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Autore: ZubenHarlock    19/05/2016    4 recensioni
Cursed Soul è una full immersion nei pensieri di Capitan Harlock, un viaggio all'interno della sua anima narrato in prima persona...
Sono trascorsi duecento anni dalla guerra di Come Home, e cento da quando la dark matter ha abbandonato definitivamente il pianeta Terra. Il pirata immortale è ormai stanco della sua vita, della sua solitudine, e ha deciso di intraprendere un ultimo viaggio prima di porre fine alla sua dannata esistenza...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harlock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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''In questo vasto Universo, popolato di miliardi di stelle, di pianeti, di vita, io mi sento terribilmente solo. Nessuno ha mai compreso fino in fondo ciò che la mia eterna esistenza mi ha condannato a vivere, tranne una persona, il mio caro amico, la cui anima è legata indissolubilmente a questa nave e a me...Non posso più sopportare questo eterno peregrinare, sono stanco, molto stanco, e il mio ultimo desiderio è solamente quello di vedere la Terra un'ultima volta...'' Porto il calice di vino rosso alla bocca, faccio un piccolo sorso, e quando il purpureo liquido mi scivola in gola avverto una sensazione di calore, forse, l'unico calore che ho mai provato in vita mia. Il silenzio che mi circonda è disturbato dal susseguirsi dei fragorosi tuoni, generati dalla tempesta di dark matter che imperversa all'esterno delle finestre del mio alloggio, e mi sembra di vedere la proiezione fisica di ciò che si cela nella mia anima. In questi interminabili duecento anni spesso mi sono trovato a fare i conti con i miei rimorsi, con il mio passato, e infinite volte ho desiderato di morire. La mia vita è stata innaturalmente lunga, e questo non ha fatto altro che gettare sulla mia anima delle tenebre, oscure ombre dalle quali non ho più saputo liberarmi. Ho combattuto battaglie mortali, compiuto viaggi che mi hanno condotto in mari sconosciuti, e visto luoghi che vanno al di la di ogni immaginazione, ma questo non mi ha dato un motivo valido per continuare questa dannata esistenza. Le persone comuni hanno sempre inseguito il desiderio di una vita immortale, io invece la ripudio, considerandola solo una condanna che ti divora giorno dopo giorno, togliendoti ogni motivo per continuare a viverla...Questo è il mio ultimo viaggio...Un viaggio verso quella che è realmente la mia casa. Dopo di che metterò fine ai miei tormenti. 
Mi alzo dalla sedia, posando il calice vuoto sul tavolo di legno, e mi dirigo verso la sala del computer centrale. Non c'è più nessuno a popolare questi corridoi, anche se un tempo erano pieni di vita, di parole, ma il tempo ha portato via ognuno di loro. Uno dopo l'altro si sono spenti, mentre io...Io sono rimasto qui...Sono rimasto solo, e non saprei nemmeno dire da quanto...C'è solo il suono dei miei passi che riecheggia tra le metalliche pareti, le luci che illuminano questi ambienti sono fredde, fredde come le remote stelle che mi hanno tenuto compagnia nel corso del tempo. Raggiungo la sala del computer centrale, mi siedo dinnanzi all'immensa struttura che si erge al cento della stanza, e osservo il disco pulsante che campeggia al suo centro come un cuore intriso di vita propria. È qui che l'anima del mio caro amico ha continuato a vivere, è lui che ha reso questa nave pirata una creatura vivente, con dei sentimenti ed una volotà propria. Mi ha accompagnato per tutto questo tempo, è rimasto insieme a me in ogni situazione, ed è l'unico a cui ho donato la mia più totale  fiducia. Nessuno oltre lui ha mai letto all'interno della mia anima.

''Questo sarà il nostro ultimo viaggio, amico mio.'' Gli dico, senza il timore delle conseguenze, senza aver paura per ciò che accadrà. Sono pronto più che mai a portare a termine questa decisione, e ho procrastinato troppo a lungo. Lui mi chiede se ne sono veramente sicuro, se questa sia davvero la mia ultima scelta.

''Ho avuto tanto, forse troppo tempo, per prendere questa decisione. Ritengo che sia l'ultima cosa che mi rimane da fare.'' Affermo con convinzione. Come al solito cerca di persuadermi dalle drastiche decisioni, a volte gli ho dato ascolto, ma questa volta davvero non posso, anche se so che lui tiene alla mia vita più di quanto io non lo faccia con me stesso. Scuoto il capo, rimanendo fermo sulle mie convinzioni, e lui mi si rivolge con voce triste e malinconica, cercando di darmi più motivi possibili per convincermi a cambiare idea. Nessuna delle cose che mi ha elencato fin'ora è riuscita a convincermi a redimermi, la mia stanchezza è tale da non voler cercare un modo per sfuggire alla morte, è diventata troppo grande affinché qualcosa, o qualcuno, possa salvarmi da essa.

