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Autore: Natsu_Fire    11/05/2016    1 recensioni
Tutto ha inizio nell'Impala. Sam è stato sempre un grande pensatore, ma difficilmente sappiamo come si sente davvero. Solo un po' d'angst per rallegrarvi la giornata! XD
"Nuovo caso, nuovo Stato, nuova città, nuovo motel di merda, nuovo bar. Soprattutto nuovo bar."
Beh, spero entriate a dare anche solo un'occhiata! A presto :)
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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IT'S HARD IF YOU'RE ALONE


Nuovo caso, nuovo Stato, nuova città, nuovo motel di merda, nuovo bar. Soprattutto nuovo bar. Due o tre bicchierini in più, una ragazza a caso insieme a mio fratello ed eccomi qui. Stasera l'Impala sembra essere la mia salvezza. È capitato raramente, ma in questi casi mi sono sempre rifugiato qui, sin da quando avevo undici o dodici anni e mio fratello, beh, l'età per portarsi qualche ragazzina nel motel mentre papà non c'era, incurante del fatto che ci fosse un "bambino" innocente in quella povera stanza. Quindi, mi sono ritrovato nella baby di Dean. Ma in fondo non mi dispiace, questa macchina è davvero importante, e non solo per lui. Beh, inoltre si deve considerare che è stata proprio lei a salvare il mondo, al compimento dell'Apocalisse, quando tutto sembrava andare a puttane. Ricordo ancora le ossa di Dean scricchiolare sotto le mie mani, ricordo ogni sua parola usata per consolarmi, mentre si faceva uccidere dal mio corpo. Da Lucifero. Mi sentivo come uno spettatore del più crudele dei film, ma ero ben consapevole che quello non fosse un film, ma la pura realtà. Cercare di gestire di nuovo il mio corpo non aveva funzionato fino a quel momento, ero intrappolato in me stesso, fino a quando i miei occhi non si posarono su quel soldatino. In quel momento la vita mi passò davanti agli occhi, e non potei non notare come in quasi tutti i flash che mi vennero in mente ci fosse sempre, sempre Dean. Lui c'era sempre stato. E non potevo permettere al mostro che mi dominava di ucciderlo. Era mio fratello, era Dean. Sapevo che si fidava di me, lo aveva sempre fatto. O forse non sempre, ma per buone ragioni. Quando bevevo il sangue dei demoni sentivo di star diventando un mostro, ma era per difendere la causa, lo facevo per evitare lo scoppio dell'Apocalisse, io ne ero convinto. Ruby mi aveva mentito, ma ero solo e le sue erano le uniche parole che sembravano poter dare un senso alla mia vita: "Io posso aiutarti, posso aiutarti ad uccidere Lilith prima che liberi Lucifero". E io mi ero fidato. Mi fidavo sempre, di tutti quelli che sembravano avere buone intenzioni. Non era per cattiveria, forse per ingenuità, o semplicemente giustifico il fatto che sia un vero idiota. Dean era morto per me, era andato all'inferno, aveva passato là sotto ben quarant'anni, e io? Io rovinavo tutto quello che mi ha sempre insegnato, mi alleavo col male, perché lo avevo confuso col bene. Patetico. Come posso biasimare il fatto che non si fidasse più di me? Non si può descrivere ciò che ho provato. Da sempre, da quando ero solo un moccioso che a malapena sapeva camminare, sentivo un vuoto dentro, che riuscivo a colmare solo quando Dean giocava con me, o quando mi affidava un compito che, seppur stupido, mi faceva sentire importante, utile. Non con papà, non con Bobby, con Dean. Poi, crescendo, lo avevo abbandonato. Sì, so che è così. So di essere un immenso, inguaribile egoista. Ma non era la mia vita, quella non era la mia vita. Io amavo studiare, sognare una vita normale, essere normale. Le persone normali hanno una vita stabile. Hanno una casa, io non ho mai avuto una casa. Non so cosa significhi avere una mamma che ti canti "Hey Jude", non so cosa voglia dire un padre che ti insegni a giocare a baseball. Ricordo un pomeriggio: papà era a caccia da solo, io e Dean eravamo stati affidati a Bobby. Volevo bene al vecchio, è stato sempre un secondo padre per me, ma ho sempre fatto finta di non accorgermi, attraverso quei piccoli gesti, di come riponesse tantissime speranze in quel bimbetto troppo 
cresciuto che era Dean. Quel pomeriggio ci portò al parco, pensavo volesse addestrarci, era da un paio di mesi che ormai lo facevamo con papà. Eravamo così piccoli, credo che Dean avesse ancora tredici anni, io nove. Ma Bobby non ci addestrò, no. Mi voleva bene, lo so, ma mi disse di stare seduto in una panchina o di giocare con qualcuno, perché aveva da fare con Dean. Io forse ero stato sempre un po' troppo disobbediente, e come Bobby sparì oltre quei due pini mi alzai e lo seguii. In realtà avevo solo voglia di stare con mio fratello: quei mesi di addestramento mi avevano portato solo paura e stanchezza, e oltre che a lui - nonostante i suoi modi aggressivi - sembrava che a nessuno importasse quanto fossi scosso. Quando però li vidi ridere mentre Bobby gli insegnava come giocare a baseball mi pentii di averlo seguito, ma non volli interromperli, Dean sembrava felice come mai lo avevo visto invece insieme a me, e Bobby, beh lui sembrava davvero suo padre. Quel dolore insopportabile al petto che sentii allora - al capire quella piccola grande preferenza - lo portai sempre con me, per un motivo o per un altro. In fondo però se lo meritava, aveva badato a me da che era solo un moccioso, lui merita molto più di me.

