Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: katerina_21    11/04/2009    2 recensioni
*“Ma per chi mi hai preso?!” sbotto, facendo girare almeno metà della classe, compresa la prof. “Te non sei...” mi osserva per un minuto lasciando la frase in sospeso. Perfetto. Già si è scordato il mio nome. “Melitta. Mi chiamo Melitta Taylor. E' anche uno dei cento cognomi più diffusi, in America! Non è mica difficile da ricordare...” Forse sto un po' perdendo il controllo, ma non mi importa niente e continuo a sputare parole come fossero arsenico. “Tra l'altro, sebbene molte mie coetanee ti considerano un dio, o qualcosa che ci si avvicina molto, non sei niente di che, lo sai vero?" Harris mi guarda con gli occhi spalancati, rosso di rabbia. “Senti un po' te... come hai detto che ti chiami?” Ma allora lo fa solo per farmi innervosire!* Melitta, detta Mel, non ha mai voluto innamorarsi, ma si sa, più una cosa non la vuoi e più quella ti corre dietro. Fra intrecci, malintesi e tradimenti, nasceranno ben due storie d'amore... O forse di più? Leggete per scoprire! Sono ben accette le recensioni! ^-^
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Capitolo Uno

Foche monache e altri animali.


{.Perché è istintivo pensare che se corri avanti ti sarà più facile non voltarti indietro.
Perché pensi che più vai lontano e più vedrai piccolo e distante quello che ti sei lasciata alle spalle.
Ma le regole della prospettiva non sono valide in amore.}

Sono certa, o quasi, che oggi non è esattamente la mia giornata ideale.
Intanto appena ho aperto gli occhi, al suono gracchiante della mia sveglia a forma di pellicano, la vocetta striduda della mia sorellina mi ha informato molto cortesemente che erano già le sette e cinquanta e che era stata lei a spostarla la sera prima perchè “si annoiava”.
Inoltre tutti miei jeans migliori erano a lavare e rimanevano dentro al mio squallido armadio solo un paio di pantaloni skinny di un rosso acceso, che avevo comperato solo per sfizio, pensando solamente dopo che non avrei mai raccumulato il necessario coraggio per riuscire a infilarmeli.
Ma comunque li ho indossati lo stesso, pensando che dopo tutto non erano poi così male. Il problema infatti non erano i pantaloni, ma la maglietta (la prima che mi è capitata tra le mani) che era gialla. Finita di vestirmi assomigliavo vagamente a un semaforo e i miei capelli biondicci non miglioravano la situazione.
Forse anche il fatto che sono precipitata per le scale di casa mia, facendomi quattro piani di gradini rotolando, mi fa pensare che questa non è decisamente la mia giornata migliore.
In compenso il ragazzo carino del pianterreno mi ha aiutato a rialzarmi quando sono rotolata come un cucciolo di foca monaca ai suoi piedi. Inutile dirvi che colore ho assunto nel momento in cui ho incrociato il suo sguardo blu intenso, mentre la mia mano era intrecciata alla sua.
Dopo di che sono corsa a scuola, con un cornetto in bocca e i capelli raccolti in una coda alta molto arruffata. Ed ora eccomi qui, dopo cinque lunghe ore di studio, seduta ad un tavolo della mensa della mia scuola, la Hayer School. Addento la mela che fino a poco prima occupava solitaria il mio vassoio vuoto e sospiro.
Prima che possa alzarmi e raggiungere l'aula di filosofia in tutta solitudine, quando una voce stridula mi riscuote dai miei pensieri.
Melitta! Melitta!” l'unica persona in grado di chiamarmi con il mio nome per intero, senza farmi impazzire è Rosaline, la mia migliore amica dai tempi delle elementari. “ Ci sono grandi novità!” non posso trattenermi nell'alzare gli occhi al cielo. Quando Rose dice che ci sono novità, vuol dire che nella sua testa bacata ha dei grandi piani per me.
“Cosa è accaduto di tanto grave da far alzare il tuo culo?” domando io, mantenendo un sorrisino strafottente. Il punto debole di Rosaline è sempre stato il suo culo, che è comunque di proporzioni generose, ma ai ragazzi non pare dispiacere molto.
Rose tira fuori la lingua e riduce i suoi enormi occhi verdi in due piccola fessure.
“Dai su, parla.” dico io raccogliendo i miei libri di scuola dal tavolo.
“Tra solo due settimane, c'è il ballo di Primavera! E poi giusto in tempo per la partenza...” risponde Rose ammiccando. Giuro che appena ha strizzato l'occhio tre ragazzi si sono voltati a guardarla ammirati. Ci credo... con quelle ciglia lunghissime! Ricorda vagamente un cerbiatto.
“E allora?”
Rosaline spalanca gli occhi e subito dopo la bocca, come se l'avessi detto che sono innamorata di lei e che in realtà mi chiamo George.
“E allora?!” ripete con qualche decibel di troppo. La prof. di educazione fisica le lancia un'occhiata d'ammonimento e Rose si fa piccola piccola ma comunque si lascia scappare un sorrisetto divertito. Quanto vorrei essere come lei e non arrossire appena qualcuno osa guardarmi. “Ballo di Primavera uguale ragazzi carini. Partenza uguale gita a Parigi. Parigi uguale ragazzi carini. Insomma si va sempre a parare lì! Ragazzi carini! E' la nostra occasione Mel...”
Sospiro e alzo gli occhi al cielo, mentre sento gli occhi di Rose osservarmi sospettosi.
“Ma come diamine ti sei vestita?” mi domanda squadrandomi.
Ad un tratto mi sento arrossire e quindi sorrido imbarazzata.
“Le prime cose che mi sono capitate per le mani...” borbotto prendendo la mia borsa a tracolla.
Rose alza le spalle e mi segue come un cagnolino, solo per farmi innervosire.
“Che c'è?!”sbotto stufa.
“Allora? Hai intenzione di andarci al ballo?” domanda lei sgranando gli occhi come il gatto di Shrek. Vuole solo ingannarmi.
“Non credo. Lo sai che non sono capace a ballare.”
“Sciocchezze! Tutti sanno ballare, te sei solo un filino più scordinata di... noi... altri.”
Detto così però mi fa sembrare un fenomeno da baraccone. Raggiungo l'aula di filosofia e mi volto verso la mia amica sbarra cagnolino sbarra gatto sbarra cerbiatto.
“Senti. Io non so ballare e basta, come te lo devo dire? Tra l'altro già è tanto che vengo a questa stupidissima gita, quando non ne avevo nessuna voglia. E sei stata tu a convincermi quindi non cercare di trascinarmi pure al ballo!”
Rosie mi guarda come se l'avessi schiaffeggiata davanti a tutti e per un attimo mi sento in colpa, ma poi la campanella suona e io entro nella classe, senza voltarmi.


