Galahad e Melissa si erano separati per condurre le proprie
ricerche. Non si separavano spesso, solo in casi di stretta necessità. Stavano
assieme da quasi cinque secoli eppure non si staccavano mai l'uno dell'altro:
godevano della reciproca compagnia e i loro animi erano legati ogni giorno di
più; si sostenevano e si arricchivano a vicenda e i reciproci difetti non li
turbavano. Se dovevano separarsi, non si disperavano: nessuno dei due reputava
l'altro come la fonte della propria del felicità, ma come un miglioramento,
come il venticello in una giornata estiva, come i fiori che decorano una
stanza, come il formaggio sulla pasta. Non erano indispensabili l'uno all'altro
per vivere, ma ognuno rendeva migliore la vita dell'altro. Non erano giovani
invasati dalla passione, il loro rapporto non era morboso. Adoravano stare
insieme e preferivano condividere ogni momento possibile, tuttavia quando erano
separati non soffrivano la nostalgia, non eccessivamente almeno: l'amore era un
piacere e non una tortura, nemmeno quando erano lontani.
I due si erano dunque separati per alcuni
giorni e ognuno era andato a consultare le proprie fonti. Melissa aveva deciso
di consultare innanzitutto sua zia Morgana. La Fata era piuttosto sospettosa
nei confronti di chiunque e temeva molto per se stessa, a causa di quelle che
lei riteneva maldicenze sul suo conto; per proteggersi, dunque, aveva sempre
arrivo un rituale che impediva a chiunque di avvicinarsi con mezzi magici o
improvvisi a meno di cinque chilometri da lei, quando era fuori dalla propria
isola. Quest'ultima, invece, essendo il suo regno era del tutto impenetrabile,
senza il consenso della Fata. Morgana, inoltre, aveva reso impossibile il
poterla divinare così da non poter essere spiata. Melissa quindi non aveva idea
di dove fosse la zia e di come raggiungerla rapidamente, per cui si diresse
verso l'isola, sperando di trovare lì la Fata e non doverla andare a cercare
chissà dove.
Melissa viaggiò per un paio di settimane e fu
fortunata perché trovò la zia sull'isola. Morgana la accolse allegramente.
“Come mai sei così di buon umore, zia? Sembri più
entusiasta del solito e qui sembrano tutti in subbuglio, come mai? Stai preparando
qualcosa?”
“In
effetti sì, ci stiamo organizzando in vista della fine del millennio.”
“Allora
sta davvero per accadere qualcosa …”
“Certo,
non lo sai ancora? … Strano … ma forse no.”
“Ho
provato a guardare nel futuro ma non ha funzionato, è come se qualcuno cercasse
di impedirmi di vedere. Sento chiaramente che c’è un potere che si frappone tra
me e la divinazione di questo evento. Percepisco che ci sarà qualcosa di grosso
e posso essere sicura che sarà qualcuno a provocarlo poiché è costui che mi
annebbia la vista … quindi vogliono tenermi lontana.”
“Che
compagnie stai frequentando? Sempre la Biblioteca? Sempre Galahad?”
“Galahad sì. Siamo sempre insieme, non abbiamo mai avuto
problemi, la nostra armonia è sempre perfetta, nonostante tutto: il male del
mondo e le sofferenze non ci hanno scalfiti. La Biblioteca, invece, non
proprio. Non siamo in cattivi rapporti, ma è molto tempo che non ci abbiamo a
che fare … sai, dopo il lutto, ci siamo presi una lunga pausa da quell’ambiente,
dalle missioni e così via.”
“Ecco
perché da qualche decennio eri irrintracciabile, vi siete isolati dal mondo
magico. È un peccato, altrimenti probabilmente sapresti che cosa si sta
preparando.”
“Non
puoi dirmelo tu?”
“No.
Mi dispiace, Melissa, ma io in questa faccenda non decido nulla, mi limito a fare
la mia parte. Abbi fiducia. Stiamo preparando qualcosa di grandioso, una
rigenerazione totale, una salvezza per il mondo. Non ti preoccupare, attendi con
pazienza e vedrai che sarai soddisfatta … anzi, chissà, forse c’è ancora il
tempo utile affinché anche tu sia coinvolta. Non ti preoccupare, torna da Galahad e aspetta.”
Melissa
non fu affatto soddisfatta da quelle parole, anzi l’avevano fatta preoccupare:
era certa che ciò che entusiasmava così tanto Morgana probabilmente non avrebbe
avuto lo stesso effetto su molti altri. Lei non pensava che la zia fosse
malvagia, ma sapeva che spesso le sue idee di bene e felicità non
corrispondevano con i canoni comuni.
La
Maga, tuttavia, pensò che fosse meglio non mostrare le proprie perplessità e
quindi disse: “Va bene. Grazie per l’ospitalità, verrò a trovarti più spesso.”
