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Autore: Doomsday_    08/05/2016    5 recensioni
- Future!fic -
Dopo cinque lunghi anni di pace, la fragile quiete di Beacon Hills viene nuovamente spezzata. Un nuovo nemico minaccerà di sottrarre al Branco quel che per loro conta più della vita stessa.
Dal testo:
"Il corvo la fissava silenzioso, gli occhietti intelligenti sembravano scrutarle l'anima.
Fu allora che le piume si tramutarono in gocce di sangue. Colarono lente e calde lungo il braccio di Lydia. Eppure lei continuò a carezzare quel grumo rappreso fatto di morte con un sorriso pacifico a rasserenarle il viso.
"
Genere: Angst, Fluff, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kira Yukimura, Lydia Martin, Malia Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Secondo Capitolo



 



Portarono via il corpo che il sole era ormai alto.
Stiles parlava con gli uomini della scientifica, quando notò Lydia in disparte dal resto della squadra.
Fumava seduta su di una roccia vicino a un dirupo da cui era visibile tutta Beacon Hills. Guardava la cittadina con volto scuro.
Stiles ordinò all'agente Jonas di far sgombrare il campo e la raggiunse.
Il vento soffiava ancora più forte in quel punto della foresta meno coperto dagli alberi e agitava i capelli della donna come se fossero morbidi nastri rossi.
«Non ci sono né segni di morsi e né di graffi. Vedrai che si tratterà soltanto di un festino tra adolescenti finito male» disse Stiles, mettendosi ad ammirare il panorama assieme a lei.
Lydia annuì, senza troppa convinzione. Non si era lasciata sfuggire il modo in cui il viso di Stiles era cambiato mentre osservava il cadavere.
«Quanti anni sono passati?», chiese, invece, allungandogli la sigaretta.
Non dovette chiederle a cosa si riferisse, si limitò a scrollare le spalle fingendo disinteresse.
«Almeno cinque», rispose, aspirando a sua volta il fumo dal filtro, «Ma questo non vuol dire nulla» aggiunse dopo una breve pausa.
Lydia annuì ancora.
Le restituì il mozzicone con un mezzo sorriso, dicendo: «Malia vuole che smetta».
Lei sembrò riscuotersi a quelle parole e, finalmente, distolse lo sguardo dal panorama e gli restituì il sorriso.
«Sai, dovresti proprio essere più puntuale. Jordan è furioso. A casa non fa che lamentarsi».
Stiles rise, lisciandosi i baffi con le dita, mostrandosi leggermente in imbarazzo.
«Lo so, mi dispiace. Davvero. Sai, c'è questo momento la mattina, in cui Malia si alza per fare la doccia e mette Jamie nel nostro letto. Sono sveglio, ma non completamente. Lo sento rotolarsi tra le coperte e poi arrampicarsi sul mio petto. Lo fa tutte le mattine. Si sdraia su di me e restiamo così, abbracciati, a lasciarci scivolare via il sonno o a cercare di recuperarlo. Sento il suo respiro, la presa salda sulla mia maglietta e so per certo che non mi alzerò più da quel materasso. Questo finché Malia non esce dal bagno, prende Jamie e butta letteralmente me a terra».
I due amici scoppiarono a ridere, nonostante Lydia sembrava più commossa che divertita da quel che Stiles le aveva appena confidato.
«Hanno davvero cambiato tutto», concordò lei, «Non avrei mai immaginato quanto Allie avrebbe inciso così profondamente sulle mie abitudini, su di me. Quando Jordan resta a lavoro fino a tardi, io e lei dormiamo insieme. Le piace così tanto e io amo sentire il suo odore sul cuscino, e...» Lydia si bloccò all'improvviso, stringendo le labbra; il suo sguardo tornò cupo come poco prima.
Stiles aggrottò la fronte, trovandosi impreparato.
«Cosa c'è?», chiese.
«No... nulla. Ripensavo a questa notte e...», chiuse gli occhi e sorrise appena «lascia stare, non è importante».
«Puoi dirmelo, Lydia. Lo sai»,
«È solo... Jordan ti è sembrato strano questa mattina?»,
«Strano come rimanere chiuso in ufficio quando è stato appena commesso un omicidio?».
Lydia sospirò, fissò i suoi occhi in quelli di Stiles e ammise: «Penso che mi stia nascondendo qualcosa».
 
