Fa caldo. Yong Soo percepisce il sudore scorrere a rivoli lungo la sua fronte e sotto la maglia rossa.
 Quella maglia rossa... in una frazione di secondo si porta una mano al cuore e stringe la stoffa tra le dita; sente il petto alzarsi ed abbassarsi convulsamente per riprendere fiato e il cuore battere all'impazzata, e il calore che lo invade questa volta non è dovuto al sole cocente e al troppo correre: quella maglia rossa non è la divisa calcistica sudcoreana, e nemmeno quella nordcoreana.
 Quella maglia rossa rappresenta per la prima volta la Corea nella sua interezza.
 -Yong Soo, che aspetti? Torna a giocare!
 Alza lo sguardo, Yong Soo, ed incrocia uno sguardo gemello al proprio: Hyung Soo è in piedi davanti a lui, lo sguardo severo e le braccia incrociate, che lo fissa. Subito il sudcoreano si apre in un sorriso smagliante, che da sempre lo caratterizza, ed annuisce. -Ricevuto!
 Si avvia trotterellando allegro verso il campo di calcio, dove i loro compagni di squadra e gli avversari argentini sono già pronti per ricominciare la partita. Quando passa accanto al fratello, Hyung Soo alza una mano per scompigliargli rudemente la corta zazzera nera. -Vedi di non fare casini.-, poi lo precede in campo, e Yong Soo rimane qualche istante immobile, ad osservare la sua schiena che si allontana, felicemente incredulo.
 E poi, con rinnovata energia, gli corre dietro, affiancandolo.


 A dir la verità, non sa bene come abbia fatto: è stata una frazione di secondo durante la quale il suo corpo si è mosso nella più totale autonomia.
 Nel momento in cui ha visto il pallone arrivargli davanti, non ha nemmeno dovuto pensarci: ha tirato. “Ho sicuramente sbagliato.” si dice: non è possibile che un tiro dato senza guardare possa entrare in rete. E invece spalanca gli occhi nel constatare che si sbaglia.
 Un fragoroso boato proveniente dal tifo coreano –per la prima volta unito– invade lo stadio, mentre tutti i suoi compagni gli corrono incontro per abbracciarlo, esultanti. Qualcuno lo abbraccia più forte degli altri, arrivando a togliergli il fiato, e non solo perché le braccia dell'altro lo stanno stritolando.
 Era da tanto tempo, davvero troppo, che Hyung Soo non lo abbracciava, e ricambiando il gesto Yong Soo non può fare a meno di pensare che quell'abbraccio vale più di tutti i goal del mondo.








Angolino del non-si-sa-bene-cosa
Allora, allora, allora. Che dire.
Credo di dovervi delle spiegazioni.
Come ho già detto nell'intro, tra le due Coree già da un bel po' è in atto un progetto di riunificazione. Nel 1991 per la prima volta i due paesi gareggiarono insieme sotto un'unica bandiera: una volta al 41° campionato mondiale di ping pong svoltosi a Chiba, in Giappone, e l'altra durante il sesto campionato mondiale di calcio giovanile svoltosi a Lisbona, Portogallo, dove i Coreani riuscirono ad arrivare ai quarti di finale con eliminazione diretta, salvo poi subire una pesante sconfitta di 5 a 1 contro i Brasiliani.
Comunque sia, la partita qui descritta è la prima in assoluto per la squadra coreana: svoltasi il 15 giugno del 1991, fu la seconda partita della World Cup dopo la Portogallo-Irlanda, e i Coreani riuscirono a battere la squadra Argentina con un 1 a 0. Il goal della vittoria fu messo a segno dal centrocampisto Cho In-Chol.
In seguito, poi, la bandiera della Corea Unificata è stata presente durante l'apertura di 3 Giochi olimpici: Sydney 2000, Atene 2004 e Torino 2006; in tali occasioni, due atleti rappresentanti le due parti della penisola l'hanno portata congiuntamente.
Direi che questo è quanto.
E nulla: date più amore a questi cuccioli, 'ché ne hanno davvero davvero bisogno.

BdB