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Autore: FreWolfie5    25/05/2016    3 recensioni
Iris Luna era una di quelle ragazze che si ritrovano a metà strada fra l'oscurità e la luce. La sua vita era abbastanza strana e avvolta nel mistero, ma a lei piaceva così com'era...finché un giorno la sua intera esistenza venne sconvolta.
Iris si ritroverà ad affrontare una realtà del tutto nuova, piena di sfide mortali e lotte senza precedenti. In compagnia di alcuni fra i più valorosi eroi sulla terra, si getterà in un'impresa oltre ogni limite dando vita ad una amicizia che sovrasterà qualsiasi avversità.
TRATTO DALLA STORIA
-Ma guardali. A volte penso che sarebbe stato molto meglio essere come loro. Gli adulti continuano a ripeterti “mi raccomando, sii te stesso” come se fosse facile, ma non è affatto così. Io ho deciso di essere me stessa ed ecco che cos'è successo, mi sono ritrovata sola. Le persone hanno paura di restare sole, è una cosa del tutto naturale, non mi sorprende che il resto del mondo decida di indossare una maschera pur di essere accettato-.
Desideravo tirare fuori dalla mia mente quelle parole mai pronunciate da un sacco di anni, ma non ne avevo mai avuto l'occasione.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Le Cacciatrici, Mostri, Nico di Angelo, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima, dopo o durante la lettura si consiglia l'ascolto della seguente canzone:
Labyrinth by Elisa

 

Per tutto il resto del viaggio nessuno disse una parola, l'unico suono udibile era la musica.

Quando giungemmo a destinazione, scendemmo dall'auto, ci sgranchimmo un po' le gambe e ci mettemmo ad osservare il cartello appeso alla parte superiore dell'entrata, costituita da un insieme di tronchi rudimentali. Una volta varcato quell'ingresso la nostra avventura sarebbe definitivamente iniziata. Non ci sarebbero più stati dubbi o ripensamenti, quel punto esatto, quella linea sottile che divideva l'area sicura dalla selva oscura era la nostra ultima possibilità di prendere una decisione.

Eravamo ancora allineati, immobili davanti a quel maledetto cartello. Smisi di fissare l'insegna con su scritto in stampatello maiuscolo "Mammoth Cave" e feci un passo avanti, finché non mi trovai esattamente a metà strada fra le due possibili vie percorribili. Fra certezza ed ignoto, fra salvezza e pericolo, feci la mia scelta. Con l'immagine di mio padre impressa nella mente, varcai la soglia senza voltarmi indietro. Dopo pochi secondi fui seguita a ruota dal resto del gruppo, fatta eccezione per Jules-Albert che si congedò.

-Cosa stiamo cercando di preciso?-

domandò il figlio di Ade 

-Un indizio, una traccia, un segno...qualsiasi cosa. C'è un motivo se gli eroi genealogici sono passati di qui e noi scopriremo qual'è- 

-Ok, abbiamo un piano almeno?-

-Mi piace improvvisare-

risposi

-Questo sì che è rassicurante-

-Se hai qualcosa di meglio da offrire ti ascolto, sono aperta a suggerimenti- 

-Perché come prima cosa non pensiamo ad un modo per entrare?- 

propose Soly.

Mi ritornò in mente l'incubo di qualche giorno fa, quello che mi aveva spinta a partire. Ricordavo bene la grotta buia e ostile nella quale mi padre si era avventurato, l'ultimo luogo in cui lo avevo visto. Mammoth Cave era famosa per le sue caverne profonde ed insidiose, la nostra ricerca sarebbe dovuta partire da lì. 

-Dobbiamo riuscire ad arrivare ad una delle caverne- 

dissi ai miei compagni

-Beh, ci servirà una strategia adatta a mantenere un basso profilo. Non mi va di essere arrestata dopo neanche due giorni di viaggio-

dichiarò Soly.

