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Autore: Claireroxy    15/05/2016    0 recensioni
{Partecipa al contest "Wherever we are" di EmmaStarr, risultata seconda classificata}
{one!sided GideonxMabel, accenni DipperxWendy e MabelxMermando}
Arabia, epoca di geni, avventure, e grandi magie.
Mabaal è sempre vissuta nel piccolo villaggio di Gravir Fallsah, assieme al prozio e al gemello, ma tutto cambia quando trova una mappa per il più grande tesoro di tutti i secoli. Ha la possibilità di spiccare il volo e cambiare completamente il suo destino, e l'afferra senza pensarci.
Ma, si sa, c'è sempre un lato negativo nelle cose, e questo dono dal cielo si può rivelare avvelenato...
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gideon Gleeful, Mabel Pines, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La città era completamente cambiata in quei pochi minuti di battaglia. Il fiume di denaro che era uscito dall'edificio del tesoro si era trasformato in un fiume di fuoco, molte delle belle case si erano alzate e avevano cominciato a combattere e spesso e volentieri le rocce del soffitto venivano buttate giù grazie a semplici movimenti delle mani (per i geni liberi) o a formule pronunciate (per gli spiriti).
Non di rado uno dei massi era stato sul punto di schiacciare Mabaal, ma lei era sempre riuscita a evitarlo in tempo. O per meglio dire: i suoi nuovi poteri si erano risvegliati giusto in tempo per farle cambiare rotta, con quella sensazione di bruciore che ogni volta che veniva si affievoliva sempre di più.
Non era una buona cosa, significava che si stava sempre di più adattando ai panni del genio. Ma questo non faceva che renderla più determinata.
"Devo tornare a Gravir Fallsah. Non resisterei a rimanere un genio - e, certamente, non resisterei a rimanere qui. Si stanno ammazzando tra di loro! Credo"
Questa insicurezza era dovuta dal fatto che aveva visto la maggior parte dei caduti, poco prima coperti di orribili ferite, rialzarsi e continuare a combattere perfettamente sani.
Aveva allora scavato nella sua memoria, per cercare una possibile spiegazione a quel fenomeno. Le possibili soluzioni erano due: o lei stava impazzendo o gli incantesimi che si lanciavano l'un l'altro non potevano ucciderli. Il che rendeva quella battaglia ancora più stupida e inutile di quanto non le fosse sembrata all'inizio. Chi poteva volerla?
Un getto di lava (sembrava uguale a quello dei racconti accaparra-soldi del prozio) la riscosse dai suoi pensieri. Capì che la rovina in cui si nascondeva non era più una copertura sicura, quindi si sporse per cercare la prossima.
"Il portale non è molto distante" si mise a parlare a bassa voce "Se facessi uno scatto lo potrei raggiungere... sì, farò così!"
Aspoettò che due combattenti si allontanassero, poi fece un respiro profondo, piegò le gambe e strinse i pochi soldi arraffati nel pugno...
... per essere presa dal collo e sollevata da terra.
"Ferma! Di là è pericoloso!" esclamò una voce molto acuta.
"Jidrin!" gridò la ragazza, girando il viso e dimenandosi "Lasciami! Sto per fare quello per cui sono venuta!"
Il ragazzo dagli improbabili capelli (sul serio, Mabaal stava iniziando a sospettare che stessero su per magia) fece un sorriso di scherno, mentre il suo tappeto volante saliva vertiginosamente, evitando un enorme tempesta di sabbia che gli veniva contro. "Cioè, arricchirti? E dov'è il tuo grande tesoro?"
"Il tempo non è ancora scaduto!" proferì la ragazza, stringendo bene il pugno coi pochi soldi ottenuti "E perché mi perseguiti ancora? Ho fatto quello che dovevo, mi hai usata per entrare, che vuoi di più?
"Metterti in salvo, no?!" esclamò lui, poggiandola accanto a sé sul tappeto "È così che fa un bravo marito!" proseguì, evocando con uno schiocco un nugolo di pipistrelli che andò contro uno spirito.
"Io non ti voglio sposare!" gli ripeté per l'ennesima volta, poi aggiunse, puntandogli un dito contro "E tu lo sai! Avevi detto che, se avessi fatto quello per cui ero venuta, mi avresti lasciata andare!"
