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Autore: Mangusta Ribelle    13/04/2009    2 recensioni
Un nuovo, strambo caso per la dottoressa Harleen Quinzel.
Fingendo di analizzare la mente del Joker, uno dei più temuti criminali di Gotham, Harleen inizierà con lui un gioco pericoloso, tentando allo stesso tempo di salvare il Joker da una condanna sulla sedia elettrica.
Genere: Malinconico, Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 1

 

A new  job for Harleen 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli uomini sono così necessariamente pazzi,

che il non essere pazzo equivarrebbe

ad essere soggetto a un altro genere di pazzia.

Blaise Pascal

 

 

 

Tu starai in una cella imbottita per sempre!

Quelle parole risuonavano ancora nella sua mente. Era stata una maledizione, nient’altro.

Come un antico presagio che fa ridacchiare tutti, ma a cui nessuno crede davvero.

Joker ne aveva riso, allora.

Invece, come Batman aveva previsto quella notte, le pareti bianche e anonime si stagliavano ovunque intorno a lui. Era così da un po’ di tempo, forse dieci minuti, o forse mezzo secolo. Joker non avrebbe saputo dirlo.

Sapeva solo che questa volta non aveva assi nella manica. Per la prima volta in vita sua, era in uno stato di completa confusione mentale.

Stava seduto, con la schiena premuta contro una parete della cella, lo sguardo vacuo rivolto verso qualche sconosciuta allucinazione.

Ma questo non l’avrebbe ammesso mai. Mai, neanche sotto tortura. Potevano togliergli ogni cosa, come ‘altronde avevano gia fatto senza neanche troppi riguardi.

È che lui non aveva mai posseduto qualcosa a cui aggrapparsi, qualcosa a cui tenesse davvero.

Infine, eccolo là, imprigionato come un topo, mentre la monotonia della stanza lo abbatteva, ma allo stesso tempo, lo divertiva pure…

Perché lui non era pazzo, era solo geniale. Se essere pazzo voleva dire essere un genio, allora, solo in qual caso, avrebbe potuto definirsi tale.

Ma il Joker se ne fregava di come veniva etichettato dalla gente. Non erano fatti che lo riguardavano in prima persona. Aveva altri obbiettivi, anche se al momento non ricordava quali fossero, e se fossero davvero validi.

O forse, semplicemente altri sintomi della sua pazzia.

 

 

Harleen sedeva scomposta nel piccolo divano di casa sua. Faceva zapping oramai da mezzora, senza cercare nulla in particolare.

Una scatola di patatine giaceva abbandonata accanto a lei, senza che ci facesse troppo caso.

Gli occhi si chiudevano e si aprivano a intermittenza, indecisa se rimanere sveglia o lasciarsi trasportare dal sonno.

Il suo lavoro procedeva bene, ma ultimamente sentiva di poter finalmente salire di livello.

Magari avrebbe voluto lavorare con qualcuno davvero pazzo, e non soltanto con sedicenni mollate dal fidanzato e vedove depresse che affidano ciò che resta della loro vita alla dolce dottoressa Harleen Quinzel.

Harleen, che credeva che ogni mente potesse essere “aggiustata”.

Il telefono squillò distogliendola dai suoi pensieri. Barcollando, raggiunse la cornetta e la sollevò.

- Pronto?- Domandò, soffocando uno sbadiglio.

- Pronto, Harleen?- Fece una voce attenta e scattante al ricevitore.

La ragazza scosse la testa per svegliarsi, e riprese con voce più attiva.

- Si, chi parla?-

- Sono Dorian Smith, direttore dell'Arkham Asylum. Lei è la dottoressa Harleen Quinzel, no?-

Harleen saltò su.

“Non vorrei illudermi troppo ma magari… magari…”

- Sì, mi dica?- La sua voce tremò appena.

- Dottoressa, sono qui per offrirle un caso nel mio manicomio.-

“Grazie a Dio!” La ragazza gioì in silenzio, e dovette fare un notevole sforzo per tornare ad essere seria.

- Anzi, sarei felice di assumerla, se le va.-

“Assumermi… oddiooddiooddiooddio!”

- Ehm… certo. Io non so come ringraziarla!-

- Dunque accetta il posto?-

“Ma no?”

- Certo che lo accetto!- Squittì la fanciulla.

- Perfetto. Domattina venga nel mio studio, e poi… immagino che potrà iniziare.-

“Perché quel tono preoccupato? Chi sta cercando di affibbiarmi, direttore?”

Non rispose ai suoi pensieri. Dopo un cortese saluto di circostanza, riagganciò la cornetta.

Harleen scoppiò a ridere. Era stata assunta come psichiatra in un manicomio! L’occasione che aspettava da anni, forse da tutta la sua vita.

Il criminale che le avrebbero assegnato, decise, avrebbe avuto un trattamento coi fiocchi. Perché lei era “allenata” a curare le menti.

Non c’era mente distrutta che non potesse essere aggiustata.

Neanche una.

 

 

 

 

NdA: Sono una grande appassionata di Joker e di Harley, non potevo non scrivere una fict su di loro. Quanti saranno i chappy non lo so, ancora. So che questo è il primo e che è breve, i prossimi  mi impegnerò a farli più lunghi, non temete.

Riguardo a Batman, non mi posso definire un’esperta. Ho letto qualche fumetto, e ho visto Il cavaliere oscuro (uno dei miei film preferiti in assoluto!) Perciò spero che le informazioni che ho raccolto (su internet) non siamo del tutto sbagliate.

Recensite, anche solo per dire che fa schifo e che è indegna di essere continuata.

 

Mangusta

 

  
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