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Autore: Kafee91    10/04/2009    1 recensioni
Mi chiamo Christian. Christian Linke. Uno dei più infelici casi di omonimia possibili sulla faccia della Terra. [...] Oramai vivo per interposta persona, che strazio.
Genere: Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: con questo mio scritto, privo di scopo di lucro, non intendo assolutamente dare rappresentazione veritiera dei personaggi coinvolti, questo il motivo dell'etichetta OOC, perchè in particolare Christian Linke non lo conosco e non mi appartiene in alcun modo.

Nota: ho scritto questo testo munita di mappe della città di Amburgo, ma il risultato è scadente ugulamente.


Mi chiamo Christian. Christian Linke. Uno dei più infelici casi di omonimia possibili sulla faccia della Terra. Dico questo perché, oltre al danno del nome, c’è pure una grossa beffa: ambito ad Amburgo, sono alto quasi un metro e novanta, i miei occhi sono azzurro grigio, ho i capelli neri -ma naturali(!)- e, soprattutto, suono il basso! Da un anno circa la mia vita è diventata pressoché un inferno per le troppe coincidenze, a causa tra l’altro della fissazione che due mie care amiche hanno per i.. i..Panik? Nevada Tan?? O Nevada-Panik?! Insomma, decidetevi!!
“Chris!! Guarda qui – uno violento strattone al braccio mi spinge davanti alla vetrina di un’edicola – cari, ma non vedi come vi assomigliate?” domanda languidamente Lotte. Ecco, ci risiamo, davanti agli occhi ho un mega poster dove al centro c’è lui, Linke. “Ma guarda! Siamo quasi fratelli!” commento ironicamente,
“Che bello avere il proprio personale Christian Linke!!” esclama entusiasta Lotte attaccandosi al mio braccio. Mi porto una mano al volto;
“Ehi, dove vai?” domando,
“Compro il poster, no?”, risponde con una certa ovvietà nel tono lei.
Sì, come si può capire è una situazione un pochino frustrante avere tante, troppe cose in comune con qualcuno, un musicista che non apprezzi per niente, mentre le tue amiche ne sono perse. Oramai vivo per interposta persona, che strazio. Per fortuna non mi ha costretto con la forza ad entrare con lei in edicola, c’è un po’ di coda, per cui ne approfitto per accendermi una sigaretta, “Chissà se quello fuma” mi scopro domandare, “Ehi ehi!” scuoto la testa e faccio il primo tiro.
“Finalmente vi abbiamo trovati -una voce squillante mi coglie alle spalle- per fortuna dovevamo trovarci da Starbucks!”; povera Ada, lei è una molto rigorosa per gli appuntamenti. Non faccio in tempo ad aprire la bocca che “Adiiiii!! Guarda!! Ho preso il poster!!” esordisce Lotte precipitandosi a passo deciso verso Ada,
“Grande!! Lo voglio anche io!” le risponde lei con occhi trasognanti; io e Andreas guardandoci scuotiamo la testa. Passano altri cinque minuti prima di poter andare il più lontano possibile da qualsiasi fonte nevadica panikosa;
“Dai ragazze! Gli altri ci aspettano!” cerca di incalzare Andreas, le due continuano a rimanere indietro rispetto a noi perché troppo intente ad ammirare i loro amori.
“Oggi hai le prove?” mi domanda Lotte attaccandosi al mio braccio, “Sì, ma questa sera alle otto”
“Uffi, è troppo tardi, i miei non mi lasciano andare fino alla sala prova al buio..” e sbuffa.
Qualche fermata della metropolitana e ci ricongiungiamo agli altri nostri amici nel cuore della città, nella zona dell’Elba. Il pomeriggio passa piacevolmente, le ragazze hanno voglia di fare shopping e noi ragazzi ci divertiamo a dare i nostri pareri scemi, inutili e un po’ volgari sui capi che provano, o su alcuni abiti appesi alle grucce. In giornate normali, staremmo sbadigliando alla grande, ma oggi Lotte Ada e Becki sono particolarmente solari e si divertono a stare allo scherzo. Di tanto in tanto io mi fumo una paglia, sono l’unico fumatore nel mio gruppo; Lotte mi fa compagnia ma lo fa solo per dirmi tutte le volte quello che succederà ai miei polmoni se insisto, “Tanto io non devo cantare” le rispondo sempre facendo spallucce. Lotte è la più piccolina, ha solo diciassette anni, mentre tutti noi abbiamo tra i diciannove e i ventuno anni; io per inciso ne ho venti e non ventidue, come da poco l’altro Linke! E sono certo che nei Panik Tan non ci sia nessun ’89. Con mio grande rammarico, di quei tizi so più cose di quanto vorrei.. Tutta colpa di Lotte e di Ada che dall’alto dei suoi diciannove anni le da tremendamente corda! Se non volessi loro tutto il bene che provo, probabilmente per come sono fatto, avrei già litigato pesantemente con loro. Di mio, mi interesso solo delle persone alle quali sono davvero legato, tutto il resto del mondo per me non esiste, a dirla tutta mi infastidisce pure, per cui aria! Lotte poi l’ho vista praticamente nascere, poco dopo che i suoi genitori erano venuti ad abitare di fianco a casa mia è venuta al mondo. Sono cresciuto con lei, quella piccola rossina dagli occhi blu. E’ praticamente mia sorella, anzi, considero più lei mia sorella che quelle pesti dei miei fratellini. Loro però sono molto più piccoli di me..
