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Autore: LaGIoBG    24/05/2016    0 recensioni
"Aprii gli occhi. Intorno a me si disgiungevano e ricongiungevano milioni di particelle d'ossigeno. Andavano fluttuando fino in superficie per poi scomparire alla mia vista, creando indivisibili crepe nell'acqua. Rimasi fermo qualche istante in più sul fondo della piscina e poi scivolai verso il pelo dell'acqua, riemergendo. Una veloce occhiata al cielo mi fece intendere che fossero passate ore dall'inizio del sonno. Feci forza sulle braccia e riemersi completamente: non ero affatto rigenerato, maledizione. Tornai in camera chiudendo dietro di me la porta del poggiolo e afferrai l'asciugamano al bordo del letto lanciando uno sguardo al grande specchio decorato davanti a me. L'immagine rifletteva la stessa irritante perfezione di sempre. Mi avvicinai alla cornice vecchia ed usurata della superficie riflettente e seguii con il dito le striature nere e rosse, mentre riflettevo. Quello stesso giorno sarei andato da Anastasia. Le avrei parlato e l'avrei convinta a seguirmi. In caso non avesse avuto alcun desiderio di accompagnarmi, tuttavia, sarei passato alle maniere forti. Stavo soppesando i pro e i contro di uno scontro fisico quando la porta si aprì di scatto, sorprendendomi magnificamente nudo. Alzai gli occhi e sorrisi mestamente. -Buongiorno mia cara.- "
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Aprii gli occhi. Intorno a me si disgiungevano e ricongiungevano milioni di particelle d'ossigeno. Andavano fluttuando fino in superficie per poi scomparire alla mia vista, creando indivisibili crepe nell'acqua. Rimasi fermo qualche istante in più sul fondo della piscina e poi scivolai verso il pelo dell'acqua, riemergendo. Una veloce occhiata al cielo mi fece intendere che fossero passate ore dall'inizio del sonno. Feci forza sulle braccia e riemersi completamente:non ero affatto rigenerato, maledizione. Tornai in camera chiudendo dietro di me la porta del poggiolo e afferrai l'asciugamano sul bordo del letto lanciando uno sguardo al grande specchio decorato davanti a me. L'immagine rifletteva la stessa irritante perfezione di sempre. Mi avvicinai alla cornice vecchia ed usurata della superficie riflettente e seguii con il dito le striature nere e rosse, mentre riflettevo. Quello stesso giorno sarei andato da Anastasia. Le avrei parlato e l'avrei convinta a seguirmi. In caso non avesse avuto alcun desiderio di accompagnarmi, tuttavia, sarei passato alle maniere forti. Stavo soppesando i pro e i contro di uno scontro fisico quando la porta si aprì di scatto, sorprendendomi magnificamente nudo. Alzai gli occhi e sorrisi mestamente.
-Buongiorno mia cara.-
La ragazza sulla porta poteva avere sui vent'anni. Con i capelli lunghi e biondi che le sfioravano il bacino e una considerevole altezza di un metro e ottantacinque, con i suoi occhi azzurri come il cielo e le labbra perennemente imbronciate, si trattava certamente di una donna splendida. Anastasia mi osservò senza fretta inclinando il volto di lato e percorrendo ogni centimetro del mio corpo. Compiendo il movimento fece scivolare una ciocca di capelli che pigramente risistemò dietro l'orecchio.
-Fratello.- rispose con un finto sorriso guardandomi infine dritto negli occhi. Infilai i jeans in un secondo e asciugai i capelli velocemente, buttando l'asciugamano a terra accanto al letto.
-Come mi hai trovato?- le domandai fingendo disinteresse mentre aprivo a caso i cassetti di abiti. Anastasia ed io avevamo sempre avuto un rapporto particolarmente spinoso. La nostra ultima litigata ci aveva portati ad allontanarci per qualche secolo e pensavo che mi sarebbero dovuti servire giorni per rintracciarla e convincerla a seguirmi. Avrei volentieri rimandato l'intera situazione se ne avessi avuto modo, ma non potevo più permettermi di rimandare.
