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Autore: GwenNight2000    19/05/2016    5 recensioni
-Carotina, non sono bravo con i bambini-
-Sono sicura che te la caverai perfettamente! Mi fido di te- disse. Gli diede un bacio sulla guancia e saltò in macchina
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Hopps, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio, Stu Hopps
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick e Judy avevano deciso di prendersi una piccola pausa dal loro lavoro in centrale, stanchi di dover fermare risse tra lupi e cani, furti di vario tipo e di dover continuamente ritirare la patente e rimandare a scuola guida Flash (che nonostante la sua lentezza riusciva a finire l’esame scritto e di pratica in poco tempo e con il massimo dei voti; Nick credeva che ormai si fosse imparato a memoria le domande). Judy era riuscita a convincerlo a venire con lei alla Tana del Coniglio per qualche giorno così da “rilassarsi in campagna e incontrare la sua famiglia”. Anche se la seconda cosa non lo convinceva molto… Erano in macchina da un’ora buona, fuori faceva molto caldo per essere solo a maggio, e i campi di carote e altre verdure e cereali erano di un verde splendente. -Nervoso?-  gli chiede Judy. -Un po’, lo ammetto…- disse Nick, cercando di non immaginare la famiglia di lei che gli correva dietro pronti a trasformarlo in una pelliccia. In fondo, erano in superiorità numerica. -Piuttosto… come hanno reagito i tuoi quando gli hai detto che una volpe avrebbe partecipato alla loro riunione di famiglia?-. A Judy tremò il naso e le lunghe orecchie si fecero tese. Nick sbuffò. -Carotina, li hai avvertiti? Vero?-. -Glielo stavo per dire! Lo giuro!- disse lei. -Ma appena ho detto che “sarebbe venuto anche il mio collega” hanno cominciato a dire che dovevano pulire la casa, che bisognava avvertire gli altri, che c’erano cosa da fare insomma… Ma tanto, ormai sono in affari con una volpe del posto da quasi un anno, non credo saranno così sorpresi, no?- finì, cercando di essere ottimista. -Se lo dici tu, Carotina…-  rispose Nick, poco convinto. -Poi gli farò notare che poteva capitargli di peggio-  aggiunse Judy, sorridendo. -Ah si? Cosa c’è di peggio per un coniglio di una volpe dentro casa sua?-. -Pensa se il mio partner fosse stato McHorn, ad esempio. Il problema numero uno sarebbe stato farlo entrare in casa, con una porta a misura di coniglio, poi il farlo sedere a tavola senza sbattere la testa contro il soffitto, rompere la sedia e il pavimento, ribaltare il tavolo…-. Nick ridacchiò. -Questo è vero- ammise, ma dentro aveva paura. Paura dei classici pregiudizi che ha la gente nei confronti delle volpi, dei loro sguardi intimoriti e arrabbiati… Già, sarebbe stata una vacanza davvero rilassante. Casa Hopps era grande e vecchia, probabilmente nelle mani di quella famiglia da più generazioni.
La vernice era sbiadita, ma il resto era tenuto bene e tirato a lucido per il grande pranzo di famiglia: il grande cortile era ordinato, i fiori annaffiati e due alberi su tre avevano altalene appese ai rami più forti, dalle porte del fienile aperto, si vedevano biciclette per bambini e altri giochi. Ma non c’era nessun coniglio in vista, ne altre automobili oltre la loro. -Strano…- commentò Judy, scendendo dalla macchina. -Dovrebbero essere tutti qui, ormai-. All’improvviso la porta di casa si aprì e ne uscì una dozzina di coniglietti, ben vestiti per la rimpatriata degli Hopps, che al grido di: -Judy!-, andarono ad abbracciare quest’ultima, facendola quasi cadere. Tutti e dodici cominciarono a parlare di quanto le fosse mancata e a farle domande sul suo mestiere da poliziotto. Ci volle un po’ ma poi Judy riuscì a chiedere: -Dove sono tutti gli altri?