“Quando avete una serata con il gruppo, Chris?”, è Leo,
“Per ora niente... stiamo preparando dei pezzi nuovi”
“Finalmente ti cimenterai pubblicamente in un growl degno di Mikael Åkerfeldt??” ammicca sempre Leo, io sbuffo
“Mica vengo a rivelarti le nostre sorprese!” rispondo.
“Per favore! – Esordisce Lotte – Ne ho abbastanza di paurosi cavernicoli!”, ha una smorfia sulla bocca,
“Su Lotte, torna ad ascoltare i Panik” dico scherzosamente; lei di tutta risposta mi fa una linguaccia.
Ore 19:15, “Lotte, per me è tardi! Andiamo!” e la prendo sotto braccio,
“Ok-ok! Ciao ragazzi!”, e ci congediamo. Sulla metropolitana c’è stranamente poca gente, almeno nel nostro vagone; guardo fuori del finestrino, ma vedo solo del gran nero scorrere velocemente sotto ai miei occhi, mi viene in mente Immigrant Song dei Led Zeppelin, e con la mano sinistra (perché io suono da mancino -alla facciaccia dell’altro- e pure senza plettro!) mimo gli accordi del basso. Lotte mi osserva un po’, ovviamente lei non capisce la canzone che ho in testa, traffica un po’ nella sua borsa, tira fuori il suo lettore mp3e mi infila un auricolare; già tremo, dovrò sorbirmi l’ennesima panikonica canzone. Purtroppo le conosco pure tutte. Una voce diversa dalle solite due inizia a cantare accompagnata dal pianoforte
“Bè?” domando,
“Taci e ascolta!”, mi zittisce lei appoggiandosi alla mia spalla, e si abbandona a questa dolce melodia, chiudendo gli occhi. Giunge la nostra fermata.
“Canzone nuova?” domando io un po’ ironico,
“Come sei noioso Chris! – Sbuffa – E’ Warum Nicht!!”, mi sorge il dubbio che forse dovrei conoscerla, “Per di più la canta Linke!!”
“Aaahh!! Ma dai? Che piacere!!” la prendo in giro; lei mi tira un pugno sulla spalla ridacchiando. Io sollevo gli occhi al cielo e la accompagno davanti alla porta di casa sua.
Quando entro in casa mi rendo conto di quanto sia tardi, per cui mi butto sotto la doccia e cerco di lavarmi alla velocità della luce. Mi metto addosso i jeans che avevo anche prima, prendo la prima maglietta e felpa che trovo, freneticamente recupero le chiavi di casa, prendo il basso e mi getto verso la porta; il cellulare vibra: Su Mtv stanno intervistando i Panik!! Cavolo, Linke ha le labbra come le tue!!. “Perché mai Lotte mi deve mandare dei messaggi così stupidi?!”, però me la rido, lei è davvero convinta che sia un segno del destino questo caso di omonimia. Io spero vivamente di no. E poi i miei capelli sono leggermente ricci!
Sul rottame che sono solito indicare con bicicletta, tento di farmi strada tra macchine e pedoni, per cercare di non arrivare troppo in ritardo. Zona St. Pauli, gli altri ragazzi del mio gruppo sono già tutti davanti alla sala prove, aspettando le mie chiavi. Noi siamo i.. abbiamo un nome pressoché impronunciabile, meglio lasciar perdere; facciamo progressive metal, ma non rinunciamo a pezzi acustici di ispirazione varia. Lavoriamo insieme da tre anni, nell’ambiente siamo abbastanza conosciuti, abbiamo anche prodotto un album che ha ottenuto un certo successo. Speriamo di poter raggiungere vertici alti con la nostra musica, e per questo spendiamo molto tempo nel curare il suono, i testi.. a volte ci sembra di essere ad un passo dal sogno, altre riportiamo violentemente i piedi a terra; non abbiamo ancora avuto la fortuna dei Panik, e dire che viviamo nella stessa città. Mentre mi perdo in questi pensieri, cercando di sistemare il mio basso, il cellulare vibra nuovamente: Ho visto il tatuaggio che Linke ha sul braccio sinistro! Guarda che è sottile, perché non ti scrivi Jaco Pastorius??, scuoto la testa, “Allora è proprio malata!!”. Iniziano le prove.
