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Autore: __littlethings    15/05/2016    1 recensioni
Clarke non è più la stessa, dopo la Montagna.
Fix It!Fic, diverge dal canon a partire dalla [3x07].
Aveva immaginato di passeggiare insieme a lei per le affollate e caotiche vie della città, mostrarle la sua immensa libreria, viziarla con gioielli, stoffe e materiali da disegno: perchè Clarke era riuscita seppur per un secondo a sollevare il macigno piantato nel suo stomaco da quando aveva trovato la testa di Costia, recapitata in una scatola sul suo letto, e per questo meritava di essere adorata finchè non fosse stata pronta a ricambiare i suoi sentimenti.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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I'm the fury in your bed, I'm the ghost in the back of your head


Mount Weather aveva cambiato irreversibilmente Clarke, come se qualcosa all'interno di lei si fosse frantumato e i pezzi non potessero più essere incollati insieme. Lexa sapeva che sarebbe successo, sapeva che la scelta di mettere il suo popolo al primo posto e costringere Clarke a combattere ferocemente per la sopravvivenza della sua gente avrebbe cancellato quel barlume di speranza dai suoi occhi e disintegrato per sempre la sua innocenza. Lexa sapeva, e soffriva, illudendosi che anni e anni di hodness laik kwelnes l'avrebbero preparata allo sguardo tradito di Klark kom Skaikru dopo che l'ebbe lasciata sola davanti all'ingresso blindato della Montagna, voltandole le spalle per nascondere il tremito della sua mandibola e ordinando al suo esercito di suonare il corno della ritirata.

Lexa sapeva e soffriva, e quando venne a conoscenza che Clarke Griffin aveva costretto in ginocchio la Montagna, guadagnandosi il titolo di Comandante della Morte, desiderò che la morte di cui aveva fatto Clarke portatrice potesse colpire anche lei. Aveva scelto il suo popolo anzichè i suoi sentimenti, e non lo avrebbe mai rimpianto, ma ciò non le impediva di torturarsi ancora e ancora per le conseguenze del patto stretto con i Maunon. I suoi ufficiali riportarono voci che Wanheda aveva abbandonato il Campo Jaha e il suo popolo, per avventurarsi sola nei boschi, in preda al rimorso per lo sterminio degli uomini della montagna. Altre voci la informarono della caccia spregiudicata a Wanheda, nella quale erano impegnati tutti i clan della Coalizione. Uccidendo una persona se ne acquisiscono i poteri, il suo popolo credeva, e un nemico tanto formidabile da sconfiggere la minaccia che lo aveva perseguitato per anni è un nemico di cui è saggio sbarazzarsi.

Il principe Roan della Nazione del Ghiaccio fu la scelta più ovvia. "Portami Whanheda viva e illesa, e solleverò il bando che la tua regina ti ha imposto", gli promise, sperando che non avendo potuto caricarsi sulle spalle tutta la sofferenza di Clarke, sarebbe almeno stata in grado di salvarla da un destino ingrato. Vederla costretta in ginocchio ai suoi piedi, polsi legati strettamente, imbavagliata e contusa, strisce rosa ancora visibili tra i suoi capelli biondi come il grano e la luce del sole, le bloccò il fiato in gola. Lexa si alzò dal suo trono, intimando bruscamente a Titus di non interferire -dubitando fortemente che l'uomo avrebbe seguito le sue indicazioni- e agganciò con le dita la consunta striscia di stoffa tra le labbra di Clarke, abbassandola con delicatezza. Roan aveva sfilato il sacco di iuta che le copriva il volto, e gli occhi azzurri di Clarke non avevano mai contenuto così tanto odio, non erano mai stati così taglienti da incidere, taglio dopo taglio, tutta la sua rabbia sulla pelle di Lexa.
Quando la portarono via, le due guardie trattenendo a stento la sua forma che urlava, e si contorceva, Lexa strinse i pugni con così tanta forza da conficcarsi le unghie nei palmi e abbassando lo sguardo a fissare le mezzelune nere impresse nella carne, schizzi di saliva ancora umidi sulla pelle del viso, non potè che arrendersi al fatto che si meritasse tutto l'odio di Carke. Anzi, voleva meritarselo.

