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Autore: Matt_Sivert_91    09/05/2016    0 recensioni
In una fredda notte invernale Sabrina, diciottenne che lavora in un locale per soli adulti, viene rapita mentre sta tornando a casa.
Si risveglia in un palazzo abbandonato, legata su un materasso gettato a terra ed imbavagliata.
L'intervento di uno sconosciuto, proprio quando sta per essere violentata, costringe il suo aggressore alla fuga.
Il suo salvatore però rimane ferito da un colpo di pistola alla testa durante la colluttazione e perde la memoria. Dopo aver ricevuto le cure in ospedale, Sabrina decide di ospitarlo a casa sua, visto che non ha un posto dove stare.
Inizia così a svilupparsi tra i due un rapporto molto intenso ed anche in qualche modo eccessivo.
Tra le indagini di un ispettore molto ambiguo e il torbido ambiente in cui è costretta a vivere Sabrina, i due vivranno molte vicissitudini e saranno costretti a compiere scelte complicate.
Il passato di Hero, nome affibbiatogli dalla ragazza, è sconosciuto.
D'altra parte quello di Sabrina nasconde un terribile segreto che l'ha profondamente segnata, ma che lei pare aver dimenticato.
Riusciranno i due a crearsi un futuro felice insieme, oppure i fantasmi del passato e l'incombente minaccia del ritorno dell'aggressore glielo impediranno?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Se Hero era di ottimo umore, non si poteva dire lo stesso di Sabrina. 

Era giù di morale, per usare un eufemismo, mentre si rigirava nel letto cercando di riprendere sonno. 

Aveva deciso di dormire perché era effettivamente stanca per la precedente terribile nottata e per le poche ore di sonno, tuttavia non erano solamente quelli i motivi. 

Infatti non voleva pensare alle cose che le aveva appena detto l’ispettor Tarri. 

Sperava di trovare un po’ di pace nel mondo dei sogni, visto quanto era tormentata da sveglia. 

Purtroppo ogni suo sforzo di addormentarsi si rivelò inutile. 

La sua mente era troppo carica di pensieri negativi. 

Aprì gli occhi, che aveva testardamente tenuto chiusi per favorire il sonno, e si mise seduta appoggiata alla testiera del letto. 

Era delusa e amareggiata. 

Aveva veramente sperato di ricevere delle buone notizie quel mattino. 

Ne sentiva un  profondo bisogno e invece l’incontro era stato tutt’altro che incoraggiante.

 Non si sarebbe mai ripresa dal trauma per l’esperienza vissuta quella notte, ne era conscia, però era anche convinta del fatto che vedere il suo aggressore dietro le sbarre le avrebbe restituito un minimo di serenità. 

Invece tutte quelle sue illusioni erano svanite dopo il resoconto di Tarri. 

L’uomo col passamontagna sembrava introvabile e questo avrebbe portato all’archiviazione del caso di lì a breve. 

La logica conseguenza era stata perciò la rimozione della scorta. 

Quel senso di sicurezza che aveva provato essendo accompagnata dall’agente Orsi all’andata e al ritorno dal lavoro, e sapendo che qualcuno vigilava davanti a casa sua, era ormai scomparso. 

“Ma chi sto prendendo in giro? Io non sono mai stata al sicuro nemmeno con loro a sorvegliarmi” affermò amaramente a bassa voce. 

Per il timore che Hero la potesse sentire attraverso il muro continuo il suo discorso mentalmente. 

'Non c’era forse quell’agente fuori dal locale quando sono stata aggredita da Giovanni e successivamente marchiata a fuoco da Mr Orfeo?’ constatò furente.

A quel ricordo si morse con forza le labbra. 

Non aveva mai provato un dolore del genere prima e non lo avrebbe dimenticato mai, ne era sicura. 

Come evocata dalle sue parole, una fitta di dolore l'attraversò nel punto in cui il suo ormai ex capo, con la collaborazione del suo titanico sottoposto, aveva premuto il gioiello a forma di D sulla sua pelle. 

Decise allora di sollevare la manica della maglia e rimuovere le bende con la massima delicatezza possibile. 

L’ustione era ancora tremendamente rossa, ma meno rispetto a quando l’aveva coperta prima di andare a dormire. 

Non aveva dubbi che le sarebbe rimasto il segno per sempre. 

Sarebbe stato il simbolo della sua impotenza nei confronti della malvagità degli uomini. 

Le avrebbe rammentato ogni giorno quanto fosse debole e incapace di difendersi da sola. 

‘Perché deve esserci tanta crudeltà nel mondo? Cosa ho fatto di male per meritarmi tutte queste sofferenze?’ si domandò con le lacrime che iniziavano a scorrerle copiose dagli occhi ‘non ho mai chiesto una vita perfetta, vorrei soltanto essere lasciata in pace’. 

Una rabbia colma di tristezza la attanagliava soffocandola.

‘Credevo di aver subito qualsiasi forma di umiliazione e cattiveria, ma dopo gli avvenimenti di questi giorni ho capito che non c’è limite al peggio e io non posso fare assolutamente nulla per cambiare le cose’ concluse distrutta emotivamente. 

Strinse con entrambe le mani le lenzuola per la frustrazione. 

Non aveva alcun potere sulla questione della ricerca del suo aggressore, ma era ancora più avvilente la situazione con Mr Orfeo. 

Avrebbe potuto denunciarlo e sarebbe stato sicuramente condannato. 

Era talmente convinto che lei non avrebbe chiamato la polizia da non liberarsi della prova della sua aggressione, la collana con il pendente a forma di D. 

