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Autore: Little Redbird    17/05/2016    4 recensioni
L'unico suo rimpianto era quello: non poter dire addio a sua madre e sua sorella, non avere delle mani delicate ad accarezzargli i capelli mentre l'asfalto sotto di lui si colorava del suo sangue.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Raphael Santiago, Simon Lewis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Family


 Da tempo Simon si era rassegnato a non poter più rivedere sua madre e sua sorella, a contare solo sul proprio giudizio per superare le difficoltà, senza ricevere i consigli spassionati che solo la famiglia è in grado di dare. Aveva accettato la sua nuova vita da Nascosto e tutto ciò che ne conseguiva – gli intrighi, le gerarchie, il sangue. Si era perfino arreso a chiamare casa un hotel in rovina, zeppo di vampiri e costantemente immerso nel buio. Si era abituato a non vedere più la luce del sole, a bagnarsi nel chiarore pallido della luna, che non gli avrebbe mai dorato la pelle, ma che non l'avrebbe nemmeno reso cenere.

Si era abituato, davvero. Eppure, continuava a mancare qualcosa, quella presenza ai piedi del letto durante la notte, dopo un incubo infantile, le dita gentili tra i capelli scompigliati.

Si era rassegnato a non avere una famiglia, ma non sarebbe mai riuscito a cancellarne la mancanza.

Ed è alla sua famiglia che pensò, quando gli fu chiaro che il demone l'avrebbe fatto fuori da un momento all'altro. L'unico suo rimpianto era quello: non poter dire addio a sua madre e sua sorella, non avere delle mani delicate ad accarezzargli i capelli mentre l'asfalto sotto di lui si colorava del suo sangue.

Chiuse gli occhi. Sua madre non avrebbe voluto che vedesse una scena tanto cruenta, aveva sempre odiato i videogiochi violenti, non sarebbe stata per nulla felice di quella situazione.

Inspirò a fondo, in un'ultima illusione di essere ancora umano, ma i polmoni rimasero immobili, incuranti del suo ultimo desiderio.

“Simon?”

Non era la voce di sua madre, ma era altrettanto dolce, così delicata che faticò a riconoscerla. Aprì gli occhi, seppur con esitazione – non voleva che l'espressione arrabbiata di Raphael fosse l'ultima cosa che vedeva.

“Simon?” lo chiamò di nuovo. Non sembrava arrabbiato. Come la sua voce, anche il suo viso esprimeva un'espressione tutta nuova: terrore.

Se Simon avesse avuto ancora bisogno di conferme, questa sarebbe stata quella definitiva. Doveva essere messo davvero male perché si preoccupasse addirittura Raphael.

“Non ti muovere” gli disse, dopo essersi assicurato che fosse sveglio e lo sentisse.

Simon non rispose. Dove avrebbe potuto andare con un paletto tra le costole e una gamba martoriata?

Le mani di Raphael si posarono sul suo stomaco, fresche e decise. La pressione che seguì forzò il suo ultimo respiro fuori dai polmoni, ma il suono venne smorzato da quello del paletto che veniva estratto dal suo corpo e, forse, da un urlo che non era sicuro fosse solo nella sua testa.

“Shh” si sentì dire allora. Raphael si era inginocchiato più vicino, di fianco alla sua testa. “Non ti muovere,” lo raccomandò di nuovo, “impiegherà più tempo a guarire.”

Simon tossì nel tentativo di alleviare il dolore e Raphael accolse la sua testa in grembo.

Prima che potesse protestare per quel gesto tanto intimo, le dita tozze di lui si fecero strada tra i suoi capelli, umide del suo stesso sangue, e lisciarono le ciocche scure, incollandole e tingendole di rosso.

Simon chiuse gli occhi e si mangiò le sue proteste. “Credevo te ne fossi andato da un pezzo” sussurrò, la testa che si allungava in cerca di quel tocco inaspettatamente delicato.

“Senza il mio Primo Consigliere?” domandò retorico l'altro. Ci fu un lungo attimo di pausa, in cui l'unico suono udibile era quello dei polpastrelli di Raphael contro il suo scalpo. “Siamo una famiglia, Simon, che tu lo voglia o no” aggiunse all'improvviso. “E noi ci prendiamo cura della nostra famiglia.”

Gliel'aveva già detto una volta, con quelle stesse identiche parole, ma solo ora gli credeva. Credeva alla sua voce ferma e alle sue dita delicate. Per la prima volta, credeva di appartenere finalmente a qualcosa – a qualcuno.

Si lasciò cullare da quel pensiero – e da Raphael, perché non c'era bisogno che sapesse che la sua ferita aveva cominciato a guarire già da qualche minuto.




 


AN:
Ve l'ho detto che avevo dell'angst da pubblicare, no?
L'ultimo capitolo di The debt arriverà in serata.

Flash scritta per l'event del WAOFP.
Prompt di Sere: "We take care of our family."

Red
   
 
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