This moment

Bellamy la osservò rimettere a posto la spada angelica nella fodera che portava in vita. I capelli biondi erano acconciati in una massa selvaggia da cui spuntava qualche treccia.
Clarke spazzolò via da una spalla la cenere del demone che aveva appena ucciso, l'espressione impassibile mentre controllava di non aver strappato la giacca di pelle.
“Niente nemmeno qui” disse, la voce ferma, ma le spalle rigide per la tensione. “Dovremo usare il nostro legame Parabatai per cercare di rintracciare quel vampiro.”
Bellamy annuì e si accostò a lei, le frecce che tintinnavano nella faretra sulle sue spalle.
Erano uno di fronte all'altra, come si erano trovati più volte nel corso della loro vita. Si strinsero le mani, alte tra di loro come in una preghiera congiunta, le punte degli stivali che si toccavano senza imbarazzo. Adesso Bellamy poteva vedere la runa della forza spuntare dalla scollatura della maglietta di Clarke, poteva percepire le sue dita fredde e sottili tra le proprie, sempre così dopo una battaglia, e poteva guardarla indisturbato per quel breve attimo precedente la localizzazione, in cui Clarke chiudeva gli occhi per concentrarsi, le labbra arricciate e le sopracciglia aggrottate in concentrazione. Se avesse potuto scegliere un solo momento da rivivere all'infinito, Bellamy avrebbe scelto quello. La sua energia si mescolava a quella di lei, il suo sangue angelico che rispondeva al richiamo della sua Parabatai, ribollendo nelle vene e scuotendolo dall'interno.
“Bellamy” si sentì chiamare. La bocca di Clarke era tesa in un sorriso. “Concentrati, per l'Angelo.”
Bellamy sorrise a sua volta e chiuse gli occhi, aggrappandosi ai residui di quell'immagine incastrati dietro le palpebre.
“Stavo pensando” si difese flebilmente.
“Che masochista” ribatté lei.
Bellamy riaprì gli occhi, perché sapeva bene cosa veniva dopo le loro piccole schermaglie: la sua risata, le guance pallide che si coloravano appena e le ciglia che vibravano su quel suono fragile e raro.
Il cuore gli fece una capriola nel petto e si decise a concentrarsi sulla loro missione. Era l'unico modo per impedirsi di baciarla, lì e in quell'istante, tra ciò che rimaneva dei loro nemici e in un momento prezioso per la loro causa. L'unico momento in cui avrebbe potuto farlo. Quel momento che continuava a lasciarsi scappare per paura di non essere ricambiato. Per paura di perdere lei e quello stesso istante.