-. -Nonna Nikki e Nonno John hanno avuto problemi con la loro macchina, quindi zia Susy è andata a prenderli con la sua macchina. Mentre zio Kevin è andata a prendere nonna Jo-Jo - disse una coniglietta dal pelo di un grigio più chiaro di quello di Judy e gli occhi marroni. -Joseph, Molly, Lizzy, Tommy, Meg, Cody, Erik e Katy sono in ritardo perché il treno che li portava dall’università ha avuto un guasto a metà percorso-  continuò un altro coniglietto, dal pelo marrone chiaro e gli occhi verdi. -Zia Betty e zio Freddy invece sono bloccati in ospedale, perché la fila dal ginecologo è lunga. Stessa cosa per zia Cleo e zio Gary-  aggiunse un altro coniglietto, che era identico a quello che aveva parlato prima. La coniglietta più piccola concluse la miriade di nomi appena detti. -Mamma e papà invece sono nel frutteto, insieme a zia Alice, zio Bob e zio Ben. C’è stato un problema con i carichi e sembra che zio Ben si sia fatto male-. -Oh, santa carota! E’ qualcosa di grave?- chiese Judy, preoccupata. -Dal tono in cui parlavano sembra di si- disse uno dei due coniglietti gemelli. -E vi hanno lasciato da soli?-. -Stavi per arrivare. Qualche minuto possiamo sopravvivere senza distruggere la fattoria-  disse la coniglietta più grande del gruppo, che doveva avere massimo dieci anni. -Okay, okay- Judy cercò di calmarsi, e di analizzare la situazione. Quando parve  aver trovato la soluzione, chiamò Nick, che era rimasto in macchina ad osservare la scena di amore famigliare con il lieve sorriso sul muso. -Nick, loro sono i miei fratelli e sorelle minori: Connie, la maggiore, Daniel, Martin, Elise, Estelle, Gwen, Hanna, Jesse e Joel, i gemelli, Ivy, Lise e Daisy, la più piccola. Ragazzi, lui è Nick, il mio collega poliziotto-. Nick salutò i fratellini di Judy, che, dopo aver ricambiato, lo osservarono attentamente. Connie diede voce a quello che Nick aveva pensato dall’inizio del viaggio: -Mamma e papà non saranno contenti di questa sorpresa-. Quella coniglietta stava già simpatica a Nick. -Ne parlerò appena li raggiungerò al frutteto-. -Nick…- gli mise una mano sul braccio. -Baderesti a loro finché non torno?-.
Nick sgranò gli occhi. Poi si riprese e ricompose la sua espressione miglior espressione da “NO”.
-Carotina, non sono bravo con i bambini- disse, netto.
-Ma si, invece! Ti ricordi con quel cucciolo di panda, qualche mese fa?-.
Eccome se si ricorda di quel panda piagnucoloso che aveva perso la madre. Aveva ancora i lividi di quando gli si era aggrappato cercando aiuto. E i panda non abbracciano: stritolano.
-Carotina, mi spiace (neanche così tanto) ma no- disse, a bassa voce, per evitare che la dozzina di cuccioli dall’udito fin troppo sviluppato potesse sentirlo.
A questo punto preferiva incontrare i genitori di Judy, le loro reazioni almeno erano prevedibili. Mentre i cuccioli (di ogni specie) sono incontrollabili e le loro azioni inimmaginabili.
-Considera che facendo questo farai di sicuro un sacco di punti con i miei- cercò di convincerlo Judy.
-Già, sempre che non mi ammazzino prima…-.
-Sono sicura che te la caverai perfettamente! Mi fido di te- disse. Gli diede un bacio sulla guancia e saltò in macchina. -Fate i bravi. Io torno tra un’ora al massimo-.
A Nick ci volle qualche secondo per capire quello che aveva detto. -Un… Un’ora?!-.
Ma ormai la coniglietta era già in strada e lui lì, bloccato con una dozzina di cuccioli imprevedibili.
Dietro di lui uno dei cuccioli disse: -Mi annoio! Che si fa?-.
-Giochiamo a rubamazzo?- chiese la coniglietta che si chiamava Hanna.
-No!- urlarono tutti gli altri. -Tu vuoi vincere sempre! Bari anche per riuscirci!-.
La coniglietta incrociò le braccia e si allontanò imbronciata.
-A calcio?- propose Daniel. -Ho il pallone in camera-.
I gemelli corsero dentro per cercarlo, mentre Martin smistava i restanti giocatori per fare le squadre.
-Ma voglio giocare anch’io!- urlò Daisy, pestando le piccole zampette grigie a terra.
