Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: shezza_demon221    27/05/2016    0 recensioni
Tutto quello che so è una porta sul buio.
(Seamus Heaney)
L'arrivo inaspettato della misteriosa Lily porterà nuove vicissitudini al 211b di Baker Street.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 3

Sherlock who?



La mattina era arrivata.

Mentre la macchina camminava per le strade di Londra, Lily guardava fuori dal finestrino. Sentiva la colazione che aveva mangiato un’ora prima rimescolarsi nello stomaco.

La descrizione che John aveva fatto di questo Sherlock (che strano nome, poi), non era stata delle più incoraggianti. Sicuramente Lily aveva avuto a che fare con delle personalità forti (decisamente) ma questa era un’altra incognita.

Misantropo, eccentrico, particolare. Ma non cattivo. Beh, almeno quello.

Se c’era una cosa che Lily sapeva fare benissimo, era stare in silenzio. Forse era quello che serviva con questo Sherlock. Ma il nervosismo non l’abbandonava, lei con il nervosismo c’era nata, maledizione.

Non si era accorta che la macchina si era fermata.

“Lily? Lily?” la voce di Mary l’aveva richiamata alla realtà “tesoro, siamo arrivati”. Le aveva sorriso e  Lily aveva saputo solo fissarla, per un paio di secondi, senza capire.

“Forza, scendi dalla macchina. Coraggio” le aveva stretto la mano velocemente.
 
Lily era scesa, riluttante. Davanti a sé c’era un portoncino nero, con sopra dei numeri dorati: 221B.
Non era riuscita a inquadrare la zona dove si trovava e quindi non sapeva il nome della strada.

“Ed eccoci qui, Lily. 221B di Baker Street” John le aveva messo una mano sulla spalla e stretto leggermente.

Bene, aveva avuto la risposta da John. 221B di Baker Street. Abbastanza facile da ricordare.

John l’aveva guardata, serio. Lily sentiva il suo sguardo addosso e si era automaticamente girata verso di lui, guardandolo spaurita.

“Io ho paura” aveva sentito la sua voce uscire dalla sua gola automaticamente “ho sempre avuto paura di tutto e di tutti. Cosa dovrei fare ora?”

John era rimasto in silenzio. Aveva leggermente alzato le spalle, intrecciando le mani dietro la schiena.

“Io conosco Sherlock da molti anni ormai” aveva sorriso leggermente “e come ti ho già detto, non è una persona facile da inquadrare. Ma non so, ho come la sensazione che per qualche motivo potreste capirvi. Avete una bella dose di buio dentro di voi, e Dio solo sa cosa nascondete. Anche io nonostante tutti questi anni, penso di aver scalfito solo la superficie. E penso che nessuno ci riuscirà mai” aveva sospirato “ma sai, alla fine è una persona anche lui” aveva riso leggermente, poi l’aveva guardata negli occhi “qualsiasi cosa non debba andare, semmai non dovessi sentirti a tuo agio, basta dirlo. E sistemeremo tutto”.

Lily sudava e tremava dal freddo. Quella non era paura, era qualcos’altro. Sperava non fosse mai arrivata, ma alla fine il conto si presentava sempre. Era la paura di questo qualcos’altro che la mandava ancora di più in paranoia. Aveva lasciato tutto a Kaleb e ora non poteva fare nulla, se non cercare di controllare i dolori. Erano le medicine che le avevano dato all’ospedale che l’avevano tenuta tranquilla, ma ora il suo corpo si stava risvegliando, ma lei doveva controllarsi e cercare di non dare nell’occhio.

Aveva annuito verso John con un sorriso tirato, e finalmente si erano avvicinati al portoncino nero. Erano entrati e avevano salito due rampe di scale fino a trovarsi di fronte a una porta chiusa. Lily aveva tirato un respiro profondo, rallentando l battito del suo cuore che le martellava nelle orecchie.

_______________________________________________________________________________________________________


Da fuori, attutita dalla porta, si sentiva la melodia di un violino. John aveva scossa la testa, ridendo: “Il solito esibizionista melodrammatico”.

Aveva aperto la porta senza bussare, e la melodia era cessata di colpo.

Lily era rimasta dietro John e continuava a tremare, i muscoli indolenziti. Riusciva a guardarsi solo le scarpe, non poteva guardare in faccia nessuno in quel momento. Aveva sentito la mano di John sulla schiena “Coraggio” le sorrideva rassicurante.

Lily aveva strizzato gli occhi, tirato un bel respiro e tirato su il viso.

