Capitolo 2
Ricordo che quella notte dormii
abbastanza serenamente,
facendo anche un sogno , che però dimenticai la mattina
dopo.
E quella mattina,
mentre fuori dalla finestra gli uccellini cinguettavano e il sole si
alzava, io
venni interrotta nel mio sonno da della forte musica dubstep, che mi
fece sfuggire
dalle labbra infiniti complimenti verso le anime del Paradiso: dopo
aver emesso
infiniti mugolii, decisi quindi di alzarmi dal letto, maledicendo mia
sorella e
domandandomi perché ancora non avessi sostituito le canzoni
di Skrillex sul suo
MP3 con qualcosa di Mozart. Mi diressi quindi verso il bagno,
avvolta dal mio
pigiamino grigio con i
gattini arancioni
, per potermi lavare in santa pace ma abbandonai l’idea dopo
che la mia testa
ebbe un incontro intimo e ravvicinato con la porta.
Optai quindi per scendere
giù in cucina, facendo questa volta più
attenzione a non rischiare la vita :
entrata lì trovai quella meravigliosa bestia di mia sorella
col suo kigurumi di
Stitch (nda. pigiamone intero di origine giapponese)
intenta
a chiacchierare con un assonnato Jiho
in pigiama di Hello Kitty ( nessuno mi faccia domande a riguardo )
mentre Taeil
e Jihoon facevano i toast , Kyung faceva il caffè e Minhyuk
dormiva sul tavolo
.
Ma mancava qualcosa.
- Ragazzi dov’è Jaehyo? – domandai perplessa dalla mancanza del ragazzo ; mi rispose Kyung, già pimpante di prima mattina, chiedendomi cortesemente di andare a svegliarlo .
Mi diressi quindi nella stanza del mio oppa, che ricordai essere a due di distanza dalla mia : una sveglia suonava insistentemente, dedussi quindi che Jaehyo la stesse bellamente ignorando. Entrata in camera sua, il suddetto era beatamente sotto le coperte, ignaro di tutto ciò che accadeva intorno :
- Jaehyo, sveglia o faremo tardi. Se non ti svegli ti butto giù! – minacciai, per poi togliergli le coperte, buttandole a terra . Solo in quel momento notai che il suddetto aveva dormito tutta la notte con la maglia del pigiama e le mutande. A marzo. Con le minime di un grado centigrado. Lui mugolò , dopodiché mi guardò con gli occhi ancora assonnati .
- Ti piace fissarmi il pacco o cosa?
- MA COSA – STAI SCHERZANDO? MA VEDI TE, ED IO CHE ERO VENUTA A SVEGLIARTI. – urlai imbarazzata, facendolo scoppiare a ridere:
- Dai scherzavo, ma ti conviene uscire, noi ragazzi abbiamo un “problema” la mattina e non credo tu voglia assistere. – disse ; io annuii imbarazzata e uscii correndo in cucina.
Tornata dagli altri mi avvicinai a Kyung, avvisandolo che Jaehyo stava scendendo :
- Era di nuovo in mutande? – mi chiese e io scelsi di annuire e basta, facendolo anche ridere un po’ .
- Scusa se ti ha traumatizzato, è sempre così ! – annuii di nuovo rossa e presi semplicemente un toast, sedendomi a tavola. Ahh, questi fratelli.
In seguito a molti momenti di cazzate, ci preparammo finalmente per andare a scuola.
La divisa non era troppo male, anche
se un po’ triste: felpa
grigia, camicetta bianca, gonna sempre ugualmente grigia e un
fiocchetto scuro
al collo: decisi di abbellirla un po’ con due piccole spille
nere e
bianche a
forma di gatto , per poi mettere le calze nere e le mie amate Converse
altrettanto nere.
Uscita
dalla stanza , ammirai soddisfatta nello schermo del telefono il
mio caschetto corto e rosso, per poi scendere all’
ingresso.
Lì mi aspettava
quella squilibrata di mia sorella, apparentemente uscita da una band
kpop :
capelli viola, spillette punk sulla felpa (un teschio fucsia e una
minispilletta viola) , e le mie stesse scarpe e calze. Sembravamo
esattamente
l’opposto, come sempre poi : lei sempre curatissima, io molto
trasandata.
Accanto
a lei era fermo Yukwon, mentre gli altri sarebbero scesi di
lì a poco : vidi
Jihoon scendere e non feci in tempo a farmi domande che mi sentii
prendere per
mano e trascinare via, pur tenendo ben salda la mia tracolla di Death
Note
(manga che amavo con tutta la fierezza possibile).