Melissa
presto lasciò l’isola della Fata e si affrettò ad andare nella foresta di Brocelandia, piena di domande e timori più di quando aveva
iniziato l’indagine. Arrivò in poco tempo e cercò di non farsi notare dagli
abitanti della foresta: non le sarebbe dispiaciuto parlare con le cerature
fatate che non vedeva da molto tempo ormai, tuttavia era di fretta, non voleva
perdere tempo e scoprire che cosa stesse accadendo, quindi non poteva fermarsi
a parlare con vecchi amici.
Entrò
nella sua casetta: erano decenni che non vi entrava, per evitare che quelle
stanze le ricordassero momenti di gioia che le erano stati strappati via.
Si
diresse subito nella camera dove era custodita la lastra di pietra in cui era
stato rinchiuso Merlino. Salutò subito l’antico maestro, scusandosi per la
lontananza, ma non ebbe risposta. Si stupì di non udire nulla. Gli parlò di
nuovo, ma ancora silenzio. Capì che era accaduto qualcosa di grave durante la
sua assenza. Appoggiò entrambi i palmi delle mani sulla lastra e cercò un
contatto spirituale tra sé e l’anima del Mago, ma lo sentì terribilmente
lontano, come se fosse in uno stato di quiescenza irraggiungibile anche con le
tecniche più potenti e sottili della magia.
Melissa
si rese conto che qualcuno aveva aggredito Merlino, riducendolo in una
situazione ancor peggiore rispetto a quella già misera in cui era costretto prima.
La
donna si sentì responsabile: forse, se lei non fosse stata lontana, avrebbe
potuto proteggere il suo maestro. Per la
prima volta si sentì in colpa di essersi presa una pausa. Chissà quante cose
erano successe da quando lei e Galahad avevano deciso
di vivere come persone comuni, chissà quante cose avrebbero potuto sventare, se
fossero stati attenti al mondo. Avevano permesso che il dolore e faccende
personali li allontanassero dai loro doveri. Erano stati egoisti, avevano
cercato un balsamo per il proprio animo ma era stato inutile; non avevano
ritrovato la serenità e in più avevano trascurato il benessere del mondo, per
il quale un tempo si erano tanto preoccupati.
Melissa
si sentì terribilmente in colpa per tutto ciò e si ripromise che non avrebbe
mai più commesso un simile errore, non avrebbe mai più smesso di prendersi cura
degli altri.
Tentò
ancora una volta di entrare in contatto con Merlino ed ottenne un labile
risultato: non riuscì a parlare con il Mago, ma sentì un’eco, come fosse un
messaggio memorizzato, lasciato lì in attesa di essere ascoltato; una sola
parola: Nun.
Melissa
ricordò che quello era il nome dell’energia primordiale nella tradizione
egizia, quindi decise di andare in Biblioteca per approfondire la faccenda e
cercare di capire che cosa stesse per accadere nel fatidico anno Mille. Non poteva
essere certa che Merlino fosse stato aggredito dalla stessa persona che si
preparava al Mille e non più Mille, tuttavia era altamente probabile e dunque
la Maga decise che quella era la giusta pista da battere.
Galahad era partito per
cercare Viviana e, ovviamente, si era diretto immediatamente al Lago, quasi
sicuro di trovarla lì o, almeno, di trovare la maniera per contattarla. Viaggiò
per alcune settimane e raggiunse la meta.
Si
stupì quando, una volta entrato nel cortile del castello celato, gli andò
incontro suo padre.
“Figliolo!
Sono proprio contento di vederti. È il fato che ti manda.”
“Dite
davvero, padre?”
Galahad si meravigliò
nell’accorgersi che provava ancora soggezione nel trovarsi di fronte al
genitore. L’ammirazione e la stima per il padre erano sempre annidati nel suo
cuore e quasi gli sembrava di tornare bambino, quando aveva a che fare con lui.
“Sì,
sono decenni che tu e la tua amica siete scomparsi dalla circolazione e non c’è
stato modo di rintracciarvi. Temevo per la tua vita, anche se sei immortale
come me. Ti ho cercato a lungo invano, ero molto preoccupato.”
“Mi
avete cercato? Perché …?”
“Che
domande! Sono tuo padre. Non siamo mai stati così tanto tempo senza vederci;
prima, o in un modo o nell’altro, ci incontravamo con una qualche frequenza.”
“Come
mai siete dalla nonna?”
“Beh,
ti sarai reso conto anche tu che le cose a questo mondo non vanno bene. Da tutte
le parti c’è discordia, guerre … il male dilaga. Insomma, siamo arrivati ad un
collasso, ogni società è malata, non solo quella degli umani, ma anche elfi,
fate, ondine, tritoni, silfidi, salamandre e qualsiasi altra creatura del
piccolo popolo ti venga in mente. Il mondo è malato e ci sono solo due opzioni:
lasciarlo morire o curarlo. Viviana ha trovato la medicina.”
“È
un discorso un po’ generico.”
