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Autore: pampu    30/05/2016    4 recensioni
Stiles correva a perdifiato nella notte maledicendo lui, Scott e la loro curiosità.
Avevano intercettato una chiamata dalla radio dello sceriffo, dove si parlava di un cadavere trovato nel bosco e non erano riusciti a resistere alla curiosità di andare a dare un’occhiata, nonostante il coprifuoco fosse passato da un paio di ore ed il bosco fosse una zona off-limits.
Quindi la colpa era solo sua se adesso sarebbe morto sbranato da quella terribile bestia che lo stava inseguendo.
Lui e Scott erano arrivati davanti alle rovine di una villa al centro della foresta, esattamente nel luogo del ritrovamento del corpo. Stavano perlustrando la zona quando un ringhio parecchio inquietante aveva attirato la loro attenzione.
Puntarono la torcia tra i cespugli e due occhi rossi risplendettero nel buio.
Fu tutto molto veloce...
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Peter Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno a tutti!!! Torno con una nuova fic e non so assolutamente cosa scrivere... è frutto di un sogno confuso che ho fatto una notte... spero possa piacervi!!! Come sempre mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate critiche comprese... grazie mille e buona lettura!!!


Stiles correva a perdifiato nella notte maledicendo lui, Scott e la loro curiosità.

Avevano intercettato una chiamata dalla radio dello sceriffo, dove si parlava di un cadavere trovato nel bosco e non erano riusciti a resistere alla curiosità di andare a dare un’occhiata, nonostante il coprifuoco fosse passato da un paio di ore ed il bosco fosse una zona off-limits.

Quindi la colpa era solo sua se adesso sarebbe morto sbranato da quella terribile bestia che lo stava inseguendo.

Lui e Scott erano arrivati davanti alle rovine di una villa al centro della foresta, esattamente nel luogo del ritrovamento del corpo. Stavano perlustrando la zona quando un ringhio parecchio inquietante aveva attirato la loro attenzione.

Puntarono la torcia tra i cespugli e due occhi rossi risplendettero nel buio.

Fu tutto molto veloce...

Una bestia marrone balzò fuori dalla radura, mostrando minacciosamente le zanne e scagliandosi verso i due ragazzi.

Stiles e Scott cominciarono ad urlare scappando in direzioni opposte.

Chiaramente, con la fortuna di Stiles, il mostro decise di inseguire proprio lui.

Sentiva i passi dell’animale farsi sempre più vicini e il fiato nei polmoni farsi più rado.

L’oscurità non lo stava aiutando per niente: non vedeva nulla e non sapeva che direzione stava prendendo.

Fu così che non si accorse del piccolo dirupo che si trovava davanti e ci cadde rovinosamente dentro.

Era la fine!

Tentò di rialzarsi, ma il dolore alla caviglia glielo impedì.

Sentì un ruggito sopra di se e alzò lo sguardo terrorizzato.

La bestia troneggiava su di lui con un ghigno sul muso.

Balzò e Stiles chiuse gli occhi preparandosi all’impatto.

Un guaito giunse alle sue orecchie e aprì un occhio curioso.

Quello che vide lo lasciò senza fiato...

Una seconda bestia aveva attaccato il suo inseguitore e adesso stavano combattendo ferocemente davanti a lui.

Il buio gli impediva di vedere chiaramente cosa stava succedendo, ma i versi rendevano la cosa piuttosto chiara.

Strisciò a fatica verso l’albero più vicino, cercando una sorta di riparo.

Stette accovacciato finchè il silenzio non tornò nel bosco.

Uscì cautamente dal nascondiglio e vide la sagoma di una delle bestie ergersi fiera nella notte.

Sembrava un lupo. Un lupo enorme.

Il lieve rumore che provocò attirò l’attenzione dell’animale, facendolo voltare verso il ragazzo.

Stiles lo guardò negli occhi, ma non ne ebbe paura. Anzi, lo sguardo color del mare lo tranquillizzava.

Allungò una mano verso il muso della bestia e questa si avvicinò annusandolo piano.

Uno sparo irruppe nel silenzio ritrovato.

Le orecchie dell’animale si rizzarono in allerta. Guardò il ragazzo e si chinò indicandogli il dorso col muso.

L’umano ci mise qualche secondo prima di capire che doveva salirgli in groppa, ma poi si attaccò al morbido manto con tutta la forza che aveva in corpo.

Sfrecciarono veloci nella foresta, finchè non giunsero davanti l’ingresso di una grotta.