''Non ho più intenzione di condurre questa esistenza, amico mio. Il mio compito è terminato, ed è ora che Capitan Harlock passi alla leggenda.'' Mi alzo in piedi, accennando un piccolo sorriso e portando una mano sulla struttura metallica che torreggia davanti a me. Nelle mie speranze più profonde ho sempre coltivato l'idea di poterti riabbracciare un giorno, quando anche la mia anima avesse abbandonato questo corpo che non può morire, e mi piace continuare a pensare che presto ci rincontreremo. Abbandono la sala, e la porta alle mie spalle si chiude con uno scatto. Cammino con lo sguardo rivolto al pavimento, e mi viene spontaneo domandarmi: quante volte avrò percorso questa strada? E mentre cerco di darmi una risposta sono già nel mio alloggio. Mi spoglio del mantello, ormai logorato e dai lembi stracciati, e lo poso disordinatamente sul divano rosso accanto al mio tavolo. Mi libero anche dei guanti, logorati anch'essi, poi degli stivali, della giubba e infine dei pantaloni. Ho bisogno di una doccia. Entrando nella mia stanza da bagno mi osservo distrattamente allo specchio e mi arresto davanti ad esso. Non mi guardo troppo spesso, ma ogni volta che lo faccio non vedo cambiamenti sul mio volto e sul mio fisico. Nonostante la mia età il mio corpo è ancora perfettamente sano, i miei muscoli definiti, e sul mio viso c'è a malapena qualche ruga. Mi sfilo la benda, scoprendo il mio occhio destro, ma la luce per quanto flebile mi da fastidio, e mi costringe a tenere le palpebre socchiuse. Mi infilo sotto la doccia, e l'acqua bollente inizia ad accarezzarmi, scivolando sinuosa lungo il mio corpo e morendo ai miei piedi. Me ne sto completamente immobile, con la schiena poggiata contro la parete e il capo rivolto verso il basso, mentre le gocce calde cadono su di me come pungente pioggia. Vorrei lavare via da me queste cicatrici, questo senso di vuoto che mi attanaglia, e tornare ad essere ciò che ero un tempo; un giovane soldato pronto a tutto pur di difendere la sua madre patria. Vorrei poter tornare indietro per cambiare ogni cosa, cambiare il mio destino e quello di tante persone, ma purtroppo non mi è possibile...Guardo le mie mani, e mi rendo conto che con esse non ho mai saputo far altro che uccidere. Mi chiedo come sia regalare un gesto d'amore, che sensazione possa dare, ma ormai è tardi per queste domande. Mi sono costruito da solo questa esistenza, e non posso incolpare nessuno se non me stesso per come l'ho condotta. Vorrei arrivare alla fine di tutto senza rimpianti, senza rimorsi, ma probabilmente me li dovrò portare nella tomba...Esco dalla doccia e non mi importa di asciugare la mia pelle e i miei capelli, lascio che il mio corpo grondi nella speranza che quelle gocce mi portino via un po' di malinconia. Mi abbandono sul letto, completamente nudo, e le lenzuola sotto di me s'impregnano d'acqua. Chiudo gli occhi, e senza nemmeno accorgermene mi addormento profondamente...
Il rumore assordante dell'allarme mi sveglia. Per quanto avrò dormito? Probabilmente per un bel po', sento i muscoli indolenziti e guardando fuori dalla vetrata accanto al letto mi rendo conto che l'Arcadia ha abbandonato l'iperspazio. Le stelle sono tornate ad affacciarsi, ed è piacevole rivederle dopo tanto tempo passato nella tempesta. Indugio qualche istante poi mi alzo dal letto, coprendo di nuovo il mio occhio destro con la benda e rivestendomi. Lascio il mio alloggio e mi dirigo in plancia, raggiungo il timone e lo afferro, mentre davanti a me il magnifico pianeta Terra campeggia solenne.