***


«Mal? Sono a casa!».
Stiles si chiuse la porta alle spalle e posò la giacca sull'attaccapanni. La casa era stranamente silenziosa, priva dei consueti rumori che la animavano.
«Mal?», chiamò ancora senza ricevere risposta.
Andò diretto in salone e come sempre lo trovò sommerso da giocattoli e pupazzi di ogni tipo.
Malia stava lì, sdraiata sul divano; sembrava dormire profondamente, con un'espressione tanto pacifica che Stiles avrebbe preferito non doverla svegliare.
Temporeggiò, raccogliendo qualche cianfrusaglia dal tappeto e riponendola nelle ceste dei giochi. Poi si sedette sul divano, all'altezza delle sue ginocchia, dove lo spazio lasciato dalle gambe della donna glielo permetteva. Le scostò un poco la coperta da dosso e le accarezzò i capelli. Sussurrò piano il suo nome, cercando di svegliarla il più dolcemente possibile.
Malia corrugò appena la fronte a quei tentativi e Stiles allora si chinò a lasciarle una scia di piccoli baci sulla tempia, poi giù lungo la mascella, fino ad arrivare alle labbra.
Malia sorrise e socchiuse un occhio.
«Sei tornato» mormorò.
«Dov'è Jamie?» chiese, continuando a lasciarle baci lungo il collo.
«Da tuo padre. Ho dimenticato di dirti che saresti dovuto passare a riprenderlo».
Stiles alzò la testa per scoccarle un'occhiata tra il divertito e l'esasperato.
«Okay», rise, «vado a prenderlo, allora». Ma non fece in tempo ad alzarsi che Malia gli legò le braccia al collo.
«Aspetta ancora un attimo» lo pregò, sospingendolo verso di sé.
«Scott e Kira arriveranno a momenti» obiettò Stiles, pur lasciandosi prendere di più ad ogni bacio.
Malia ignorò le sue proteste, le mani già occupate a sbottonargli la camicia.
Stiles rabbrividì nel sentire le mani fredde di Malia accarezzargli il petto ormai nudo. Gettò via la coperta che divideva i loro corpi e si accomodò meglio tra le gambe di lei.
Il petto di Malia si alzava e abbassava frenetico, sotto il suo tocco esperto.
Il loro fare l'amore era diverso quando aspettavano un figlio. Malia se ne era resa conto sin dal giorno in cui avevano scoperto che avrebbero avuto Jamie.
Il modo in cui lui la svestiva o si muoveva sopra di lei, attento, come se stesse maneggiando qualcosa di davvero fragile e prezioso. E questo la divertiva perché mai era stata ritenuta fragile da Stiles.
Vi erano meno morsi, meno graffi e decisamente meno movimento, ma questo aveva una bellezza tutto sua. Una bellezza che sapeva di perdizione, perché entrambi sembravano perdersi l'uno dentro l'altro come se per un lungo, infinito istante, non fossero altro che un singolo essere fatto di percezioni e sentimento.
Soprattutto lì, in quel momento, sopra al loro divano, mentre rubavano istanti di tempo alla quotidianità per amarsi e scoprirsi per l'ennesima volta, incuranti di obblighi, doveri o impegni.
Tutto era più intenso. Persino l'odore di lui cambiava. Come riconosceva la sua paura, l'ansia o la tristezza, Malia individuava anche quel particolare sentore che – segretamente – ricollegava all'emozione viva che dava la vista dell'oggetto amato. Un misto di felicità, passione e desiderio, di trasporto emotivo che rasentava il bisogno fisico; un miscuglio di sfaccettature accecanti, pura e semplice emozione.

