“Jasper sta sorridendo davvero.”
Quasi non ci credi nemmeno tu. Riesci a vederlo a stento nella stanza affollata, scorgi solo il suo profilo: il mento appuntito, il naso lungo e le pieghe all'angolo della bocca mentre la stende in un sorriso. Non ti eri mai reso conto di quanto ti mancassero i sorrisi di questi ragazzini fino ad ora. Ne è passato di tempo da quando li sentivi ridere tutti e cento, o quasi, riuniti intorno ad un falò improvvisato nel mezzo del campo, le prime sere dopo il vostro atterraggio. Spesso era proprio Jasper a farli ridere, con uno dei suoi commenti sarcastici sulla vita sulla Terra. Quanto tempo è passato? Nemmeno un anno intero. Molti di quei ragazzini non ci sono più, quelli che restano non sono più gli stessi. Tu per primo.
Ti volti, il cuore appesantito da ricordi che non avresti mai immaginato avresti trovato piacevoli, il fantasma di quei sorrisi ti grava sulle spalle forti.
Sembra che Clarke non ti abbia nemmeno sentito, il suo sguardo si perde da tutt'altra parte nella stanza, gli occhi chiari induriti dalla preoccupazione, dalla stanchezza, dalla guerra.
Quand'è l'ultima volta che l'hai vista sorridere, di un sorriso vero, senza ombre? Non lo ricordi, e la cosa ti spaventa.
Quand'è l'ultima volta che hai sorriso tu? Questo lo ricordi. Quando l'hai rivista dopo sei mesi di lontananza, di assenza, di mancanza. L'ultima volta che hai riso, invece? Difficile dirlo, probabilmente eri ancora sull'Arca. E tua madre era ancora viva.
Tenti di cancellare quel pensiero deprimente con il ricordo dell'ultima volta in cui hai visto ridere Clarke. Era anche la prima. Successe quando ancora credevate di riuscire a salvare la maggior parte dei cento ragazzini che vi siete trovati ad accudire. Non rideva con te, perché non eravate ancora così uniti – non ti eri ancora reso conto di amarla. O forse è stato proprio in quel momento che l'hai capito? Ricordi i suoi capelli luccicare sotto il sole che filtrava tra le foglie degli alberi, la mano posata sullo stomaco, la testa inclinata all'indietro, gli occhi chiusi, il suono della sua voce che risuonava per il campo. Ricordi di averla fissata a lungo, anche dopo che l'eco della sua risata si era spento da tempo, e di aver pensato “Se non la bacio adesso impazzirò”. Non l'hai baciata, ovviamente, e te ne penti ancora. Forse è successo davvero, forse sei impazzito per non averla baciata.
Forse, baciarla risolverebbe tutto. Forse, se la baciassi riderebbe, e la sua risata fermerebbe la guerra.
Forse, ma lei sta andando a parlare con Luna e tu ti sei fatto sfuggire anche questo momento.