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Autore: DonnieTZ    18/05/2016    4 recensioni
[RaphaelxSimon - post 1x13]
Una minilong che vorrebbe riparare al finale di stagione e che spero possa piacere...
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Non significhi niente.
Raphael ricordava quelle parole. Le aveva dette e le aveva pensate, con l’estrema convinzione che un semplice mondano fosse poco più di una sacca di sangue.
Poi tutto era cambiato. Simon era diventato un vampiro, e Raphael aveva promesso di prendersene cura.
E, nel farlo, giorno dopo giorno, aveva finito per cadere nella trappola più antica del mondo. [...]Era bastato qualche piccolo gesto, uno sguardo di troppo, e Simon aveva iniziato a significare qualcosa.
Per poi significare tutto.
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Sognava e si tormentava.
Gli avrebbe detto di aver pensato a lui ogni istante, gli avrebbe chiesto scusa, e…
Sì, avrebbe ammesso perfino
quello.
La strana emozione che lo mangiava vivo quando era in sua presenza, come il vuoto quando si crede ci sia un altro gradino, come la vertigine durante la caduta, come la sensazione di schiantarsi al suolo nel dormiveglia.
Se lo sentiva dentro, nel sangue, nella carne, nell’anima.
Faceva male, ma lo faceva sentire stranamente vivo.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Raphael Santiago, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7. Moriré de amor
 
In this story I simply die,
and I will die of love because I love you,
because I love you, love, in blood and fire.
 
