Honolulu, 1941. Tobias, militare d'alto grado, a capo dell'esercito americano stanziato a Pearl Harbor.
Gavriel, ebreo e prostituto, innocente e diavolo tentatore.
Infamy, poiché il peccato più disgustoso vi regna all’interno, il desiderio più macabro e anormale che chiunque possa mai desiderare.
Corvini sono i ricci sudati che gli carezzano gli zigomi cerei e sporgenti, gli occhi appaiono penetranti, profondi e al tempo stesso glaciali, azzurri come il mare immerso nella più temibile delle tempeste, e il corpo è minuto e osseo, scoperto da qualsiasi veste, che se non fosse per svariati lividi e disegni macabri sessuali disegnati sulla pelle sarebbe bianco come la neve più pura ed innocente. Il volto è coperto da una maschera nera, ma nonostante ciò Tobias riesce a leggergli l’espressione infantile e prepotente, quasi capricciosa, disegnata da due labbra carnose e gonfie, incredibilmente rosee.
Il ragazzino sorride. Lo sta ancora guardando, lo sta ancora studiando, si sta ancora appropriando dei lineamenti duri e gelidi di Tobias, lineamenti di chi ha sulle spalle un mondo pesante da portare dietro per tutta la vita.
« Ti posso baciare? »
Ancora domanda con l’innocenza di un angelo e la delicatezza di una piuma.
« No. »