"Ho detto che avrei potuto lasciarti andare" sottolineò lui "Se non ti avessi trovata in mezzo a questo macello l'avrei fatto"
Non ci volle molto affinché Mabaal realizzasse "Tu mi hai... mentito"
Una rapida ascesa le strappò un urletto, impedendole di dar sfogo a tutti gli insulti che le erano venuti in mente.
"L'ho fatto per il tuo bene!" urlò Jidrin, mentre alzava il braccio e una fortissima corrente d'aria si creava di fronte a lui "Pensa: anche se non fossi mia moglie, stai comunque diventando un genio. Hai già comunque dei poteri, qualcosa per cui non sei più umana. Cosa credi che penseranno, quando tornerai a casa e non mangerai più nulla, quando non avrai più bisogno di dormire né una qualunque arma potrà ucciderti?"
"Mio prozio vende il mistero e mio fratello è patito di stranezze. Capiranno" si difese lei, mentre lo spirito si perdeva nella corrente precedentemente creata e cadeva al suolo, portando con sé un genio libero. Mabaal si chiese se la caduta gli avesse fatto male.
"Anche i tuoi concittadini lo faranno?" la stuzzicò Jidrin "E, se tuo prozio vende il mistero, non sarebbe capace di vendere anche te?" E qui la fissò dritta negli occhi.
Mabaal avrebbe voluto urlare, saltare su arrabbiata, gridare che non era vero, che gli altri avrebbero capito, che a suo zio non sarebbe mai venuto in mente di venderla.
Eppure... non lo faceva già? Sfruttava il fatto che lei e Direes fossero gemelli per mostrare capacità che non avevano, aveva pure provato a vendere il suo maiale sostenendo che si trattasse dell'unico porcello impuro di tutta l'Arabia. I cittadini di Gravir Fallsah non erano delle cime, non si sarebbero accorti subito se aveva qualcosa di strano, ma quanto sarebbero stati potenti i suoi poteri? Se non avesse saputo controllarli?
Forse Jidrin aveva ragione. Forse...
"Ehi! Cos'è questo strano odore?!" si chiese. Poi annusò: profumo.
Lo stesso che aveva odorato quando Jidrin le era venuto incontro l'altra sera nella sala da banchetto.
"Del resto, lo sai" continuava lui, che non aveva notato il cambio di espressione di Mabaal "La magia dei geni liberi non può essere fermata, a meno che non ritornino in schiavitù. Quindi, anche se volessi scappare, non ci riusciresti proprio: saresti costretta a tornare da me col sorriso sulle labbra. E io penso sia meglio per entrambi se tu non vi fossi costretta: ormai è impossibile fermare l'incantesimo, è vero, quindi perché roderci il fegato quando possiamo accettare a cuor leggero la cosa? Vivremmo felici, mia cara. E io ti prometto che ti tratterò con tutta la tenerezza e l'amore che ti posso offrire"
Mabaal era paziente, e anche buona. Tendeva a far passarla liscia alle persone, a cercare di comprenderle, perché era convinta che tutti potessero essere migliori se si impegnavano. Per questo aveva dato a Jidrin una seconda possibilità: dopo che le aveva promesso che l'avrebbe legata a sé come amica, aveva pensato che forse si stava redimendo.
Ma aveva anche un'altra caratteristica: se qualcuno si dimostrava contento di essere malvagio, senza alcun segno di rimorso, lo contrastava con tutto quello che
poteva, senza mai mostrargli un solo cenno di pietà.
E quello era il caso.
"Appari proprio convinto che non possa andare in modo diverso" osservò lei "C'è solo una cosa che non va: io non sono d'accordo con te. Stai facendo solo il tuo bene, ciò per cui tu saresti felice. Te ne infischi dei desideri di chi ti sta attorno, perché pensi di avere sempre ragione. Potresti farlo senza malizia, cosa di cui non sono sicura, ma lo fai lo stesso. E io non posso perdonarlo. Quindi io, Mabaal el-Hissam, ti combatterò con tutti i mezzi che ho a disposizione!"
"Davvero?" sorrise il genio, in parte beffardo in parte divertito "E quali avresti?"
Anche Mabaal sorrise, per poi saltare giù in mezzo alla battaglia.
Jidrin non se l'aspettava, ma si riprese subito: afferrate le frange del suo tappeto, iniziò a fare un giro della morte per acciuffarla ed evitare che si facesse male.
"Eccoti!" esclamò qualcuno. Jidrin si voltò, e terrorizzato si fermò a mezz'aria, a testa in giù.