Azgeda diede loro una settimana di tregua. Una settimana senza minacce incombenti e senza manovre politiche, una settimana con Clarke più vicina -fisicamente- che mai, eppure mai così lontana. Restò rinchiusa nella propria stanza, rifiutando ostinatamente di uscire, e se i primi giorni Lexa cercò di convincerla a raggiungerla per i pasti, presto si rassegnò a lasciare l'altra ragazza nella propria solitudine. Non fu facile. Lexa aveva desiderato così fortemente mostrare Polis a Clarke, cambiare la sua visione dei Terrestri. Aveva immaginato di passeggiare insieme a lei per le affollate e caotiche vie della città, mostrarle la sua immensa libreria, viziarla con gioielli, stoffe e materiali da disegno: perchè Clarke era riuscita seppur per un secondo a sollevare il macigno piantato nel suo stomaco da quando aveva trovato la testa di Costia, recapitata in una scatola sul suo letto, e per questo meritava di essere adorata finchè non fosse stata pronta a ricambiare i suoi sentimenti.
I clan erano in fermento, a causa degli Skaikru avvistati nei pressi di Mount Weather, temevano che si sarebbero vendicati del tradimento usando i missili custoditi nella Montagna. Lexa sapeva bene che l'unica possibilità di proteggere il Clan del Cielo era inserirli allìinterno della Coalizione. Kane era un uomo saggio, e non avrebbe esitato ad accettare per il bene della sua gente. Clarke, d'altro canto, non fu così accondiscendente. La costrinse ad inginocchiarsi al suo cospetto, in tutta la sua fiera bellezza, quando il vederla vestita e truccata come una Trikru non le suggeriva altro che baciarla e stringerla a sè finchè le restasse fiato in corpo. E quando, rimaste sole, Lexa, non Heda, Lexa si inginocchiò e giurò eterna fedeltà a Clarke-"Giuro di trattare i tuoi bisogni come i miei", aveva detto, quasi soffocata dall'emozione-, quando lei tese una mano per aiutarla a rialzarsi, Lexa osò sperare.

La loro relazione si ricostruì lentamente, un passo alla volta, tra sorrisi accennati, tocchi impalpabili e sguardi carici di significati. Lexa poteva vedere la caparbietà di Clarke nell'odiarla svanire progressivamente, man mano che l'altra ragazza realizzava quanto la scelta di Lexa fosse stata dettata dall'esigenza. In fondo, Clarke aveva fatto la stessa identica scelta, decidendo di uccidere anche coloro che all'interno del Monte avevano aiutato la sua gente a sopravvivere, uccidendo anche bambini innocenti. Quando vide il ritratto che Clarke aveva realizzato mentre stava dormendo, Lexa sperò con tutta sè stessa che tutto potesse tornare a com'era prima dell'ultima battaglia. E quando venne il momento per Clarke di tornare ad Arkadia, prima che entrasse in vigore il blocco imposto per impedire a Pike di sterminare l'esercito della Coalizione, Lexa non aveva illusioni. Sperava soltanto che Clarke tornasse a Polis. La sua mano era calda e morbida attorno al suo avambraccio, un  "May we meet again" sussurrato faticosamente e trattenendo le lacrime; poi Clarke si mosse, sorridendo, e improvvisamente le sue labbra erano sulle sue.
Lasciar andare Clarke fu una delle cose più difficili cui Lexa dovette sottoporsi. Rimase stoicamente in piedi di fronte ai cancelli di Polis, schiena dritta e mascella contratta mentre Clarke galoppava via a bordo del suo cavallo bianco.
I giorni divennero settimane, le settimane mesi. Eliminato Pike, gli Skaikru comunicarono a Polis l'incombere di una nuova minaccia, per il momento circoscritta al solo campo, chiedendo insistentemente il mantenimento del blocco. Lexa non comprese mai a fondo cosa fosse successo, nonostante fosse costantemente aggiornata da Kane e Indra. Un IE era riuscita ad ottenere il controllo di molte persone tramite un chip ingeribile. Nonostante lo stesso Spirito del Comandante fosse un chip, Lexa e i Terrestri nel loro insieme avevano perso quell'agevolezza con la tecnologia tipica degli Skaikru e dei Maunon.
Clarke tornò a Polis quasi quattro mesi dopo, a bordo del suo cavallo bianco come la neve-il cavallo del Comandante. Lexa si congedò velocemente dai suoi Naitblida quando ebbe notizia del suo ritorno, e accolse Clarke con un sorriso appena accennato, afferrando le redini del cavallo per condurlo alle stalle. "Yu laik gon houm, Klark", le disse, e se Clarke capì le sue parole, non lo diede a vedere.

