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Autore: Seele    18/05/2016    0 recensioni
James Moriarty è una fata maschio, ma non lo sarà ancora per molto. Cosa succede, quando incontra un licantropo di nome Sebastian?
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim, Moriarty, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice: sì, mi rendo conto che questa sia la cosa più stupida che io abbia mai scritto, ma gli esami di maturità e l'ansia che ne segue mi stanno probabilmente facendo ammattire.

Spero che questa ridicola storia vi faccia un po' sorridere. Personalmente, la sola idea di Jim con un paio di ali luminose mi fa sbellicare. Perché sono chiaramente un idiota

Ah, mentirei se dicessi che da bambina non leggevo il magazine di Disney Faries, quindi...probabilmente qualcuno di voi proverà un po' di nostalgia. Solo un po'.

Se la storia vi piace e vorreste che continuasse, fatemi sapere con una recensione!


Seele ♥





James Moriarty è stanco.

Non è facile avere due ali luminose attaccate alla schiena e spargere polvere dorata ovunque vada- è una cosa che non sopporta; lo fa sembrare debole, e sicuramente non incute timore.

James sa che, oltre la radura in cui vive, oltre il minuscolo mondo dove dovrebbe passare il resto della sua vita, c'è altro.

E lui ha intenzione di ottenerlo.

Per questo, una sera d'estate, decide di attuare il suo piano. Ha già pronta la polvere scura da spargere sulle proprie ali, per renderle irriconoscibili; il buio farà il resto.

Evitando di volare il più possibile, per mantenere la polvere scura sulle proprie ali, James raggiunge l'Albero. È molto più di un semplice albero, ovviamente; è l'albero più maestoso dell'intera radura, ed è il luogo dove sono contenute tutte le ricette per gli artifici magici.

James deve riuscire a cambiare la sua forma, diventare alto e forte come un umano.

Tutto fila liscio come l'olio; e d'altra parte, James ne era certo. Le fate sono esseri tranquilli, privi di problemi, che si costruiscono da soli tutto ciò di cui hanno bisogno; alcune pratiche magiche sono state conversate solo perché ritenute inutili, talvolta pericolose. Nessuna fata penserebbe mai a diventare umano.

Nessuna, tranne James.

Dopo avere imparato a memoria la formula magica, e aver conservato i vecchi fogli di quercia dentro i propri contenitori dorati, James sa di dover essere veloce. Non ha amici da salutare, o beni da portare con sé; persino le sue ali, fra poco, saranno solo un ricordo.

James vola via, veloce, più veloce del vento. La polvere scura cade giù dalle sue ali, rivelandone il colore dorato e la forma elegante, lunga e quasi trasparente.

Sa di stare lasciando una scia di polvere dietro di sé, ma non gli importa. In ogni caso, domattina sarà già troppo tardi; quando le sue ali scompariranno grazie al suo artificio, nessuno sarà più in grado di cercarlo.

La prima città che raggiunge è quella di Wolvestizia. Non si era reso conto di quanta fatica gli sarebbe costato, viaggiare così in fretta attraverso il bosco- sente le sue ali appesantirsi, i suoi occhi chiudersi.

La testa gli gira; lentamente, cercando di fare attenzione, poggia i piedi per terra.

Annusa l'aria. Un temporale è vicino.

I suoi occhi si sgranano; l'acqua renderebbe le sue ali inutilizzabili, e non può permettersi che ciò accada mentre è ancora in questa forma.

Imponendosi di concentrarsi, prepara un minuscolo rifugio per la notte sopra un albero dai rami bassi. Si copre con una foglia grande e dall'aspetto caldo, e chiude gli occhi sperando che vada tutto per il meglio.



Viene svegliato nel sentire qualcosa di umido premere contro la sua testa.

Inizialmente, crede che sia qualche fata venuta a giocargli qualche scherzo, per vendicarsi del fatto che sia la fata più talentuosa dell'intero Regno. Ma, quando si sente quasi muovere dalla forza di un respiro insistente...

James spalanca gli occhi.

Salta subito seduto, appiattendosi contro il legno dell'albero- due enormi occhi azzurri lo stanno fissando, sorpresi.

È un licantropo nella sua forma animale, dagli occhi chiarissimi che lasciano capire chiaramente l'origine umana. James sente il proprio petto alzarsi ed abbassarsi, velocissimo, mentre pensa il più in fretta possibile ad una soluzione.

