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Autore: Eliessa    28/05/2016    1 recensioni
Boston. Hoyt, il tagliatore di gole era tornato.
Il suo obiettivo era la detective della omicidi di Boston Jane Rizzoli, l’unica donna che non era riuscito ad uccidere.
Riuscirà Jane a prendere Hoyt prima che lui l’uccida?
Riusciranno la sua famiglia, i suoi amici e soprattutto Maura a starle accanto?
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Jane Rizzoli, Maura Isles, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CHAPTER 4

Jane e Maura passarono la notte in bianco. Passarono la notte immerse nei loro pensieri, e soprattutto pensarono e ripensarono al bacio della sera prima, il bacio che desideravano da tanto e che ora era la causa che le aveva allontanate quella notte.
L’unica cosa che volevano in quel momento era vedersi per chiarirsi, per spiegarsi, mettere in chiaro quello che stava accadendo tra loro ma nessuno delle due ne aveva il coraggio.
Jane aprì gli occhi quando uno spiraglio di luce le entrò in camera dalla finestra di fronte al letto. Si portò una mano agli occhi per la luce accecante e poi prese in mano il telefono per guardare l’ora: erano le otto. Aveva dormito fino a tardi, o meglio era rimasta a letto fino a tardi quella domenica perché la notte appena passata fu molto agitata. Decise di rimanere a letto altri dieci minuti in modo tale da svegliarsi per bene, anche se senza caffè non era un risveglio vero e proprio, ma in realtà non era pronta ad affrontare lo sguardo di Maura. Il bussare alla porta però le aveva tuttavia fatto capire di aver fatto un pensiero sbagliato, Maura stava per entrare nella sua stanza.
-Ehi Jane, sei sveglia?- chiese Maura restando sulla porta.
-Mmh, si.- rispose la donna. –Entra, non stare lì ferma.- Jane si sollevò per mettersi a gambe incrociate sul letto e Maura si sedette accanto a lei. Erano imbarazzate, non sapevano come iniziare la conversazione. Erano così amiche che ora riuscivano a stento a guardarsi negli occhi e iniziare una conversazione seria, così Maura iniziò a parlare restando sul vago.
-Non hai bevuto il te. Non lo hai nemmeno toccato.-
-No, non mi andava, e poi mi sono addormentata subito.-
Mentiva.
-Allora avrai fatto qualche incubo, ti ho sentito lamentarti, non negarlo.-
-Pensavo ad Hoyt e…-
-E al bacio.-
Jane alzò lo sguardo su Maura e si fissarono. –E’ inutile negarlo o far fine di niente perché oramai è successo.- Jane annuì.
-Io non… Ah è così difficile.-
-Perché? Perché è stato un errore da non rifare o è stato un errore di cui non ti penti e che vorresti ripetere?-
-Perché ti amo. Perché non ne posso più di nascondermi di far finta che la nostra sia solo amicizia, che noi siamo solo due amiche…-
-Quindi questo non è stato un errore?-
-No, direi proprio di no.-
-Tu sei pronta per una relazione? Sarà un inferno, lo sai vero?-
-No, con te non si può andare all’inferno, stare con te sarà il paradiso.-
Maura si avvicinò a Jane, e la travolse in un lungo e caloroso bacio pieno di passione, quella passione che finalmente non dovevano nascondere anzi finalmente la potevano sprigionare. Erano sdraiate sul letto, con le gambe intrecciate tra loro, le mani dell’una poste nelle mani dell’altra mentre continuavano a baciarsi. Non erano pronte per andare oltre ma più che altro fu qualcos’altro che impedì alle donne di andare avanti e le fece subito drizzare sul letto. Era Angela che entrò in casa e si erano dimenticate che le avrebbe potuto sorprendere in qualsiasi momento.
- Mia madre!- esclamò Jane. –Ha il potere di sapere  quando sia il momento giusto da interrompere.- Maura sorrise. –Dici che si arrenderà a cercarci?-
-No, credo che inizierà a guardare ovunque.-
-Non abbiamo scelta a quanto pare. Però prima di andare devo chiederti una cosa.-
-Dimmi pure.-
-Possiamo tenerlo per noi? La nostra storia per il momento può restare tra queste quattro mura? Non voglio gridarlo al vento, voglio avere per una volta una cosa tutta mia, da difendere, da proteggere.-
-Ma certo.-
rispose Maura abbracciando Jane. -Dai, andiamo. Ti preparo il tuo caffè istantaneo.- Jane s’infilò le pantofole e s’incamminò con Maura verso la cucina.
