What kind of man
2. I see you sway like the trees
Bonnie
richiuse il vecchio libro
ingiallito e usurato dal tempo che teneva sulle ginocchia e lo posò
sopra la pila di tomi già consultati nelle ultime due ore. Stirò i
muscoli indolenziti e le ossa scrocchiarono a causa della scomoda
posizione assunta. Le doleva la schiena in un modo così incredibile
che avrebbe voluto passare la giornata in una spa, coccolata dalle
acque termali e dai vapori della sauna. Purtroppo però quella
prospettiva non faceva parte dei suoi piani e, almeno per il momento,
doveva rimanere nascosta in quella casetta di montagna, sperduta e
dimenticata da Dio. Dopo essersi bagnata la faccia con dell'acqua
fresca, uscì in cortile per prendere un po' d'aria e si sedette su
una panchina di pietra mentre un leggero venticello le scompigliava i
capelli mossi. Fu allora che lo vide. A pochi metri da lì, vicino al
capannone degli attrezzi, Enzo era impegnato a spaccare la legna.
Girato di schiena, i muscoli delle braccia tesi per colpire al meglio
i cilindri di legno e con addosso una canottiera bianca che risaltava
i bicipiti prominenti, aveva un'aria decisamente virile, pensò
Bonnie mentre seguiva con gli occhi il percorso dell'ascia che veniva
calata sul tronchetto senza alcuna difficoltà. A differenza da ciò
che aveva pensato all'inizio, Enzo non era affatto male. Si faceva in
quattro per procurarle tutto quello di cui aveva bisogno: vestiti,
cibo, libri e in un certo senso anche una piacevole compagnia fatta
di chiacchiere e bevute. C'era qualcosa in lui che le faceva credere
di potersi fidare e sperava di non sbagliarsi. Dopo aver spaccato
l'ennesimo tronchetto, Enzo posò l'ascia a terra e si asciugò la
fronte imperlata di sudore con un fazzoletto recuperato dalla tasca
dei jeans. Poi si voltò verso la ragazza e la raggiunse percorrendo
il perimetro a grandi falcate.
- Ehi. - La salutò con un guizzo
furbo negli occhi.
Bonnie ricambiò il saluto con un
cenno del capo accompagnato da un sorriso impacciato. Enzo si sedette
accanto a lei e allungò le braccia sullo schienale, completamente
rilassato. Volse lo sguardo dalla sua parte e le diede una rapida
occhiata. - Come vanno le ricerche?-
Bonnie fece spallucce e fissò il
cielo, azzurro e limpido. - Non c'è molto purtroppo. Quei libri
parlano solo della storia antica dell'Armeria ma non credo che
serviranno a qualcosa. -
Enzo annuì, consapevole. - Cercherò
di trovare altre informazioni. Prima però, devo finire questo
lavoro. - Spiegò indicando col mento i ceppi accatastati in un
angolo.
Bonnie si alzò di scatto,
sorprendendolo. - Posso aiutarti, se vuoi. -
Enzo sbatté le palpebre più volte
e fece una faccia strana. - Tu? - Domandò, scettico.
In risposta, Bonnie incurvò un
sopracciglio e incrociò le braccia al petto, offesa. Enzo la
raggiunse in un secondo e sulle labbra sensuali si dipinse un ghigno.
- Perdonami, non voglio dire che tu non ne sia capace. -
- E cosa, allora? - Lo incalzò
Bonnie, fissandolo negli occhi.
- L'hai mai fatto? - Rispose Enzo
con un'altra domanda.
Bonnie inghiottì e si morse un
labbro. - No, ma non credo sia così difficile. -
Enzo sogghignò, divertito. - Prova,
allora. - Disse mentre afferrava l'ascia. - Fammi vedere cosa sai
fare. - Gliela porse, studiando la sua reazione.
Bonnie la tenne tra le mani senza
pensarci due volte; era piuttosto pesante ma non lo diede a vedere.