Ore 22:45, abbiamo suonato abbastanza, in fretta smontiamo tutta l’attrezzatura e usciamo dall’edificio; il cellulare vibra ancora, ma questa volta è una chiamata, Becki. Io e lei sulla fine della nostra storia non abbiamo mai trovato un accordo. Siamo ancora appesi ad un filo, non abbiamo preso una decisione, ci basta poco per tornare l’uno nelle braccia dell’altro. Gli altri del gruppo capiscono e si avviano verso casa, effettivamente ci sono le lezioni universitarie domani mattina. Le parole scorrono dal mio cellulare a quello di Becki, frasi frasi, ma in realtà non ci stiamo dicendo niente; “Bene, allora buona notte!”
“Notte Becki!”, e riaggancio la chiamata. Sospiro, mi avvicino alla bici, STUNC!, qualcosa mi ha urtato violentemente. Sarà il solito ubriaco, questa è una zona buia e mal frequentata. “Stai attento per favore!” gli dico,
“Sì.. si scusami – un tipo strano tutto tremolante mi risponde velocemente guardandosi freneticamente attorno – scusami, eh!?”. E’ un tizio veramente strano, affaticato dalla corsa che deve aver fatto con il fiatone che ha, e in stato eccitato, forse ha bevuto davvero troppo. In lontananza si sentono delle voci, lui spaventato si va a nascondere dietro un angolo della parete della sala prove. Io lo guardo di traverso,
“Tutto ok?” domando, lui sbircia nella mia direzione, un lampione gli illumina gli occhi chiari.
“Senti.. senti ancora quelle voci?”
“Quali voci? – Mi guardo attorno –Qui non c’è nessuno, tranquillo! Ma ti senti male?”, chissà con mi sto trovando a che fare.
“Ho paura che tornino a cercarmi” farfuglia, mentre si avvicina a me;
“Cercati? Sei inseguito?” domando con certa apprensione, temendo di essere di fronte ad un soggetto pericoloso. Lui intanto mi è più vicino, i suoi lineamenti si definiscono sempre di più.
“Sì, e ho molta paura!” spiega con il sorriso alla bocca; io sbarro gli occhi. Spero di avere le allucinazioni. Il ragazzo mi guarda a sua volta di traverso;
“Ora vomito” mugugno,
“Hai bevuto troppo pure tu?” domanda scherzosamente. No. decido che non può essere possibile, probabilmente tornato a casa, al posto di fare la doccia mi sono buttato sul divano addormentandomi.
“Ci sei?” mi domanda, santo cielo non può essere vero. Una smorfia segna il mio volto, il suo sguardo si oscura. Guardo il cielo aprendo le braccia “Ma non è possibile! Non puoi essere tu!” impreco. Lui si guarda, quasi gli dispiace.
“Sei quello dei Panik?!” domando schifato. Silenzio. Lui si guarda attorno, poi mi fissa,
“Non dire una parola di più” .
“Ah, io la dico eccome! – Esplodo –Hai idea di tutti i problemi che mi hai causato tu con la tua band??!” lo accuso, lui è interrogativo,
“E’ un incubo! Un continuo martellamento!! Panik qui, Panik là, Nevada Tan così, Nevada Tan cosà!”, gesticolo come un posseduto, in preda ad una rabbia e una confusione tale da farmi perdere lucidità. Lui mi guarda con la bocca aperta. Altre voci lontane; di colpo me lo ritrovo accucciato dietro di me. Mi giro, “Certo che anche tu non sei proprio a posto” gli faccio notare.
“Ti prego aiutami, devo scampare da quelle!” mi implora,
“Quelle?”
“Sì! Fan!!”
“Fan??!”
“Sì… ero in un locale e mi sa di aver bevuto troppo, ma delle ragazze devono avermi riconosciuto e hanno iniziato a starmi addosso... – lo guardo – alcune mi hanno fatto strane proposte!”, scoppio a ridere.
“Non ridere! E’ grave! Io non voglio toccarle – spiega sincero – sono fan, non voglio approfittare della situazione solo perché sono un po’ unto.. aiutami!”. In questo momento non so se scappare, accasciarmi a terra e ridere, chiamare Lotte e Ada oppure aiutare il mio peggior nemico. Senza accorgermene apro la porta della sala prove e lo faccio entrare. Si guarda attorno. “Come ti chiami?”
“Pensi di essere così famoso da non doverti presentare?” non resisto,
“Sai che sono dei Panik..” alzo gli occhi.
“Christian” mormoro,
“Sì! Sono io!”