-Mi spiace, ma saremmo in numero dispari. In più non sai giocare- disse Gwen mentre faceva dei segni per terra per indicare le porte.
Nick poté vedere gli occhioni verdi di Daisy inumidirsi. Che doveva fare? Come si fa smettere di piangere una coniglietta di cinque anni?
Le si avvicinò e si mise alla sua altezza.
-Che ne dici se… io, te e Hanna facciamo… un altro gioco?-.
Era pronto a sentire lo stillo acuto di una bambina testarda, come aveva visto e sentito milioni di volte fare ai bambini di Zootropolis, che urlava di voler giocare a quel gioco e a nessun altro.
Invece il suo udito venne risparmiato (con sua somma gioia), quando Daisy tirò su col naso e mormorò mogia: -Va bene-.
Nick sospirò di sollievo nella sua mente e seguì la piccola coniglietta verso la sorella che si era seduta per terra appoggiata al muro della casa, a orecchie basse e il musetto dal pelo biondo imbronciato.
Era curioso di sapere se barava davvero, pareva troppo piccola e tenera per esserne capace… ma non doveva farsi ingannare.
-Sai giocare solo a rubamazzo o anche a altro?- gli chiese.
Hanna drizzò le orecchie. -Conosco quasi tutti i giochi di carte-.
-Conosci “Ventuno”?-.
-Certo!- disse, poi, con un’espressione di sfida sul tenero musetto aggiunse: -Ho battuto tutti in famiglia-.
-Buono a sapersi- disse semplicemente.
Hanna entrò in casa a prendere le carte e tornò che le stava già mescolando.
-Non puoi vincere con lei- gli urlò Daniel, mentre spiegavano a Daisy che il mazziere doveva semplicemente dare una carta quando il giocatore la chiedeva. -E’ spacciato- disse agli altri fratelli.
 
Nick capì in fretta come mai quei coniglietti amassero tanto il calcio. Era un continuo gioco di gambe, e quei ragazzini tiravano vere e proprie bombe nella stratosfera.
Nick sperò di non beccarsi un calcio da uno di loro.
-Passo- disse Hanna, soddisfatta, le orecchie dritte e un sorrisetto sul tenero musetto. Davanti a se una carta da dieci, una da due e un cinque. In totale venti.
Complimenti, piccoletta”,  pensò Nick, colpito dal modo di giocare della giovane Hanna.
Guardò la propria carta, un cinque.
-Carta- disse.
Daisy eseguì. Era un sei.
Fece un rapido calcolo di probabilità. Ma decise di sfidare la sorte, ne andava del suo orgoglio.
-Carta-.
Hanna pareva divertita dalla sua scelta. Era già certa di aver vinto.
Daisy voltò la carta.
Era un dieci.
In totale ventuno.
-Ho vinto- disse Nick, serafico.
-COSA?!- la mascella di Hanna per poco toccava il terreno.
Gli altri fratelli e sorelle, che stavano ancora giocando, lasciarono perdere la partita.
-L’ha battuta?- mormorarono i gemelli dalle porte.
-Non ci credo…- disse qualcun altro.
Connie abbandonò il suo posto e si avvicinò a vedere le carte. Poi alzò il palmo aperto verso Nick.  -Ti stimo! Non sai da quanto tempo cerchiamo di batterla!-.
Nick batté il cinque, poi il pungo che seguì.
-E’… è tutta fortuna. Solo fortuna…- disse Hanna.
-Tranquilla, tanto non c’è storia se giochi con una volpe…- disse Daniel, calciando il pallone da una zampa all’altra.
Nel giardino calò il silenzio.
-Rimangiatelo- disse Connie, severa. -E chiedi scusa-.
-E perché dovrei?- .
-Non si trattano così gli ospiti-.
Daniel scimmiottò la sua voce: -Non si trattano così gli ospiti! Gna gna gna!-.
Connie gli stava per correre incontro. Nick l’afferrò prima che iniziasse un’eventuale rissa.
-Stai tranquilla- le disse. -Non c’è bisogno di litigare, non mi ha offeso-.
Non mentiva, era l’offesa più banale che gli fosse mai stata rivolta in una partita di un qualsiasi gioco, era il fatto che l’avesse detta un bambino di otto anni ad averlo spiazzato.