“Negli
ultimi cinque anni ti ho cercato praticamente senza sosta perché volevamo
coinvolgerti in questo progetto, ma purtroppo non ti ho trovato. Per questo
dico che è il fato che ti ha portato qui:
tu devi essere al nostro fianco e, visto che io non ti ho trovato, sei
venuto tu qui.”
“Sembra
plausibile anche se, a dire il vero, io ero venuto a chiedere alla nonna se sa
qualcosa di questo Mille e non più Mille di cui molti predicatori vanno
parlando in questi ultimi tempi.”
“È
il nostro progetto. Seguimi, sarà Viviana ad illustrartelo.”
Galahad, un poco
titubante, seguì il genitore. In realtà l’idea di prendere parte a un’iniziativa
di famiglia gli piaceva parecchio, però conosceva la megalomania della nonna e,
dunque, voleva ben capire di cosa si trattasse, prima di farsi coinvolgere.
Raggiunsero
Viviana che era splendida come al solito: i biondi capelli le scendevano lungo
la schiena come un mantello, un abito dai colori cristallini le fasciava il
perfetto corpo, al collo aveva una collana con un pendaglio a forma di gallo,
le labbra erano piene e gli occhi brillanti.
La
Dama abbracciò il nipote e lo accolse dolcemente, poi lo fece accomodare e,
dopo avergli offerto infusi e biscotti, iniziò a spiegare ciò a cui stava
lavorando: “Conosci il mito della creazione secondo la mitologia egizia?”
“Ce
ne sono parecchi a dire il vero.”
“L’inizio,
però, è sempre uguale, giusto?”
“Sì.
In principio c’è il Nun: energia pura, caotica, il
potenziale di tutto.”
“Esatto,
poi?”
“Poi
dal Nun emerge la collina primordiale e a questo
punto le versioni iniziano a differire: a seconda delle città e delle epoche,
gli egizi hanno attribuito a diverse divinità il merito di essere la prima, autogenerata e che poi ha creato tutto.”
“Sai
anche in che modo è avvenuta la creazione?”
“Sì.
La divinità pensa alla cosa che vuole creare e la chiama in essere. Crea tramite
la parola. Un sistema molto simile a quello riferito dalla Bibbia.”
“Giusto.
Non si tratta, però, di una creazione ex novo, non parte dal nulla, bensì parte
dal Nun. La parola divina da una forma al Nun. Il Nun è sostanza senza
forma. La parola divina è una sagoma morta che ha bisogno di essere animata dal
Nun. Per la creazione sono necessari entrambi gli
elementi: l’energia e ciò che la ordina.”
“È
un mito, comunque.”
“No,
corrisponde al vero … per lo meno il meccanismo. Esiste il mondo come
contenitore, così come lo vediamo, e l’energia che lo anima e lo rende vivo. La
Creazione e il Nun sono ancora in contatto; c’è una
sorta di portale (ma la parola non è corretta) che permette il fluire dell’energia
dall’infinito serbatoio del potenziale che è il Nun
verso il nostro mondo. La magia funziona in questo modo: i maghi attingono al Nun e con la loro volontà e le loro parole danno forma all’energia
e la proiettano nel mondo; il risultato visivo sono gli incantesimi. Capisci?”
“Sì.
Ne sapevo già qualcosa, anche se non supponevo in questi termini l’esistenza
del Nun. Che cosa c’entra, però, tutto questo?”
“Presto
capirai. Prima voglio verificare che il nostro pensiero sia concorde: credi
anche tu che il mondo sia malato? Dalla caduta di Camelot
le cose non hanno fatto altro che peggiorare e tutto è andato via più
spegnendosi?”
“Sì.”
convenne Galahad “Effettivamente sembra che le cose
stiano marcendo. Ristagniamo nella
stessa situazione da secoli, non c’è progresso. Tutto sembra perdere
vitalità ed essere solo un’ombra. Io e Melissa lo abbiamo notato, ci pare
sempre più di essere circondati da rovine, da cose vuote. Pensavo fossero il
mio dolore e la mia longevità a farmi apparire le cose come svuotate … ma forse
non è così … È questo che mi stai dicendo?”
“Esatto.
Io penso che al mondo siano rimaste molte forme prive di essenza. Sto lavorando
da anni e anni per allargare il canale che connette Creazione e Nun e inondare il mondo con energia in abbondanza, come una
sorta di diluvio universale, ma puramente energetico e a questa nuova linfa che
vivificherà nuovamente il mondo, potremo dare noi la forma. Potremo rendere le
cose migliori, ridonare felicità e bontà a tutti gli esseri viventi, riportare
la luce dove ora sembrano albergare solo tenebre, disperazione e crimine. Questo
è il Mille e non più Mille che ho in mente. Mi aiuterai? Appartieni ancora alla
nostra famiglia? Al Lago? Io, tuo padre e te: uniti per rigenerare il mondo.”