Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Leilani54    15/05/2016    0 recensioni
"Azura capì che i suoi amici si erano finalmente resi conto dell'intricata situazione e che non l'avrebbero più lasciata sola, nemmeno Fujiko. Ma proprio per questo, stavano firmando la loro condanna a morte."
Questa è la mia prima storia, siate buoni! ;)
Ho corretto un po' la storia. Sono cresciuta, ho cambiato leggermente il mio stile e adesso mi sembra che la storia abbia maggiormente senso. Se avete voglia di rileggere... ^3^
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~~Capitolo 17

-Ahia, mi fai male così!- Fujiko si scusò bruscamente. Lupin sorrise:
-Sii più gentile, io voglio una moglie dolce e affettuosa.- Fujiko restò indifferente:
-Dovrai faticare di più se vuoi portarmi all’altare, mon cher.- Lupin sospirò, drammatico:
-Oh povero me, costretto a subire le tue angherie. Aaaaaaahia! Ok, la smetto, la smetto!- da due giorni erano lì e si stavano curando quel minimo che consentisse loro abbastanza probabilità di sopravvivere una volta dentro il quartier generale di Algol. Alla fine quella mafia, lui lo sapeva, sarebbe dovuta riapparire nella sua vita. Doveva accadere, e ora, era arrivato il momento di lottare. Lupin rifletteva: l’unico modo per far tornare in sé Azura era salvare coloro che lei stava proteggendo. Dalla dedica della foto era chiaro che sua madre era morta, quindi gli ostaggi dovevano essere suo padre e suo fratello. Probabilmente, se erano prigionieri, voleva dire che erano imprigionati nelle celle dove anche loro erano stati tenuti. Come le avrebbero potute raggiungere? E c’era un altro problema: le loro armi erano state sequestrate.  Di nuovo. Chissà ora dove si trovavano…
-Fujiko, mi serve il disinfettante.- Jigen si era avvicinato. Si teneva la guancia dove Azura lo aveva colpito: aveva un bel taglio, colpa dell’anello che la bionda portava in quel momento.
-Ecco, prendi.- il moro afferrò la bottiglietta, bagnò appena un fazzoletto con il contenuto e si pulì la guancia.
-Cazzo, brucia… sei sicura che non sia aceto e sale, ‘sta roba?- Fujiko lo fissava, come incantata. Ridacchiò, tornando a occuparsi del francese.
-Che c’è di divertente?- la donna sorrideva fra sé.
-Ti ha fatto un grosso favore Azura.- disse, mentre Jigen la guardava perplesso. –Anch’io avrei evitato il naso, se avessi dovuto colpire Lupin.- Jigen, che non ci aveva pensato, si limitò a spostare lo sguardo fuori, verso l’orizzonte, mentre il francese sembrò illuminarsi.
-Questa è la cosa più vicina a una dichiarazione d’amore che tu mi abbia mai fatto, cherie!- lei non fece in tempo a ribattere, perché l’attenzione di tutti (anche di Goemon, che fino a quel momento se ne era stato in un angolo a sonnecchiare) venne attirata da Jigen che era uscito lasciando la porta aperta e stava correndo sulla spiaggia. I tre si lanciarono sguardi confusi. Poi Fujiko strillò:
-C’è qualcosa sulla spiaggia! – gli uomini seguirono Jigen. Raggiunsero quello che sembrava un sacco nero afflosciato. Mano a mano che si avvicinavano, capirono che si trattava di un corpo. Il corpo di un uomo che da giovane doveva essere stato un gigante e che ora, senza vita e rannicchiato su un fianco, pareva solo quello di un vecchio stanco. Con un po’ di fatica lo girarono supino. Jigen lo riconobbe immediatamente, nonostante fosse invecchiato molto rispetto la foto.
-È suo padre. Il padre di Azura.- Fujiko, che li aveva raggiunti, si coprì la bocca. Lei, prima del viso, aveva notato il torace dell’uomo, sfigurato da tagli furiosi. Non c’era sangue rappreso attorno ad essi.
-Sono stati fatti dopo la sua morte…- dedusse Lupin, disgustato da quell’atto di sadismo insensato. “Immagino che tu non ci possa dire nulla, vero?” Si chinò e chiuse gli occhi azzurri vuoti del vecchio.