Crescendo, mi resi conto di come fossi sempre al secondo posto, alternando i soggiorni tra i motel - con papà, quando tornava dalla caccia - e la baita di Bobby. Però Dean, per fortuna, sembrava si ricordasse di me, anche se alcune volte sembrava farlo solo per dovere. Ancora ora sembra sia così. Così ignoravo quella pesante fitta al petto, che quando andavo a dormire si faceva sempre più pesante, come pesante era quella vita, che io non avevo scelto e che avevo intenzione di rifiutare, prima o poi.

Le prime volte che ne parlai con John, lui non mi prese sul serio, mi ignorò, parlando con Dean riguardo l'ultima caccia. Poi io diventai più insistente e finalmente anche John Winchester perse la pazienza, degnandomi di una - secca - risposta: NO. No, no, no.. Il suo rifiuto alla mia semplice richiesta di una vita normale mi rimbombava in testa come la peggiore delle accuse. Non volevo vivere per sempre in quel modo, alla ricerca di qualcosa che non ero tenuto a sapere perché considerato sempre immaturo, sempre l'ultimo. Andavo a caccia, aiutavo con le ricerche, studiavo perché ero costretto a tradurre trascrizioni latine, ma il "come stai?" a fine giornata era sempre solo quello di Dean.

Per questo quando me ne andai l'unico verso il quale provavo un grande senso di colpa era Dean. Non John, non Bobby. È vero, Dean non aveva provato a fermarmi, non aveva mai contestato la parola di nostro padre, ma non lo biasimai. Avevo letto il dolore nei suoi occhi, ma ero convinto che se la sarebbe cavata: aveva John e Bobby, no? Sarebbe stato la loro prima preoccupazione, io non avevo di che stare in pensiero. Poi diventai io il primo posto di qualcuno, e quel qualcuno mi amava alla follia, e quando qualcuno ama Sam Winchester firma la sua condanna a morte. Jessica è stata la ragazza più semplice, dolce, amabile e.. Stupenda che abbia mai incontrato. Credevo di meritarla, credevo di meritare un po' di amore, ne stavo finalmente avendo un assaggio. Poi, quella maledetta domenica, di ritorno da quella stupida caccia.. Vederla morire era stato come morire dentro. Un pezzo, un gran pezzo del mio cuore è andato in fiamme con lei, quella notte.

Sono passati così tanti anni da allora..ma i ricordi sono indelebili. La morte di papà, la mia, quella di Dean. Soprattutto quella di Dean. Non smetterò mai di sentirmi in colpa per il suo soggiorno all'inferno. Tutte quelle torture.. Era stata tutta colpa mia. Ero morto per la felicità di rivedere mio fratello, la mia ancora, morto per aver dato le spalle al nemico, morto per essere stato pietoso verso quel Nick. L'anno che ne era seguito è stato orribile. Il conto alla rovescia, aspettare che quei cani infernali lo divorassero, il martedì infinito. Quello non lo avevo mai raccontato davvero a Dean. I più di cento martedì ripetuti. Poi il mercoledì, sembrava impossibile. L'avevo visto morire troppe volte, e il dolore era stato sempre lo stesso. La morte di quel mercoledì, i sei mesi a seguire... Orribile. Ero diventato una persona irriconoscibile, in quelle circostanze. Avevo ucciso Bobby per riavere Dean. Avevo vissuto sei mesi in più di lui, per cosa? Perché la sola idea di vivere senza mio fratello mi faceva impazzire. Non l'ho mai detto a Dean, ma quando mi sono visto riportare indietro nel tempo quasi non riuscivo a trattenere le lacrime.