Davanti alla finestra c’era un uomo alto, con il violino ancora sotto il mento, l’archetto abbassato su un fianco. Era slanciato, e da quello che poteva vedere Lily visto che era controluce, aveva la pelle chiara, quasi bianca. L’uomo si era mosso verso di loro, rendendo più chiara la sua figura. Aveva capelli neri, ricci e morbidi. La bocca era bella, il labbro superiore perfettamente disegnato. Gli zigomi erano la cosa che più avevano colpito Lily; alti, sporgenti, che contribuivano a dare all’uomo un’aria misteriosa, ma anche aliena, quasi sovrannaturale. Gli occhi allungati erano un misto tra grigio e celeste e la squadravano critici, ma anche curiosi.

La stava leggendo come un libro. Sentiva i suoi occhi dappertutto, veloci e profondi. La bocca si era stretta in maniera impercettibile per poi tornare normale, seria, senza un’espressione particolare. Il silenzio sembrava durare da secoli ormai.

Sherlock guardava quella ragazza paralizzata dall’imbarazzo. Aveva le pupille dilatate, un sottile velo di sudore che le ricopriva il viso; tremava impercettibilmente, e cercava di controllarsi con tutte le sue forze. Ma nonostante tutto, lo guardava fisso. Non distoglieva lo sguardo, era come ipnotizzata, come se cercasse di vincere la paura. Aveva un taglio sul labbro, e un livido che stava guarendo sotto l’occhio. Segni rossi impercettibili sul collo.

Aveva posato il violino e guardato John, che aveva osservato questa ispezione in silenzio.

Il suo sguardo chiedeva; cosa non si sa. Forse un’introduzione formale.

John si era ripreso all’improvviso e schiarendosi la gola aveva spinto leggermente Lily oltre la soglia: “Sherlock, lei è Lily. Lily, questo è Sherlock”.

Lily stava pensando. Doveva allungare la mano? Era un tipo formale da stretta di mano? Aveva di nuovo abbassato lo sguardo, nel panico.

Sherlock aveva guardato John alzando le sopracciglia. Cosa doveva fare? John aveva spalancato gli occhi, incoraggiandolo.

“….beh, ciao Lily” altro sguardo truce di John “piacere di conoscerti”. A quel punto, aveva scrollato le spalle, non sapendo più cosa dire. Il suo viso diceva chiaramente: ho già fatto questo, fattelo bastare”.

Lily aveva aperto la bocca e articolato qualche parola: “Buongiorno signor Sherlock, io…piacere di conoscerla. La ringrazio molto per…questo, per l’ospitalità”. Aveva stretto gli occhi dandosi dell’idiota. Signor Sherlock. Ma per favore.

Aveva sentito chiaramente il sorriso di John e l’alzata di sopracciglia di Sherlock, incredulo. Ma sì, si sarebbe buttata per le due rampe di scale per la vergogna. Tanto, peggio di così.

“Chiamami Sherlock, per favore” aveva detto con tono formale.

“Ehm…va bene” Lily era riuscita a dire solo quello.

Le avevano fatto vedere la sua stanza e Sherlock aveva subito messo in chiaro le sue condizioni. Tutto quello che non rientrava nelle proprietà di Lily, non doveva essere spostato o toccato. Tranne le eccezioni, cioè tazze, bicchieri, stoviglie e cibarie.

La casa era molto carina anche se disordinata. Lo spazio principale era il salotto con un caminetto e due poltrone davanti a esso. Dall’altra parte un divano e un tavolo pieno di carte; la cucina dava direttamente sul salotto, e da lì tramite un corridoio si aveva accesso alla camera di Sherlock e al bagno. Al piano di sopra c’era la stanza che sarebbe stata di Lily.
Una casa normale, un tetto sopra la testa dove potersi rifugiare. Era tutto ciò che a Lily bastava.

John doveva scappare, Mary lo aspettava. Lily lo aveva accompagnato alla porta, e prima che potesse dire qualsiasi cosa John l’aveva stretta forte, in un abbraccio stritolante e aveva sussurrato nel suo orecchio: “ Coraggio Lily, sii forte. Andrà bene”. Dietro di lei aveva sentito un sospiro esasperato di Sherlock. John aveva sciolto l’abbraccio e le aveva sorriso.
“Ciao” aveva detto, ed era volato giù per le scale, lasciandola là impalata ancora scossa dall’abbraccio improvviso.

Ora.

Lily si era girata verso Sherlock, guardandolo.

Lui aveva inarcato un sopracciglio: “Sei sicura di stare bene?”

I suoi occhi grigi l’avevano perforata da parte a parte.