-Mi spiace amico. Ti prometto che faremo di tutto per aiutare tua figlia.- disse il francese. Poi iniziò a frugare nei suoi vestiti. Jigen, invece, fece un cenno a Goemon. I due recuperarono due vanghe e scavarono una fossa dietro la Villa, dove il terreno era morbido ma non sabbioso. Quando Lupin ebbe finito con la sua perquisizione, aiutò i suoi amici a portare il corpo alla tomba che ricoprirono senza cerimonie. Solo un fiore, portato da Fujiko, decorava la sua morte. Rimasero qualche momento in silenzio, nel rispetto di un morto per cui una donna aveva dato e stava dando tutto.
-Allora, cos’hai trovato, Lupin?- chiese Jigen. Il francese mostrò un foglietto. Su di un lato c’era una breve lettera. Sul retro c’erano tre parole: “Armi- muro – cristallo”, come se all’improvviso il mittente non avesse avuto più tempo per scrivere.
-Cosa significano quelle parole?- chiese Goemon. Né Lupin né Jigen seppero rispondere.
-Lo so io.- disse Fujiko. Li condusse nella Villa, fino alla stanza di Azura. Lì spostò bruscamente il quadro appeso sulla parete spoglia e rivelò il nascondiglio segreto dove aveva trovato il diamante di Itzamnà.
-Credo intendesse questo.- nessuno volle chiederle come facesse a saperlo. Jigen, senza pensarci, prese il martello abbandonato per terra e colpì forte il muro. L’intonaco e il vetro si ruppero immediatamente, e con un paio di altri colpi ben assestati davanti a loro si aprì una capsula di bronzo alta un paio di metri e larga mezzo, dove erano tenuti oggetti di ogni tipo: la bambola da Vineta, gioielli vari, libri in pelle dall’aria vissuta ma soprattutto… armi. C’era un armamentario niente male: un fucile da cecchino, un paio di mitragliette leggere, un fucile a pompa, pistole di diverso calibro e varie armi da taglio. Goemon prese un’alabarda e la osservò con occhi che brillavano.
-Ora possiamo affrontare gli uomini di Algol.- Lupin, però, non prestava più attenzione, era occupato a leggere la lettera. Fujiko gli chiese di farlo ad alta voce mentre prendeva una delle mitragliette, in modo che anche loro potessero sentire.
-“Banda di Lupin, spero che stiate bene. Immagino cosa abbiate passato negli ultimi giorni e vi chiedo scusa per non aver potuto fare nulla. Tuttavia, vi devo chiedere di andarvene il prima possibile: nascosta in un’insenatura a nord ci sono moto d’acqua e scorte di cibo a sufficienza da permettervi di raggiungere la prossima isola. Troverete anche una mappa che vi indicherà la strada. Scappate e nascondetevi dove Algol non potrà trovarvi, almeno per un po’. Le armi che troverete vi serviranno. Non sono in grado di proteggervi. E voi non potete fare nulla per me, quindi niente ripensamenti. Jigen, il tuo accendino. Te lo rendo perché non voglio che ci siano più legami tra noi. Addio, amici.”- calò un silenzio pesante. Goemon fu il primo ad interromperlo.
-Quella ragazza è più testarda di un mulo.- Lupin scoppiò a ridere, accese un fiammifero e diede fuoco al biglietto:
-Che peccato, non abbiamo ricevuto questo messaggio, si dev’essere perso in acqua.- disse. Jigen sbuffò, accendendosi una sigaretta su quel fuoco:
-Ma cosa crede, che siamo dei marmocchi? Ci sottovaluta parecchio…- Goemon si legò alla schiena l’alabarda.
-Un samurai non fugge mai davanti al nemico.-
-Nemmeno io ho intenzione di andarmene. Rivoglio il diamante di Itzamnà.- disse Fujiko con un sorriso sornione. Lupin prese una pistola e l’ultima mitraglietta, lanciando i due fucili a Jigen.
-Non vedo l’ora di fargliela pagare a quel pallone gonfiato di Algol.- concluse Lupin con una fiamma negli occhi. –E credo proprio di avere un piano.-




Quattro paroline:
Amo immaginare Lupin arrabbiato <3
 
  
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