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Autore: imunfjxable    08/05/2016    1 recensioni
E se ognuno di noi a «come stai?» rispondesse la verità le strade sarebbero invase da fiumi di lacrime.
June, July, April e October; ragazze che stanno per diventare donne e che affrontano le difficoltà della vita a testa alta, perché loro sono ragazze grandi che (non) piangono.
A 5 SECONDS OF SUMMER FANFICTION.
©imunfjxable
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Big girls (don't) cry, boys do (sometimes)'
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XX.April

 

 

Coney Island baby-Lou Reed





«Che cazzo ci fai tu qui?»
«potrei dire lo stesso di te»
«sono tuo fratello maggiore, non puoi dire proprio niente»
«si che posso Evan»
«no che non puoi, come cavolo ci sei finita qui? Non puoi essere morta cazzo. No, tu dovevi vivere. Dovevi fare tutto quello che mi avevi detto, tutto quello che mi raccontavi ogni notte»
«evidentemente non era destino»
Silenzio.
È noioso il paradiso, bisognerebbe fare un po' di baldoria.
«Evan mi sei mancato» dice April, e si getta sul fratello, lo stringe forte e le salgono le lacrime agli occhi non appena sente il suo odore, e ritrova la sfumatura chiara al centro dell'iride proprio come la sua.
«Mi sei mancata anche tu»
April si guarda intorno. C'è un mucchio di gente che gironzola per una stanza vuota, totalmente bianca. È grande, non riesce a vederne nemmeno le pareti, sembra infinita, e April ha già la nausea, l'ha sempre odiato il bianco. Se l'era sempre immaginato come l'olimpo il paradiso, evidentemente fantasticava troppo. Si guarda addosso, e nota di star indossando gli stessi vestiti che aveva quando era morta. La maglietta gialla di Lou Reed risalta tra tutto il bianco, e il jeans a vita alta è ancora un po' sporco a causa della polvere che era per strada quel giorno.
Si guarda il braccio sinistro, quello dove si iniettò la sua ultima dose.
Nell'esatto punto in cui c'era la puntura dell'ago, ora la pelle è colorata di rosso. Continua a fissare stranamente la chiazza che ha sul braccio che non sembra causata dalla droga, sembra semplicemente che qualcuno gliel'abbia disegnata. Osserva Evan poi. E nota che anche lui ha la macchia rossa. Sullo stesso braccio.
«Evan ma cosa è sta roba?» chiede con noncuranza.
«Rappresenta il modo in cui sei morta. Vedi?» indica tutti gli altri «noi rossi siamo i suicidi, il punto colorato è il punto in cui ti sei procurato la morte»
April si ricorda di quando le dissero  che suo fratello era morto di overdose. Se l'era sempre chiesto perché l'avesse fatto. Cosa l'avesse spinto a cominciare. Ma sa che non c'è una risposta esatta e se Evan le chiedesse lo stesso lei resterebbe in silenzio, quindi si limita a guardarsi attorno.
C'è un uomo che si trascina a fatica, e ha una striscia rossa tutt'attorno al collo.
C'è una ragazza invece, dietro di lui, che ha l'intero viso e un braccio tutti azzurri.
«E lei?» chiede curiosa.
«Quelli in azzurro sono quelli che muoiono ingiustamente, ad esempio quella ragazza venne investita. Poi ci sono quelli con i segni verdi, che sono morti combattendo per i propri ideali; quelli con i segni rosa che sono morti per malattie e...E gli altri non me lo ricordo più» aggiunge grattandosi la testa «lo sai che non ho mai avuto una buona memoria»
April inizia a ridacchiare, e ogni secondo la sua risata di fa sempre più forte fino a quando non si trasforma in un pianto disperato e si getta tra le braccia di Evan che le accarezza la testa per consolarla. Proprio come faceva quando erano piccoli, quando April voleva imparare ad andare in bici a tutti i costi e si sbucciava le ginocchia diafane.
«Voglio tornare dalle ragazze. Voglio vedere che stanno facendo. Le dovevo aiutare, non posso lasciarle da sole. E Michael? Mi manca Michael. Se avessi saputo che quella sarebbe stata la nostra ultima notte assieme, me la sarei goduta un po' di più» singhiozza.
«Lo so April, lo so. Forse se io fossi stato un fratello più diligente le cose non sarebbero andare così; ma smettiamola di ipotizzare cosa sarebbe potuto succedere. Puoi vedere cosa stanno facendo le ragazze, devi solo pensare, e chiedere gli occhi»
E April fa come gli dice Evan.
Pensa a July, ai suoi occhi azzurri, si suoi capelli tinti che hanno quell'orrenda ricrescita marrone. La vede. Vede una ragazza con i capelli più lunghi, che dipinge. È felice.
Non riconosce la casa, ma riconosce la figura di Calum che è steso sul divano strimpella il suo basso, mentre la fissa senza staccare un attimo lo sguardo, con gli occhi luccicanti.

Pensa a June.
E la vede...a Parigi!?
Si. È decisamente Parigi la città baciata dai raggi del sole che nasce, che si intravede dalla finestra di una stanza piuttosto angusta; eppure la vista compensa tutto. June è stretta al petto di Ashton, che le accarezza i capelli, sorridendo. Sembrano felici anche loro.

Pensa ad October infine.
Riconosce la sua stanza dalla scritta di Bowie sul muro, e si chiede cosa ci faccia October in camera sua.
C'è anche Luke, che abbraccia la ragazza da dietro, infilando il viso nei suoi dread.
«Dici che lei stia meglio ora Luke? Mi manca tremendamente»
«Non sono proprio certo che Dio esista veramente Oct, ma mi fa piacere pensare che lei sia in paradiso, e che magari ti stia guardando proprio ora»
Si si Oct. Ti sto guardando. E sono fiera di te. Ma guardati, anzi guardatevi. Ce l'avete fatta tutte. Forse sono dovuta morire per voi, è stato solo quando io ho perso tutto che avete capito che la vita non va sprecata. Doveva morire la più forte, la più felice, si doveva sacrificare per le altre come se aveva sempre fatto.

Scuote la testa e apre gli occhi. Le mancano ancora le ragazze, però almeno ora può vederle tutte le volte che vuole.
«Ma sono David Bowie e Lou Reed quei due che si avvicinano verso di noi? In carne ed ossa?!» chiede April cambiando argomento e dimenticandosi per un secondo delle sue amiche «beh forse non proprio carne ed ossa»
«Si April, sono loro, qui è come se fossero persone normali, più o meno»
«Sai, ho impressione che per quanto mi mancherà la terra, forse mi ci potrei abituare a questo posto» sorride.

"Nessuno dovrebbe farla finita a ventitrè, per nessun motivo al mondo. Forse chi lo fa ha parecchie buone ragioni, ma - pur non conoscendole - non penso di condividerne nemmeno una. La vita è solo questa, godetevela, sporcatevi di vita, urlate al mondo di esistere."
-Lou Reed.

"Questo è lo shock: tutti i luoghi comuni sono veri; gli anni passano sul serio; la vita è davvero corta come ti dicono. Noi siamo artefici della vita, ma è anche vero che la vita stessa è artefice di noi stessi."
-David Bowie.

AYEEE.
penultimo capitolo :(

   
 
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