L'incantesimo di Kallaman passò poco sotto i suoi capelli, strappandone qualche ciuffo. Offeso per l'orribile affronto, Jidrin fu costretto a contrattaccare. Così non riuscì più a vedere dove fosse finita Mabaal.
Che non si era sfracellata.

Come aveva sperato, i suoi poteri erano entrati in azione a pochi metri da terra, facendola planare dolcemente accanto a un mucchio di denari e lampade non ancora trasformate in chissà cosa. Tra di esse ne spiccava una con sopra una stella a cinque punte, ognuna colorata in modo diverso.
L'aveva adocchiata proprio prima che Jidrin iniziasse il suo discorso; in qualche modo gli ricordava il genio, non sapeva perché.
Doveva fare in fretta, però. Sapeva che non sarebbe riuscita a trovare qualcosa che la facesse arricchire in così poco tempo, specie su un terreno che si trasformava continuamente.
Non restava che il secondo metodo, quello che Jidrin le aveva indirettamente rivelato, per fermare l'incantesimo.
Il vincitore dello scontro a mezz'aria fu il genio, che non appena scagliò Kallaman contro una fenice si mise a cercarla, volgendo gli occhi in tutte le direzioni, mentre chiudeva e apriva freneticamente le mani.
"Non l'avrai vinta, questa volta" giurò Mabaal. Afferrò la lampada, per poi puntarla verso di lui.
"Ce la farai" si disse per incoraggiarsi "Devi solo ricordarti la formula che gli spiriti hanno recitato prima. La sai, l'hai letta quella volta sul libro di Direes! Non tentennare!"
Intanto, Jidrin era riuscito a individuare il suo dolcetto al cocco. Gli occhi gli si illuminarono, ma il bagliore sparì non appena vide cosa aveva in mano.
"Ridammela!" urlò, e si diresse a gran velocità verso di lei col suo tappeto.
Mabaal aprì la bocca, e recitò tutto d'un fiato.
"Per il comando del tuo padrone
Che hai ucciso, portandolo alla dannazione,
Ritorna nella tua prigione!"
Finì di pronunciarla appena in tempo.
Il coperchio della lampada si spalancò e Jidrin vi fu irrimediabilmente attratto all'interno.
"No!" gridò, tentando di volare via o persino di aggrapparsi ai capelli della sua amata, che però erano corti e non fornivano una buona presa.
"Mabaaaallll!" urlò, prima che la lampada riuscisse finalmente a catturarlo. Il coperchio si richiuse con un tonfo e l'oggetto, dopo qualche piccola scossa che sembrava derivasse da minuscoli pugni, s'assestò.
La ragazza rimase a guardarla incredula.
L'incantesimo era spezzato. Ce l'aveva fatta. Era...
"Tu"
La ragazza alzò lo sguardo. Non appena incontrò gli occhi neri di Kallaman si rese conto che no, non era finita: c'era ancora una battaglia in corso tra forze spettrali, e lei c'era proprio in mezzo. Una cosa da niente, in fondo!
"Hai rinchiuso il tuo emiro" continuò lo spirito.
"Non era il mio emiro" disse lei, all'improvviso calma e sicura di sé. E come non esserlo, dopo che aveva fatto una cosa ritenuta impossibile?! "Era una persona di cui mi fidavo, ma che poi non ha saputo accettare un mio rifiuto e ha dato sfogo alla parte peggiore di sé" continuò.
Non c'era solo il capo bandito morto ad ascoltarla: anche altri, sia geni che spiriti, avevano smesso di combattere nel vedere quello strano quadretto. Erano scandalizzati: come erano riusciti quei due a non aver urlato minacce di morte già nelle prime frasi, anzi!, parole, dette?
Piano piano, attratti da questo fenomeno, i combattenti si fermarono. Alcuni addirittura si avvicinarono per sentire meglio.
La ragazza se ne accorse, e un po' arrossì: non le era mai successo di avere addosso gli occhi di così tante persone per una cosa seria. Però, doveva ammetterlo, si sentiva onorata nel saperlo!
"Ha ingannato anche te?" chiese Kallaman, alzando la voce. Lui era abituato ad essere al centro dell'attenzione, e sapeva come comportarsi.
