Anime & Manga > Lupin III
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Autore: evelyn80    25/05/2016    2 recensioni
Michelle Duval è una giovane donna che, durante la sua adolescenza, ha trascorso alcuni anni con Lupin e la sua banda, innamorandosi perdutamente di Jigen. Quando viene abbandonata nelle mani di Zenigata, giura a sé stessa di vendicarsi del pistolero.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jigen Daisuke, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

 
 
Lupin, Jigen e Goemon erano asserragliati nella stanza da letto di quel piccolo appartamento, al primo piano di una palazzina cadente, oramai da due ore. Il loro ultimo colpo, il furto dello Smeraldo Mackay, era andato in fumo proprio grazie a colei che avrebbe dovuto, invece, aiutare i tre ladri nella loro opera: Fujiko Mine. Certo, non era una novità: Lupin era ormai abituato ai continui voltafaccia di quella donna. Anzi, forse era proprio per quello che ne era così tanto innamorato, a parte tutto il resto – petto, fianchi, cosce – ovviamente.
Questa volta, però, quella puttana arrivista non aveva soltanto preso il largo con il prezioso gioiello infilato nel solco tra i seni, ma aveva anche sguinzagliato alle calcagna dei suoi “amici” diversi membri di un clan malavitoso locale, interessati anch’essi alla grossa pietra verde. 
La piccola finestra che si affacciava sulla strada era già stata crivellata da diversi colpi di pistola. I frammenti di vetro sparsi sul pavimento luccicavano debolmente al tenue chiarore della luna che splendeva alta in cielo. Ogni tanto qualche sporadico sparo risuonava ancora nell’aria, cui Lupin e Jigen rispondevano prontamente.
Gli uomini non avevano paura per la loro incolumità. Nonostante fossero ancora giovani, si erano ritrovati in quella situazione decine e decine di volte e sapevano perfettamente come comportarsi per tirarsi fuori dai guai. Ciò che temevano davvero era che potesse succedere qualcosa a Michelle, la ragazza che da alcuni anni si era aggregata – senza il loro consenso, peraltro – a loro. Certo, in quei quattro anni di convivenza le avevano insegnato a difendersi ed a badare a sé stessa, cosa assolutamente necessaria quando fai parte di una banda di ladri, ma per quanto potesse aver imparato loro continuavano comunque a considerarla, ed a trattarla, come una sorta di sorellina minore. Ed, in effetti, era più giovane di loro di ben quindici anni, anche se si arrabbiava moltissimo quando glielo facevano notare. 
Michelle era rannicchiata contro il muro, la sua piccola Smith & Wesson calibro 38 special stretta in pugno. Quella pistola era stata un regalo di Jigen e per lei rappresentava non solo quello che effettivamente era – un’arma micidiale – ma anche il simbolo di quanto la sua vita era cambiata da quando aveva conosciuto il pistolero e gli altri. 
Benché tentasse con tutte le sue forze di rimanere calma, le sue dita non riuscivano a smettere di tremare. Neanche per lei quella era la prima esperienza di quel genere ma, questa volta, si sentiva stranamente inquieta. Trasse un profondo respiro nel tentativo di tranquillizzarsi, poi si sistemò meglio contro la parete e chiuse gli occhi.
La calma apparente si protrasse ancora per qualche minuto poi, all’improvviso, il suono acuto di alcune sirene lacerò il silenzio della notte, accompagnato dal vocione dell’Ispettore Zenigata amplificato dal megafono.
«LUPIN! Ti dichiaro in arresto!» latrò il poliziotto, sbracciandosi fuori dal finestrino della sua auto.
Una raffica di colpi, sparati dalla banda mafiosa, si riversò sulle volanti in arrivo. La prima della fila sbandò ed andò a schiantarsi contro un lampione, bloccando la carreggiata. Le altre auto furono costrette a frenare di colpo ed alcune si tamponarono vicendevolmente.
Jigen approfittò della confusione per sporgersi dalla finestra e sparare due volte. Il gemito di dolore ed il tonfo di due corpi che cadevano in rapida successione furono chiaramente avvertiti anche all’interno del piccolo appartamento.
Nel frattempo Zenigata e gli altri agenti si erano messi in posizione di difesa, rispondendo al fuoco. In breve tempo la piccola banda di malviventi fu sgominata, lasciando campo libero a Lupin ed agli altri. 
Il ladro gentiluomo ed il pistolero si scambiarono un cenno d’intesa. Era da tanto tempo che avevano progettato quella che, secondo Goemon, era una vigliaccata bella e buona, ma fino ad allora non avevano mai avuto l’occasione per portarla a termine. Entrambi gli uomini avevano convenuto che, per il bene di Michelle e per quello di loro stessi, sarebbe stato meglio abbandonare la ragazza prima che si facesse male sul serio. E chi meglio di Zenigata poteva prendersi cura di lei? O, almeno, questo era quello che i due speravano.
Prima che Michelle potesse alzarsi per seguire il resto della banda, con uno scatto felino Lupin balzò verso di lei e la ammanettò alla testiera del letto. Per la sorpresa alla ragazza scivolò la pistola di mano. Alzò il viso, incredula, fissando l’altro negli occhi. Arsenio si meravigliò di sé stesso quando non riuscì a sostenere il suo sguardo per più di pochi secondi.
«Che storia è questa?!» esclamò lei, strattonando inutilmente il braccio sinistro.
«È meglio così, credimi» le rispose il ladro, allontanandosi in fretta.
Michelle volse allora il viso verso Jigen. Il pistolero stava già varcando la piccola soglia, il capo chino.
«Daisuke! Perché?!» esclamò ancora, ma la sua domanda non ebbe risposta.
Risoluta a non farsi lasciare indietro la ragazza si alzò in piedi e prese a trascinare, con grande sforzo, il pesante letto di ferro, escoriandosi la pelle del polso. 
«Non potete lasciarmi qui!» gridò ancora, la voce incrinata, rivolta alla schiena di Goemon che, silenzioso e rapido come un gatto, stava scendendo le scale verso il piano terra. «Jigen! Jigen sei un bastardo!» esplose infine, quando capì che nessuno dei tre sarebbe tornato indietro, che non si trattava di uno stupido scherzo di quel mattacchione di Arsenio Lupin, che la stavano veramente abbandonando. 
Il pistolero si volse per un’ultima volta verso di lei, ma non ebbe il coraggio di dire niente. Con la mano calò ancora di più il cappello sugli occhi e spari nell’oscurità, i singhiozzi di Michelle come unico sottofondo alla loro fuga, alla sua fuga. 
«Ti odio, Jigen!» urlò per l’ultima volta Michelle, abbandonandosi infine ad un pianto dirotto.

