volta lo stregone disse ad Alec quanto, prima di lui, i Lightwood non gli andassero proprio a genio. Ci avevano scherzato sopra. Quando finirono di parlare i loro figli dormivano già da un pezzo. Alec si alzò per riordinare ciò che era rimasto sia della loro cena sia di quella dei bambini, ma Magnus, ridendo, fece semplicemente sparire tutto poi lo prese per mano e insieme andarono in camera. Quando furono lì videro quel foglio di carta abbandonato sulla coperta che Alec non aveva ancora visto. Lo prese in mano con espressione interrogativa poi abbassò lo sguardo e si ritrovò a sorridere.
- L’ha fatto Max- gli disse Magnus semplicemente. Lo Shadowhunter lo appoggiò sul comodino del compagno poi gli si avvicinò mettendo le braccia dietro al collo di lui e baciandolo.
- Non facciamo proprio schifo come genitori- disse quando le loro labbra si separarono. Magnus rise poi lo guardò dritto negli occhi.
- Ti amo Alexander Lightwood-

NdA: buon salve. Era tanto che non scrivevo e non pubblicavo niente e tornare con i miei amati Malec mi rende davvero felice. In realtà non ho molto da dire dopo questa one shot, mi fa solo piacere essere riuscita a ritagliarmi un po’ di tempo per scrivere. Spero che la signorina Flavia apprezzi le pagine che ho scritto perchè se no potrebbe picchiarmi per la mia inutilità durante le ore di statistica. Sì, per la maggior parte è stata scritta a lezione. Spero che sia piaciuta anche a qualsiasi sia il tuo nome @TLHeronstairs (bello chiamarti con il nick di Twitter ahahah). Infine ringrazio la mia morosa che non mi ha uccisa per averle risposto a monosillabi per un intero pomeriggio perchè ero concentrata sulla stesura della shot.
Alla prossima.
Nana.

   
 
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