"All'inizio sì" confermò Mabaal a bassa voce, per poi alzarla man mano che parlava "Poi si è limitato a nascondermi delle cose e a tentare di manovrarmi"
"Tipico. Waa'il  può confermare" sghignazzò Kallaman "Era il suo genio, prima che tutto questo accadesse. Prima che ci ammazzassero"
Una domanda sorse spontanea alla ragazza. Ma, prima di parlare, decise di guardarsi attorno.
Geni liberi e spiriti vendicativi stavano tutti attorno a loro, con gli occhi pieni di stupore. Nessuno di loro sembrava ferito, tuttalpiù ammaccato. Avrebbero potuto continuare a combattere in eterno.
"E quasi certamente lo faranno" pensò Mabaal "Ma d'altra parte non sono affari tuoi, giusto? I geni ti hanno imprigionato, gli spiriti volevano ucciderti. Perché dovrebbe importarti di loro??"
Eppure era così. Forse perché, nonostante lo avessero fatto solo per ingannarla, per un po' i geni l'avevano accolta, nutrita, si erano mostrati gentili e interessati a lei... erano stati dei perfetti padroni di casa, insomma. E gli spiriti l'avevano provata ad uccidere, ma per un motivo perfettamente comprensibile e, forse, anche condivisibile. Inoltre, un tempo erano degli esseri umani che avevano avuto famiglia, affetti, proprio come lei. Un po' riusciva a identificarsi.
"Quello che dicono è vero: sono un'inguaribile" pensò la ragazza, per poi fare la sua domanda "E siete ancora così arrabbiati per quella vicenda?"
Gli occhi di Kallaman s'infuocarono.
"Naturalmente. Cosa pensavi? Che solo perché il loro emiro è svanito noi dobbiamo abbandonare la nostra vendetta?!"
"Se siete dei buoni musulmani non dovreste portare rancore" disse lei "Inoltre, non abbiamo detto che Jidrin era bravo a ingannare? Ecco, anche questo può essere un suo piano! Pensaci: vi ha lasciato in pace per molti anni, perché attaccare proprio ora?"
Lo spirito non riuscì a trovare una risposta, quindi chiese con voce dura "Già. Perché?"
"È quello che vorrei sapere anche io. Possiamo chiedere a qualcuno dei suoi più fidati consiglieri. Ne avrà avuto qualcuno!"
"Emh, piccola, signore, non è proprio così"
Un genio si era fatto avanti tra la turba, strofinandosi il grande naso a patata. Era chiaramente a disagio.
"Vedete, l'emiro prendeva sempre le sue decisioni da solo. Si serviva degli altri solo per portare a termine alcuni incarichi. A me ne affidava molti, ma non credo che questo basti per dire che ero il suo gran visir..."
"Beh, ce lo faremmo bastare!" disse convinta Mabaal "Non ne sapevi proprio niente di questo, Ubay?"
Il genio libero si strofinò le mani, osservando di sottecchi la lampada "Lui da lì non sente, vero?"
"Non una parola" confermò brusco Kallaman.
Ubay fece un gran sospiro, per poi decidersi a parlare.
"Gliel'aveva detto B-bilal di attaccare"

Un mormorio indignato corse fra tutti, sia spiriti sia geni. Qualcuno, addirittura, tossì per aver parlato troppo velocemente.
"Allora lo fanno!" realizzò Mabaal stupita.
"Ma lui è morto!" si fece avanti lo spirito bluastro.
"E noi non dovevamo venire qui perché gli spiriti si preparavano ad attaccarci, e la nostra regina era in pericolo?" affermò il genio fachiro.
"No, quella era la scusa" continuò Ubay, visibilmente in imbarazzo "Come sapete tutti, Bilal e Jidrin erano molto legati tra di loro"
"Per incantesimo o no?" voleva chiedere Mabaal per curiosità, ma la storia che Ubay stava raccontando sembrava più importante, quindi stette zitta.
"L'emiro mi aveva raccontato che durante il Ramadan, nella prima notte di luna piena, Bilal gli era apparso in sogno. Gli aveva parlato di gloria e di vendetta, e gli aveva rivelato come liberarsi per sempre di quei... cioè, di voi spiriti. Le esatte parole non me le ha riferite, però sapevo che da lì a poco sarebbe giunto un essere umano che indossava la pelle di un altro. Insieme, lui e Bilal lo avrebbero guidato ad aprire le porte della città, e allora noi saremmo dovuti entrare per combattere e creare confusione, mentre Jidrin sarebbe corso a liberare il nostro vecchio emiro. Allora lui sarebbe tornato, forte dei poteri dei geni e della conoscenza degli spiriti, e avrebbe concluso quel che avevamo iniziato"
La testa di Mabaal stava girando. Sentiva di avere ricevuto troppe informazioni in quel momento: un morto che non era morto, sogni in cui parlava, congiure che creava... Non riusciva a capirci più nulla.