Stiles scese dalla schiena del lupo e si guardò intorno meravigliato: non era mai arrivato in quel punto del bosco.

La belva entrò nella caverna e si voltò verso il ragazzo, come volerlo aspettare.

Il castano lo seguì all’interno e poi si sedette lungo una parete.

- Io sono Stiles. – disse rompendo il silenzio.

L’animale si accucciò dalla parte opposta senza dare segno di volerlo ascoltare.

- Grazie per prima. – continuò.

- So che probabilmente non capirai una parola di quello che sto dicendo, però ci tenevo a ringraziarti. Per un attimo ho veramente creduto che sarei morto, ma poi sei arrivato tu e wow…  Sei stato fantastico. –

L’animale lanciò un piccolo guaito, molto simile ad uno sbuffo.

- Dico davvero. Sei stato veramente forte. Non che abbia visto molto dato il buio, ma sono sicuro che tu sia veramente molto forte. –

La bestia si alzò avvicinandosi al ragazzo e ruggendo verso di lui.

- Ok, ok. – disse Stiles senza mostrare il minimo timore – starò zitto. –

La mano dell’umano prese a scorrere tra il pelo nero dell’animale, finchè non provocò un lamento in quest’ultimo.

Stiles sentì la mano appicicaticcia. Prese la torcia dallo zaino e la illuminò. Era sporca di sangue.

- Sei ferito! – esclamò

Il lupo lo guardò e scosse piano la testa.

- A me importa. Ti sei ferito per salvarmi. – gli rispose deciso.

L’animale lo fissò, incuriosito dal fatto che quell’umano riuscisse a leggere i suoi gesti in maniera così chiara.

- Permettimi di aiutarti. – disse trafficando all’interno del suo zaino.

Tirò fuori il kit del pronto soccorso, sotto lo sguardo confuso del lupo.

- Ho la tendenza a cacciarmi nei guai e farmi spesso del male, quindi ho imparato a girare sempre con questo nello zaino. - spiegò.

Il ragazzo si avvicinò cauto alla bestia con una salviettina disinfettante in mano.

Aspettò il cenno di permesso dell’animale prima di passare leggero sulla ferita.

Prese poi una benda e fasciò stretto la zampa.

- Ecco fatto. – esclamò soddisfatto.

Il lupo sbuffò di rimando.

- Io però dovrei andare. Se papà non mi trova a casa gli verrà un colpo. –

La belva ringhiò ponendosi tra l’umano e l’uscita.

- Non posso restare. Lo vorrei tanto, ma devo ritrovare Scott e tornare a casa. – riprovò.

Per tutta risposta l’animale lo spinse contro la parete, per poi accovacciarsi davanti l’uscita e mettersi a dormire.

- Ok. Ho capito. – sbuffò Stiles rassegnato.

Si coricò pure lui, usando lo zaino come cuscino e chiuse gli occhi.

Niente da fare. Il terreno duro e il freddo della notte gli impedivano di prendere sonno.

Si rannicchiò su se stesso cercando di scaldarsi.

Dopo qualche minuto sentì il fiato caldo del lupo solleticargli il capo e la pelliccia trasmettergli calore.

Attese un po’ prima di trovare il coraggio di girarsi in quello strano abbraccio e affondare il capo in quel soffice pelo.

Avvolto in quel tepore fu facile per lui cadere tra le braccia di Morfeo.

 

~*~*~*~*~*~*~*~

 

Il cinguettare degli uccellini, accompagnato dai luminosi raggi del sole, destarono Stiles dal suo sonno.

Il calore che avvolgeva il suo corpo era diverso rispetto a quello della notte precedente, ma ugualmente confortante.

Si beò di quel contatto ancora per qualche minuto prima di decidersi ad aprire gli occhi.

La visione che gli si parò davanti lo lasciò senza fiato: accanto a lui c’era un ragazzo bellissimo, completamente nudo.

Si mosse a disagio in quell’abbraccio, svegliando così il giovane uomo che puntò gli occhi color smeraldo nei suoi color caramello.

Lo sguardo dell’umano saettò sul corpo del compagno, soffermandosi sulla benda che gli fasciava il braccio facendogli così collegare tutto.

- Cosa sei tu? – chiese titubante senza però accennare a scostarsi.

- Non è importante. – rispose il ragazzo alzandosi e dirigendosi verso il fondo della grotta.

Si accucciò per prendere un fagotto.