“Io? Sì, certo…benissimo” le era uscito un sorriso tirato e aveva stretto i pugni dietro la schiena conficcando le unghie nei palmi delle mani. Il dolore la faceva concentrare, senza divagare e quindi dire sciocchezze.

______________________________________________________________________________________________________________

Sherlock continuava a fissarla, a penetrarla con quegli occhi profondi.

Se non avesse smesso subito, Lily si sarebbe messa a urlare. Sia per il dolore che si stava auto infliggendo, sia perché non riusciva a reggere quello sguardo accusatorio, quegli occhi color metallo che sembravano sapere tutto.

All’improvviso, Sherlock aveva voltato le spalle a Lily, tornando al suo violino.

“Sai preparare un the?” aveva chiesto, posizionandolo sotto il suo mento.

“Posso provare…” aveva sussurrato, sollevata dal mancato contatto visivo.

“Senza zucchero, con latte” aveva cominciato a suonare, girato verso la finestra.

Lily era rimasta interdetta per qualche secondo, poi si era girata verso la cucina. Avrebbe preparato un the, o almeno ci avrebbe provato.

In cucina, aveva trovato il bollitore, due tazze di cui una sbeccata (che avrebbe preso lei) e le bustine di the.

Mancava il latte, e il suo sguardo si era subito posato sul frigo argentato dall’altra parte della cucina.

L’aveva aperto, ma subito richiuso. Non era sicura di quello che aveva visto, ma forse era meglio ricontrollare.
Aveva appena schiuso il frigo per poi sbattere la porta e squittire a voce alta: “Oh santo cielo”.
La voce le si era strozzata in gola, e subito aveva pensato che probabilmente era il tono di voce più alto che aveva usato nelle ultime 24 ore.

Sentendo il movimento, Sherlock si era fermato: “Cosa succede?” aveva chiesto con la sua voce morbida e calda.

Lily si era girata verso di lui, visibilmente imbarazzata: “ Credo ci siano degli occhi umani dentro un barattolo nel frigo”.

“Ah sì certo, sono i miei esperimenti. Non toccarli”.

La calma di Sherlock era stoica, e Lily era rimasta immobile vicino al frigo. Ok. Occhi umani dentro un barattolo. Ok, certo, nessun problema. Hai una casa, basta non aprire il frigo, e se proprio devi, socchiudi gli occhi, individua l’obiettivo e richiudilo SUBITO.

Lily non si sentiva bene, affatto. Tremava, era piena di dolori e sentiva il sangue pulsarle nelle vene come se dovessero esplodere. Per poco non faceva cadere una tazza. Il bollitore aveva cominciato a fischiare, e aveva cercato di prenderlo con le mani ferme. Era riuscita a preparare le tazze e a portarle in salotto. Sherlock la seguiva con lo sguardo, senza proferire parola.
Aveva preso la tazza e seduto sulla sua poltrona, beveva a piccoli sorsi. Lily sedeva davanti a lui, la tazza ancora fumante. Il sole dorato del tramonto colorava la stanza di arancione, stava calando la sera. Sherlock l’aveva osservata e aveva esordito:

“Io non cucino, perché raramente mangio. Se vuoi, possiamo ordinare un takeaway e poi direi che potresti riposare, sembri averne bisogno”. L’aveva guardata al di sopra della tazza, gli occhi più scuri rispetto a pochi momenti prima.
Lily si era limitata ad annuire e a mormorare un grazie sommesso.

“Non ringraziare sempre, non sei qui per essere una sottoposta. E poi di norma io non ringrazio, anche quando dovrei. Quindi rendiamo la vita facile a entrambi”. Aveva posato la tazza e ordinato da mangiare.

La serata era passata così, senza parlare. Gli unici rumori erano quelle delle posate sui piatti. Poi Sherlock aveva esordito: “Da dove vieni?”

Lily si era bloccata con la forchetta a mezz’aria; poi l’aveva lentamente posata sul piatto: “Da un piccolo paese dell’entroterra inglese”.

“Quale?” aveva rincalzato Sherlock.

“Questo è quanto c’è da sapere” Lily aveva sorriso leggermente, facendo intendere che il discorso poteva finire lì. Nel suo sguardo c’era determinazione e fermezza.

“Oh, bene” Sherlock aveva bevuto un sorso d’acqua e si era ammutolito.

“Penso che andrò a dormire, sono un po’ stanca” aveva esordito Lily, senza aspettare risposta “Buonanotte Sherlock e…la cena era molto buona”.