Sentiva lo sguardo di Enzo su di sé. Se quella era una sfida...lei
era pronta a vincerla. Scelse uno dei cilindri dal mucchio e lo
posizionò sul ceppo usato come appoggio. Inspirò a fondo. Enzo le
toccò una spalla, bloccandola. - Metti questi. Non vorrai rovinare
le tue belle manine. - Propose, sventolandole sotto il naso un paio
di guanti di protezione.
Bonnie li guardò per un lungo
istante e obbedì, non prima di aver lanciato un'occhiataccia ad
Enzo. Sul volto del vampiro vi leggeva scherno e il bello era che non
si curava nemmeno di nasconderlo. Munita di guanti spessi, sollevò
la lama e la portò dietro la testa. Con un unico movimento, la
lasciò cadere sul pezzo di legno ma a causa del brusco gesto
digrignò i denti, colpita da un dolore lancinante sotto le costole.
Enzo si precipitò in suo soccorso e
corrugò la fronte. - Che succede? - Chiese con apprensione.
Bonnie, chinata in avanti e
impossibilitata a muoversi, sospirò premendo sulla parte dolente. -
Credo di essermi presa uno strappo muscolare. -
Per prima cosa Enzo le prese dalle
mani l'accetta, abbandonandola in un posto sicuro prima che potesse
rischiare di farsi male, poi le cinse le spalle con un braccio
chinandosi su di lei. - Adesso rilassati e cerca di tirarti su. -
Mormorò, la voce ridotta ad un sussurro.
Bonnie serrò la mascella e senza
esitare ulteriormente fece come le era stato detto. Quando si
raddrizzò il viso di Enzo era a pochi centimetri dal suo e subito
sentì le guance imporporarsi mentre osservava da vicino i lineamenti
del volto, leggermente tesi. In mezzo alla fronte pulsava una vena,
sintomo di preoccupazione. Si accorse anche del fatto che la stesse
tenendo per i fianchi, esercitando una certa stretta. - Come ti
senti? Ce la fai a camminare? -
Bonnie annuì. - Sì, non è niente.
Passerà. - Rispose con noncuranza.
Enzo assottigliò gli occhi, per
niente convinto. - Non c'è bisogno di fingere, streghetta. Si vede
lontano un miglio che non stai bene. - Osservò, piccato.
Bonnie sbuffò. - Ok, va bene. -
Concesse infine. - Mi fa un pochino male ma non è come quando Kai mi
ha accoltellata. - Si lasciò sfuggire.
Enzo la guardò dritto negli occhi e
per un attimo non seppe cosa dire. Il silenzio pesò come un macigno
in mezzo ai due fino a quando lui non le offrì il braccio con fare
galante. - Dai, andiamo. -
Bonnie non riuscì a trattenere una
risata. - Sono diventata una vecchietta. -
Enzo le regalò un'occhiata in
tralice. - E di chi è la colpa? -
Bonnie incassò il colpo,
arricciando le labbra come una bambina capricciosa. - Avresti anche
potuto fermarmi. - Mormorò, accettando di camminare a braccetto con
lui.
- Fermare Bonnie Bennett? - Fece,
dilatando le pupille scure.
Rientrarono in casa e raggiunsero il
soggiorno, dove il rumore del fuoco scoppiettante nel camino riempiva
la stanza piccola e accogliente. Bonnie si sedette sul divano e levò
i guanti. Infilò una mano sotto la t-shirt e si toccò la parte
lesa. Faceva male solo quando si muoveva troppo o se alzava il
braccio. Non credeva che fosse così difficile fare la parte della
boscaiola e soprattutto non pensava di essere diventata d'un tratto
così irresponsabile. Cosa le fosse passato per la mente rimaneva
ancora un mistero per lei.
Enzo tornò dalla cucina tenendo un
panno di stoffa e una pomata. - Devi mettere il ghiaccio, altrimenti
ti si gonfierà. - Spiegò allungandole lo strofinaccio.