''Siamo a casa, amico mio.'' Sussurro accennando un sorriso, parlando con il mio caro amico, felice come me di rivedere questo spettacolo naturale. La Terra è azzurra, rigogliosa, e sembra non aver mai subito gli effetti della dark matter. È persino più bella di quanto la ricordassi, è bello essere tornati in questo luogo. L'Arcadia discende nell'atmosfera, sorvola il vasto oceano lambendo le sue profonde acque, e si posa su una grande distesa incontaminata. Il portellone si apre lentamente, spalancandosi su un panorama senza confini, e la tiepida brezza che soffia accarezza il mio viso e la respiro a pieni polmoni, rigenerandomi dopo un lungo viaggio. Da quanto tempo non provavo questa sensazione così piacevole; il calore dei raggi solari che mi baciano il viso, l'aria limpida e pulita che mi accarezza i capelli e il dolce suono della natura che sembra darmi il ben tornato. Il mio mantello ondeggia al vento, come la bandiera nera issata a poppa...Passeggio godendomi questi ultimi attimi di pace, cercando di cogliere ogni sfumatura del cielo e delle sue nuvole, respirando il profumo dell'aria, ma è proprio nell'istante di massima tranquillità che succede l'inevitabile; le forze armate terrestri mi hanno raggiunto e mi puntano le armi addosso, incitandomi a tenere le mani in vista. Me lo aspettavo, ma almeno ho avuto il tempo sufficiente per realizzare il mio ultimo desiderio.

''Capitan Harlock, ti davamo per morto ormai. Hai avuto coraggio a tornare qui.'' Mi dice il Comandante delle guardie, cercando di intimorirmi, ma io non lo temo.

''Non ho intenzione di opporre alcuna resistenza, avete la mia parola.'' Gli dico rimanendo immobile, in attesa che qualcosa accada. Mi ero già preparato a questo, e forse in cuor mio speravo accadesse, perlomeno mi faciliteranno il compito.

''Arrestatelo.'' Non provo in alcun modo ad oppormi, lascio che mi ammanettino senza proferire parola. Volto il capo, in direzione della mia nave, e vedo il portellone chiudersi. Avverto la tua tristezza, amico mio, ma sapevamo entrambi che sarebbe andata così. 

''Sei condannato a morte, Capitan Harlock. Credo sia superfluo indicarti i capi di accusa che pendono sulla tua testa.'' Già, non c'è il bisogno di elencare tutti i miei crimini, purtroppo li rammento uno per uno. Mi portano via, nella prigione più vicina, e li attendo lo scorrere dei giorni...


***


È trascorsa una settimana dal mio arresto, le giornate sono una uguale all'altra, e la voce del mio ritorno si è sparsa velocemente tra la gente. Si sono scatenate molte rivolte in mio nome, i telegiornali non parlano d'altro. Mi domando perché quelle persone si stiano battendo tanto per la mia libertà, cosa vedono in me? Perché lo fanno? Credevo di essere visto soltanto come un criminale errante e latitante, invece ho appreso che per molti sono un leader, un simbolo di libertà che trasmette speranza...Ero convinto che la mia esistenza non fosse più necessaria, che la gente avesse dimenticato il mio nome e il significato della mia bandiera, ma forse mi sbagliavo...
La notte scende, ammantando di oscurità questa parte di mondo, e dalla finestra della mia cella posso vedere un piccolo ritaglio di cielo. Non ci sono nuvole, e le stelle scintillano silenziose. Riesco a riconoscere le costellazioni, anche se la mia memoria si è un po' arrugginita, e rammento anche i nomi delle stelle più importanti...Mi sembra di tornare ragazzo, quando ero all'accademia militare. Il letto era scomodo, e cigolava come questo su cui sono disteso ora, anche all'epoca amavo guardare le stelle e cercare di indovinare i loro nomi. Ignoravo che prima o poi sarebbe stato proprio il cielo la mia casa, non sapevo cosa mi avrebbe riservato la vita, ma di certo la mia fantasia non mi avrebbe mai portato ad immaginare ciò che mi stava aspettando...Non avrei mai pensato di ammetterlo, ma, ora che sono qui mi manca l'Arcadia, mi manca il mio letto e la mia stanza, mi manca il suono solitario del motore, e mi manca la libertà. Mi sento nudo senza il mio mantello e i miei effetti, questa maglia e questi pantaloni che ho indosso mi fanno sentire a disagio e vorrei stracciarli con le mie mani...Vorrei solo che tutto questo finisse in fretta, non chiedo altro...Senza neanche accorgermene arriva l'alba, ho passato tutta la notte a pensare, ed è da molto che non riposo bene. Arriva una guardia davanti alla mia cella, e io lo guardo in attesa.

''Ho un ordine di rilascio da parte del Governo.'' Mi comunica, lasciandomi particolarmente stupito ed incredulo. 

''Non capisco...'' Rispondo con aria interrogativa, mentre la guardia mi fa cenno di lasciare la cella. Lo seguo aspettando di avere risposte, e all'improvviso ci fermiamo davanti ad una saletta.