Quando eravamo per strada, il ragazzo
farfugliò qualcosa sul
“volermi accompagnare e farmi fare un giro prima degli
altri” per poi
riprendere a camminare con calma: l’altezza spropositata lo
rendeva
incredibilmente goffo e la cosa mi fece abbastanza ridere.
Iniziammo poi a
chiacchierare dei nostri passatempi e delle nostre passioni: il suo
sogno era
lavorare per un emittente tv e organizzare programmi, dirigerli e cose
così,
per questo si era iscritto a Broadcasting.
Io invece gli raccontai della mia
passione per la scrittura e per il teatro, che mi spinse poi a
iscrivermi a
Playwriting in quella scuola.
Mia sorella invece, più brava
nel disegno e nella
tecnologia, aveva optato per il dipartimento di Animazione.
Da che mi
raccontò
lui, gli altri invece si dividevano tra canto, ballo e recitazione :
non potevo
aspettarmi diversamente, degni figli di mio padre, che da giovane aveva
una
band e recitava in una piccola compagnia teatrale.
Io e mia sorella avevamo preso da mamma
invece, che amava l’arte in ogni forma, nonostante si
concentrasse più sulla
pittura : Minhyuk aveva scelto il dipartimento di Danza, unica materia
artistica che non gli ricordava nostro padre o nostra madre.
Iniziammo
presto
le lezioni quel giorno: venni accolta calorosamente dai miei compagni e
tutto
sembrava andare bene, ma ero leggermente preoccupata per mia sorella
che ,
nonostante fosse molto espansiva spesso veniva giudicata strana dai
compagni,
specialmente per il fatto che avesse i capelli viola.
Ora vi racconterò quanto
mi riferì appena tornata a casa .
Era arrivata a scuola accompagnata da
Yukwon, in quanto gli
altri avevano deciso di far tardi quella mattina; separatasi dal
ragazzo, si
diresse verso l’aula che le era stata assegnata, e non ebbe
problemi a
trovarla, né ad ambientarsi : i compagni erano simpatici e
le postazioni
incredibilmente belle, con computer e cuffie meravigliosi.
Per le ore
di
lezione andò tutto liscio: il problema giunse durante la
pausa pranzo. Mentre
si dirigeva verso la mensa venne raggiunta da un gruppo di ragazze che
incominciarono a tempestarla di domande su Yukwon: se uscivano
assieme, da
quanto tempo si frequentavano, addirittura una le chiese se fossero
già andati
a letto assieme!
Lei rimase parecchio confusa e
cercò quasi di rispondere, quando
proprio il diretto interessato si parò tra loro:
- Che rapporto abbiamo non vi riguarda, è un segreto! – sussurrò ridendo – Ora,resterei volentieri con voi fanciulline, ma la mia dongsaeng avrà fame, quindi la scorterò fino alla mensa. Ci si vede ragazze! –.
Dopo averle liquidate in modo superbo, il nostro Yukwon accompagnò Hyemin fino alla mensa, per mangiare insieme:
- Oppa, come mai non hai detto che siamo fratello e sorella? – chiese lei curiosa ; l’altro le rispose sorridendo :
- Preferisco che non abbiano una risposta, è più divertente. –
- Ma Oppa, potrebbero pensare che siamo una coppia, cioè che stiamo insieme! - esclamò mia sorella, che venne interrotta dallo stesso ragazzo con una domanda, alquanto strana.
- A te dispiacerebbe? A me no. In fondo di considero già come una persona molto cara: sei la mia piccola, la mia piccola dongsaeng. – disse , lasciando quella tontolona di mia sorella senza la possibilità di ribattere : non che io non la comprenda, si tratta di un gran bel ragazzo. Solo avrei voluto vedere la faccia di Hyemin.
Il resto della giornata passò abbastanza tranquillamente e senza problemi, il che ci permise di tornare a casa nel pomeriggio, stavolta tutti e 9 assieme. Jiho e Kyung camminavano tranquillamente chiacchierando assieme a Minhyuk, Hyemin chiacchierava con Taeil , io a mia volta chiacchieravo con Jihoon e Yukwon e Jaehyo erano in disparte. D’ un tratto mi si avvicinò Jaehyo mentre Yukwon si avvicinò a mia sorella, per chiacchierarci tranquillamente:
- Bhe bimba, com’ è andato il tuo primo giorno di scuola? – mi chiese mettendomi un braccio intorno alle spalle, con fare protettivo .