Cercò di rilassarsi e di non pensare che l’avesse sentito dire dai suoi genitori.
Infondo sapeva che prima o poi qualcuno avrebbe detto qualcosa di simile.
Come ho fatto a lasciarmi convincere da un paio di occhioni viola?” pensò. “Un paio di bellissimi occhi viola…”, precisò.
Tornò coi piedi per terra quando Hanna pretese una rivincita. Si divertì a scoprire tutti i tic che faceva quando tentava di bleffare; una volta provò a farla vincere, ma lei se ne accorse e lo guardò male, come se si sentisse offesa, e disse: -Non facilitarmi le cose solo perché sono una coniglietta, capito, Coda a Spolverino?-.
-Coda a Spol…?- non riuscì a finire l’esclamazione per via della pallonata che ricevette sulla spalla, che lo fece quasi cadere addosso a Daisy.
Aveva ragione: quei coniglietti tiravano dei veri e propri missili.
-Scusa!- disse in tono per niente mortificato Daniel, prima di prendere il pallone che era rotolato lì vicino e tornare a giocare come se niente fosse.
Nick non era del tutto convinto che quello fosse stato un’incidente, ma lasciò correre, per evitare altri guai.
-Mi sono stancata- disse Connie, con tono arrabbiato, e se ne andò dal campo improvvisato tra le esclamazioni dei fratelli.
La coniglietta entrò nel fienile e prese una bicicletta, prima di salire in sella disse a Nick che avrebbe fatto un paio di giri dietro casa e che non si sarebbe allontanata molto. Giusto per sicurezza Nick la seguì con lo sguardo e quando fu sicuro tornò al gioco.
Poco dopo anche gli altri fratelli abbandonarono il gioco e si divisero a fare altre cose. Altre due ragazze seguirono Connie sul retro con le bici, seguite poco dopo da Daniel, che prese velocità dal fondo del fienile e partì a razzo.
Nick tolse la coda un secondo prima che lui ci passasse sopra.
Okay, mi odia, è accertato. E il sentimento sta iniziando a essere reciproco” pensò,  e sistemò la coda al sicuro per evitare altri possibili “incidenti”.
 
Dopo un’ora passata a star dietro a dodici conigli iperattivi, Nick stava pensando che il mestiere di poliziotto fosse di gran lunga più rilassante.
Dentro di se stimava i genitori di Judy per la pazienza e l’energia che hanno avuto ad allevare tutti quei figli, lui non ci sarebbe mai riuscito.
Quando ricevette una telefonata da Judy ringraziò il cielo per aver avuto quella pausa.
-Ehi… Carotina…- salutò ansimando.
-Wow, già stanco?-  ridacchiò lei.
-Abbiamo giocato a “ce l’hai” per quasi un’ora… e loro sono maledettamente veloci…-. Sentì Judy ridere sonoramente. -Quando torni prenderai il mio posto. A proposito, il problema al frutteto è risolto?-.
-Ecco… è per questo che ho chiamato. Zio Ben si è rotto una zampa, lo sto portando in ospedale mentre i miei finiscono al frutteto. Ci vorrà ancora qualche ora…-.
Nick sentì le gambe indebolirsi.
Non credeva di riuscire a tenere a bada i fratellini di Judy ancora per molto prima di svenire dalla stanchezza.
-Tranquillo, tra poco dovrebbero arrivare i nonni, e loro li terranno a bada mentre tu riposi un po’- cercò di rincuorarlo la coniglietta.
-Dimmi come faccio a stancarli in fretta- chiese Nick, disperato.
-Falli muovere molto. Brucia tutte le loro energie. Cadranno addormentati appena si siederanno a riposare-.
-Grazie, Carotina-.
Si salutarono e Nick si sedette a terra, approfittando del fatto che i coniglietti non avessero ancora notato che aveva concluso la telefonata, per riposarsi prima di tornare a badare a quella scatenata dozzina.
Stava quasi per addormentarsi quando arrivò Daniel ansimante per la corsa. -C’è… Ivy… nel fienile… si è fatta male… Sanguina- disse.
Nick si svegliò di colpo.
Ora si che i genitori di Judy avevano un buon motivo per ammazzarlo.
Corse immediatamente nel fienile e iniziò a chiamare la coniglietta.
-Ivy! Ivy, che è successo?-.