E' colpa sua dopo tutto, io che c'entro? Non ho voluto io essere così scordinata e negata in ogni genere di movimento che non sia camminare.
La prof di filosofia continua a blaterare, mentre una classe di venti alunni sonnicchia comodamente seduta. C'è chi ascolta la musica con l'i-pod, chi gioca a briscola, chi scarabocchia e perfino chi predice il futuro con i tarocchi al compagno di banco. Altri dormono e basta.
L'ora di filosofia è sempre quella che preferisco, anche se non riesce mai a distrarmi dai brutti pensieri. E il mio brutto pensiero oggi è quella stramaledittissima Rose.
Riesce a sempre convincermi, perfino un mese fa, quando si è annunciato che la classe d'arte sarebbe partita per una gita di sette giorni a Parigi, è riuscita a farmi cambiare idea, quando io non avevo nessuna voglia di partire e avrei preferito alla lunga restarmene a casa tutta tranquilla.
E invece tra quattro settimane mi tocca partire e tra tre settimane dovrei anche andare ad uno stupido ballo in maschera? Ma nemmeno per idea!

Melitta ” mi volto di scatto e mi accorgo che Nathan Harris sta guardando proprio me. Nathan è il ragazzo più in di tutta la Hayer School. Ha gli occhi di marrone dorato, che sembra quasi caramello e i capelli neri e lucenti. Tra l'altro è dotato di un fisico scolpito che fa sbavare ogni ragazza al suo passaggio. Ma naturalmente io non faccio parte di quel gruppetto di disperate. Ma figuriamoci.
Lo guardo con aria interrogativa e spero sotto sotto che non si accorga di come sono vestita.