Stiles non si perse un solo movimento di quel corpo che pareva scolpito, deglutendo a fatica. La bocca improvvisamente secca.

Era semplicemente perfetto.

- Ti piace quello che vedi? – chiese il moro sorridendo compiaciuto.

- Si…  cioè no…  cioè a chi non piacerebbe? – farfugliò.

- Non hai paura di me? – domandò sinceramente curioso, cominciando a vestirsi.

- Mi hai salvato la vita sue volte. Perché dovrei avere paura di te? –

- Perché sono un mostro. – sussurrò con tono amaro.

Stiles si alzò  e si avvicinò al ragazzo.

- Non so cosa sei e non mi interessa. Vedo del buono in te e questo mi basta. – disse allungando la mano per toccarlo.

- Dovesti andartene. – disse allontanandosi da quel tocco, nonostante le proteste interne del suo lupo.

- Non so dove sono e non sono in grado di ritrovare la strada. – confessò il giovane.

Il moro sospirò.

- Ok. Ti porto alla tua macchina. – disse avviandosi verso l’uscita.

Fece qualche passo verso l’esterno e si fermò non udendo l’umano seguirlo.

Si voltò e lo vide zoppicare a fatica reggendosi alla parete.

Tornò veloce sui suoi passi e si caricò l’umano in spalle che arrossì vistosamente.

- Grazie. Spero di non essere troppo pesante. – sussurrò.

Il giovane uomo non rispose, procedendo a passo rapido per il sentiero sicuro della direzione che stava prendendo.

Di tanto in tanto si fermava come ad annusare l’aria per poi precedere spedito.

Stiles se ne stava stranamente in silenzio, godendosi quel caldo contatto e respirando il profumo selvatico dell’altro.

Arrivata davanti alla sua jeep blu puffo il moro lo posò a terra e si avviò verso la direzione da cui erano venuti.

- Te ne vai così? – chiese il castano.

- Te l’ho già detto: sono pericoloso. Faresti meglio a starmi lontano. –

- Posso sapere almeno il tuo nome? –

- Derek… Derek Hale. Devo andare. Tuo padre sta arrivando. – disse prima di sparire correndo nella foresta.

Qualche minuto dopo il suono delle sirene della polizia irruppero nell’aria e Stiles si trovò circondato dagli uomini dello sceriffo.

 

~*~*~*~*~*~*~*~

 

La lavata di capo dello sceriffo fu epica. Come fu epica la punizione: recluso in casa per un mese con l’unica eccezione della scuola.

Stiles pensava che sarebbe morto.

Però non si lasciò abbattere. Anzi, impiegò il tempo di quella prigionia a cercare più informazioni possibili su Derek, entrando anche negli archivi della polizia.

Riuscì a scoprire che la famiglia Hale fu coinvolta in uno spiacevole, quanto sospetto, incendio che portò allo sterminio dell’intero clan, fatta eccezione di Derek e sua sorella Laura.

Scoprì anche che il cadavere ritrovato quella famosa notte, era proprio di quest’ultima e che i resti della villa, erano proprio quelli della casa incendiata.

Stiles continuava a leggere e rileggere gli articoli trovati senza riuscire a darsi pace...

Non riusciva a togliersi dalla mente quel bellissimo ragazzo che doveva aver sofferto molto nella sua giovane vita. Non riusciva a capire perché si considerava pericoloso: dopotutto lo aveva salvato e poi lo aveva riportato a casa.

 

~*~*~*~*~*~*~*~

 

Con il passare dei giorni si sentiva sempre più legato al misterioso ragazzo: ne era quasi ossessionato. Era arrivato persino a sognarlo… e quando non era presente nei suoi sogni, si svegliava di soprassalto nella notte sentendo quello sguardo smeraldo sopra di se.

Stava impazzendo!

Il mese passò e finalmente Stiles potè uscire di casa.

La prima cosa che fece fu prendere la macchina e guidare fino all’ingresso del bosco.

Scese dalla Jeep e si voltò verso il sentiero, indeciso sul da farsi.

Ma appena sentì un ruggito decisamente familiare girò sui tacchi e scappò via.

Il giorno dopo tornò ai margini del bosco, questa volta con una scatola di biscotti fatti in casa come segno di pace.

Facendosi coraggio si inoltrò nella radura fino a raggiungere le rovine della villa.

Entrò all’interno della struttura fatiscente sperando di trovarlo.