 
***
 
Era la sesta volta che Lydia provava a chiamare Jordan, quella sera, senza avere risposta, quando finalmente udì il portoncino di casa aprirsi e poi richiudersi con un tonfo.
Ancora si sorprendeva di come – da una cosa semplice come il chiudere una porta – riuscisse a capire di che umore fosse suo marito.
Si trovava seduta sul tappeto a giocare insieme ad Allie. La bambina alzò veloce gli occhi verde chiaro, improvvisamente luminosi, su di lei rivolgendole un sorriso entusiasta.
«È tornato papà!» esclamò, scattando in piedi e correndo veloce verso l'ingresso.
Lydia si prese tutto il tempo per alzarsi e raggiungere, con calma, i due già in cucina.
Allie, in braccio a Jordan, aveva accoccolato la testa sulla sua spalla, mentre lui era impegnato a tirare fuori dal microonde la cena che Lydia gli aveva lasciato da parte.
La donna li guardò, poggiata contro lo stipite della porta della cucina, in silenzio. Quando lui si voltò non sembrò sorpreso di trovarla lì, a braccia conserte ed espressione grave.
Le rivolse un breve sorriso insicuro e poi si sedette a tavola senza dir nulla.
«Pensavo che oggi saresti tornato a casa prima», infine parlò, dato che Jordan non sembrava propenso a darle spiegazioni.
Lui scrollò le spalle e rispose: «Avevo un sacco di scartoffie da compilare. Lo sai come diventa la centrale di polizia quando c'è un omicidio...».
A quelle parole, Lydia si rivolse a sua figlia: «Tesoro, perché non vai di là a mettere a posto? È quasi ora di andare a letto».
Allie sembrò restia ad ascoltarla, ma non poté fare altrimenti quando Jordan la fece scendere dalle sue ginocchia, dicendole di ubbidire e fare la brava.
Una volta che la bambina fu uscita dalla stanza, Lydia si sedette a tavola accanto al marito e allungò una mano a coprire quella di lui.
«Perché ho la strana impressione che tu oggi mi stia evitando?».
Jordan rise a quella frase: «Non lo sto facendo. Perché dovrei?».
«Guardami negli occhi, Jordan» il suo tono risultò più duro di quanto lei in realtà volesse.
Lui lasciò andare la forchetta, che tintinnò rumorosamente contro il piatto, e fece un lungo sospiro. Tuttavia non si voltò a incrociare lo sguardo preoccupato di sua moglie.
«È per quello che è successo questa notte, non è vero?».
Jordan rimase nel suo silenzio ostinato, indurì la mascella e strinse le labbra in una linea sottile.
La mano di Lydia arpionò con maggiore forza quella di lui.
«Parlami, Jordan», lo pregò, «dimmi quello che hai visto».
«Sono piuttosto stanco, Lydia. Possiamo non parlarne adesso?», ma lei non sembrava avere l'intenzione di desistere perciò chiarì, masticando a mezza bocca un: «Non ho visto nulla».
Lydia sbuffò incredula e, mollando la presa, incrociò le braccia strette al petto.
Scuoté brevemente il capo prima di tornare all'attacco, affermando: «Ti dico ciò che ho visto io, allora: gli occhi di Cerbero. Quel Mastino Infernale che ha imparato a controllare la propria natura anni fa. E poi sai cos'altro ho visto? Gli occhi di mio marito. Persi, smarriti, privi della benché minima consapevolezza di ciò che stesse accadendo».
Jordan si alzò in piedi di scatto, rovesciando a terra la sedia, sbatté il pugno sul tavolo e, quando finalmente si voltò verso di lei, i suoi occhi erano di un arancio infuocato.
Lydia si raddrizzò sulla sedia, raggrinzendo le labbra: «Oh, non farmi urlare, Jordan! Sai benissimo che lo faccio e di là c'è Allie», sputò ogni parola impregnandola di disappunto.
Allora l'uomo serrò le palpebre, riacquistando lentamente la calma.
«Possiamo evitare questo discorso, per favore?» chiese ancora, facendo visibilmente fatica a controllare la voce.
«Cosa diavolo hai visto da sconvolgerti a tal punto da non volermelo neppure dire?», insisté lei.
«Non voglio parlarne, Lydia! Santo cielo, se avessi saputo che a casa mi aspettava un terzo grado del genere, me ne sarei volentieri rimasto a lavoro» sbottò, afferrando la giacca e infilandosela con rabbia.
«Dove stai andando?»,
«A prendere un po' d'aria. Oggi è stata una giornata pesante già senza che tu ci mettessi del tuo»
«Non posso crederci! Te ne vai mentre stiamo ancora parlando? Sei appena rincasato, Jordan. Cosa penserà Allie?» cercò di farlo ragionare, ma sembrò ottenere solo l'effetto opposto.
Jordan perse definitivamente la pazienza ed esclamò: «Non puoi risolvere ogni problema schiaffandomi in faccia il nome di nostra figlia!».
Si fissarono per un lungo momento e, solo quando Jordan vide gli occhi di lei farsi lucidi, capì di aver esagerato.
«Vuoi rimproverarmi qualcos'altro? Mi preoccupo per lei... ma sembra che lo debba fare sempre io per entrambi!»
L'ultima frase cancellò ogni più piccola traccia del senso di colpa che si era fatto strada sul volto di Jordan.
«Cosa vorresti dire con questo?», gridò, «Pensi che lei non sia la cosa più importante per me?», le parole si consumarono in un ringhio feroce.
Il suo viso mutò in qualcosa di mostruoso e il petto gli si incendiò, bruciando la camicia della divisa.
«Pensi che non farei di tutto per salvarla?» la voce questa volta uscì cavernosa e terribile.
Con una manata fece volare via il tavolo, il quale si abbatté contro il muro in un boato.
Le lacrime scesero copiose lungo il viso emaciato di Lydia, ma non per quel che Parrish aveva appena detto o fatto.
«Si tratta di lei, non è vero?», chiese in un soffio, sentendo che i suoi peggiori timori erano stati appena confermati.
«Non volevi dirmi nulla perché si tratta di lei. Hai visto Allie tra le tue braccia».
 