Sherlock sapeva che era un modo di ringraziare: “Buonanotte Lily, a domani” aveva detto senza guardarla in faccia.

Lily aveva fatto le scale due a due e si era richiusa la porta alle spalle, esausta. Poteva lasciare andare il tremore, il freddo, il sudore, il dolore e il sangue esplodere dentro le sue vene. Le sembrava di impazzire. Aveva sbattuto la testa alla porta, cercando di ignorare i crampi che le pervadevano il corpo. Ogni muscolo era teso fino allo spasmo. Era riuscita a stendersi sul letto, ancora vestita, raggomitolandosi su se stessa; quanta vergogna provava, ma quanto bisogno aveva in quel momento. E non era neanche stata una sua decisione. Lacrime silenziose uscivano dai suoi occhi, stando attenta a non singhiozzare, a non farsi sentire. Ormai era automatico. Piangere significava essere deboli, causare problemi e quindi essere picchiata fino a quando perdeva i sensi.

Voleva veramente dormire, svenire per qualche ora. Si era tolta i vestiti, ma sentiva caldo poi freddo. Non sapeva quante ore aveva passato così, sapeva solo che era notte fonda e aveva inzuppato le lenzuola di sudore e ci si era avviluppata dentro, non riuscendo a stare ferma.
A un certo punto aveva deciso di andare in bagno. Sciacquarsi la faccia, magari anche vomitare, stendersi sul pavimento freddo.

Con difficoltà era arrivata in bagno e aveva rimesso la cena dentro il water, sperando di non fare rumore e svegliare Sherlock. Piangeva e malediva sé stessa, talmente forte che non aveva sentito la porta aprirsi. Mentre vomitava bile, aveva sentito una presenza accanto a sé.

“Hai una crisi d’astinenza” la voce profonda di Sherlock l’aveva spaventata. Credeva che la presenza fosse un’allucinazione.

MERDA!” aveva esclamato “oh…che paura! Scusa Sherlock..io..” la voce si era affievolita dalla vergogna.

“Cos’è? Morfina, eroina?” le aveva preso il braccio “non hai buchi, come fai?”

“Le dita delle mani” aveva risposto stremata, in un sussurro.

Sherlock la guardava, mentre lei aveva un altro conato. Aveva sentito la sue mano fresca sulla fronte,giusto  il tempo di vomitare. Continuava a tremare dal freddo.

Era rimasto lì, senza toccarla e senza parlare. Lily era esausta, le si chiudevano gli occhi.

“Alzati” aveva detto Sherlock “non puoi dormire sul pavimento del bagno”.

Lily aveva puntato le mani sul bordo del water e si era alzata a fatica. Avrebbe obbedito, come aveva sempre fatto, avrebbe gestito l’astinenza come aveva sempre fatto. Avrebbe fatto, come al solito, senza fiatare. Non avrebbe fiatato, sennò…Dio solo sapeva cosa sarebbe successo. Ma Sherlock non era lui, non era Kaleb. Ma lei aveva un pilota automatico nel cervello. Si era alzata e appoggiandosi al muro era uscita dal bagno e fatto le scale, sentendo sempre Sherlock dietro di sé.

Arrivata in camera, aveva caldo. Si era diretta verso la finestra per aprirla, ma Sherlock l’aveva fermata: “Faccio io, tu mettiti a letto”.

Lily si era buttata sulle lenzuola umide, la testa pesante come le sue palpebre stanche. Era crollata in un sonno immediato.

Sherlock la guardava, serio e con aria leggermente infastidita. Non ci voleva, non ci voleva proprio.
Era bastato lui, anni fa. Era bastata la sua di dipendenza, accidenti. Aveva preso il telefono e digitato un sms per John.

Domani mattina è richiesta la tua presenza qui. Abbiamo un problema. SH

John aveva risposto mezz’ora dopo, sveglio per via della piccola Rose.

Cosa succede?Lily?JW

Lily ha appena avuto una crisi d’astinenza da eroina nel mio bagno. Servi tu e metadone. Ora dorme ma penso che il problema vada risolto il prima possibile. SH

Eroina? Merda  Sherlock, ora come sta?JW

Dorme, e penso anche che sia stata costretta a usare la droga in qualche modo. SH

Domani parlerò con lei. JW

Sempre che ti dica qualcosa. SH

Tentar non nuoce. Buonanotte. JW

Sherlock aveva avuto questo scambio di messaggi sulla soglia della camera di Lily. Ora dormiva, sembrava tutto apposto.
Aveva lasciato la porta accostata, scendendo lentamente le scale.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: shezza_demon221