Quando si rese conto che l’interno era vuoto, si sedette sotto il portico e attese.

Dovette aspettare un paio d’ore prima che il ragazzo si decidesse a comparire anche se, poteva scommetterci, lo stava osservando da molto tempo.

- Ciao. – sorrise vedendolo avvicinarsi.

- Cosa vuoi? Ti avevo detto di starmi alla larga! –

- No. Tu mi avevi detto che era meglio per me starti lontano. Ma io non la penso così. – ribattè.

- Stiles… cosa vuoi? –

Il sorriso del ragazzo si ampliò maggiormente al suono del suo nome pronunciato dall’altro.

- Ti ho portato dei biscotti…  sai…  per ringraziarti. – rispose porgendogli la scatola.

- Non era necessario. –

- Lo so, ma volevo farlo. Come va la ferita? – chiese.

- Guarita. –

- Ottimo. –

I sensi del moro si allertarono.

- Stiles è meglio che tu vada via. Non è sicuro qua per te. –

Notando l’urgenza nella voce del moro, l’umano si alzò velocemente. Fece per voltarsi verso il sentiero, quando un uomo si parò sulla sua strada.

Derek si frappose immediatamente tra i due, nascondendo il castano dietro la sua schiena.

- Cosa vuoi? – urlò il maggiore verso l’uomo sfoderando gli artigli.

- Sempre il solito acido nipote... Anch’io sono molto felice di vederti. – ghignò.

- Io no Peter. Quindi vattene. Questo è il mio territorio! – ringhiò.

- Non senza aver preso ciò che è mio. – disse guardando Stiles.

L’umano sentì un brivido di terrore percorrergli le ossa e appoggiò il suo corpo contro la schiena di Derek.

- Lui non è tuo! –

- Certo. Lo vorresti tu vero? Condannandolo così a morte certa, come tutti quelli che si sono legati a te. – rispose crudele.

- Vattene! – urlò, le iridi blu scintillante.

- OK. Ma non è finita qua. Ci vediamo cucciolo d’uomo. – sorrise beffardo Peter, per poi allontanarsi.

Il moro aspettò di vederlo scomparire nella boscaglia prima di voltarsi verso il più piccolo.

- Stai bene? –

- Cosa vuole da me? –

- Vuole trasformarti e farti diventare parte del suo branco. –

- Ma io non voglio. – disse Stiles tremando.

- Vieni, ti riporto alla macchina. – sussurrò Derek prendendolo per mano e avviandosi verso il sentiero.

Arrivati alla Jeep il maggiore lasciò la presa sul castano.

- Non potrà farti niente se resterai in città, lontano dal bosco. Quella è zona dei cacciatori e non ci è permesso trasformare nessuno lì. – spiegò.

- E se invece mi legassi a te? – chiese con voce fievole e i grandi occhi castani a fissarlo.

- Non è una buona idea. –

- Perché? –

- Perché non sai nemmeno cosa siamo e poi hai sentito mio zio. Tutti quelli che si legano a me sono destinati ad avere una brutta fine. – rispose amaro.

- Derek... ti ho già detto che non mi interessa cosa sei. Mi fido di te e so che non mi faresti mai del male. –

- Stiles… torna a casa. Ti prego. – lo supplicò.

L’umano si mise in macchina con gli occhi che pizzicavano e la bruciante sensazione di essere stato appena respinto.

 

~*~*~*~*~*~*~*~

 

Erano passati esattamente otto giorni, quindici ore e ventisette minuti dall’ultima volta che Stiles aveva visto Derek.

Ed ogni fottuto giorno il ragazzo combatteva contro la voglia di tornare alle rovine per rivederlo.

Ma quel pomeriggio c’era qualcosa di diverso...

Fin dalla mattina Stiles si era svegliato con una spiacevole sensazione alla bocca dello stomaco. Sensazione che era peggiorata col passare delle ore.

Uscito da scuola non ce la fece più e decise di andare da Derek.

Si accorse che c’era qualcosa di strano non appena giunse vicino alle rovine. Un odore acre ristagnava nell’aria ed il cuore del castano cominciò a galoppare veloce, esattamente come le gambe, che cominciarono a correre con tutta la forza di cui disponevano.

Arrivato davanti ai resti della villa vide una bionda sovrastare il moro.

Derek sembrava piuttosto malconcio e la donna gli stava puntando contro una balestra.

- Derek! - urlò prima di lanciarsi sopra di lui, proteggendolo col suo corpo.