Cercai mia sorella con lo sguardo ma notai che Taeil si era allontanato, e lei parlava con Yukwon, che la teneva dolcemente per mano, percui rinunciai all’ impresa di chiedere un qualsiasi consiglio.
Arrivammo a casa poco dopo e lasciammo aprire Taeil, che entrò per primo : appena tornati notammo una figura sul divano e il mio sguardo corse su Minhyuk, che stringeva i pugni.
- Ehi papà! – lo salutò Jihoon andandolo ad abbracciare felice, mentre nostro padre ricambiava la stretta: un uomo alto e robusto, sulla cinquantina, capelli grigi , non sembrava una cattiva persona; lui ci guardò e si avvicinò a noi :
- Mina.. Hyemin.. e anche tu Minhyuk, siete cresciuti così tanto. Minhyuk, che bel ragazzo sei diventato, Mina e Hyemin, oramai siete due signorine. Non mi aspetto mi abbracciate, è passato tanto tempo, riprenderete l’abitudine. –
- Grazie papà – dicemmo io e Hyemin inchinandoci leggermente, niente affatto offese da come lui si era presentato.
Lui ci sorrise e ci disse di lasciare gli zaini, senza problemi, ma mentre salimmo le scale, lo sentii chiamare mio fratello:
- Minhyuk tu.. mi odi ancora vero?- lui non rispose completamente, mormorò solo un: “ In realtà mi è indifferente… signor Pyo.”, per poi salire con noi.
Mi dispiacque molto per mio padre, alla fine si era impegnato per noi e sicuramente soffriva per il suo comportamento: lo guardai e aveva solo abbassato lo sguardo, probabilmente perché in fondo non lo biasimava neppure.
- Non pensi di essere stato troppo duro con lui? – gli chiesi alla fine, arrivati in camera ;
- Sai come la penso – mi rispose – lui non è mio padre, una persona che mi ha accolto in casa al limite, ma questo non mi vincola al rispetto. –
- E’ tuo padre. –
- Non l’ho scelto io. – decisi di chiudere il discorso e uscii dalla camera, mentre Yukwon entrava.
Andata in camera, trovai Taeil seduto sul mio letto che mi aspettava:
- Volevo sapere come mai tuo fratello ha reagito così, non me lo aspettavo da un tipo calmo come lui. – disse – Ha avuto la reazione di chi effettivamente detesta davvero qualcuno. – .
Gli raccontai dunque tutta la storia dal nostro punto di vista: mamma abbandonata con delle figlie piccole di pochi mesi, un padre praticamente visto poco e niente e un bambino che deve soffrire vedendo la propria madre piangere per un uomo che l’ha abbandonata.
Lui mi ascoltava e annuiva pazientemente, quando ebbi finito sorrise amaramente:
- E’ stata colpa mia. Io sono la causa del divorzio dei tuoi genitori. – io non capivo, e lui decise di spiegarmi la sua storia.
Lui, essendo il più grande di noi, fu il primo tradimento di mio padre, mentre mia mamma era incinta di Minhyuk; la mamma di Taeil, tuttavia, non disse mai a mio padre della gravidanza, e smise di vederlo poco dopo, continuando solo una corrispondenza. Tornando da lavoro, perse la vita in un incidente stradale, lasciando orfano un bambino di soli tre anni: quando si cercò di risalire al padre, mia mamma scoprì tutto e chiese il divorzio; a mio padre venne affidato il bambino e così fecero tutte le altre madri, che non volevano occuparsi da sole di quei bambini, frutto di un amore che non poteva essere definito tale.
-Non la ricordo neanche mia mamma. O meglio, ho una sua foto, che mi ha dato mio padre. A volte mi manca, ma lui non mi ha fatto mancare nulla. Per questo lo stimo. – disse e poi si alzò sorridendo, tornando in camera sua.
Aveva davvero fatto quelle cose? Mi fidavo di Taeil, percui pensai che doveva essere vero.
Decisi che avrei indagato il giorno dopo sulle storie degli altri miei fratelli, così da far cambiare idea al mio fratello biologico su nostro padre; Hyemin mi appoggiò e ci coalizzammo assieme: il piano "Vita armoniosa tra fratelli" iniziava da quel momento.