E, a quanto pareva, neanche gli altri. Si guardavano intorno, borbottavano commenti dubbiosi.
Era troppo incredibile. Tutti loro erano stati ingannati? Perché neppure uno si era accorto di qualcosa?
Fu il piccolo spirito giallastro a farsi avanti, e ad esprimere i dubbi di tutti.
"E come sappiamo che quel genio non sta mentendo?"
Ecco, Mabaal temeva che si sarebbe arrivati a quel punto. Già vedeva il suo sogno di lasciare quel posto riappacificato frantumarsi.
"Ma come?" disse Ubay "Era stato Jidrin a programmare tutto, giudato da Bilal, ed è appena stato imprigionato!"
"Lui sì" puntualizzò l'altro "Ma di voi che mi dite? Potreste averlo usato come capro espiatorio. Chi ci dice che non ci sia un altro che sa come liberarlo e che lo sta facendo proprio in questo momento?!"
"Siamo tutti qui!" obiettò Ubay.
"Sapresti dimostralo?"
Gli spiriti iniziarono a rumoreggiare, insospettiti.
"Beh, e chi ci dice che qui ci sia Bilal?!" ribatté il genio sceicco "Magari quel sogno è stato mandato da voi, e siete voi a volerci uccidere!"
Il rumore aumentò. Dietro il cerchio, qualche casa si rialzò con estrema fatica.
"Combattono di nuovo" osservò Mabaal con orrore "Non è servito. Neanche dopo aver scoperto l'inganno hanno messo da parte le ostilità. Quindi, sono davvero destinati a combattersi in eterno? Mai un minuto di pace, di riposo? Terrore! Oh, se solo la guerra non fosse iniziata, se solo Bilal..."
La sua mente si fossilizzò su quel nome.
Il grande sultano dietro tutto quel macello
E capì chi aveva interesse in una battaglia infinita.
"COSÌ STATE FACENDO IL SUO GIOCO!"
Tutti sobbalzarono. L'umana aveva sollevato il viso, e fatto qualche passo avanti per essere visibile da tutti. Il suo imbarazzo era svanito, davanti a quella realizzazione.
Ma gli altri erano ancora confusi: la guardavano inclinando la testa, chi con occhi sospettosi, temendo che fosse lei quella d'accordo con Bilal, chi con l'aria di non starci capendo più nulla.
Nessuno sapeva più che pensare, Mabaal lo vedeva. E, stranamente, toccava a lei aprirgli gli occhi. Per un secondo, si chiese da quando fosse diventata lei la persona sveglia.
"Bilal vuole questa battaglia" incomincò a parlare "Se sarete impegnati a lottare e a odiarvi, ricorrerete a tutti i mezzi per sopraffare gli altri, compreso risvegliarlo. Ora, chi sapeva come farlo è imprigionato, ma se continuate così quanto tempo ci vorrà prima che quello convinca un altro? Potrebbe averlo già fatto... e allora nessuno può fermarlo, se davvero è così potente. Potrà fare quello che vorrà. Il che, come molti hanno pensato, è la vendetta. Ma contro chi, ci avete riflettuto?"
"Gli spiriti, no?!" s'intromise il genio fachiro.
"Perché solo loro? Anche i geni lo hanno tradito: quando è stato imprigionato, sono scappati. No, io credo che odi entrambe le razze, e che le voglia distruggere parimenti. Solo così il suo comportamento ha un senso: altrimenti perché scatenare una battaglia in cui non ci potrebbe mai essere un vincitore? Solo per risvegliarsi? In più, avete già lottato, quindi perché non è ancora apparso? Me lo sapete dire?"
Kallaman le si avvicinò, fluttuando in aria "Potresti sbagliarti" disse.