***
 
«Tutto squisito, Malia. Davvero», commentò Scott, massaggiandosi la pancia in segno di sazietà.
Malia aveva preparato l'intera cena senza particolari intoppi, se non per una presina dimenticata nella teglia che aveva rischiato di bruciare l'intero arrosto – il quale fu salvato dall'arrivo puntuale di Scott – e dal conseguente commento rassegnato di Stiles: «Mi ringhia contro se sente l'odore della nuova collega sulla mia divisa e poi neppure si rende conto che sta per far esplodere il forno».
Malia sorrise soddisfatta ai complimenti di Scott e si alzò per sparecchiare la tavola. Kira le andò dietro, pronta ad aiutarla.
«Ma quindi non ti manca neanche un po' la carne?» aggiunse l'uomo, sinceramente curioso.
Malia agitò la mano con noncuranza e rispose: «Non è un grosso sacrificio. E poi, un paio di volte alla settimana, posso concedermi qualche fettina di carne bianca».
Così dicendo, sparì in cucina e Stiles ne approfittò per sporgersi verso l'amico e dirgli a mezza bocca: «A dirla tutta, se le concede quasi ogni sera. Pensa che non me ne renda conto, ma quando si alza con la scusa del bagno, torna a letto che profuma come una braciola».
I due uomini scoppiarono a ridere.


La sala da pranzo dove le due coppie di amici erano riunite, si trovava adiacente al salone, nel quale i bambini giocavano indisturbati. Le due stanze erano divise unicamente da un arco, il quale permetteva ai genitori di tenere sott'occhio i giochi spericolati dei propri figli.
Adam, il primogenito di Scott, dall'alto dei suoi cinque anni, comandava a bacchetta i fratelli e Jamie affinché giocassero a quel che lui preferiva.
Nonostante Jamie non fosse abituato ai giochi scalmanati, come lo erano invece gli altri tre, li seguiva passo passo senza remore. Aveva solo due anni, ma all'interno dei suoi grandi occhi scuri già si poteva vedere la stessa luce di furbizia che animava anche quelli di suo padre.
Con un semplice sguardo d'intesa Jamie si alleava con Caleb, e Adam – per quanto più grande dei due – non poteva far altro che arrendersi.
In tutto questo, Matty – il più piccino dei McCall – se ne restava in disparte a guardare, giocando con le costruzioni e urlando se solo Adam si azzardava ad avvicinarsi troppo al suo passatempo.
«Scusa per tutta questa confusione» disse Kira, cercando di ammonire i figli con lo sguardo.
«Non preoccuparti! Lo sai bene che questo salone è sempre un disastro, con o senza i tuoi figli» rise Malia, per poi aggiungere: «Però basta maschi, okay?».
Per un attimo il volto di Kira si scurì. Parve invecchiare di colpo, i suoi occhi si fecero tristi e la bocca acquisì una piega amara. Ma durò solo un attimo, poi la donna sorrise come se nulla fosse e lanciò uno sguardo ovvio al pancione di Malia.
«Saranno anni difficili per lei, circondata da loro quattro».
«Beh, se riprenderà dalla madre saprà come farsi rispettare» si intromise Stiles, guardando la moglie in un modo tanto intimo che Kira preferì distogliere lo sguardo.
«E poi ci sarà Allie a sostenerla», aggiunse Malia, «Non vede l'ora! È così felice di non essere più l'unica femminuccia», accarezzandosi distrattamente il ventre.
«E Jamie? Ha ancora dubbi?» si informò Kira.
«Finge disinteresse» le rispose Stiles con tono rassegnato.
Malia concordò annuendo piano: «Ogni tanto poggia l'orecchio per ascoltare i movimenti. Ma non gli piace come idea. Vorrebbe che restassimo solo noi tre».
«Gli passerà» assicurò Scott con tono di chi la sa lunga.
«Ad Adam deve ancora passare» gli ricordò allora Kira, alla quale capitava frequentemente di dover recuperare i più piccoli dei figli dal vialetto di casa dato che il maggiore, puntualmente, provava a sbatterli fuori.
«Non sarà mai solo, è questo ciò che importa» lo sguardo di Malia si fece vacuo, mentre osservava il figlio da lontano, «e un giorno capirà quanto questo sia importante».
 