L’unica risposta furono i portoni del fienile che si chiusero e il suono della serratura che veniva chiusa; Nick cercò di riaprire le porte, inutilmente. -Dannata piccola peste- mormorò a denti stretti la volpe.
Guardò l’interno del fienile, cercando un altro modo per uscire.
Alla fine decise di prendere la scala e di uscire dalla finestra. Anche se era abbastanza in alto, se faceva attenzione nel saltare fuori non si sarebbe fatto niente.
Quando toccò terra all’esterno del fienile ringraziò l’addestramento da poliziotto, non credeva gli sarebbe stato così utile fuori dal lavoro.
Corse nel giardino sul retro per trovare Daniel, ma non c’era. Allora entrò in casa e lo beccò in cucina con il telefono in mano.
-Ma Judy! Devi tornare! Non lo sopportiamo più!- stava dicendo il malefico coniglietto alla cornetta.
Appena lo vide, abbassò le orecchie, l’espressione giustamente spaventata, e scappò via, lasciando il telefono su un ripiano accanto a una rubrica telefonica.
-Daniel? Daniel, ci sei ancora? Che succede?- chiese Judy dal telefono.
Nick afferrò la cornetta. -Quel coniglietto sta approfittando troppo della mia pazienza, che non è mai stata molta- disse, cercando di trattenere il ringhio.
-Parli di Daniel? Infatti si sta comportando in modo strano…- ammise Judy. -Di solito lui è un pezzo di pane, non si è mai lamentato così pesantemente di qualcuno!-.
-Poco fa mi ha chiuso nel fienile- disse Nick, senza pensarci.
Judy rimase in silenzio per qualche secondo. -Stai bene?-.
-Beh… mi ha quasi preso in faccia con un pallone da calcio e ha tentato di schiacciarmi la coda mentre andava in bici… Diciamo che sono ancora tutto intero, per ora-.
-Mi spiace Nick. Te lo giuro, non si è mai comportato così con nessuno-.
-Se porti a casa dei mirtilli freschi forse accetterò le sue scuse…- disse Nick, sorridendo.  -Però che devo fare con lui?.
-Prova a parlarci- suggerì lei.
-Come se fosse facile- sbuffò Nick.
-Dico sul serio. Daniel è molto socievole, basta fargli le domande giuste… E tu sei bravissimo con le parole!-.
Nick guardò fuori dalla finestra della cucina.
Notò che i fratellini di Judy si muovevano con più lentezza e che alcuni di loro si erano fermati a riprendere fiato.
Grazie al cielo stanno esaurendo le energie!” pensò Nick. Finalmente qualcosa che andava bene!
-Ci proverò…- disse, strofinandosi gli occhi stanchi.
-Ti adoro!-.
-Lo so, Carotina-.
 
Nick stava esaurendo i posti dove cercare. Gli mancava solo il secondo piano di casa Hopps e il fienile, ma non se la sentiva di andare a controllare attentamente quest’ultimo per ovvie ragioni.
Alla fine però fu lui a farsi trovare.
Stava controllando  nel giardino anteriore, in un punto dove tre alberi erano cresciuti così vicini da avere i tronchi quasi intrecciati e dai cui rami pendevano tre altalene.
Un sassolino lo colpì in fronte e alzando lo sguardo vide il piccolo coniglietto a cavalcioni su un ramo, con altri sassolini su una zampa e uno pronto a essere lanciato nell’altra.
-Okay, ho capito che non ti sto simpatico, ma potrei almeno sapere il perché? Poi potrai tornare a tentare di mozzarmi la coda e altre cose carine…- disse Nick, usando l’unico tono che padroneggiava alla perfezione: quello sarcastico.
Daniel lanciò un altro sassolino, ma Nick riuscì a evitarlo.
Okay, forse il tono sarcastico non è il migliore da usare con un bambino…”.
-Va bene, senti, sono qui e non ho ancora perso la pazienza solo perché me la chiesto tua sorella. Vuole che parliamo. Fallo almeno per lei-.
Le lunghe orecchie grigie del coniglietto si abbassarono mentre valutava la cosa.
Alla fine sbuffò un: -Sali-.
Nick si issò sul ramo più basso e mettendo una zampa su una fessura della corteccia si sedette su un ramo vicino a quello in cui era seduto Daniel, poco più in basso.