"Ma quanti martedì hai vissuto?"

"Troppi"

Ma il momento doveva arrivare, prima o poi. Quando Lilith mi aveva agganciato al muro non avevo potuto fare altro che guardare. Non ho mai fatto altro. Mi dimenavo, cercando di raggiungere la persona più importante della mia vita, o di ciò che ne rimaneva. Quando lo raggiunsi, però, era troppo tardi. Avevo assistito alla sua morte proprio sotto i miei occhi, quei cosi invisibili che uccidevano un altro pezzo del mio cuore, il più grande. La sua pelle fredda è stato il mio incubo più grande, come anche i giorni e i mesi a venire. Avevo pianto giorno e notte, e forse aveva ragione Dean a dirmi che ero una femminuccia. Ma non riuscivo ad accettarlo, proprio no. Quando tornò, e non per mano mia, mi sembrò di sognare. Avevo provato a stringere un patto con ogni singolo demone degli incroci, ma non c'è stato nulla da fare, non ero riuscito a salvarlo. Ma poi era tornato, mio fratello. Non mi aveva lasciato solo, abbandonato a me stesso.

Io, invece, lo avevo fatto. O meglio, il mio corpo.. Ma ormai, che differenza c'è? Per un anno lo avevo lasciato vivere nella convinzione che fossi morto. Anche se in realtà lo ero davvero. Cadere nella gabbia insieme a Michele e Lucifero non era propriamente il simbolo della vita. Era sinonimo di morte. Non ho mai ricambiato il racconto di Dean, non gli ho mai raccontato cosa succedeva là sotto. Tutti quegli anni, sembravano non passare mai.

"Quanto tempo è passato?"

"Un anno e mezzo"

Un anno e mezzo. Finché il muro non è stato scalfito non ricordavo nulla, qualche flash, ma niente che non potessi sopportare. Dopo che Castiel aveva deciso di far cedere quel muro come garanzia che Dean sarebbe stato al proprio posto, niente era stato più ugualmente sopportabile. Eppure dentro di me, nella mia testa, quella parte che ricordava l'inferno mi aveva avvertito che sarebbe stato terribile. Centottanta anni di tortura, più di Dean, più di John, orribile, tremendo. Non ne ho mai parlato con Dean, ma come avrei potuto? Cosa avrei dovuto dirgli? "Ehi Dean, sai che gioco si divertivano a fare i due fratelli laggiù?". No, non lo avrei mai caricato di questo peso. Laggiù, la gabbia, era terribile, un involucro infuocato, simbolo della rabbia di colui che una volta era stato angelo. Sembrava che tutto funzionasse in relazione ai suoi pensieri. Ero caduto là dentro con ancora il corpo, come Adam, ma presto ci uccisero, e di noi rimase solo l'anima, mentre i nostri corpi marcivano in un angolo col tempo, prima dell'arrivo di Castiel. Ora so che quella luce era lui, ma quello che ricordo è solo un gran fascio luminoso intorno al mio corpo, e mentre l'angelo che tempo prima aveva salvato Dean dalla perdizione scompariva nello stesso fascio di luce, io, la mia anima, restavo ancora là, e ci sarei rimasto per i prossimi centoquarant'anni.

All'inizio ci torturavano, a me e ad Adam. Sfogavano la loro rabbia su di noi. Quegli strumenti affilati comparsi dalla semplice volontà dei due, quelle grida di dolore che ancora risuonavano nella mia testa.. Andò avanti così per un po', poi iniziarono ad assillarci con la stessa proposta che Alastair faceva a Dean: volevamo passare a tenere il coltello dalla parte del manico, in senso letterale? Solo uno di noi poteva accettare, altrimenti non ci sarebbe stato nessuno con cui giocare. Non passò molto che Adam cedette. Quel ragazzo non meritava quella fine, ma ancora una volta non ero riuscito ad evitarlo. Erano in tre, tre mostri che mi avevano fatto provare la voglia di scomparire così tante volte da averne perso il conto. Bruciare vivo, sentire l'odore della propria carne in fiamme, i tagli, le mutilazioni, la morte.. E poi di nuovo tutto intero. Ma non ci si abitua mai al dolore. E stavolta ero solo, completamente, ero solo con le parole crudeli e sadiche di Lucifero. Ma potevano anche farmi male, ancora e ancora, io non avrei mai smesso di pensare di aver fatto la scelta giusta. L'ho pensato tutti quegli anni, sperando che mio fratello si fosse costruito finalmente una vita, inconsapevole di ciò che invece stava facendo il mio corpo.