Con un gesto veloce della mano, lancia della polvere dorata proprio negli occhi del licantropo; quello indietreggia, emanando un latrato infastidito, e James coglie l'occasione al volo per spruzzare altra polvere finché la creatura non lascia la presa e cade all'indietro.

James ride fra sé e sé. Per essere una fata, sa come cavarsela; era certo che imparare l'incantesimo per rendere estremamente fastidiosa la sua polvere gli sarebbe tornato utile.

Sta già cantando vittoria, allontanandosi in fretta dall'albero, quando un paio di mani si chiudono intorno a lui, quasi schiacciandolo.

James sente le proprie ali premere ai lati delle dita che lo rinchiudono, quasi fosse una lucciola notturna. James stringe i denti, iniziando a battere i pugni contro le mani dello sconosciuto.

“Lasciami andare!” urla, sperando che lui possa sentirlo. “Non sono una lucciola!”
Un movimento troppo frettoloso lo fa cadere seduto, poi rotolare su sé stesso. Indignato, James tenta di sistemare la propria posizione; la testa in alto, e il sedere in basso, come è giusto che sia.

Il viaggio -e i movimenti dello sconosciuto- proseguono per una lunghissima decina di minuti, e James ha modo di sentire la voce del licantropo che lo tiene prigioniero. Ha una voce piuttosto profonda, ma dal tono più umano di quanto si aspettasse; saluta alcuni suoi amici, rifiuta il loro invito e continua a camminare.

James è sul punto di mordergli le dita, quando finalmente quelle si aprono sopra la sua testa. James si immobilizza, pensando di stare per essere mangiato.

Ma il licantropo non fa nulla, se non fissarlo con espressione attenta; James resta immobile per qualche altro secondo, aspettando che sia il momento giusto.

E, non appena lo sconosciuto apre bocca, James spicca il volo ancora più in fretta di quanto si aspettasse; ma le sue ali sono stropicciate e non si spiegano come James vorrebbe, e la fata quasi perde l'equilibrio. È di nuovo la mano del licantropo che lo ferma, quando il suo indice e il suo pollice si chiudono intorno ad una delle sue gambe.

James è una fata maschio; sa che sarà sempre più visibile rispetto ad una fata femmina, e che non ha alcuna possibilità di scappare senza essere visto. Inizia ad agitarsi, cercando di muovere le proprie ali il più possibile per sfuggire alla sua presa.

“Sei un insetto?” domanda lo sconosciuto, completamente all'oscuro dei suoi sforzi per liberarsi.

James spalanca la bocca, indignato. “Sono una fata” ribatte, tirando calci alle sue dita.

“Certo che sei davvero poco femminile, per essere una fata.”

“Sono una fata maschio!” esclama James, già sentendosi a corto di fiato. “Lasciami andare!”

“Non riesco a vederti. Puoi stare fermo?” domanda il licantropo, afferrandogli invece le ali in movimento. James viene rovesciato in orizzontale con un ooff di sorpresa.

Per qualche secondo si sente dondolare in avanti e in indietro, completamente in balia dei movimenti dello sconosciuto. “Non sono una bambola!” strepita, al limite della sopportazione. “E sta' attento alle ali” aggiunge, preoccupato.

Il licantropo ridacchia, alzandolo al livello dei suoi occhi. James deve ammettere che dal suo sguardo non traspare nessuna minaccia.

“Come ti chiami?” domanda lui, guardandolo curioso. James incrocia le braccia al petto, sforzando i propri muscoli per continuare a tenere il mento sollevato.

“Lascia la presa” sbotta, “e forse te lo dirò.”

L'altro alza gli occhi al cielo. “Se lo farò, scapperai via.”
“Oppure no” lo sfida James.

“Potrei mangiarti” ribatte lui, divertito. “Ingoiarti come un insetto.”

James si schiarisce la voce, tentando di nascondere la propria preoccupazione. “Sono James. Lasciami andare.”

“Sebastian” replica lo sconosciuto, e il suo sorriso è invisibile agli occhi di James ma udibile nelle sue parole. “Sono un licantropo.”

“Sì, grazie per affermare l'ovvio” borbotta James, mentre Sebastian abbassa il braccio con delicatezza, fino a fargli posare i piedi sull'altra mano che attende il suo atterraggio.

“Dovresti andar via di qui” dice Sebastian, diventando serio tutt'a un tratto. “Sembri una cosa...preziosa. Potrebbero imprigionarti.”

“Grazie per il consiglio” risponde James, roteando i propri occhi e facendo già per spiccare il volo. “Non ne ho bisogno, però. Sto per cambiare forma.”