Mentre pensavo a come poter entrare, notai degli strani fogli su un albero vicino. Il cartello accanto ad esso diceva: "Quercia degli innamorati". A quanto pare s trattava di un albero piuttosto antico, il più vecchio dell'intero parco naturale. I foglietti colorati attaccati al tronco altro non erano che post-it su cui le coppiette scrivevano i propri nomi, accompagnati da vari cuori e altre frasi dolci. Di solito si usava farlo con i lucchetti o scriverlo sui muri, perciò quella mi sembrò un'idea piuttosto originale. Un foglietto in particolare catturò la mia attenzione. La maggior parte dei messaggi era incollata sulla parte superiore dell'albero, come simbolo dell'amore da dover coltivare che germoglia e cresce fino a toccare il cielo, analogamente ai lunghi rami che sembravano quasi riuscire nell'intento. Solo quell'unico foglietto se ne stava più in basso, solitario, quasi sottoterra. Mi chinai per leggerlo e vidi che non vi era alcun nome, né tanto meno una frase. A dir la verità non c'era neanche una sola parola! Il linguaggio utilizzato era molto più primitivo, si trattava infatti di rune, rune orlanthi. Mi concentrai per decifrarne il significato. Si vedevano chiaramente il simbolo della bestia e quello dell'oscurità. Vi erano poi il simbolo dell'uomo, dello spirito e della morte. Successivamente compresi la luce, l'armonia, il chaos ed il freddo. Lessi ad alta voce

-La morte della bestia oscura per mano dello spirito umano porta armonia e luce nel freddo chaos-

-Hai detto qualcosa?-

chiese Nico con aria confusa. Io ci capivo meno di lui.

-Ma questa roba non ha alcun sens...-

non feci nemmeno in tempo a finire la frase che mi ritrovai il vuoto sotto ai piedi. Senza alcun preavviso era scattato un meccanismo che aveva aperto una botola nascosta. Quest'ultima ci condusse lungo un tunnel sotterraneo incredibilmente scivoloso e buio. Non appena arrivai in fondo, caddi a peso morto su qualcosa di morbido che si rivelò essere Solaris. 

-Soly, scusami! Stai bene?- 

-Non preoccuparti, nulla di grave-

-Ma prego, fate pure con comodo voi due, tanto non ci siete mica voi qua in basso! E per la cronaca, io starei meglio se vi toglieste, grazie per averlo chiesto!-

si lamentò Nico con tono acido.

Ci rimettemmo in piedi velocemente e ci guardammo attorno. 

-E' buio pesto qui sotto-

feci notare

-Questo non è di certo un problema-

intervenne Soly sprigionando un fascio di luce danzante simile ad una fiammella dalla sua mano destra

-E' il caso di dirlo, sei davvero brillante, amica mia-

la elogiai 

-Lo so, è un dono di natura-.

Proseguimmo inoltrandoci sempre più in profondità alla ricerca di una pista da seguire. Passammo davanti ad un'enorme roccia identica a qualsiasi altra roccia vista in precedenza, tranne che per un particolare. Sulla superficie si notavano chiaramente dei graffi piuttosto profondi e la cosa non mi piaceva affatto. Gli esaminai da vicino e quando li sfiorai con la mano, la mia banca dati mentale recuperò un'informazione fondamentale. 

-Iris, che hai?-

-I-io credo di conoscere questo posto-

-E' quello dell'incubo, vero?-

domandò Nico interpretando il mio sguardo

-Sì- 

risposi lievemente, quasi in un sussurro.

Il luogo era identico a quello del sogno in cui mio padre veniva catturato da quell'essere spaventoso nascosto nell'ombra. Soly era poco più lontana, ancora in cerca di indizi. Averi voluto raggiungerla, ma non riuscivo a muovermi. Per quanto ne sapessi, quello su cui stavo accucciata poteva essere il suolo sulla quale l'uomo più importante della mia esistenza aveva perso la vita. Il solo pensiero della polvere sottostante macchiata di rosso mi faceva letteralmente rabbrividire. Ad un tratto sentii un peso improvviso sulla mia testa. Mi voltai e scoprii che si trattava della mano di Nico fra i miei capelli. Per attimi che sembrarono secoli non si mosse di un millimetro, non disse nulla. Si limitò a starsene lì, in piedi davanti a me, a fissarmi. L'assenza di luce nei suoi occhi mi colpì nuovamente per l'ennesima volta, non riuscivo a farci l'abitudine. Sembrava di stare a guardare dei vetri rotti con la consapevolezza di non poterli rimettere insieme. Non c'era bisogno di alcuna spiegazione da parte sua. Lui lo sapeva. Sapeva sempre cosa mi passava per la testa, capiva a pieno il mio dolore ancora prima che mi rendessi conto di provarne. Era una cosa che non riuscivo a spiegarmi. Tuttavia, non volevo essere trattata come una bambina in lacrime, volevo dimostrare di poter essere forte tanto quanto una vera guerriera, perciò mi rialzai di scatto e finalmente mi diressi verso Solaris interrompendo quella comunicazione indiretta fra me ed il figlio di Ade come se non fosse mai avvenuta. 

