RANCORE
Il fiato affannato di chi corre,
vento gelido che scotta
come fiamme sulla pelle.
Marchi di freddo silenzio,
nel ticchettio di un orologio immortale.
Inesorabile
quel nevischio dai mille risvolti,
nessuno può immaginare l'aspetto di chi
nella nebbia nasconde il volto
dei suoi sentimenti.
Una crepa che attraversa l'impassibile disegno,
nello spazio intrappolato
e, per un secondo, sembra sorridere sbilenco,
un taglio sulle labbra amare
in un riflesso glaciale che svela la propria natura.
Credevo, una volta,
che il cuore potesse rimanere puro
ma ho fatto i conti con quel velo
invisibile che abbiamo,
sul nostro viso.
Chi sa di poter leggere come un libro aperto ai suoi occhi
quella maschera di fredda passione è in torto,
perché se vero è che siamo tutti uguali
rimarrebbe sconvolto l'uomo di scoprire la luce blu
che dietro i nostri sguardi ci incendia.
Spiegazione della poesia
Prima strofa: la poesia parla, come da titolo, del rancore. Ho immaginato un uomo che scappa da questo sentimento, che è freddo e ghiaccia dentro, bruciando però noi stessi, distruggendoci (Il fiato affannato di chi corre,/vento gelido che scotta/come fiamme sulla pelle.). Il rancore può spingerci a isolarci, a nasconderci, e si infiltra in noi silenziosamente. Le persone che covano rancore ne presentano i marchi nella propria personalità che, molto spesso, durano ci segnano nel tempo (Marchi di freddo silenzio,/nel ticchettio di un orologio immortale).
Seconda strofa: anche in questa strofa si trova il tema del freddo (nevischio). Il nevischio è caratterizzato da piccoli fiocchi di neve e pioggia, accompagnato a volte dalla nebbia. Quando non si riesce a vedere ciò che abbiamo davanti, può accadere di tutto (Inesorabile/quel nevischio dai mille risvolti). Come detto sopra, quando non si riesce a vedere, non si può leggere il volto delle persone. In questo caso, ho paragonato l'impossibilità di vedere persone e cose quando nevica fitto o c'è nebbia, alla difficoltà di riuscire a distinguere il carattere di una persona semplicemente guardandola. Non si sa mai chi può nascondere un cuore pieno di odio (nessuno può immaginare l'aspetto di chi/nella nebbia nasconde il volto/dei suoi sentimenti).
Terza strofa: l'uomo protagonista, quando si guarda allo specchio, sembra vedersi spezzato, causa lo specchio crepato che riflette ciò che ha dentro. L'uomo si lascia catturare dal rancore che porta nel cuore, e il suo sorriso non è che uno amaro e storto, di chi si è come rassegnato a dover vivere così. Lo specchio, come detto qui sopra, riflette la vera natura dell'uomo (nessuno può immaginare l'aspetto di chi/nella nebbia nasconde il volto /dei suoi sentimenti.).
Quarta strofa: qui comincio a parlare in prima persona, dando voce a me stessa, all'uomo e a chi legge. Quando si è giovani e inesperti si crede che tutto sia puro e semplice, ma appena si mette piede nel mondo si comprende la dura verità.
Quinta strofa: ritorna l'amarezza in quest'ultima strofa. A volte l'essere umano a volte crede di essere capace di riuscire a capire gli altri, ma non ha ragione, perché noi umani spesso non siamo in grado di guardarci dentro. È meglio restare nell'ignoranza riguardo certi tratti di carattere, perché potremmo non essere in grado di sopportare il fatto che tutti quanti abbiamo un mostro in noi, che tutti quanti, prima o poi, provano rancore per qualcosa o qualcuno. La luce blu/che dietro i nostri sguardi ci incendia, sarebbero le fiamme del sentimento protagonista della poesia. Blu perché, come nelle strofe precedenti, ho voluto mantenere il tema del freddo paragonato al gelo interiore.
Spero
di non aver dimenticato niente. Vi prego di avere un po' di clemenza,
il mio studio poetico è praticamente quello di scuole medie, è
questo è il mio secondo lavoro decente.
Se
vi va, lasciate un commento e andate a vedere la mia altra poesia,
Sirio
(viva
le pubblicità gratuite)!
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