"È vero" concordò lei, dopo aver preso un gran respiro "Però voi vi siete odiati per tanti anni, e questo ha portato un grande pericolo, che è andato in fumo per un pelo. Se invece provaste a mettere da parte l'odio - non dico cancellarlo, quello è difficile che accada, soprattutto così all'improvviso - magari le cose andrebbero diversamente"
Kallaman si mise a riflettere. Era la massima figura d'autorità tra gli spiriti: se lo avesse convinto, almeno una parte dei contendenti sarebbe passata dalla sua parte.
"Potete fare una prova!" aggiunse Mabaal, per convincerlo "Se non va bene, potreste tornare a lottare, no?"
Lo spirito rimuginò per un secondo su quanto detto "Si può provare" decise "Se tu fai da garante per i geni"
"Io?" la ragazza cascò dalle nuvole "E perché? Non sono neppure un essere magico!"
"Però" continuò Kallaman, dubbioso "Il genietto ha detto che eri la sua regina..."
"Oh, lui diceva tante cose" disse lei, desiderosa di chiudere il discorso "Ma io non ho mai voluto esserlo. Posso passare il potere a qualcun altro?"
"Se insisti. A chi vuoi darlo?"
Non ebbe difficoltà a trovare la soluzione "Ubay"
Il genio menzionato sgranò gli occhi "I-io?” si avvicinò stupefatto “Piccola, non sono adatto..."
"Sì che lo sei!" lo interruppe Mabaal "Recitavi perfettamente la parte del signore, a palazzo, quindi tutti sono abituati a seguirti. Basta trasformare la recita in realtà... senza contare che spesso l'emiro Jidrin ti metteva a parte dei suoi piani, no? Significherà qualcosa!"
Il grosso genio stette lì pensoso. Poi, annuì lentamente. Non sembrava che i geni liberi avessero qualcosa in contrario da dire al riguardo: anzi, qualcuno lasciò uscire pure un sospiro di sollievo, come se si sentisse meglio con Ubay come emiro che con lei. Non poteva essere più d'accordo: quella giornata al Bazar aveva mostrato che non era adatta a fare il capo, figuriamoci se fosse riuscita a gestire una razza di esseri magici!
"Allora vieni" disse Kallaman, per poi afferrare Ubay per un braccio a trascinarlo verso il palazzo del tesoro "Abbiamo molto di cui discutere"
"So fluttuare da solo!"
Mabaal ridacchiò. Nessuno lo notò: si erano tutti messi a seguire i nuovi capi, ansiosi di assistere alla decisione e, perché no, anche di influenzarla con consigli e richieste varie.
Non voleva più seguirli: aveva fatto il possibile, ora toccava a loro decidere.
E poi, voleva ritornare in un posto in cui era tutto un po' più facile.
Si voltò ad osservare il portale e sorrise: finalmente avrebbe potuto riattraversarlo.
Prima, però, guardò attentamente la lampada che teneva ancora in mano.
"È preziosa" pensò "E io ho perso i soldi nella caduta. Vendendola potrei ricavarci qualcosa... ma magari prima cerco sul libro di Direes un modo per impedire che il genio esca. Comunque, non tornerò a casa a mani vuote"
Così decise, e si incamminò verso la libertà.

Fu un sollievo quando finì di salire l'immensa scala. Il sole si rifletteva sulla sabbia chiarissima, illuminandole il cammino; un soffio di vento le scompigliò i corti capelli, e le fece arrivare qualche granello di sabbia sul viso.
"Se inizio a camminare ora, credo che sarò a Gravir Fallsah per l'alba del nuovo giorno. Devo solo non prendere un'insolazione e non fare troppe pause" rifletté lei, per poi sospirare "Meglio incominciare subito, allora. Non ho lasciato indietro nulla, e non ho nessuno da salutare"
Era un po' triste ripensarci. Era un peccato che nessuno si fosse accorta che mancasse.
"Al-Aidha! Al-Aidha, aspetta!"
Mabaal si girò, più sorpresa per aver udito delle voci che per aver sentito quella strana parola.
Due esseri magici vennero fuori dal buco: uno era lo spettro bluastro, l'altro il grasso genio che sembrava uno sceicco. Non appena giunsero davanti a lei, si inchinarono.
La ragazza s'imporporò subito "Rialzatevi, vi prego! Che cosa state facendo?"
"Ti ringraziamo"
All'udire la risposta, Mabaal arrossì ancora di più "Per l'intuizione di poco prima? Via, via, non ho fatto niente!" si giustificò, aiutando i due a rialzarsi.