Sebastian sgrana gli occhi. “Vuoi trasformarti in licantropo?”

“No!” esclama James, come offeso. Si alza in volo, atterrandogli sulla punta del naso; gli occhi di Sebastian lo fissano in una smorfia che fa ridacchiare la fata. “Non mi interessa essere un licantropo, siete troppo selvaggi. Animali. Prenderò una forma umana, e andrò in cerca di ricchezze.”

“Non ho mai sentito parlare di fate come te” mormora Sebastian. James corruga le sopracciglia, gli tira uno schiaffetto sul naso prima di spostarsi.

“Non sono mai stato come le altre fate” dice, facendo spallucce. “Portami in un bosco, qui vicino. Ho bisogno di poter pronunciare la mia formula in completa libertà.”



“Avevo detto in completa libertà, Sebastian!”

James lancia a Sebastian uno sguardo irritato, mentre sente altri licantropi ringhiare in lontananza nel bosco.

“Siamo in un bosco, James. E siamo licantropi. Non puoi aspettarti che sia vuoto.”
James alza gli occhi al cielo, spostandosi dalla spalla di Sebastian, su cui si era seduto a gambe incrociate.

“Sei uno strano licantropo” mormora, atterrando sull'erba.

Sebastian sorride. “E tu, una strana fata.”

“Non più” ribadisce James, prima di prendere un respiro profondo.

Pronuncia la sua formula ad alta voce; a voce così alta, per effetto del rituale dell'incantesimo, che Sebastian è costretto a coprirsi le orecchie con le mani, limitandosi a guardare più che ad ascoltare.

Il minuscolo corpo di James si alza in aria, spostando le foglie con la forza del lento movimento. Polvere dorata lo avvolge mentre chiude gli occhi; sprigiona così tanta luce che Sebastian persino si volta, proteggendo i propri occhi.

Il rituale dura pochissimi minuti, ma ha effetto immediato.

Quando Sebastian si volta per guardarlo, la sua bocca si spalanca.

James è in piedi, ed ha...una statura piuttosto umana, anche se non è molto alto ed ha un fisico molto più sottile rispetto ai comuni umani. I suoi capelli hanno un colore scurissimo, mentre la sua carnagione appare quasi bianca; i suoi occhi sono enormi, quasi neri, dallo sguardo profondo.

Ma sopratutto...dalla sua schiena partono due ali luminose, dorate, che emanano una luce straordinaria.

Sebastian è completamente a corto di parole.

Osserva James mentre lui esamina la sua nuova forma, stendendo le braccia davanti a sé e ammirando le proprie mani, inaspettatamente grandi. Guardando in basso, si accorge che anche i suoi piedi sono diversi; ridacchia, facendo qualche passo in avanti.

Non rendendosi propriamente conto del cambiamento nella sua forma, non prevede di perdere quasi l'equilibrio quando prende a muoversi; Sebastian lo afferra prontamente da un braccio, prima che lui cada all'indietro.

Solo allora, James si accorge di un familiare peso alle sue spalle.

Muovendo velocemente la testa, si accorge immediatamente della luce che la sua schiena emana; e comprende immediatamente che, no, non è la sua schiena a sprigionarla.

“Hai- le tue ali” dice Sebastian, quasi in un sussurro. Fa per riaprire la bocca, quasi per dire sei la cosa più bella che abbia mai visto, quando i suoi occhi e quelli di James si chiudono all'improvviso.




Quando Sebastian si risveglia, la prima cosa che vede è il volto dolce di sua madre.

“Ciao, tesoro” gli sorride la donna, affettuosa. “Ti senti meglio?”

Sebastian sbatte le proprie palpebre, guardandosi intorno. James è il primo nome ad affacciarsi alla sua mente. “Dove-”

“Oh, lo so, Sebastian. Non potevano fare altrimenti! Hanno dovuto colpirti, dolcezza. Non sapevano se quella strana creatura avrebbe potuto farti del male.”

Sebastian scuote la testa. “No, va bene, ma- dov'è adesso?”

“Non hai di che preoccuparti. Quella cosa-”

“È una fata” la interrompe lui, alzandosi dal letto.

“Quella fata” si corregge sua madre, con una risata, “si trova nelle prigioni sotterranee. Stanno pensando di tagliargli le ali e usarle come fonte di luce per le cacce notturne. Sarebbe fantastico!”

Sebastian sgrana gli occhi e, senza esitare, si precipita fuori di casa sua.



  
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