Mel, te stai in classe con Jean ad arte, vero?”
Annuisco. Pronunciare parola è proibito davanti Nat Harris.

Potresti darle questo, per favore?” mi porge un bigliettino piegato in due. Gli sorrido e mi volto di nuovo al mio posto. Forse non dovrei aprirlo... mi mordicchio una pellicina nervosa ma poi cedo alla curiosità e lo apro.

Domani alle otto alla piscina della Villa abbandonata.

Un bacio, Nat.


Questa è davvero una cattiveria!
Dare un bigliettino così... va be' non importa quel che importa è il fatto che non si fanno certe cose! Farmi fare la postina! 
Con il fumo che mi esce dalle orecchie mi volto scocciata e lo guardo dritto negli occhi.
“Ma per chi mi hai preso?!” sbotto, facendo girare almeno metà in classe, compresa la prof.
“Te non sei...” mi osserva per un minuto lasciando la frase in sospeso.
Perfetto. Già si è scordato il mio nome.
“Melitta. Mi chiamo Melitta Taylor. E' anche uno dei cento cognomi più diffusi, in America! Non è mica difficile da ricordare...”
Forse sto un po' perdendo il controllo, ma non mi importa niente e continuo a sputare parole come fossero arsenico
“Tra l'altro, sebbene molte mie coetanee ti considerano un dio, o qualcosa che ci si avvicina molto, non sei niente di che, lo sai vero?"
Harris mi guarda con gli occhi spalancati, rosso di rabbia.
“Senti un po' te... come hai detto che ti chiami?”
Ma allora lo fa solo per farmi innervosire!
Grugnisco e mi alzo dalla mia sedia, ignorando le urla della prof ormai allo stremo delle forze.
Esco dalla classe e mi richiudo la porta alle spalle con un tonfo.
Non mi era mai capitato di arrabbiarmi così... la docile, dolce e gentile Mel non si comporta mai così. La Mel carina e timida arrossisce e annuisce, al massimo.
Non si mette a sbraitare nel bel mezzo della lezione, anche se di filosofia, urlando insulti contro la gente più in della scuola.


Poco dopo Rose mi corre incontro con un sorriso raggiante.
“Mel! Ma davvero hai urlato contro Nathan Harris?!”
Aggrotto le sopracciglia confusa e faccio una smorfia.
“Girano così in fretta le voci?”
Rose scoppia a ridere come un'isterica.
“Oddio Mel, non hai idea! Lo sanno tutti quanti! E Nat pare sia furioso!”
“Bene...” abbasso lo sguardo, sentendomi improvvisamente in colpa. “Ne sono felice.”
Mi poggia una mano sulla spalla, solidale.
“E dai non te la prendere a male...” mi guarda un attimo con un'aria strana e poi continua a parlare. “Potresti sempre venire al ballo, sai per tirarti un po' su!”
Se continua così giuro che l'ammazzo.
“Rose. Non. Ne. Ho. Voglia.” le dico, scandendo parola per parola.
“Ok, ok... non ti scaldare.”
Sto per ribattere quando qualcuno mi viene addosso, staccandomi quasi un braccio.
“Ehi!” urlo, massaggiandomi intanto il braccio dolorante.
Nathan Harris mi guarda sghignazzando.
“Scusami, sai... non ti ho vista... Me... Melissa?”
Se continua a sorridere in quel modo strafottente un bel pugno sul naso non glielo nega proprio nessuno. Ringhio come un cane rabbioso e lo fulmino con un'occhiata che non ha proprio bisogno di essere accompagnata da insulti. Basta da sè.
“Melitta.” mi limito a dire, o meglio, a grugnire.
Nat ridacchia divertito e lancia un'occhiata a Rose, che vicino a me ci osserva incuriosita. Ho quasi paura che gli occhi le escano dalle orbite quando Nat le fa l'occhiolino. Dopo questo gesto plateale, si allontana correndo e sale su un auto all'ultima moda, salutando con un saluto tipicamente maschile il fratello più piccolo, Ian, che seduto al posto del guidatore con gli occhiali da sole calati sul naso, attira molte occhiate, soprattutto quelle delle ragazze.
Oooooh
Mi volto e con sorpresa vedo Rose a occhi aperti, che in realtà sembrano più due cuoricini, che due occhi. 

La famiglia Harris credo mi darà molti problemi.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: katerina_21