"È vero, la pace non si è ancora consolidata" disse lo sceicco "Ma un piccolo miracolo l'hai fatto comunque. Hai fatto deporre le armi, a due razze il cui scopo di vita, per anni, era stato quello di odiarsi"
"Mai avrei pensato di poter passare ancora del tempo con mio fratello" aggiunse lo spirito bluastro, tendendole le mani a brandelli "Non su questa terra, almeno"
"Allora dovrete fare in modo che sia sempre così" li sostenne Mabaal, commossa per la loro storia "Dovrete faticare ma ce la farete, ne sono sicura!"
"Lo penso anche io" concordò lo spirito "Ma non siamo venuti qui solo per questo"
La ragazza fece un'espressione confusa, prima che il genio spiegasse.
"Ci è sembrato ingiusto che te ne andassi così, scortata da nessuno e senza neanche un ringraziamento"
"Le strade sono pericolose, ora. Fidati" aggiunse il bandito morto "Le conosco bene"
"Quindi... volete accompagnarmi a casa?" chiese Mabaal, non ancora sicura.
Il genio libero scosse la testa "I nostri capi non l'hanno ancora deciso quanta libertà di movimento potremmo avere, e non vogliamo creare tensioni disobbedendo alle vecchie regole"
"Però" aggiunse l'essere bluastro "Noi spiriti siamo in grado, coi nostri soffi, di far volare pesantissimi oggetti in aria, anche molto a lungo e per grande distanza. Potrei portarti in volo fino alla tua città"
"In effetti, sarebbe fantastico volare ancora! Senza vomitare, magari" si emozionò la ragazza, per poi rendersi conto che era stato poco rispettoso rispondere in questo modo. Ma l'altro si mise a ridere, quindi decise di non scusarsi. Anche perché, non per offendere, se avesse di nuovo visto i suoi denti rosso sangue sarebbe svenuta.
"E, in nome del popolo dei geni liberi e della promessa che Jidrin ti fece, tieni" le disse il genio, infilandole qualcosa nella manica destra "Questo ti arricchirà. Come e più di quanto voleva il nostro vecchio emiro"
"Questo cosa?" s'incuriosì la ragazza, e tentò di prenderlo.
"Non qui!" la fermò "Guardalo in volo. Voglio che sia una sorpresa"
“Perché?” stava per chiedere la ragazza, ma fu interrotta dallo spirito.
"Pronta a volare, allora? Tieniti forte!" esclamò, e poi incominciò a soffiare. In pochi secondi lei si ritrovò a volteggiare sopra la sabbia, per sollevarsi sempre di più.
Deglutì: aveva dimenticato quanto fosse spaventoso guardare a terra!
"Buon viaggio, Mabaal al-Aidha!" la salutarono i due gentili esseri magici.
"A dire il vero, il mio cognome è al-Hissam!" li corresse lei.
"Oh, davvero?" disse lo sceicco.
"Al-Aidha è un soprannome che abbiamo voluto darti" aggiunse lo spirito "Significa "colei che parte ma ritorna", come la pace!"
"Abbiamo pensato che fosse adatto a te che l'hai riportata!" concluse l'altro.
"Colei che parte, ma ritorna" pensò la ragazza "Come me. Per la pace. Perché sono partita, ma sto tornando a casa, come la concordia tra questi due popoli"
Gli occhi di Mabaal s'inumidirono.
Aveva ricevuto un soprannome. Mai nessuno aveva pensato di dargliene uno, generalmente le donne lo ricevevano dopo essersi sposate. Ma sapere che quanto aveva fatto era così importante da aver creato un'eccezione fece germogliare l'orgoglio nel suo cuore.
E fu quello il tesoro più importante con cui tornò a casa.
Tentò di ringraziare i due, ma era stata soffiata troppo in alto, non li vedeva più.

Glossario
Waa'il= Ivan il tenebroso. Mi era venuta la mezza idea di fare i geni come la società dell'occhio di tenebra, ma alla fine è risultato troppo complicato per me!
Ramadan: mese in cui il Corano invita i musulmani a digiunare, dall'alba al tramonto. Non ha una data di fine e di inizio precise, ma slitta un po' ogni anno.
Giornata al Bazar in cui Mabaal ha scoperto che non era brava a fare il capo: si riferisce all'episodio 13 della prima stagione, quella in cui Mabel diventa il capo e quasi manda in fallimento il negozio.

 

  
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