-Soly, qualche novità?-

-Dipende da che cosa intendi per novità-

-Spiegati-

la invitai

-Sono riuscita a trovare questa gigantesca pittura rupestre. Sembra quasi che racconti una specie di storia-

rivelò avvicinando la fiammella lucente ai dipinti sulla parete. Questi ultimi rappresentavano quella che a parer mio era solo una macchia scura con un paio di occhi ed un omino stilizzato intento a combattere con una lancia assai singolare fra le mani. Toccai la scena con una mano e in un secondo mi apparve davanti l'immagine di due enormi occhi minacciosi e scintillanti nell'oscurità, così la levai di scatto. 

-In che modo questo potrebbe esserci d'aiuto?-

domandò Nico, che intanto ci era venuto dietro

-Non ne ho idea, ma è pur sempre qualcosa. Tu hai di meglio, cadaverino?-

-NON CHIAMARMI MAI PIU' IN QUEL MODO, FIREJEWEL!-

strillò furioso a Soly

-E va bene, ma tu non azzardarti a tirare fuori il mio cognome, altrimenti giuro che ti strangolo- 

replicò la bionda

-E' così bello andare tutti d'accordo! Vero, ragazzi?-

li richiamai per farli smettere. 

-Non è certo colpa mia se la tua amichetta...-

Nico si bloccò improvvisamente

-Lo avete sentito anche voi?-

chiese 

-Sentito cosa?-

disse la bionda. 

Tesi le orecchie per comprendere cosa stesse andando storto. Non udii nulla di particolare, ma percepii la presenza di una strana energia di tipo elettrico nelle vicinanze. 

Accadde tutto nel giro di pochi secondi. Ci ritrovammo accerchiati senza preavviso da quelli che sembravano i membri di una specie di tribù sotterranea. Avevano la pelle scura, cosparsa di terra e piena di strani simboli tatuati ovunque. Avevano un aspetto parecchio primordiale, a cominciare dalle semplici vesti che indossavano, per la maggiore composte da stracci. Non ero certa che parlassero la nostra lingua. I miei dubbi trovarono conferma quando una donna muscolosa dallo sguardo severo ci rivolse la parola in Shona, una lingua diffusa nell'Africa meridionale mi parve di ricordare. 

-Chi siete voi?-

tradussi mentalmente. Non sapevo molto di questa lingua praticamente sconosciuta, ma provai comunque ad utilizzarla per comunicare.

-Siamo solo dei turisti. Ci siamo persi-

mentii . Gli altri sembrarono sorpresi dalla mia conoscenza linguistica, ma io non ci feci caso. 

-Ora venite con noi-

ci invitò la donna  

-In realtà noi dovremmo...-

tentai di obbiettare, ma non fu una buona idea. I guerrieri sfoderarono ognuno la propria lancia contro di noi. Erano praticamente identiche a quella dell'uomo della raffigurazione sulla parete e per di più erano cariche di elettricità. Non riuscivo a credere che una popolazione a prima vista arretrata rispetto al resto del mondo fosse dotata di armi così moderne e all'avanguardia. Piccole scariche elettriche guizzavano dalle estremità biforcute delle lance. 

-Pare che tu li abbia fatti arrabbiare-

osservò Nico

-Non sono stata io! Vogliono che li seguiamo-

-Che facciamo ora?-

chiese Soly. 

Ritenni poco saggio un tentativo di fuga. Sapevo che quella deviazione ci avrebbe portato via tempo prezioso per la missione, ma non c'era altra soluzione.

-Andiamo-

dissi, invitando gli altri due semidei a venirmi dietro. 

 

Angolo autrice 

ECCOLO QUA! Dopo secoli passati sui libri a crepare dallo studio, ho trovato cinque minuti di libertà per scrivere questo dannato capitolo! Spero vi piaccia.

Baci

Fre<3  

   
 
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