“Ho portato quello che hai chiesto: dettagli, piani, accordi.”
Magnus stava ritto contro la porta, giocando con una delle collane, un vago sorriso a tendergli le labbra.
Stan alle sue spalle, una vigile sentinella. Raphael girò attorno alla scrivania e si poggiò al legno scuro con calcolata tranquillità, congedandolo con un gesto. Poi, però, non riuscì a resistere alla tentazione.
“Stan?”
“Sì?”
“Ha lasciato la sua stanza?”
“Non ancora.”
Raphael ricevette quelle parole come uno schiaffo, ma si limitò ad irrigidire la mascella, evitandosi ulteriore ridicolo.
“Grazie, puoi andare.” concluse.
Magnus, nel frattempo, aveva fatto vagare il viso dall’uno all’altro, un’espressione interrogativa dipinta addosso. Quando restarono soli, non poté evitare di chiedere: “Problemi con Steven?”
“Simon.” lo corresse Raphael.
“Beh? Cos’è successo?”
“Non perdiamo tempo e parlami di Valentine.” disse Raphael, seccato, incrociando le braccia al petto.
“No, no, no.” borbottò Magnus, avvicinandosi per fargli ondeggiare il dito davanti al viso “Non puoi fare quel faccino imbronciato e poi far finta di niente. Qual è il problema?”
Raphael alzò gli occhi al cielo e si allontanò dal Warlock per fuggire alla tentazione di colpirlo.
Dios, si sentiva così stupido. Ridicolo, infantile, confuso. Che Simon volesse davvero solo la libertà? No, lo aveva conosciuto troppo bene nei giorni trascorsi al DuMort per credere davvero ad una cosa del genere, a mente fredda. Non era quel tipo di persona, non si sarebbe approfittato di lui per un semplice tornaconto. All’inizio gli era parso ovvio – essere ingannato, rifiutato, tradito ancora una volta -, poi gli era sembrata solo un’idea ridicola.
Allora perché non era andato da lui, perché aveva lasciato che il tempo si diluisse fino a diventare troppo?
Aveva paura. Come mai nella sua vita, come solo davanti alla morte, tanti anni prima. Paura di essersi innamorato davvero, a fondo, più di quanto non gli fosse mai capitato.
“Lo amo.” mormorò, scuro, come confessando un brutto peccato.
Magnus si illuminò.
“E non dovresti essere, chessò, felice? Quantomeno allegro? Non… “ agitò una mano “funereo?”
“Potrei aver…”
Raphael si interruppe. Aveva davvero rovinato tutto? Non sapeva cosa fare, non sapeva come affrontare tutte quelle nuove, devastanti emozioni.
Doveva essere forte per il clan, doveva concentrarsi.
“Conosco una magia adatta a qualsiasi irrimediabile scempio tu abbia fatto di questa relazione ancora acerba.” gli comunicò Magnus.
Raphael alzò un sopracciglio, consapevole che nulla di buono potesse seguire ad una frase del genere.
“Delle scuse.” concluse Magnus, con enfasi.
“Falla finita e parlami di Valentine.” ripeté Raphael, ignorando il resto del discorso come se non fosse mai avvenuto.
“Bene, bene, come vuoi. Lo shadowhunter biondo si è infiltrato fra le file di Valentine e ha comunicato con la base, qualcosa di molto Parabatai con Alexander, e pare che Valentine abbia creato un bell’esercito di nuovi Shadowhunter pronti a devastare il mondo dei Nascosti. Secondo Alexander, vorrebbe…”
Raphael stava ascoltando, concentrandosi per scacciare dalla mente qualsiasi altro pensiero, quando il dolore arrivò.
Intenso, bruciante, insopportabile. La certezza che fosse successo qualcosa di brutto.
Si portò una mano al cuore, lasciandosi sfuggire un lamento.
“…Raphael?”
Dal vampiro non arrivò risposta. Aveva la gola stretta dalla paura e gli occhi che pizzicavano per lo sforzo di non lasciar scivolare fuori lacrime vermiglie.
“Raphael. Cosa succede?”
Il Warlock si avvicinò proprio nel momento in cui Raphael cedeva, le ginocchia piegate e il peso del corpo abbandonato contro l’amico.
“Qualcosa non va. Qualcosa… Simon!”
Raphael si ridestò all’improvviso, consapevole di cosa significasse quel dolore. Corse fuori, ignorando paure e timori, diretto alla stanza dell’altro vampiro, l’aria che fischiava nelle orecchie. Spalancò la porta, sperando e pregando di non trovarla vuota.
“Simon!”
Nulla. Le lenzuola un groviglio informe, l’armadio spalancato, qualche vestito per terra.
“Stan!”
La voce di Raphael era un ringhio rabbioso e Magnus – arrivato qualche istante dopo – sbirciò preoccupato nella stanza. Chiamato, Stan arrivò di corsa.
“Simon non è qui. Non è qui dove avevi detto che era rimasto. Dov’è? Dov’è?!”
Tutti continuarono a fissare la stanza vuota, come aspettandosi la sua comparsa da un momento all’altro.
“Voglio che cerchiate ovunque, per tutto l’hotel e per tutta la città. Voglio ogni vampiro fuori fino all’alba, se necessario.”
“Subito.” fu la risposta veloce di Stan.
Magnus voltò Raphael con mano decisa, lo sguardo preoccupato.
“Cosa sta succedendo? Parlami.”
“Ho bevuto il suo sangue, ieri. E ora ho questa sensazione… ho le sue sensazioni. È spaventato, ha paura. Mi sta chiamando. Magnus, ho bisogno di trovarlo.”
Raphael non si sforzò più di combattere, di tenere insieme i pezzi, di mostrarsi freddo e distante mentre il suo mondo si sgretolava. Non tentò di nascondere il devastante dubbio che fosse troppo tardi, che qualcosa stesse per succedere a Simon.
“Hai bevuto il suo sangue?” domandò Magnus.
Raphael lo ignorò ed entrò nella stanza, vagando fra i mobili alla ricerca di un odore, di un indizio qualsiasi. Gli arrivò solo il profumo della notte passata, dei loro corpi, della condivisione che ancora gli scorreva sottopelle.
“È importante, Raphael, perché se hai bevuto il suo sangue posso trovarlo. È magia piuttosto elementare, a dire il vero. A meno che tu non ti sia nutrito da allora, il che complicherebbe un po’ la questione e…”
“Puoi farlo davvero?” lo interruppe Raphael, alzando finalmente lo sguardo sull’altro.
“Oh, sì, sì.” la risposta sbrigativa di Magnus, mentre apriva un portale luminoso nella parete.
Raphael non si era nutrito, non aveva avuto fame, né voglia, né animo di fare qualcosa che non fosse consumarsi per Simon come uno stupido. In quel momento, però, ringraziò di provare qualcosa di tanto forte. Se soffrire fosse servito a salvarlo, allora Raphael avrebbe sopportato dolori peggiori.
 
