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Autore: LorasWeasley    14/05/2016    13 recensioni
AU [Solangelo|Caleo|Percabeth|Frazel|Jasper]
"-Prima di iniziare voglio ricordarvi che questo non è un gioco, non vi state allenando, qui se sbagliate siete morti. Siete i migliori ragazzi in addestramento che siamo riusciti a trovare, venite da diverse parti del mondo, ma ci servite tutti.
...
Spero di non aver sbagliato a fidarmi di voi. Riuscite a portare a termine questa missione e tutto il mondo vi ricorderà come degli eroi."
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Frank/Hazel, Jason/Piper, Leo/Calipso, Nico/Will, Percy/Annabeth
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'CIA'
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35.Una scelta


Non appena la porta si aprì del tutto, le luci si accesero tutte in una volta, accecandoli per un momento.
Tutti si posizionarono, pronti a combattere, ma non c’era niente e nessuno da combattere.
La stanza era grande, circolare e spoglia. Al centro una specie di leggio. Sopra vi era poggiata ciò che cercavano. Il file con tutti i documenti.
-Quante trappole ci sono?- Domandò Annabeth rimanendo alla giusta distanza di sicurezza.
Leo controllò con tutti i suoi aggeggi tecnologici. Ci mise pochissimo.
Abbassò la mano e guardò la bionda con gli occhi pieni di incredulità, poi sussurrò –Non ce ne sono.
Annabeth fece tutto in un secondo: afferrò la pistola e la caricò, si mise in posizione d’attacco e urlò –E’ una trappola!
Tutti la imitarono, contemporaneamente un sacco di uomini armati si riversarono nella stanza.
Frank ignorò le armi, iniziò a combattere corpo a corpo. Riusciva benissimo a tenere testa a tre uomini contemporaneamente.
Hazel sparava a raffica, colpendo quasi tutti quelli che da lontano prendevano la mira verso il suo ragazzo.
Calypso sembrava quasi che volasse, era agilissima e saltava di corpo in corpo, neanche la vedevano. Uno però riuscì ad afferrarla per un piede e a farla cadere a terra, il dolore alla mandibola fu quasi accecante.
Si girò di scatto, pronta a difendersi, ma già una lama stava scendendo contro la sua testa.
Trattenne il fiato, poi l’uomo venne sbalzato all’indietro da una palla di fuoco, o una cosa simile.
Rimase a terra, a contorcersi per il dolore, mentre cercava di spegnere tutte le fiamme.
La ragazza si alzò, girandosi verso Leo per fargli un semplice sorriso, il ragazzo rispose con uno quasi giocoso, poi tornò nel bel mezzo della mischia.
Jason colpiva con pallottole e coltelli quasi in contemporanea, ma non uccideva nessuno, nei pochi attimi di pausa dove riusciva a prendere un bel respiro si guardava attentamente intorno, come se stesse cercando qualcuno.
Anche Will non uccideva, in una mano aveva una pistola, nell’altra una spara dardi (ripieni di sonnifero) super moderna, con entrambe colpiva mani e gambe, posti che non potevano davvero essere letali, ma che li mettevano ko. Non aveva la stessa mira di Jason, ma riusciva a colpirne 3 su 4.
Anche Percy era bravo con pistole e coltelli.
Ma quando qualcuno lo afferrò da dietro cercando di strozzarlo ebbe qualche problema.
Cercò di liberarsi, ma quello era molto più forte di lui, non riusciva più a respirare, stava annaspando in cerca di un appiglio, quando la presa divenne molto più debole.
Percy non ci pensò due volte, diede una violenta gomitata alla faccia dell’uomo e si liberò del tutto.
Si girò per capire cosa fosse successo, mentre si chinava a recuperare la sua pistola, precedentemente caduta, notò l’uomo inginocchiato a terra con una smorfia sul volto, le mani a reggersi il cavallo dei pantaloni. Dietro di lui stava Annabeth.
Percy capì tutto in un istante, sorrise e si rivolse all’uomo.
-Fa male, eh? Lo so, l’ho provato anche io.
Poi sparò e tornò a occuparsi di tutti gli altri.
Annabeth si guardò intorno, erano troppi.
Loro erano fantastici, ma non sarebbero mai potuti uscire da li tutti e otto vivi.