- Stiles che stai facendo? Vattene… - sussurrò sofferente e disperato il moro.

- Patetico! – ghignò la bionda.

– Adesso ti fai salvare pure dai tuoi bastardini. – continuò puntando l’arma contro il ragazzo.

- Kate non farlo! È un umano. Violeresti gli accordi. –

- E allora fallo spostare. Non ho intenzione di andarmene da qui lasciandoti vivo. –

- Io non vado da nessuna parte. – disse deciso, guardando la donna dritto negli occhi.

- Quelli come te si chiamano effetti collaterali. Non mi fermerò di certo per una nullità del genere. –

Nonostante la minaccia Stiles non accennò a muoversi.

Kate stava per scagliare la freccia quando udirono una voce chiamarla.

- Pare che per questa volta vi sia andata bene, ma non sarà sempre così. – sbuffò prima di andarsene.

- Poteva ucciderti! – lo rimproverò il maggiore.

- Ma non l’ha fatto, no?! Con cosa ti ha ferito? – chiese

- Strozzalupo. Se non prenderò presto l’antidoto potrei perdere il braccio... nelle migliore delle ipotesi. –

- E nelle peggiori? – trovò la forza di sussurrare.

- Il veleno si espanderà fino ad uccidermi. –

Il minore guardò preoccupato il moro, cercando velocemente di pensare a cosa fare.

- Ok. Ok. Adesso ti porto a casa mia. Mio padre ha il turno in centrale, quindi non ci sono problemi. Poi troverò il modo di procurarmi l’antidoto. –

- Stiles… non devi fare nulla. Vattene e lasciami qui. Me la caverò. –

- Non voglio che tu muoia. So che può sembrare una pazzia, ma… Ho bisogno di te. – mormorò con occhi lucidi.

- Credo di aver bisogno di una mano per alzarmi. – sorrise Derek.

L’umano aiutò il moro ad alzarsi e arrivarono a fatica fino alla Jeep.

Per la prima volta non si separarono davanti alla vettura, ma vi salirono insieme.

Arrivati a casa Stilinski Siles lo trascinò fino in camera sua, lo aiutò a sistemarsi nel suo letto e si assicurò fosse comodo.

- Prova a riposarti. Tornerò presto. – gli sussurrò permettendosi di far scorrere una mano tra i suoi capelli corvini.

- Stiles… non fare cazzate. – disse Derek prendendogli la mano e posandogli un bacio sul palmo.

- Farò tutto il necessario per salvarti. Non preoccuparti. Tornerò. – gli sorrise rassicurante.

Il mannaro lo lasciò andare e il castano si voltò un’ultima volta verso l’altro, prima di chiudersi dietro la porta.

Guidò rapido ripercorrendo la strada verso il bosco.

Ritornato alle rovine prese un profondo respiro prima di chiamarlo.

- Peter… - urlò.

- Cucciolo d’uomo sapevo ci saremmo rivisti, ma non pensavo che venissi tu a cercarmi. – ghignò l’uomo parandosi davanti all’umano.

- Derek è stato avvelenato dallo strozzalupo. Ho bisogno dell’antidoto. –

- E come fai a sapere che io ce l’ho? – chiese curioso.

- Non lo so. Ma sono certo che sai come procurarlo. –

- Hai ragione. Ma io cosa ci guadagnerei? –

- E’ tuo nipote! L’unico parente che ti è rimasto! – ribattè.

- Lo so. Ho ucciso io Laura. – ridacchiò

- Tu cosa? Perché? – chiese inorridito.

- Avevo bisogno del suo potere per diventare un Alpha. E voglio te nel mio branco. –

- Chiedimi qualunque cosa, ma non questo. Ti prego. – supplicò.

Peter si avvicinò al ragazzo osservandolo attentamente.

- Perché lui e non me? –

- Non lo so. Dalla sera in cui mi ha salvato da te sento come un legame che non riesco a capire. – confessò.

- Un bacio. –

- Cosa? – strillò Stiles arrossendo visibilmente.

- Mio nipote ha vinto questa battaglia. Ma voglio almeno che il tuo primo bacio sia mio. –

- Come fai a sapere che non ho mai baciato nessuno? – sussurrò.

- Ho forse sbagliato? – sorrise inarcando un sopracciglio.

Il castano diventò ancora più rosso.