Magnus attraversò il portale e Raphael lo seguì, deciso, ritrovandosi nell’appartamento del Warlock. Alec, seduto in soggiorno, alzò gli occhi dai libri sul tavolo per guardarli, sorpreso.
“Che succede?” domandò, scrutando i visi preoccupati.
“Ti stupirebbe sapere quante volte ho dovuto fare la stessa domanda, Alexander.” rispose Magnus, andando dritto verso qualche strumento utile all’incantesimo.
“Raphael.” lo Shadowhunter salutò il vampiro, un velo di sospetto nelle iridi scure.
Magnus tornò un minuto dopo, distribuendo sul tavolo una mappa di New York e qualche contenitore.
“Dito prego.” disse a Raphael, tendendo la mano.
Quando il vampiro ebbe poggiato il dorso nel suo palmo, gli tagliò il polpastrello con gesto sicuro e lasciò colare il sangue sulla mappa, prima di mettersi a mormorare qualcosa facendo danzare le mani nell’aria.
“Quanto ci vorrà?” domandò Raphael, agitato.
“Si può sapere cos’è successo?” chiese ancora Alec, le braccia incrociate sul petto.
“A quanto pare Salmon è scomparso.”
“Simon.” lo corresse nuovamente Raphael, scrutando la mappa con intensità.
Il sangue restava dov’era, senza accennare nulla di particolarmente magico. Intanto la sua ansia cresceva e cresceva. Poteva ancora sentire la paura di Simon, quella sensazione orribile e paralizzante, ma sapeva di dover essere forte, di dover resistere, di doversi assicurare che Simon stesse bene prima di cedere.
“Devo avvertire gli altri, Clary vorrà fare qualcosa.” disse Alec, alzandosi.
“Ha già fatto abbastanza.” sbottò Raphael, senza alzare lo sguardo.
“Sei stato tu a riportarlo al DuMort.” ribatté lo shadowhunter, subito rimproverato da uno sguardo eloquente di Magnus, “Possiamo dare una mano” aggiunse, più morbido.
“Devo concentrarmi, quindi, se foste così gentili da stare buoni.” li zittì il Warlock, “Credo che un po’ di aiuto da parte di Izzy e Clary non potrà nuocere. Ti comunicherò dov’è Stefan appena l’avrò localizzato.” concluse rivolto ad Alec.
Raphael stava quasi per sputare fuori il nome di Simon un’altra volta, quando il sangue sulla mappa iniziò a muoversi, trascinandosi lento e confuso fra le linee delle strade. Alec si allontanò velocemente, ormai in modalità missione, gettando un’ultima occhiata alla magia che stava avvenendo sul tavolo in sala da pranzo.
Il liquido lasciò una scia vermiglia lungo la mappa, snervando Raphael con la sua lentezza. Eppure il vampiro non osò parlare per paura i rompere qualsiasi connessione si fosse stabilita, attendendo impaziente. Alla fine le gocce di sangue si fermarono. Entrambi i presenti si avvicinarono alla mappa per osservare meglio.
“È una delle proprietà di Camille.” mormorò Magnus, prima di specchiarsi negli occhi scuri del vampiro.
Il panico di Raphael divenne improvvisamente palpabile, saturando l'aria.
“Temo possa essere più complicato del previsto. Avrà sicuramente molti incantesimi a protezione dell’appartamento. Potremmo trovarci con gli shadowhunter a poca distanza e…”
Prima che Magnus riuscisse a finire la frase, Raphael era già scomparso.
 