Per un attimo fissò quel piccolo microchip che era la causa di tutto, era tentata di distruggerlo, alzò anche la pistola pronta a farlo.
Semplicemente, tentennò qualche secondo di troppo, giusto il tempo per perdere del tutto la sua unica occasione.
-Fermi!- Urlò una voce così autoritaria che tutti si bloccarono nelle rispettive posizioni.
Nessuno però abbassò le armi mentre si giravano verso la voce appartenente a Tristan McLean.
Era vestito in giacca e cravatta, senza nessuna protezione, camminava verso di loro con un portamento tranquillo e rilassato.
-Ritira i tuoi uomini- disse Percy – abbiamo vinto noi, ti abbiamo in pugno.
Annabeth si guardò di nuovo intorno, in effetti Percy aveva ragione. L’uomo era senza protezione e loro erano abbastanza abili da battersi con tutti quelli rimasti. Rimaneva sempre alta la percentuale che non tutti sarebbero rimasti vivi, ma avrebbero vinto.
L’uomo, inaspettatamente, sorrise.
Hazel capì che le cose si stavano mettendo male, non era quel sorriso che voleva far credere agli altri di aver tralasciato qualcosa di importante, lui sapeva che loro avevano tralasciato qualcosa di davvero importante.
-La CIA avrebbe dovuto mandare qualcuno di più esperto di dei semplici e stupidi ragazzini. Non sapete neanche da dove iniziare e non vi fidate fra di voi. Siete così stupidi.
Percy caricò la pistola, sempre puntata su di lui.
-Ti conviene spiegarti meglio, perché sto perdendo tutta la mia pazienza.
-La spia. Pensate davvero che fosse quello stupido ragazzino? Non era di certo lui che usciva con mia figlia.
Dopo questa frase Piper venne trascinata accanto a suo padre da un uomo, lei se lo scrollò di dosso malamente, facendo gli ultimi passi con i suoi piedi.
Ci volle un po’ perché gli altri ci arrivassero, quasi in contemporanea portarono tutti lo sguardo su Jason.
Era sempre stata lui la spia.
Ma nessuno disse niente, non in quel momento.
Il ragazzo in questione, non appena vide la ragazza, iniziò ad agitarsi fissando l’uomo con occhi fiammeggianti, poi sibilò –Non erano questi i patti.
Annabeth ignorò l’ultima frase del loro “amico” e fece due conti in mente, fu la prima ad arrivarci.
-Nico- mormorò piano, ma riuscirono comunque a sentirla tutti – Come faceva a sapere che noi abbiamo incolpato Nico? Non poteva saperlo. A meno che lei non gli abbia fatto qualcosa.
L’uomo sorrise sempre di più.
-Sei sveglia e intelligente. Ti faccio i miei complimenti. Perché non provate a chiamargli?
Si stava divertendo, il bastardo.
Erano diventate sue pedine, nonostante fossero loro quelli con le pistole puntate alla sua testa.
-Cerco di rintracciare il suo cellulare da giorni, è inesistente- disse a quel punto Leo.
L’uomo spostò lo sguardo su di lui –Ho anche io le mie risorse. Provateci ora.
Will si stava sentendo male.
Fu il primo ad afferrare velocemente il suo cellulare e a trovare il numero di Nico in rubrica.
Quando cliccò sull’icona per avviare la chiamata il signor McLean commentò – Il vivavoce.
Il biondo obbedì. Nel silenzio assoluto tutti riuscirono a sentire la chiamata che veniva inoltrata.
Will  si stava davvero sentendo sempre più male.
Prima che iniziasse il terzo squillo la chiamata venne accettata.
Silenzio.
-Nico?- Provò a chiedere Will.
E poi si sentì la voce di un uomo che con rabbia urlava “Ti ho detto di parlare!”
E subito dopo l’urlo straziante di un ragazzo, poi poterono sentire il suo respiro sempre più veloce e spezzato, come se qualcuno avesse avvicinato il cellulare al suo volto.
Alla fine una semplice supplica, la pronuncia di un solo nome che si concluse in un singhiozzo.
 “Will”
La chiamata terminò.
 
-No!- L’urlo di Annabeth.
Frank capì al volo e riuscì a bloccare Will in tempo, fu così veloce che gli fece abbassare la mano con la pistola che aveva appena sparato il colpo.
La pallottola si schiantò sul pavimento.
