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Autore: KillYourDarlings    15/05/2016    0 recensioni
«Victoria?»
La chiamò dopo qualche minuto trascorso ad ascoltare il sottofondo del proprio pigro sgranocchiare, pronunciò il suo nome con il tono querulo di chi è stanco di non ricevere alcuna attenzione: si annoiava lì da solo, specialmente se non c'era nessun motivo per svanire. Sbuffò, bevve un sorso della sua spremuta d'arance fresche, poi la voce sottile e carica di impazienza si alzò ulteriormente affinché lei potesse udirlo anche oltre quella solida barriera per la quale però non si prodigò fisicamente. Era molto comodo lì, non gli andava di alzarsi.
«Victoria!»
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nathan Prescott, Victoria Chase
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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✿ г ι ε η ∂ s н ι ρ ✿

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Stavano mangiando la merenda seduti nell'ariosa cucina della tenuta quando Victoria era corsa via senza preavviso, senza spiegazione. Un piccolo fulmine biondo che si era catapultato giù dalla sedia per fiondarsi diretta verso il bagno, le mani pallide a premersi sulle labbra strette ed occultate allo sguardo molto scettico di un Nathan che rimase immobile, le gambe a penzoloni oltre il bordo del suo sgabello e fra le dita un biscotto che nonostante la perplessità continuò a masticare perché era delizioso. Cosa..? Inarcò un sopracciglio sottile e gli occhi celesti si incaponirono su quella porta chiusa, si concentò come se potesse pensare di riuscire a perforarla o ad aprirla per saziare la curiosità con la sola forza del pensiero, nella testa una sola domanda: cos'avevano le femmine, per essere tutte pazze?
«Victoria?»
La chiamò dopo qualche minuto trascorso ad ascoltare il sottofondo del proprio pigro sgranocchiare, pronunciò il suo nome con il tono querulo di chi è stanco di non ricevere alcuna attenzione: si annoiava lì da solo, specialmente se non c'era nessun motivo per svanire. Sbuffò, bevve un sorso della sua spremuta d'arance fresche, poi la voce sottile e carica di impazienza si alzò ulteriormente affinché lei potesse udirlo anche oltre quella solida barriera per la quale però non si prodigò fisicamente. Era molto comodo lì, non gli andava di alzarsi.
«Victoria!»
Si sforzò di apparire persino severo ma niente, ancora silenzio, gli parve di sentire solo un mugugno provenire dal bagno ma non ne fu nemmeno esattamente sicuro.. Solo dopo la porta si spalancò nuovamente, con forza, solo molto dopo il suo inutile intervento rimasto inascoltato riapparve il piccolo fulmine biondo. Non lo degnò di uno sguardo, frettolosa mosse le gambe in una direzione che Nathan non seppe prevedere, le labbra esangui strette in una smorfia disperata e gli occhioni colmi di grosse lacrime che scivolarono inesorabili lungo le guance quando il sole primaverile la colpì in pieno, riflettendosi sui capelli chiari come il grano. Raggiunse l'enorme e dispersivo giardino della villa, si rintanò sotto le fronde lussureggianti di un imponente cedro e fu lì che l'amico la raggiunse con il suo incedere molto sostenuto, che voleva ovviamente rassomigliare a quello austero del padre. Egli battè le palpebre sugli occhi tondi e le espresse tutto il proprio essere profondamente scontento da quella svolta imprevista nella loro giornata, Vicky però non reagiva e se ne stava lì tutta rattrappita e con il vestitino sgualcito arrotolato sulle ginocchia, era bianco e lo avrebbe sporcato di verde sedendosi a terra -suo padre glielo diceva sempre, di non giocare sul prato-.. Era davvero pazza forse, era una femmina, avrebbe avuto senso.
«Ma che hai?!»
Era così stanco del suo mutismo e della sua smorfia sconsolata però, non sapeva cosa farsene di quelle sue lacrime e insomma, che gli dicesse qual era il problema fra loro così potevano risolverlo, non si lasciavano mai in sospeso le questioni!
«Sono brutta..»
Miagolò la bambina dopo qualche ulteriore istante di tacita esitazione, rivelando infine quello che era il suo cruccio più grande. Era diventata brutta in quella cucina, in quel bagno, aveva perduto tutta la propria graziosa e fresca tenerezza per trasformarsi in un mostriciattolo grottesco che tutti avrebbero evitato e deriso.. Non voleva essere brutta, non c'era niente di peggio al mondo dell'essere brutti. Victoria non guardò l'amico nemmeno di sfuggita, le dita che coprivano il visetto arrossato dal pianto non lasciarono trasparire neppure un misero spiraglio, si perse l'impagabile espressione confusa e sperduta che Nate riservò a quella rivelazione inaspettata. Non capiva.. Cosa significava precisamente quel suo ''sono brutta''? Non riuscì a coglierne il senso, il nesso con la loro giornata, non era in grado di ritrovare il bandolo di una matassa che gli sembrava tutta aggrovigliata e la consapevolezza lo snervò. Era brutta, come, perché, da quando era brutta? Da quando aveva mangiato il suo biscotto? Non era mica avariato, era al cioccolato.. Era forse caduta in bagno e si era spappolata la faccia contro lo spigolo della vasca da bagno? Non un'immagine adatta ad un bambino ma che si figurò comunque nella sua testolina riccia e laboriosa, non vedeva mica sangue sul suo abitino.. Si passò una mano sulla nuca e per un istante, uno solo, non seppe cosa fare. Poi semplicemente fece ciò che di più spontaneo poteva esserci, domandò. Più quieto, spiazzato dalla sua improbabile estrnazione. Non l'avrebbe mai voluta lui, una fidanzata, era già difficile con un'amica!