***
 
Sdraiata a letto, Malia si massaggiava il ventre con gli oli che le aveva regalato Lydia. Per dormire indossava una vecchia maglietta di Stiles, che ora teneva tirata su fino al seno.
Quando anche lui entrò nella camera, le rivolse un mezzo sorriso.
«Aspetta, ora faccio io» le disse, sbrigandosi a spogliarsi.
Si sdraiò sotto le coperte, ponendo la testa sul petto di Malia, si oliò con cura le mani e prese a lasciarle dolci carezze circolari usando molta più accortezza nei movimenti di quanto aveva dimostrato lei poc'anzi.
«La sento muoversi» mormorò Stiles.
«Oh, puoi dirlo forte. Sarà quasi un'ora che si agita così. Mi sta facendo venire la nausea».
«Si sta agitando?» ripeté Stiles allarmato, aumentando l'intensità dei massaggi sulla pancia di Malia, «No, Claudia... Sshh» soffiò, poggiando le labbra nel punto in cui avrebbe dovuto trovarsi la testa. Continuò a bisbigliare frasi dolci e a lasciare baci leggeri, finché Malia non si distese, finalmente rilassata.
«Si è calmata» lo avvisò, stringendogli la mano per ringraziarlo. Non aveva idea di come facesse, ma l'unico che riusciva a farla addormentare era lui.
Stiles si esibì in un'espressione tanto compiaciuta che per Malia fu impossibile non scoppiare a ridere.
«Dovresti stare più a riposo, però... e seguire i consigli della dottoressa».
Malia alzò platealmente gli occhi al cielo, esclamando: «Sto a riposo, Stiles! Non ricominciare. Da quando sono in maternità non faccio che starmene qui in casa senza far nulla».
Abbassò la maglietta bruscamente, con uno sbuffo. Poi puntò lo sguardo su di lui, assottigliando le palpebre: «Non mi hai ancora detto come è andato a lavoro».
Stiles si scansò, tornando nella sua parte di letto.
«Come al solito» commentò, vago.
«Nessun fatto rilevante?»,
«Non proprio»,
«Omicidi, per caso?».
Stiles la guardò di traverso.
«Ho sentito che ne parlavi con Scott, prima. Non voglio che tu mi nasconda le cose solo perché sono incinta!»,
«Non ti stavo nascondendo niente, Mal. È solo un omicidio, stiamo ancora indagando. Non volevo farti preoccupare per nulla»,
«Voglio saperlo se sta per arrivare qualcosa».
Stiles sbuffò e ribatté: «Ecco, è proprio quel che intendevo! Perché tutti pensate subito al peggio?».
Malia gli scoccò un'occhiata ovvia: «Perché si tratta sempre del peggio e tu lo sai bene. Non possiamo più permetterci di farci trovare impreparati»
«Sapevo che saresti entrata subito in modalità mamma-coyote-iperprotettiva».
A Malia sfuggì un ringhio sommesso.
«Ed è una cosa davvero molto dolce e normale» si affrettò ad aggiungere Stiles «e ti prometto che appena ci saranno novità sarai la prima a saperlo. Va bene?».
Malia si limitò a sospirare, certa che Stiles l'avrebbe fatta partecipe delle novità solamente se fossero state positive.
«Un po' di coccole prima di metterci a dormire?», propose lui con un sorriso smagliante.
Malia alzò gli occhi al cielo, gli diede le spalle e spense la lampada sul suo comodino.
«Va bene. È un no. Lo accetto».


________________________
Note Autrice: Prima di tutto: buona festa della mamma! Soprattutto alle donne di questa storia che ormai sono cresciute e hanno  messo su famiglia! :3
Secondo poi, grazie davvero di cuore a tutti voi che avete letto e lasciato una recensione per farmi sapere cosa pensate di questa storia! Spero di non deludervi e che continuerete a seguirmi tutti con lo stesso dolcissimo entusiasmo!

Detto questo, vi informo che il prossimo aggiornamento avverrà il 22 Maggio
!
Grazie

 


   
 
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