-Cosa gli hai fatto!?- Will continuava a urlare e inveire. Anche Frank sembrava in difficoltà mentre cercava di tenerlo fermo, nonostante lui fosse quello più forte fra tutti loro.
-Mossa avventata- commentò l’uomo fissando il punto del pavimento dove la pallottola aveva lasciato un piccolo segno –Pensavo ci tenessi un tantino di più, dovresti sapere che se mi avessi ucciso non l’avresti rivisto mai più.
Will smise di parlare, anche se cercava ancora di liberarsi, per precauzione Frank non l’accontentò.
-Che cosa hai fatto a quel ragazzo?- Sussurrò Piper fissando suo padre quasi con odio.
Tristan McLean quasi si era dimenticato di lei, la fissò confuso, poi le sorrise dolcemente.
-Avevi detto che non avresti fatto loro del male, a nessuno di loro. Me l’avevi promesso.
-Tesoro, io non sto facendo del male a quel ragazzo. Se i miei amici hanno dei modi un po’ rudi io non posso farci nulla.
Piper fece due passi indietro allontanandosi da suo padre, aveva una faccia sconvolta, come se non potesse davvero credere che stesse vivendo una situazione del genere.
-Non ci credo … A quante altre persone hai fatto quello che stai facendo a quel ragazzo?
La ragazza si allontanò sempre di più.
-Piper- Il tono dolce che aveva usato fino a un attimo prima con la figlia era sparito – Il potere, non lo terrai mai se non ti comporti in questo modo. Devi farti temere e rispettare. E adesso torna qui, non ho tempo per i tuoi stupidi capricci.
-No!- Ormai era arrivata da Jason, gli afferrò una mano e lo strinse forte, come se avesse paura di vederlo scomparire.
Aveva fatto la sua scelta.
Suo padre la fissò quasi con disgusto, poi sorrise –Quando capirai che stai sbagliando sarà troppo tardi. Davvero vuoi andare con loro? Ti odiano dopo tutto quello che hai fatto. Non che tu sia così innocente, ricorda che quel ragazzo adesso non sarebbe nelle mie mani se non fosse stato proprio per te.
Piper non rispose. In realtà c’erano molte cose che non comprendeva.
Semplicemente sapeva qual’era il suo posto in quel momento: accanto a Jason.
Tutte le spiegazioni potevano attendere.
Suo padre distolse lo sguardo da lei, come se non fosse poi così importante.
Lo riportò su Percy.
-Avete dieci secondi per decidere di abbassare le armi e lasciarmi andare via con il microchip. Giuro che non farò nulla a nessuno di voi.
-E i suoi amici?- Domandò Annabeth. Non si era persa neanche un passaggio della conversazione con la figlia, aveva capito come fosse bravo a giocare con le parole.
-Neanche loro alzeranno una pistola contro uno di voi.
Nessuno di loro si mosse. Annabeth stava calcolando tutte le possibilità che avevano.
L’uomo allora continuò.
-Potete anche decidere di uccidermi, certo. Voi fatelo e il vostro amico morirà nel modo più lento e doloroso che esista. Sarà lui alla fine a supplicare di essere ucciso.
Una scelta. Dovevano fare una singola scelta.
Far fallire la missione e mettere a rischio l’intera popolazione americana, o portare a termine ciò che avevano iniziato sacrificando una sola persona?
Che poi, a conti fatti, era abbastanza semplice capire quale fosse la scelta più giusta.
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Oh... ehm... ciao... *si butta in ginocchio* vi prego non uccidetemi!
Come molti di voi aveano già intuito la spia è Jason. Ora, non è che io lo odi o cose simili e so anche abbastanza bene che nei libri di Rick non farebbe mai una cosa del genere, ma alla fine non è poi così tanto OOC, perchè nel prossimo capitolo spiegherò tutta la verità e il perchè l'ha fatto. Così capirete, poi a quel punto potete decidere se stare dalla sua parte o meno.
Nico... Bè che dire, è stata una benedizione per Tristan McLean rapirlo quando nessuno si preoccupava per lui, prendendolo quando era più spezzato.
Ora hanno una sola e semplice scelta da fare. Voi che ne pensate? E vorrei sempre ricordare che sono cresciuti con una mentalità da agenti segreti.
Alla prossima settimana! Sperando che non mi odiate troppo per continuare questa storia... Deh
  
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