“No, io!”, “Idiota” penso tra me.
“Sono unto ma non abbastanza!” esclama,
“Non hai capito – prendo un respiro – io mi chiamo Christian!”; lui ha un sorriso ebete,
“Anche io!!” esclama tutto contento.
“Ma va!? -dico ironicamente- Christian Linke”
“Allora sai proprio tutto di me!”, commenta soddisfatto. Porto una mano davanti agli occhi,
“Mi chiamo Christian Linke!!!” sbotto. Linke assume un’espressione vacua e tremendamente ebete,
“Mi stai prendendo in giro?” domanda sincero. Avrei voglia di lanciargli un amplificatore addosso, lui, il suo gruppetto, il suo stra maledetto basso, le sua labbra e il tatuaggio al braccio sinistro! Tiro fuori dalla tasca il portafoglio e gli mostro la carta d’identità. Lui è assolutamente senza parole, ha gli occhi sgranati e la bocca aperta, mi guarda. Inizia a ridacchiare e si accascia su di una poltroncina. Si passa una mano tra i capelli poi torna a guardarmi,
“E’ una chitarra?”, chiede indicando la custodia che ho alle spalle. “Bella roba! E’ un bassista e non sa distinguere le custodie” penso tra me e me, “Vabbè, è ubriaco” mi dico sconsolato.
“Veramente è un basso” chiarisco. Le braccia gli cadono sulle gambe, si sta rendendo conto anche lui della situazione più che assurda. Con gli occhi vaga lungo le pareti piene di poster, foto, scritte, disegni.
“Ti va di suonare?” mi propone, “Non saprà farlo veramente” mi chiedo,
“D’accordo!”, senza rendermene conto accetto. Mi tolgo la felpa e gli faccio cenno di entrare nel cubo insonorizzato.
“Chi sono gli Angra?” domanda indicando la mia maglietta,
“Immagino tu non conosca queste semidivinità!” sbuffo,
“Scusami..” dice portandosi una mano dietro la nuca, con gli occhi bassi. Dovrei cercare di calmarmi, ma ho materializzato davanti a me il mio personalissimo incubo. Cosa farebbe Lotte se fosse qui?
“Sono un gruppo metal brasiliano, ma non credo tu ti intenda di metal”
“In effetti pochino” afferma,
“Ora non esistono più, ma ti consiglio l’album Holy Land
“Me ne ricorderò!” e mi fa l’occhiolino. Attacco il basso e ci sediamo su due sedie gialle, con le mani e gli occhi mi chiede lo strumento, io semplicemente glielo porgo. “Se mi fai saltare una corda o solo lo graffi ti strappo i capelli” penso, ma lui deve aver letto il linguaggio dei miei occhi,
“Lo tratterò con cura” promette sommessamente.
Le sue mani iniziano a fare i primi accordi, è bravino.. mentre suona canta pure, alcuni sono pezzi dei Panik, altre sono canzoni inglesi, altri ancora pezzi che poi mi dice essere suoi. In realtà è un bravo bassista, potrebbe far risaltare di più il suo ruolo nel suo gruppo, ha delle belle idee per i tapping.
“Tocca a te!” squittisce restituendomi il basso,
“Grazie”
“Mi fai sentire qualcosa di metal?” domanda con il sorriso,
“Non sono bravo a cantare…”
“Non importa!”, e prende a fissarmi curioso. Inizio. Silent dance with death / Everything in lost… e continuo per un pò.
“Wow! Cos’era??” domanda tutto interessato. “Vedessi che faccia da cretino che ti ritrovi…” sghignazzo,
“Era Demon of the fall, degli Opeth… conosci?” provo vanamente a domandare.
“…In realtà no” risponde a mo’ di scusa, “Però hai un bellissimo growl! Complimenti!”; “Sa pure cos’è il growl!!”, Linke inizia a conquistare punti.
Il cellulare inizia a vibrare nella mia tasca: Ma dove sei finito? Tua madre mi ha chiesto di te! Perché non rispondi alle chiamate?!. “Chiamate? Che chiamate?!”, controllo la lista delle chiamate perse, i miei mi avevano cercato ben quattro volte.
“Cazz!” esclamo, Linke mi fissa, “Sai che sono le due di notte?”
“Ah si? …Mi stavo divertendo però…”.
Usciamo dall’edificio e lo chiudo a chiave, lui è appoggiato alla parete e guarda il cielo della notte. Io mi avvicino alla mia bicicletta per aprirla, sento una botta amichevole sulla spalla, mi volto per salutare, ma lui è già sparito.


Note finali:
1-Mikael Åkerfeldt è la voce del gruppo death-metal Opeth, di cui viene anche citata la strofa di una canzone
2-gli Angra sono un altro gruppo metal, ora non più esistente
Kafee^^
  
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