Il problema era che aveva tutte le ragioni per non temerla. 

Lei non lo avrebbe mai denunciato. 

Era terrorizzata dalle inevitabili ritorsioni che quel gesto avrebbe provocato. 

Inoltre non voleva che Hero restasse coinvolto nella vendetta del proprietario del Dreamland.

L’uomo era stato fin troppo chiaro. 

Se Sabrina avesse parlato, l’avrebbe fatta pagare ad entrambi. 

Nemmeno la polizia avrebbe potuto proteggerli, Mr Orfeo era un uomo potente e senza scrupoli. 

Gli sviluppi del caso sulla sua aggressione, con la protezione che le era stata assegnata per appena un giorno, non le avevano lasciato dubbi sulla decisione di non denunciare l’accaduto. 

'Non posso permettere che accada qualcosa ad Hero. Non voglio nemmeno pensare a cosa gli potrebbe fare Mr Orfeo con i suoi scagnozzi…già per salvarmi quella notte ha perso la memoria’ ragionò cupamente ‘non mi conosceva nemmeno e tuttavia non ha esitato a gettarsi in quella situazione pericolosa  per aiutarmi’. 

A quell’ultimo pensiero un sorriso involontario le increspò il viso. 

Hero era la prima persona ad averla aiutata senza un secondo fine, di sua spontanea volontà. 

Non avrebbe mai potuto dimenticare il suo gesto e gliene sarebbe stata eternamente grata.

Da quel poco che lo conosceva gli era sembrato un ragazzo dolce, generoso e buono. 

Tutte quelle nobili qualità latitavano negli uomini che aveva incontrato nel corso della sua vita. 

Le aveva ridato la speranza che il mondo non fosse interamente corrotto dalla cattiveria e che, per quanto improbabile, fosse stata lei ad essere estremamente sfortunata nell’incontrare soltanto persone crudeli.

L’aveva quasi convinta che potesse davvero migliorare la sua situazione ed iniziare a vivere una vita ‘normale’ semplicemente cambiando lavoro. 

Per di più si era sentita per la prima volta al sicuro con lui al suo fianco. 

Inconsciamente aveva pensato che non avrebbe mai permesso a qualcuno di farle del male, che l’avrebbe sempre protetta. 

Soltanto in quel momento se ne rendeva conto. 

Purtroppo la sera stessa la realtà aveva distrutto con estrema crudeltà le sue illusioni. 

‘Come ho fatto ad essere così stupida? È stato unicamente un caso che quella notte lui fosse lì per salvarmi. Come ho potuto sperare che fosse sempre presente a vegliare su di me? Nessuno potrà mai proteggermi da tutta la violenza di questo mondo, nemmeno un eroe come lui…’ considerò con estremo sconforto. 

Si portò le ginocchia al petto, come a difendersi dalla tremenda conclusione a cui era giunta. 

‘Non cambierà mai nulla. I deboli come me verranno continuamente sopraffatti e maltrattati, mentre non ci sarà mai alcuna punizione per le persone spietate. Non avrò mai giustizia per le violenze che ho subito’ gridò con rammarico dentro di sé. 

La rabbia fu presto sostituita da un tremendo senso di impotenza e, di conseguenza, dalla rassegnazione. 

Che senso aveva indignarsi se non c’era nulla che potesse fare per migliorare la sua situazione? 

Con chi poteva prendersela se non era forte abbastanza per combattere per i suoi diritti?

Per quanto potesse sembrare una scelta vile, arrendersi alla realtà dei fatti era il modo migliore per ridurre le sofferenze causate dalle ingiustizie che aveva subito e che avrebbe continuato a subire. 

La rinuncia a qualsiasi forma di reazione di fronte ad una difficoltà è decisamente uno dei punti più bassi che una persona possa toccare nella sua vita. 

Purtroppo gli eventi di quei giorni avevano spinto Sabrina proprio in quella direzione. 

Si sentiva stranamente vuota, quasi priva di emozioni. 

Anche le lacrime avevano smesso di rigarle il viso. 

Le aveva esaurite o aveva semplicemente perso lo stimolo a piangere con l’arrivo di questo spirito di accettazione? 

Forse era una combinazione di entrambe le cose, Sabrina non si preoccupò di darsi una risposta. 

Improvvisamente provò un grande senso di stanchezza e si sdraiò nel letto, in posizione fetale. 

Le palpebre si facevano sempre più pesanti. 

"Come sarebbe bello svegliarsi in un’altra realtà, non avere alcun ricordo di tutto ciò che ho vissuto finora e ricominciare tutto da capo…” mormorò a bassa voce. 

In quel momento pensò ad Hero ed invidiò per la prima volta la sua condizione. 

Per lui era un’esperienza terribile, mentre per lei sarebbe stata una manna dal cielo.

“Dimenticare ogni cosa…”. 

Assaporò per qualche istante quel magnifico sogno, ma la sua parte razionale la riportò con i piedi per terra rapidamente. 

"A che servirebbe perdere la memoria? Quei brutti ricordi verrebbero subito sostituiti da altre terribili esperienze, ne sono certa” riflettè malinconicamente “questo mondo è sbagliato, dimenticarlo non cambierebbe le cose”. 

A quell’ultima deprimente considerazione, Sabrina chiuse gli occhi. 

Nel giro di pochi secondi il tanto agognato sonno la colse. 

Malauguratamente per lei non sarebbe stato un sonno tranquillo e ristoratore, bensì inquieto e agitato.
   
 
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