Clarke non era più la stessa, dopo la Montagna. Non parlava più con il cuore in mano, difendeva meglio i suoi sentimenti. In un certo senso, assomigliava più a Lexa rispetto al passato. Eppure Lexa vedeva tutte le parole che Clarke teneva per sè trasparire dai suoi occhi, tutti quei sentimenti che Clarke non aveva più il coraggio di lasciare privi di difese. Dopo il sollevameto del blocco, Kane era stato nuovamente nominato Cancelliere, e aveva accettato di entrare a far parte della Coalizione come Tredicesimo Clan. Non avrebbe mai più dovuto scegliere tra Heda e Lexa, tra i suoi sentimenti e la sua gente, perchè ora Clarke era la sua gente. Tutte le emozioni chiuse a chiave dalla morte di Costia riaffiorarono, più forti che mai, e Lexa lasciò che la travolgessero, lasciò che Clarke vedesse e sperimentasse quanto fosse forte l'amore che provava per lei, e non si sentì mai più libera di così.


Era sdraiata sulla schiena, avvolta dall'odore delle pellicce e dalla piacevole sensazione del pelo contro la sua pelle. Il letto era vasto e soffice, ma stendendo un braccio Lexa poteva sfiorare la mano di Clarke, che distesa su un fianco la osservava, mento appoggiato su una mano e un accenno di sorriso. "Sei troppo lontana", si lamentò, corrucciando la fronte, e meravigliandosi del sogghigno di Clarke, che mormorò il suo assenso e strisciò verso Lexa da sotto le coperte. "Così va bene?", chiese con aria canzonatoria, avvolgendo un braccio attorno alla vita di Lexa e inarcando un sopracciglio quando non incontrò altro se non pelle vellutata. Lexa si morse il labbro e arrossì lievemente, appoggiando la fronte contro quella di Clarke e sfiorandole il naso con il suo, prima di baciarla delicatamente. Il bacio continuò a lungo, crescendo in instensità, finchè Clarke ruppe il contatto per scivolare più in basso, a baciare la pelle del collo e del petto, sfiorando appena con le labbra le clavicole e il seno.
"Klark", sussurrò Lexa, afferrando ciecamente il fianco di Clarke, "Klark", sussurrò ancora, respirando affannosamente contro le sue labbra mentre le dita di Clarke si spostavano dalla sua vita e scendevano, scendevano...
Un mugolio scappò dalle sue labbra, e Lexa chiuse gli occhi con forza, sentendo le lacrime premere per uscire. Le succedeva spesso di piangere durante i momenti più intimi, e se all'inizio ne era imbarazzata, ora aveva imparato ad accettarlo, Anzi, nulla più delle sue lacrime potevano dimostrare a Clarke quanto fosse incredula e felice di averla per sè. "Hush niron, yu ste klir", mormorò Clarke, stringendola a sè, "Leksa, you ste klir, yu ste meizen". Non erano le parole che Lexa desiderava sentire così disperatamente, ma gli occhi di Clarke colmavano i vuoti lasciati dai suoi silenzi. Lexa si rilassò contro Clarke, lasciandosi avvolgere dalla sua stretta confortante, con un lieve sussulto, appoggiando una mano contro la sua guancia e accarezzandola con il pollice.

"Ai hod yu in", le disse, baciando la morbida pelle sotto la sua mandibola. Clarke non rispose, stringendo semplicemente la presa. Ma andava bene così, avrebbe aspettato finchè non fosse stata pronta. D'altronde, Lexa aveva a disposizione tutto il tempo del mondo.








Hodnes laik kwelnes: l'amore è una debolezza.
Klark kom Skaikru: Clarke del Popolo del cielo.
Maunon: Uomini della Montagna.
You laik gon houm, Klark: Sei a casa, Clarke.
Hush, niron, yu ste klir: Ssh, amore mio, sei al sicuro.
Leksa, yu ste klir, yu ste meizen: Lexa, sei al sicuro, sei meravigliosa.
Ai hod yu in: Ti amo.





Note:
Ho lasciato il "May we meet again" in inglese, perchè non trovavo una traduzione italiana soddisfacente. Mi scuso per le traduzioni italiane scorrette, ho sempre guardato The 100 in inglese e non so quale sia la traduzione ufficiale di termini come Sky People o Mountain Men. Questa fanfiction è ovviamente non canon a partire dall'episodio 3x07. Tutte le recensioni, positive o neative, sono bene accette!
  
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