Una volta sgattaiolati al sicuro sulla loro Fiat 500, posteggiata sul retro del piccolo edificio, Jigen si lasciò sfuggire un sospiro tremolante.
«Lo sai che abbiamo fatto la cosa giusta» tentò di consolarlo Lupin, posandogli una mano sulla spalla.
«Sì...» rispose l’altro in un sussurro. Si passò una mano sugli occhi poi si abbandonò sul sedile del passeggero, coprendosi il volto col cappello.
Goemon, a gambe incrociate sul piccolo divanetto posteriore, bofonchiò qualcosa riguardo all’onore dei Samurai, ma i due uomini seduti davanti parvero non prestargli attenzione. Arsenio avviò il motore truccato della piccola macchina e la banda di ladri più famosa del mondo sparì nella notte.

Quando Zenigata fece irruzione nel piccolo appartamento, convinto di riuscire a cogliere finalmente in flagrante il suo acerrimo nemico, ebbe una spiacevole sorpresa: si trovò davanti solo una ragazza urlante e piangente ammanettata al letto, che non parve nemmeno accorgersi dell’ingresso dell’ispettore né di tutti gli altri agenti di polizia.
Guardandosi attorno, il poliziotto notò subito, infilato in una crepa del muro, un piccolo biglietto giallo con una faccina sorridente e linguacciuta: quel dannato Lupin voleva beffarsi di lui, ancora una volta! Lo strappò dalla crepa con violenza e con altrettanta foga lo aprì, già pronto ad inveire ulteriormente contro il ladro, ma le poche parole che lesse lo lasciarono inchiodato sul posto: “Abbi cura di lei, Zazà”.
Stava ancora fissando, attonito, il biglietto, quando uno dei suoi uomini gli si accostò.
«Ispettore, abbiamo trovato questa» riferì, porgendogli un piccolo revolver Smith & Wesson con il tamburo aperto.
Zenigata lo prese, facendo cadere i proiettili nel palmo della mano, poi lo ripose in una delle enormi tasche del suo impermeabile. Infine si avvicinò alla ragazza, fissandola dall’alto in basso.
Non era la prima volta che la vedeva. Sapeva che faceva parte della banda di Lupin, anche se non ne aveva mai capito il ruolo. E, soprattutto, in quel momento non riusciva proprio a comprendere per quale motivo l’avessero così miseramente abbandonata a sé stessa, chiedendogli per giunta di averne cura!
Michelle alzò finalmente lo sguardo, fissando in faccia l’ispettore. Con un ultimo slancio d’orgoglio si impettì e sibilò «Beh? Che cosa aspetta ad arrestarmi?» Poi, come ricordandosi di essere già ammanettata, emise un altro sospiro accompagnato da un singhiozzo.
Con un cenno del capo, Zenigata diede ordine ad uno degli agenti di portarla via: forse non aveva preso Lupin, ma di sicuro avrebbe potuto fare un sacco di domande a quella ragazza. 
Mentre veniva trascinata verso le volanti lei alzò la testa e, rivolta più a sé stessa che non agli altri presenti, sibilò con voce chiara «Questa me la pagherai cara, Jigen Daisuke!»


Note dell'autrice:
Buongiorno a tutti! Questa è la prima storia che pubblico in questo fandom, e spero che possa piacervi. Fatemi sapere cosa ne pensate. 
Evelyn

 
  
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