«In che senso sei brutta, scusa? Sei la stessa di ieri, e dell'altro ieri, non sei mica brutta.»
Si strinse nelle spalle, era ovvio no? Non poteva essere cambiata nel giro di dieci minuti -o quanto tempo era passato, non lo sapeva, non aveva un orologio!-, o forse sì, ora gli sorsero un mucchio di dubbi che prima di allora non aveva mai ponderato. Era possibile diventare brutti in così poco tempo? Anche lui sarebbe diventato brutto un giorno o l'altro, senza motivo, senza avvisaglia alcuna? Non le vedeva la faccia, non aveva motivo di non crederle.. Per un attimo ebbe paura, un sottile timore strisciando si arrampicò sotto la maglietta colorata, aggrappandosi alla schiena.
«Non sono come ieri, stupido! Sono brutta ti ho detto, come faccio io ora!»
Come faceva, lo chiedeva a lui!? Non lo sapeva come fare, non era preparato a nulla del genere, suo padre non l'aveva mai messo in guardia di simili pericoli e non gli aveva mai rifilato alcuna dritta concreta per affrontarli, Nathan era.. Inquietato quanto lei ora, sperduto e confuso in una maniera invece tutta sua. Si mosse sulle gambe sottili, un movimento ritmico e ripetitivo, boccheggiò per un istante ed infine si accucciò di fonte a lei sull'erba dove non doveva giocare per non sporcare i jeans nuovi.
«Fammelo vedere.»
Sussurrò senza convinzione, abbassò la voce come se fossero in procinto di scambiarsi un segreto.. Lo era, oh se lo era, la loro malvagia rivelazione. Era la sua migliore amica in fin dei conti -l'unica a dire il vero- e doveva a tutti i costi mostrarsi a lui, questione di fedeltà, di giuramenti, di patti. Era amicizia. Lei tentennò e scosse il capo, timida e melodrammatica rfiutò l'approccio, allora Nathan reagì in una maniera che era sempre stata molto sua: fisicamente. Le strinse i polsi sottili e li strattonò, la udì piagnucolare ma questo non sembrò scalfirlo particolarmente, voleva vedere ora e quando riuscì nell'intento e lei desistette dall'opporre resistenza ciò che vide quasi lo deluse. Non era affatto brutta, era identica a tutte le altre volte.
Si era aspettato una maschera di sangue e muscoli, ossa magari, oppure i tratti di una vecchia megera barbuta ed acida, invece dietro quei palmi si era nascosta soltanto.. Victoria. Si crucciò profondamente, la studiò da diverse angolazioni ma nulla, solo occhi gonfi di pianto e gote rosa.
«Hai detto una bugia, sei uguale a prima, Vicky!»
Di nuovo si lagnò, a metà fra il deluso e l'arrabbiato, lei reagì allo stesso modo. Lo fulminò con quelle pietruzze celesti rese annacquate da lacrime ormai residue, strinse i pugni ossuti contro le ginocchia.
«Non è vero, non le dico le bugie io, guarda!»
Sbottò saccente, e fu allora che fece mostra di quella che era la reale bruttezza che tanto la preoccupava.. Lo sfidò, la ostentà, gli mostrò la sua dentatua guasta come fosse una prova schiacciante e destinata ad umiliarlo. Con gli indici si sollevò il labbro superiore per rendere più evidente la gengiva, i minuti dentini da latte e quel buco al centro che chiariva l'ovvia mancanza di un incisivo forse disperso nello scarico, forse posato in bagno, forse celato nella tasca del suo completino da marinaretta. Dondolava, nessuno se ne era occupato, le era caduto proprio mentre si godeva la sua merenda ed ora eccola lì, rovinata per sempre e destinata a vivere come un mostro, reclusa in una cantina probabilmente. Sua madre le diceva sempre che nulla era più importante della bellezza, sua madre l'avrebbe ripudiata. Guarda e Nathan questa volta obbedì senza obiettare, allungò il collo come una piccola tartaruga ed a dire il vero non si scandalizzò affatto.. Era tutto lì? Non sarebbe stato meglio un osso sporgente, o un neo peloso? Un po' di sangue.. Le alzò il viso, abbassò il proprio, avrebbe tanto voluto toccare quel piccolo foro arrossato sulla gengiva almeno. Lei non glielo permise, lo scacciò.
«Ora tutti mi prenderanno in giro, sono brutta, odio essere brutta!»
«Il mio papà me lo ha spiegato come funziona questa roba, ha detto che i denti li perdono tutti anche se io ancora non li ho persi. Poi ricrescono, una volta sola però, dopo non riscrescono più e li devi pagare ad un dentista che te li porta lui.. Se è la prima volta che lo perdi non ti devi preoccupare, sarai brutta solo a tempo determinato.»

..

«..Cioè, non è che sei brutta davvero.»
Si corresse da solo, senza bisogno di interventi da parte sua o di chiunque.. I mostri dei film horror erano brutti, l'amica della mamma che di nome faceva Corinne era brutta, quello era solo un dente caduto. E lei era la Vicky di sempre, con i suoi bei capelli acconciati e le scarpette alla moda e gli occhi sorridenti.
«Gli altri diranno sì e mi prenderanno in giro, io lo so Nate.»
«Allora li picchierò tutti.»
Sintetico, conciso, la soluzione a tutti i problemi di tutto il mondo: le botte. Se qualcuno avesse osato parlare con Victoria lo avrebbe picchiato, se qualcuno avesse riso lo avrebbe picchiato, se qualcuno l'avesse anche solo guardata lo avrebbe picchiato.. Perché era la sua migliore amica, e solo lui poteva dirle che era brutta a tempo determinato.



   
 
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