Anastasia si avvicinò fluentemente, con un basso da ballerina.
-Ho perlustrato le case più grandi e vecchie che incontravo nel mio percorso. Dovevo immaginare di trovarti qui. Ho avuto il primo indizio con l'auto nel garage.- 
Feci una smorfia senza commentare.
-Ero sulle tue tracce.- ammisi poco dopo, mentre lei si sedeva sul letto. Sobbalzò sul materasso due o tre volte per testare la sua morbidezza, all'apparenza totalmente disinteressata. Prese a seguire con la punta dell'indice una linea dell'intricata figura rappresentata sul copriletto.
-Sai...- sospirò qualche minuto dopo, senza alzare gli occhi. - Non ho mai capito perchè questi uomini abbiano tanta fretta di cambiare. Voglio dire, con queste rivoluzioni, convinti che si possa sempre stare meglio. E se il periodo più lucente fosse già passato? E se... tutto ciò che ci restasse fossero i ricordi di un'epoca migliore ? - Mi appoggiai alla cassapanca e attesi.
-E se ciò che volessimo davvero fosse smettere di vivere in un mondo così insulso e sorpassato, che punta alla perfezione e che la ha già ottenuta ignorandola completamente ?- Capii immediatamente cosa intendesse. I momenti migliori li aveva già passati, aveva vissuto abbastanza. Tutti noi facevamo pensieri del genere prima o poi.
-Non credo che il tuo discorso abbia argomentazioni abbastanza convincenti.- risposi perciò, mantenendo il mio tono neutro. - Sostenere di aver già vissuto il periodo più rigoglioso significherebbe preannunciare un futuro che evidentemente non conosci. Non aprir bocca su ciò che non riesci ad analizzare. Immagino tu intenda toglierti la vita, Anastasia, e non vedo impedimenti evidenti a ciò. Tuttavia ancora mi sfugge il motivo della tua visita. Perchè ti sei data tanto disturbo?-
Lei si alzò, improvvisamente seria, e mi raggiunse. Si fermò a pochi centimetri dal mio volto, alzando un poco gli occhi per incontrare i miei. Freddamente sostenni il suo sguardo.
-Sono qui per chiederti di aiutarmi a farlo. In onore del tempo passato.- disse. Nonostante ciò che pensassi trapelasse sicuramente lasciando trasparire la mia inclinazione ironica a risposta di situazioni del genere, mantenni la compostezza rigida di chi ascolta le parole di un potenziale suicida.
-Lo farò.- le risposi infine, soppesando bene le parole. Vidi il suo sguardo acquetarsi un poco: probabilmente si era preparata un'arringa da farmi nel caso le avessi risposto che non avevo alcuna intenzione di aiutarla. -Ad una condizione. Non vuoi sapere perchè ti stessi cercando?- il suo silenzio fu abbastanza per farmi continuare:- Ho deciso che voglio trovarla. Voglio trovare l'umano in grado di trasformarci tutti. -
Evidentemente non si aspettava questa affermazione, lo vidi dalla sua reazione poco composta: alzò le sopracciglia di scatto.
-E' una stupida storiella mitologica, Michele. Non posso credere che tu ci creda ancora.-
Mi avvicinai alla finestra scostandomi quel poco che bastava per sfuggire alle sue accuse.
-Non ha importanza cosa ne pensi, sorella. - risposi a denti stretti.Osservai i colori del cielo mutare da azzurro in sfumature di nero, mangiando assieme al colore tutta la vivacità di una giornata splendente.
-Solo io posso ucciderti. Solo tu hai la chiave del forziere. - Mi girai per osservarla. -Affare fatto?-
Mi guardò per un minuto, poi mi girò le spalle.
-Arrivare per ripartire subito. Sarà un viaggio molto lungo.-
   
 
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