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Autore: AlienorJ    20/05/2016    3 recensioni
Giappone, presente. Hikari Tanaka è una ragazza comune alle prese con la difficile scelta di cosa vuole fare del suo futuro. Suo padre, un medico rispettato, vorrebbe che seguisse le sue orme e frequentasse medicina all'università, suo nonno invece vorrebbe che si decidesse ad accettare la proposta di Kenui,un suo compagno di scuola, di sposarlo. Hikaru, dal canto suo, vorrebbe solo girare il mondo. Una sera, sfuggita di nuovo all'appiccicosa presenza di Kenui, trova rifugio in un vecchio tempio shintoista, apparentemente disabitato.
Mentre si aggira tra i vecchi edifici, una luce attira la sua attenzione verso un capanno. All'interno, Hikari trova un vecchissimo pozzo, proprio all'interno del quale scopre un bagliore. Attirata inspiegabilmente verso l'orlo del pozzo, non appena lo raggiunge viene colpita da una forza incredibile.
Da allora, la sua vita cambierà per sempre. Soprattutto dopo l'incontro con un affascinante mezzo-demone alla ricerca della spada di suo padre, la mitica Tessaiga.
Una storia ambientata diversi anni dopo il lieto fine di Kagome e Inuyasha e che vedrà stavolta al centro della scena i loro eredi.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Ce l’ho fatta! Non so come, ma sono riuscita a seminarlo!
Hikari guardò alle sue spalle mentre tentava di riprendere fiato, nascosta dietro una colonna, nella speranza di aver finalmente messo un po’ di distanza tra lei e quel maniaco di Kenui. Quando l’avrebbe finalmente capita che doveva lasciarla in pace? Di sicuro non finché suo nonno avesse continuato a incoraggiarlo in ogni modo possibile. Chissà dove il vecchiastro aveva colto l’idea che se lei non avesse sposato Kenui nessun altro l’avrebbe voluta.
“Devi approfittarne, Hikari! O rimarrai zitella, e io voglio tanti nipotini! Se continui a respingere Kenui, vedrai che morirai sola”.
Beh, meglio sola che con quel nano pervertito!
Oltre ad essere più basso di lei di tutta una spanna, cosa che in realtà non era poi un gran problema, non perdeva occasione per metterle le mani addosso. Non importava dove fossero, con chi o in quale circostanza, le sue mani viscide finivano sempre per infilarsi sotto la sua maglietta o sotto la sua gonna. Non lo sopportava davvero.
Ormai sicura che Kenui avesse perso del tutto le sue tracce, si permise di guardarsi attorno. Era una parte della città che non conosceva assolutamente. Lei e suo padre vivevano in una villetta dall’altra parte del centro. Hikari si trovava per la prima volta in quel quartiere e solo per una festa studentesca che le sue compagne avevano dichiarato sarebbe passata alla storia e che invece si era rivelata un vero incubo. Almeno per lei. Era dovuta fuggire dopo neppure un’ora visto che Kenui non l’aveva lasciata in pace neppure un secondo e aveva guardato storto qualunque ragazzo avesse anche solo guardato verso di lei. Non che incutesse molto timore dal suo metro e cinquanta e poco più, tuttavia era il figlio del Preside del Liceo che tutti loro frequentavano e alla festa c’erano abbastanza ragazze carine da lasciarsi alle spalle senza troppi rimpianti la preferita del principino, come lo chiamavano tutti a scuola. Così era fuggita, senza sapere bene dove stesse andando. E infatti non aveva la più pallida idea di dove si trovasse.
Dietro di lei, una lunga scalinata portava alla sommità di una collina che con tutta probabilità ospitava un tempio. Hikari non era affatto tipo da tempii. Non credeva in nulla che fosse anche solo lontano dalla realtà. Nutriva dei dubbi sui viaggi dimensionali, perché diciamolo: poter vedere tante versioni di sé stessi sarebbe stato davvero una figata! Soprattutto se avesse trovato una realtà dove suo padre e suo nonno non le dessero il tormento riguardo al proprio futuro. Suo nonno, con la sua fissa del matrimonio, e suo padre, il grande chirurgo. L’aveva sempre spronata a studiare, a impegnarsi, per prendere un giorno in consegna la direzione della sua clinica e lavorare fianco a fianco.
Peccato che Hikari odiasse vedere gli altri soffrire e non sopportasse gli ospedali. Era così da quando sua madre era morta di cancro quando lei aveva appena undici anni. Vederla spegnersi senza poter fare nulla le aveva fatto capire che non voleva assolutamente fare il medico. All’epoca era solo una bambina, ma immaginare di perdere qualcuno, anche solo un paziente, perché non era stata in grado di fare nulla per lui le risultava intollerabile. Non avrebbe mai retto a quel senso di perdita, di sconfitta.
Era così abbattuta dai suoi pensieri riguardo al suo futuro che non si era neppure accorta di aver salito la scalinata. Il tempio sembrava esattamente come qualunque altro tempio nel quale suo nonno l’aveva sempre costretta ad entrare. Sembrava anche in totale abbandono. Si avvicinò a quello che doveva essere una volta il luogo dove vendevano amuleti e altre sciocchezze simili.