La città si era trasformata in scie colorate ai lati del suo sguardo. Aveva raggiunto un incrocio poco lontano dal punto segnalato dall’incantesimo e ora si ritrovava ad osservare l’elegante palazzo dell’appartamento di Camille. C’erano davvero incantesimi a proteggerlo? Che fare, che fare, che fare?
Mentre rifletteva, guardandosi attorno con la mascella contratta, un’altra ondata di dolore si propagò dal petto al resto del corpo.
Ora che era così vicino, sentiva uno strano istinto. Non aveva mai condiviso il sangue con qualcuno, non credeva di potersi sentire così. Spezzato, diviso, un’anima in due corpi. Poteva quasi sentire la voce di Simon nella sua mente.
Aiutami, Raphael, ti prego, aiutami…
Camille era imprevedibile. Meglio rischiare e sfruttare l’effetto sorpresa per qualche istante, piuttosto che darle il tempo di fare del male a Simon, decise Raphael. Sfrecciò verso l’appartamento, aggrappandosi con tutto se stesso alla connessione con Simon, al sangue che – scorrendo nei loro corpi – aveva assunto la loro impronta, indissolubile e intrecciata.
Il palazzo fatto di marmi e intarsi preziosi sfrecciò via, mentre Raphael correva istintivamente, sempre più veloce. Non si fece fermare neanche dalla porta dell’appartamento, che sradicò senza troppi complimenti. Non si preoccupò di essere nel cuore della notte, né di coprire le sue tracce. Corse, corse, corse, un unico pensiero a dargli forza: Simon.
Fino a trovarlo.
Legato ad un letto, il petto scoperto, la maglietta strappata, le lenzuola impregnate di sangue, scie vermiglie sulla pelle dove dovevano esserci state ferite ormai rimarginate.
Raphael si avvicinò, attento ad ogni movimento attorno a loro, la paura stretta nel ventre.
“Simon?” mormorò, iniziando a slegare i lacci che lo tenevano ancorato alla testata.
L’altro aprì piano le palpebre, indebolito.
“Io… sto ancora sognando?” chiese.
“Ti porto via da qui.” sussurrò Raphael, cercando di non urlare per quello che gli provocava vedere Simon in quelle condizioni.
Avrebbe ucciso Camille. Niente più clemenza, niente più pietà.
Un rumore lo ridestò dai suoi pensieri di vendetta e Raphael finì in fretta di liberare Simon, per poi aiutarlo ad alzarsi.
“E così ti sei trovato un fidanzato, Raphael?”
Camille fece il suo ingresso, camminando lenta, con un sorriso divertito sul viso.
Raphael la guardò con odio, i canini già fuori, la rabbia a chiudergli la gola. Lei era anziana, forte, ben nutrita. Non avevano molte possibilità di batterla.
Raphael pensò a Simon, al suo corpo freddo stretto al suo, all’amore che provava, tanto forte da riportarlo in vita. Un amore per cui sarebbe valsa la pena morire pur di portarsi dietro Camille e permettere a Simon di sopravvivere.
Lasciò scivolare via il braccio dal fianco di Simon, che si accasciò contro il letto.
“Io e te, Camille. Solo io e te. Non vuoi vendicarti?”
“Non ci sarà certo il gusto di una vendetta, Raphael. Sarà come schiacciare una piccola, insignificante mosca.”
Camille tirò fuori i canini, soffiando come un gatto. Raphael fece lo stesso, prima di lanciarsi nella sua direzione. Iniziarono a colpirsi e schivarsi. Lei incassò qualche colpo, prima di mettersi a ridere e abbattersi su Raphael con furia, lanciandolo dall’altra parte della stanza. Un armadio andò distrutto, ma il vampiro si rialzò subito, per non darle la possibilità di concentrarsi su Simon. E ancora, ancora, fino a far schizzare fuori il sangue da ferite che si rimarginavano in fretta, lasciando spazio a nuove lacerazioni. Lottarono a lungo, senza risparmiarsi. Raphael si ritrovò presto sotto Camille, esausto, quasi privo di sangue, le ferite aperte che faticavano a scomparire, maledicendosi per non essersi nutrito, per non essere più forte, più vecchio.
“Direi che abbiamo un vincitore.” gli sibilò Camille, cavalcioni sul suo petto.
Non l’aveva mai vista così scompigliata e affaticata, ma non era abbastanza, non per la sicurezza di Simon. Camille afferrò un pezzo di mobilia in legno.
“Mi prenderò cura del tuo fidanzatino, notte, dopo notte, dopo notte.” continuò, rivolta a Raphael.
Lui chiuse gli occhi. Doveva aiutare Simon, doveva salvarlo. Forse, solo forse, aveva guadagnato abbastanza tempo per gli shadowhunter. Forse sarebbero arrivati da un momento all’altro. Forse…
Si aggrappò a quella piccola speranza con tutto se stesso, pregando.
Dios te salve, María, llena eres de gracia,
el Señor es contigo...
Il colpo di grazia, però, tardò ad arrivare. Un urlo rauco riempì la stanza. Così Raphael aprì gli occhi e si specchiò in quelli spalancati di Camille; la punta scheggiata di un pezzo di legno che le usciva dal petto e Simon alle sue spalle.
Bendita tú eres entre todas las mujeres,
y bendito es el fruto de tu vientre, Jesús.
Raphael osservò la maschera di dolore che era il viso di Simon, mentre le forze si dissolvevano lentamente. Camille divenne un peso morto su di lui, ma niente aveva più importanza. Simon era salvo, avrebbe avuto la sua vita, la sua felicità, nonostante il dolore di uccidere il proprio sire. Raphael ne era certo, anche se non credeva di poterci essere per vederlo con i suoi occhi.
Santa María, Madre de Dios,
ruega por nosotros pecadores,
ahora y en la hora de nuestra muerte.
Quando chiuse le palpebre, sentì il caos invadere la stanza. Rumore di passi e voci concitate che non riuscì ad afferrare fino in fondo.
“Ha bisogno di sangue, presto.” disse qualcuno che gli parve Magnus.
“Ti amo…” mormorò Simon, ad un soffio dal suo viso.
Amén.
Poi solo il buio.

 
En esta historia sólo yo me muero
y moriré de amor porque te quiero,
porque te quiero, amor, a sangre y fuego.




 
Lo so, lo so... mi pare l'ora di pubblicare? 
Ho avuto qualche problemino, ma ce l'ho fatta. Spero che la storia stia continuando a piacervi e mi trovate qui per commenti, fangirleggiamenti, eccetera. 
Il prossimo sarà l'ultimo capitolo e sarà un breve epilogo, nulla di più. Spero, quindi, di non impiegarci troppo a pubblicare.
 Siete stati carini a leggere fino a qui e ancora più carini a commentare/recensire. <3
A presto.
DonnieTZ



 
   
 
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