Il bambino rimase in silenzio, grattando la corteccia dell’albero senza guardarlo.
-Cominciamo con una domanda facile: mi detesti per il mio essere volpe?- chiese Nick, almeno si sarebbe tolto di mezzo la domanda più spinosa.
Daniel scosse la testa e si strinse le ginocchia al petto.
-Allora perché?-.
-Judy non viene quasi mai a trovarci, ultimamente. Riesce a telefonare per parlare con noi solo un paio di volte a settimana e continua a parlare di te, del lavoro… Mi manca-. disse.
Judy parla di me ‘ di continuo ’?” pensò, gongolando dentro di se.
-Aspetta, stai dicendo che secondo te io sto tenendo Judy lontana da voi?-.
Quando il coniglietto annuì con serietà, Nick non seppe se ridere o altro.
Si appoggiò col gomito al ramo dove sedeva Daniel e disse: -Ti posso assicurare che non è mia intenzione allontanare Judy da voi. In realtà non ci volevo neanche venire qui-.
-Davvero?-.
-Già, è stata lei a convincermi. E poi, quello che tiene tua sorella così impegnata in questo periodo è il lavoro, a Zootropolis non c’è mai un attimo di pace ultimamente, tra pirati della strada, furti vari… è sempre molto stanca e il nostro capo ci vuole tutti sul campo. Capisci?-.
Daniel annuì, finalmente girandosi a guardarlo. -E’ così difficile fare il poliziotto?-.
-Molto. E se sei la prima coniglietta lo è ancora di più- disse Nick.
Anche se lui era la prima volpe, era comunque un predatore, e la cosa lo avvantaggiava. Judy invece doveva sempre fare il doppio del lavoro per poter avere un po’ di rispetto.
-Ti giuro che finito questo brutto periodo Judy si farà sentire più spesso- disse Nick.
Il coniglietto lo guardò con serietà, poi gli porse il mignolo.
-Giuri solennemente?-.
Nick intrecciò il suo mignolo in quello del coniglietto. -Giuro solennemente-.
A promessa fatta, scesero dall’albero, in tempo per vedere la piccola Daisy strascinare le zampe verso la porta sbadigliando rumorosamente, accompagnata da Estelle, altrettanto stanca.
-Puoi andare a chiamare gli altri? Direi che avete bisogno di una pausa- chiese Nick, e quando Daniel accettò di aiutarlo, sentì come una sensazione di sollievo, simile a quella che si ha quando si finisce un lavoro difficile e ti rendi conto che puoi riposare.
Accompagnò le due sorelline in salotto e appena si sdraiarono su uno dei due divani si addormentarono. Nick le coprì con una coperta leggera.
Poco dopo arrivarono anche gli altri dieci, i più piccoli si addormentarono quasi subito, gli altri rimasero svegli per altri dieci minuti, poi crollarono anche loro.
Nick si ritrovò bloccato su un divano, con i due gemelli addormentati contro le sue braccia e gli occhi che faticavano a stare aperti.
Mi riposo solo qualche minuto… solo qualche minuto…”.
La testa di Nick crollò contro lo schienale del divano e iniziò a russare.
 
Judy trovò fastidioso il tentativo poco riuscito dei suoi genitori di mascherare l’ansia che li aveva tenuti sulle spine da quando gli aveva parlato in dettaglio di Nick. Ma decise di non farglielo notare, per evitare che Bonnie e Stu Hopps avessero un crollo nervoso.
Durante il tragitto verso casa, individuarono le automobili degli altri Hopps, che si dirigevano finalmente a pranzare dopo quella giornata interminabile.
Più si avvicinavano a casa, più i due poveri genitori si agitavano.
Saltarono fuori dalla macchina ancora prima che Judy spegnesse il motore. Lei invece rimase più calma.
Quando entrò in salotto e vide Nick che dormiva insieme ai suoi fratellini più piccoli le si riempì il cuore di tenerezza.
-Visto?- sussurrò ai suoi genitori, che (anche se non ad alta voce) ammisero di aver esagerato. Mentre loro andarono ad accogliere gli altri parenti, Judy si chinò su Nick e gli diede un bacio sulla guancia. -Te l'avevo detto che sei bravo coi bambini-.
   
 
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