Bonnie, incapace di articolare una
frase di senso compiuto, aprì la bocca e la richiuse. Si vergognava
troppo a chiedergli aiuto visto che lei era impossibilitata a
spostare il braccio. Ma che diavolo le prendeva? Enzo, capendo al
volo il problema, si schiarì la voce e si fece serio in volto. -
Girati. -
Lei gli diede le spalle e si tirò
su la maglietta, esponendo la schiena. La salivazione a zero, il
cuore che le rimbombava nel petto come se fosse impazzito, quando
sentì il ghiaccio freddo posarsi delicatamente nel punto stressato,
saltò su come una molla. Enzo le sfiorò dolcemente la schiena con
la mano e avvicinò le labbra al suo orecchio. - Sta ferma e lascia
fare a me. - Disse a bassa voce.
Bonnie ebbe l'impressione che tutto
a un tratto facesse più caldo. Avvampò e trattenne il fiato, non
appena Enzo le spalmò la crema, delicato e attento a non farle male.
Involontariamente le dita fredde del vampiro sfiorarono la stoffa del
reggiseno e Bonnie inarcò la schiena, sorpresa dalla sensazione di
benessere che le regalava. Quello ritrasse subito la mano e liberò
un grosso sospiro. Suo malgrado, fu costretto ad allontanarsi mentre
una strana fitta lo ghermiva nel profondo del petto. - Dopo mangiato
prendi una pastiglia e vedrai che starai molto meglio. - Propose
Enzo, rompendo quell'intenso momento silenzioso. Bonnie lentamente
riprese a respirare e, aggiustandosi la t-shirt, si appoggiò
comodamente sul divano. - Grazie. - Gli disse, realmente grata.
Enzo fece un piccolo inchino seguito
da uno splendido e diabolico sorrisetto. - E' stato un vero piacere.
- Si guardò intorno per un attimo e infine si voltò, camminando
verso la porta. - Torno a spaccare la legna. Tu, mi raccomando,
rimani qui e non combinare pasticci.- Pregò, in tono divertito.
Bonnie non rispose e lo seguì con
gli occhi fino a fuori, dove il vampiro riprese il proprio lavoro.
Fortunatamente proprio lì davanti c'era una finestra che le
permetteva di godersi lo spettacolo. Alla fine di quella giornata
decisamente rivelatrice la sua stima per Enzo crebbe ulteriormente.
Come se non bastasse, in un angolo del suo cuore si era aggiunto un
briciolo di sentimento indefinibile che la faceva sorridere da
orecchio a orecchio. Non conosceva ancora il motivo, ma si sentiva
bene, piena di vita dopo tanto tempo e rilassata. Se fosse opera di
Enzo o meno lei non lo sapeva, ma in ogni caso non poteva negare che
la sua compagnia era a poco a poco diventata una piacevole e
affascinante abitudine. Qualcosa che, pensò un po' spaventata, non
poteva e non voleva più lasciare andare.
Spazio autrice:
Buonasera
fanciulli.
Non
so da dove sia venuto fuori e non so se ne sono soddisfatta ma ormai
scrivere di loro è diventato quasi un bisogno fisico, quindi eccomi
qui con il secondo capitolo di questa -non so definire – fanfiction
Bonenzo. Sto cercando di raggruppare un po' di momenti che secondo me
Enzo e Bonnie possono aver condiviso durante i tre anni e spero che
questa idea vi sia piaciuta. Bonnie ancora non lo sa, ma inizia ad
avere certi pensieri verso quel sexy vampiro inglese che fa impazzire
proprio tutte. Lui invece è già bello preso, anche se cercherà di
reprimere ciò che prova. Sarà interessante vedere come però. Va
beh, ora ho parlato anche troppo. Ringrazio chi ha commentato e chi
ha messo la mia storia fra le seguite. Vi mando un abbraccio! A
prestissimo :*
DS91