“Tempio Higurashi” diceva un cartello ormai sbiadito, vicino a una piccola finestrella.
Aveva sentito parlare di quel tempio, diversi anni prima era scoppiata un’epidemia molto virulenta in città e quasi tutta la famiglia Higurashi che viveva al tempio era morta. Era sopravvissuta solo una persona della famiglia, se ricordava bene. Chissà che fine aveva fatto. Chiaramente aveva lasciato casa e non vi era più tornato.
Ricordava bene quel periodo, perché anche lei si era ammalata gravemente. Era stata una dei pochi fortunati a salvarsi. Suo padre diceva che proprio quando ormai sembrava finita, inspiegabilmente il suo corpo aveva cominciato a guarire da solo, ma non aveva mai capito perché. Semplicemente era successo. Lo stesso giorno che l’epidemia si era fermata e la famiglia Higurashi era morta.
Mentre Hikari si aggirava tra gli edifici abbandonati, un silenzio tombale le fece correre un brivido lungo la schiena. Quel luogo la metteva a disagio. Doveva andarsene. Tornando sui suoi passi notò qualcosa di strano. Da uno degli edifici, proveniva un leggero bagliore, attraverso un sottile spiraglio della porta.
Dannati ragazzini.
Proprio a causa di tutte le storie che si raccontavano sul tempio Higurashi spesso i ragazzini andavano in quel luogo per “il gusto del brivido” per via di tutte quelle leggende che giravano intorno al vecchio tempio, in realtà era un modo per sentirsi fighi e bere birra senza essere beccati.
Si avvicinò a passo deciso all’edificio, decisa a rovinare il loro divertimento e rispedirli a casa, ma quando aprì la vecchia porta di legno consumato non trovò nessuno all’interno. Il chiarore proveniva da un pozzo, posto proprio in mezzo all’edificio. Che ci faceva un pozzo chiuso li dentro? Spinta da una profonda curiosità si avvicinò al pozzo. Il suo corpo sembrava muoversi da solo. Un senso di attesa le faceva fremere la pelle. Si sporse, agitata, per vedere cosa avrebbe trovato sul fondo di quel pozzo strano e…non c’era assolutamente nulla. Terra, solo terra, lattine di birra vuote e carte di merendine.
Si raddrizzò, in effetti un po’ delusa, ma non appena tentò di voltarsi per uscire una nuova luce, questa volta folgorante e calda come mille fuochi, la investì. Hikari si lasciò travolgere dal terrore. Non era possibile: cosa stava accadendo? Cosa poteva provocare un fenomeno come quello? Che qualcuno avesse messo una bomba nel pozzo e lei stesse andando in mille pezzi? La sensazione senz’altro era quella. Improvvisamente, si sentì leggera come una piuma, si avvicinò di nuovo al pozzo e attraverso di esso vide un cielo azzurro e tante chiome di alberi danzare al vento.
È impossibile.
Tornò la paura e allora fuggì. Con tutta la forza che aveva in corpo si costrinse a voltarsi e scappare. Doveva andarsene. Uscita dall’edificio corse verso la scalinata. Doveva tornare a casa. Purtroppo non fu abbastanza veloce. Una figura estremamente veloce la costrinse a fermarsi e, dopo averle bloccato le braccia dietro la schiena, la costrinse a terra. L’aveva immobilizzata con una velocità impressionante e una forza disumana.
Che stava succedendo? Da dove veniva quel pazzo che la stava imprigionando? Che fosse arrivato dal pozzo?
Non essere ridicola!!!
Tra lo stordimento della paura, sentì l’aggressore sconosciuto che la annusava. Quel particolare le restituì un po’ di coraggio: possibile che lei attirasse solo dei maniaci?
- Smettila subito, pervertito!
- Zitta. – le ringhiò lui vicino a un orecchio, davvero le aveva ringhiato - Sento il suo odore su di te.
- Cosa? – urlò Hikari confusa dal fatto di non sapere se avrebbe dovuto offendersi o spaventarsi ancora più.
- Dov’è? – le ringhiò ancora all’orecchio.
La fece sdraiare sulla schiena senza troppe cerimonie, rimanendo ancora sopra di lei, bloccandola col suo peso. Poteva finalmente guardare in faccia l’uomo che probabilmente l’avrebbe uccisa di li a poco, e ciò che vide la pietrificò. A pochi centimetri dal proprio viso ce n’era un altro, bello da mozzare il fiato e spaventoso come un incubo. La bocca rivelava una fila di denta bianchissimi, i canini simili a zanne e sembrava ringhiarle contro, pronta a squarciarle la gola. Gli occhi erano dorati come il più puro e perfetto dei gioielli, eppure crudeli e carichi di rabbia. Tra di loro, una cortina di capelli leggeri come fili di seta, chiari e splendenti come la luce più intensa e odoravano di resina e pino.
Era insieme la visione più bella e più spaventosa che avesse mai visto.
Un altro ringhio la richiamò alla realtà.
- Dov’è? – insisté quell’apparizione demoniaca – dov’è Tessaiga?
   
 
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