-Ah, eccovi!- esclamò Angela appena li vide. –Iniziavo a preoccuparmi.-
-E’ domenica mà. Non è un reato restare un po’ di più a letto.-
-Cos’è avete fatto le ore piccole?-
-Siamo solo reduci di una giornata pesante.-
Jane iniziò a preparare il suo caffè istantaneo, Maura si dedicò invece al suo espresso, Angela invece prendeva Yogurt, latte e cerali.
-Senti Maura.- disse Angela. –E’ un problema se al pranzo si aggiunge anche Cavanaugh?-
-No, nessun problema.-
-Bene, allora inizio a cucinare. Il ragù alla bolognese fatto come si deve richiede molto tempo e poi ci sono anche le altre cose da preparare.-
-C’è qualche festa in particolare, mà?
Sembra che devi cucinare per il pranzo di Natale da come parli.-
-No, ma vorrei fare un bel pranzo domenicale. Per una volta che siamo tutti insieme, quando mi ricapita di avere a pranzo anche Tommy e Frankie.-
-Possiamo pensare però alla colazione ora?-
chiese Jane sorseggiando il suo caffè come se ad ogni assaggio il caffè avesse avuto il potere di svegliarla sempre di più. Le tre si sorrisero e consumarono la loro colazione in pace. Jane guardò la madre, chissà se quando le avrebbe confessato la sua storia con Maura l’avrebbe vista ancora come sua figlia, se sarebbe stata contenta per lei oppure l’avrebbe abbandonata a se stessa, non rivolgendole la parola, allontanadola per sempre dalla sua vita. Aveva paura, ma l’amore che provava per Maura era più forte di quella paura di essere giudicata o guardata male.
Non le importava quello che sarebbe stato se al suo fianco avrebbe avuto Maura. Si sarebbero sostenute a vicenda e avrebbero combattuto se si trattava di difendere la loro felicità, il loro amore.
Dopo aver finito la colazione Jane e Maura andarono a cambiarsi per quella domenica in famiglia e poi tornarono da Angela per preparare il pranzo.
Le due donne si scambiavano sguardi profondi, avevano il desiderio di stare vicino, di accarezzarsi, di bacarsi, di stare sul divano loro due da soli e dedicarsi un po’ di tempo, invece erano li in quella cucina, distanti. Non sarebbe stato facile. Il primo ostacolo era proprio in quella casa, Angela viveva praticamente da Maura e avrebbe potuto scoprirle in qualsiasi momento quindi dovevano essere molto prudenti.
Verso le undici iniziarono ad arrivare prima Frankie con Tommy e un’ora più tardi si aggiunse Cavanaugh che portò con se una bottiglia di vino rosso, un ottimo Cabernet.
Quel pranzo fu strano. Quello per Jane e Maura fu il primo pranzo da coppia non ufficiale. Avevano un segreto da custodire gelosamente, il segreto più bello che entrambe potessero condividere, ma anche il più difficile perché non sarebbe stato facile nasconderlo ad Angela ed ai colleghi di lavoro.
Dovevano continuare ad avere il loro rapporto di sempre ma già sapevano che sarebbe stato difficile, il non trattenersi dagli sguardi che ci sarebbero stati tra loro, la voglia di darsi un abbraccio o un bacio innocente di sfuggita, arrivare mano nella mano al lavoro senza che nessuno la guardasse male, con disprezzo o come qualcosa da evitare.
Ma loro erano più forti delle provocazioni che ci sarebbero state, loro erano Jane e Maura.
-Allora Jane.- chiese Cavanaugh per iniziare una conversazione. –Com’è andata la cena ieri sera?-
-La cena?!-
rispose Jane distogliendo lo sguardo da Maura e riportandolo su Cavanaugh.
-Con l’agente Dean.-
-Ah si, alla fine non c’è stata nessuna cena.-
-Sono troppo indiscreto a chiederti il perché?-
-Ero stanca, preferivo andare a dormire.-
concluse la frase alzandosi dalla tavola per portare in cucina il suo piatto con il dessert che aveva appena terminato pur di non rispondere ad altre domande dovendo dare innumerevoli spiegazioni. Maura seguì l’amica con lo stesso pretesto che aveva usato lei, portare i piatti in cucina, ma dietro di lei c’era Tommy che la seguiva.
-Dai, ti do una mano.- disse Tommy portano alcuni bicchieri.