"Sammy, Sammy.. Non mi stancherò mai di torturarti.. Sarai il mio giochino, per sempre"

E mentre le parole del diavolo mi riempivano la testa, la mia anima si spezzava ancora sotto quel dolore che mi ritrovavo a sopportare. Ma non gli era bastato, no. Anche fuori dalla gabbia quel mostro non poteva lasciarmi finalmente vivere. Le allucinazioni, la pazzia. Non ero pazzo, ero perso. Lo avevo fatto entrare nella mia testa, perché quel giorno, in quello Stato sperduto, stavo per perdere mio fratello. Credevo di poterlo controllare, invece appena lo avevo fatto entrare non era più uscito: mi aveva aiutato a trovare Dean e a salvarlo, ma mi era costata tutta la mia sanità mentale. E il sonno. Quello soprattutto, non potevo chiudere gli occhi, che subito tornavo nella gabbia..e il dolore sembrava così reale. Vederlo ridere, cantare, insultarmi 24h su 24 era stato straziante: vedevo il mio aguzzino, il mio peggior incubo, incarnato davanti a me, che mi accompagnava come una fedele ombra che potevo vedere solo io. Ma anche quello era passato, alla fine.

Inferno, paradiso, purgatorio. Avevamo toccato il fondo. Quei tanti paradisi uno così diverso dall'altro...per Dean il paradiso era vedere la propria famiglia felice, per me l'essere lontano dalla mia famiglia. Avevo visto il dolore nei suoi occhi quando era entrato nel mio paradiso. Non era quello che credeva, ma io non ero felice senza la mia famiglia, ero solo...libero. Libero da quelle costrizioni che non ci avevano fatto essere bambini e adolescenti. In realtà, in ogni mio paradiso c'era stato Dean, nei miei pensieri. Ma lo avevo ferito, di nuovo.

Come lui aveva ferito me, quando, tornato dal purgatorio, mi aveva buttato addosso tutta quella merda mentre era posseduto dallo spettro del milite ignoto. Aveva fatto male, sapere ciò che mio fratello pensava di me. Era stato difficile accettare che aveva trovato un fratello migliore laggiù, Benny. Ma era stato terribile sentirlo dire dalla sua bocca,a stessa che quando eravamo piccoli mi sussurrava parole di conforto dopo un incubo. Quel vuoto che avevo provato tanti anni prima non se è mai andato, e mai se ne andrà.. Ma la verità è che speravo di alleviarlo con le mie azioni, invece che renderlo più insopportabile.

Accendo distrattamente la radio, facendo partire una di quelle canzoni rock che ama Dean e sto per cambiarla quando, alla fine, cambio idea. In fondo così mi sento meno solo. Credo di addormentarmi subito dopo, tanto che per la prima volta dopo tanto tempo mi sveglio direttamente al mattino. O meglio, vengo svegliato.

"Ehi principessina Disney, tieni qualcosa per la colazione, così partiamo. La bella signorina di ieri notte mi ha detto qualcosa che potrebbe fare al caso nostro"

Gli sorrido senza rispondere, e penso che mi godrò questo caffè, prima che qualcos'altro irrompa nelle nostre vite.

 

 

#Corner

Siete arrivati fin qui? Davvero? 😂Coraggiosi lettori, complimenti! Avete sopportato questo lungo monologo! Beh, lungo..fino all'inizio dell'ottava stagione.. È lì che ancora sono arrivata!

Beh, non nascondo di non essere convinta di come è venuta fuori, ma le mie intenzioni erano buone 😂 il problema è che la testa di Sam è un casino, e spiegare cosa c'è dentro è stato più complicato di quanto pensassi. È uno stronzetto, ma è anche un cucciolo (?) che si sente davvero tanto solo u.u Così , alla fine eccoci qui! 😌

Spero di avervi fatto provare le stesse emozioni che ho provato io guardando questa serie, è tutta una strazio!

Beh, spero mi direte cosa ne pensate..mentre io vado a continuare l'ottava stagione... Possibile che non mi stanchi mai di guardare questa serie tv? Oddio sono diventata una dipendente da manicomio... Ok basta con gli sproloqui, ci sentiamo presto! 😂

un bacio, Natsu_Fire 👿👻

  
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