''I tuoi effetti sono lì, prendili e seguimi, il Governatore in persona ha chiesto di te.'' Mi apre la porta per farmi entrare, e me la richiude alle spalle lasciandomi solo. Tutto questo per me non ha alcun senso, e mi domando cosa voglia dirmi di tanto importante il Governatore. Mi avvicino alle mie cose per rivestirmi e liberarmi finalmente di questi indumenti, ora che ho di nuovo i miei vestiti mi sento bene. Esco dalla saletta e raggiungo di nuovo quella guardia, non ho manette, e l'uomo pare non avere la minima intenzione di mettermele. Vengo accompagnato ad un grande edificio; è una villa antica, immersa in un grande parco curato e rigoglioso, è la sede personale del Governatore. Ha senz'altro coraggio da vendere per invitare un pirata del mio calibro a casa sua, ma continuo ad essere perplesso riguardo questo invito. Smonto dalla vettura, scortato sempre dalla medesima guardia che mi accompagna sino al grande portone, e lì vengo accolto dal maggiordomo. È decisamente surreale questa situazione, mi confonde e mi mette in allerta...Raggiungo un ufficio dall'arredamento vittoriano, molto luminoso, e trovo il Governatore seduto dietro al suo tavolo di legno massiccio.

''Capitan Harlock, benvenuto.'' Mi accoglie così, con un sorriso che non sono in grado di interpretare. Mi fa cenno di accomodarmi su una poltrona di velluto, e io lo faccio, ma senza abbassare la guardia.

''Come avrai saputo in questi giorni ci sono state molte rivolte in tuo nome. La gente ha un profondo rispetto per te e per il tuo nobile ideale, e l'ultima cosa che il Governo desidera è guadagnarsi l'odio del proprio popolo.'' Il maggiordomo serve del vino rosso pregiato a me e al Governatore, sentire di nuovo quel sapore sulle labbra mi inebria e mi concedo qualche istante di distrazione. Torno a fissare negli occhi il Governatore, attendendo che concluda il suo concetto.

''In passato hai commesso atti imperdonabili, Capitano Harlock, atti che meriterebbero punizioni esemplari. Ma in questi giorni ho avuto modo di riflettere su di te, e ritengo che tu non sia più una minaccia per noi, hai dimostrato molta devozione nei confronti di questo pianeta negli ultimi anni, e ti sei battuto per proteggerlo. Quindi ti restituisco la libertà e il permesso di atterrare quando e dove desideri.'' Queste parole mi lasciano incredulo, guardo l'uomo alzarsi e venire verso di me, così mi alzo anch'io, e ci ritroviamo uno di fronte all'altro. Allunga la mano verso di me e io la afferro dopo aver indugiato per qualche istante.

''Hai avuto una vita lunga e difficile, la tua condanna l'hai già scontata direi.'' Tutto questo mi sta cogliendo alla sprovvista, e le parole mi mancano. Il Governatore ha l'aria
sincera, si rivolge a me dandomi estrema fiducia, come se mi conoscesse da tempo.

''La ringrazio per la sua indulgenza, Governatore, ma non credo di meritarla.'' Gli confido, rammentando quale fosse il fine di questo ritorno sulla Terra, e lui pare afferrarlo.

''Guardati intorno, la gente ha ancora bisogno di uomini come te, e tu dovrai continuare ad esserci per loro.'' Mi dice, ricordandomi quale fosse il motivo per cui avevo deciso di continuare a combattere dopo che la dark matter lasciò questo pianeta...Vengo accompagnato all'uscita, abbandono questa villa ed inizio a camminare fino a raggiungere una spiaggia vicina. L'Arcadia arriva in volo alle mie spalle, sorrido guardandola.

''Amico mio, sei venuto a prendermi...'' Si adagia sull'acqua e il portellone si apre, ma io non sono del tutto sicuro di voler ricominciare, di tornare ad essere un uomo solitario, la voglia di finirla qui è ancora viva in me. Impugno la Cosmo Dragoon e la estraggo totalmente dalla fondina, la osservo e sospiro. Prima di fare qualsiasi cosa però avverto una forza invisibile che mi dice di fermarmi, mi volto e qualcuno attira la mia attenzione. È una giovane donna, persa ad ammirare il tramonto che le illumina il radioso viso. La guardo, restandone incredibilmente rapito, socchiudendo le labbra. Lei si accorge della mia presenza, timidamente si volta verso di me e spontaneamente mi sorride. Mi sento disarmato da quegli occhi che mi osservano così delicatamente, accarezzandomi senza toccarmi, e all'improvviso sento che il mio cuore ha ricominciato a battere.

NOTA DELL'AUTRICE:
Innanzi tutto ringrazio di cuore chi ha letto questa one shot! 
Ammetto di essermi commossa mentre la rileggevo, era tanto tempo che avevo intenzione di mettere nero su bianco quest'idea e mi auguro che sia piaciuta anche ai miei lettori! Spero di aver fatto un buon lavoro ^^
  
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