-Posso fare da sola.-
-No, ti aiuto così prepariamo gli scacchi. Mi devi una partita, ricordi?-
Maura non poté rifiutarsi così annuì semplicemente.
La tavola fu riportata in ordine, Angela preparò la lavastoviglie e iniziò a lavare i banconi della cucina, Jane, Frankie e Cavanaugh si spostarono sul divano per guardare una partita di baseball in Tv e Maura e Tommy iniziarono la loro lunga partita a scacchi.
Verso sera, Angela e Cavanaugh decisero di uscire.
-Ragazzi noi andiamo a teatro e poi ceniamo fuori.- disse Angela. –Ma non preoccupatevi per la cena, vi ho messo da parte degli avanzi di oggi.-
-Allora usciamo anche noi.-
disse Jane alzandosi dal divano.
-Jane, non vorrai andare…-
-Tenente, capisco che lei come tutti voi siate preoccupati per me, ma non posso restare chiusa in casa. E poi...-
aggiunse dopo qualche attimo -Devo solo andare a prendere degli effetti personali a casa. Sono armata e addestrata per usare la pistola.-
-E io andrò con lei.-
aggiunse Maura.
-Adesso si che mi sento sollevato.- disse Cavanaugh sarcastico.
-E poi c’è la pattuglia che mi scorta. Stia tranquillo capo.-
-Allora vengo anche io.-
disse Frankie. –O ancora meglio, vado io a prenderti quello che ti occorre.-
-Andresti tu a frugare tra i cassetti della mia biancheria intima e nel mio armadio? Avanti non l’hai mai fatto, almeno con me.-
-Ah, Jane. E’ vero, non ho mai guardato nei tuoi cassetti, ma se serve a proteggerti lo farò.-
-Dai Frankie!-
disse Jane abbracciandolo. –Mezz’ora, al massimo un’ora e sono di nuovo qui. Se non ritorno vieni a cercarmi a casa. Giuro che se fai irruzione esco disarmata e con le mai in alto.- Risero entrambi.
-Scema.- gli rispose affettuosamente.
-Ehi, questo è oltraggio a pubblico ufficiale.- affermò Jane mettendosi quasi in posizione seria. –Potrei arrestarti, sono sempre un tuo superiore, agente Rizzoli.- Si sorrisero. –Allora, noi andiamo, non distruggete la casa a Maura. A dopo ragazzi.- Jane e Maura uscirono di casa e quasi subito se ne andarono anche Angela e il tenente.
-Finalmente un  po’ da soli, eh.- disse Jane appena con la compagna entrarono in auto.
-Godiamoci questo viaggio, non avremo altri momenti da soli.- rispose Maura cingendole la mano sinistra di Jane e portandola sulla sua gamba. –Sai, il pranzo di oggi, se gli altri avessero saputo di noi non avrei desiderato altro, io, te e una famiglia con cui riunirmi per ridere, scherzare, stare insieme.-
-Io però credo sia prematuro dire di noi adesso.-
-Lo so Jane, lo so e ti do ragione. La penso come te, non sappiamo come andrà la nostra storia, e poi voglio anche un po’ di privacy. Voglio che sia la nostra.-
-Oh, Maura…-
-Non potevo chiedere di avere accanto una persona migliore, sei tutto quello che volevo, che desideravo e che non volevo ammettere.-
-Uhm, questa è la tua prima dichiarazione. Sai, non ti facevo così romantica dottoressa Isles.-
-Solo perché eseguo autopsie non vuol dire che io sia fredda ed insensibile.-
Per una frazione di secondo Jane guardò Maura, le sorrise dolcemente e poi ritornò a fissare la strada. Due minuti dopo arrivarono sotto casa di Jane, scesero dall’auto e tornarono ad essere per gli altri le solite due amiche di sempre.
La macchina con gli agenti di polizia che li seguivano parcheggiarono dietro di loro e mentre Jane stava per salire i primi gradini dell’appartamento a Maura squillò il telefono. Era un tecnico di laboratorio di turno e aveva bisogno di una consulenza urgente da parte della dottoressa.
-Cinque minuti e arrivo.- disse Maura. Jane rispose con un cenno del capo e comprendendo che era una questione di lavoro urgente, continuò a dirigersi vero casa.
Arrivata davanti la porta del suo appartamento fece un respiro profondo. Infilò la chiave nella porta e quando la girò la porta si aprì subito.
-Avrei giurato di averla chiusa a chiave.- vociferò. Appena entrata aprì, vide la luce e subito dopo il buio.
   
 
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