- Poi mi darai l’antidoto? –

- Promesso. –

- Allora ok. –

L’uomo si avvicinò al ragazzo poggiandogli una mano sulla guancia, carezzandogli lo zigomo col pollice, prima di sovrapporre le sue labbra su quelle del più piccolo.

Assaporò piano il suo sapore, prima di chiedere l’accesso con la lingua.

Fu un bacio lento, misurato, gustato fino in fondo.

Peter esplorò la bocca di Stiles lentamente, giocò con la lingua dell'altro, prendendosi tutto il tempo che ritenne necessario.

Quando l’ossigeno cominciò a mancare si staccò e guardò l’umano negli occhi.

- Sei un ragazzo fuori dal comune. Spero che quella testa dura di mio nipote lo capisca e ti scelga al più presto. – sussurrò.

“Lo spero anch’io” si trovò a pensare il castano.

- L’antidoto. – disse

- Aspettami qua. Torno subito. – rispose prima di sparire dalla vista del minore.

Tornò dopo un paio di minuti con una fialetta in mano.

- Devi iniettargliela vicino alla ferita. Ci metterà qualche ora a fare effetto, ma tornerà come nuovo. –

- Grazie. – mormorò sfilandogliela delicatamente dalle dita.

Corse fino alla macchina per poi sfrecciare per le vie della cittadina, cercando di tornare a casa il prima possibile.

Sospirò sollevato, vedendo che davanti al vialetto non c’era ancora la volante di suo padre ed entrò veloce in casa.

Fece i gradini a due a due e spalancò la porta della camera.

Derek era ancora steso sul suo letto e si stava contorcendo dal dolore.

- Ehy ragazzone! – lo chiamò.

Al suono della sua voce il moro parve calmarsi e aprì debolmente gli occhi.

- Sei tornato. – sussurrò.

- Si. E adesso starai meglio. – disse avvicinandosi piano e mostrandogli la fiala.

- Come hai fatto? –

- Non ha importanza. – disse distogliendo lo sguardo dal mannaro.

Il maggiore si sollevò sui gomiti a fatica e annusò l’aria.

- Peter! - ringhiò.

- Va tutto bene. Ora stai fermo e lasciati fare l’iniezione. –

- No, se per averla, gli hai dovuto promettere di entrare nel suo branco. –

- Me lo ha chiesto, ma io gli ho risposto che ho scelto te e lo ha accettato. –

- E cos’ha voluto in cambio di questa? – chiese.

Stiles abbassò gli occhi arrossendo.

- Io lo ammazzo! – ringhiò Derek con un bagliore azzurro negli occhi.

- Derek calmati. È stato solo un bacio. Poteva chiedere di peggio. – tentò l’umano.

- Non doveva permettersi di toccarti. Tu sei mio! – esclamò.

A quelle parole Stiles sgranò gli occhi e sorrise.

- Vuoi dire che mi legherai a te? – chiese compiaciuto.

Derek roteò gli occhi e si ridistese nel letto.

- Muoviti a farmi questa iniezione. Il dolore sta diventando atroce! – ordinò.

L’umano sbuffò, ma fece quello che gli era stato detto.

Qualche minuto dopo l’antidoto cominciò a fare effetto, portando il moro in uno stato di semi coscienza.

Le ore passavano lente.

Il mannaro alternava momenti di sonno a momenti di delirio in cui diceva cose senza senso, per poi chiamare il ragazzo che si precipitava al suo fianco, carezzandogli dolcemente i capelli e sussurrandogli parole di conforto all’orecchio.

La gelida notte fece capolino dalla finestra della camera trovando i due ragazzi sfiniti e addormentati.

Derek aprì gli occhi, il dolore finalmente scomparso dal suo corpo.

Ci mise qualche secondo per riordinare le idee e rendersi conto di quello che era successo.

Voltò lo sguardo e trovò Stiles seduto per terra che dormiva in una posizione assurda con la testa abbandonata sul letto. I denti che battevano dal freddo.

- Ehy – mormorò il moro passandogli la mano tra i capelli.

Il castano alzò la testa di scatto, facendo scrocchiare il collo in maniera sinistra.

- D-Derek! Come ti senti? - chiese l'umano con preoccupazione, tremando leggermente per il freddo.

- Io bene. Ma tu stai congelando. Vieni qua. – disse facendogli posto accanto a se.

L’umano non se lo fece ripetere due volte e saltò felice nel letto, accovacciandosi accanto al corpo del maggiore e beandosi del calore che emanava.

Il mannaro lo racchiuse in un abbraccio e restarono in silenzio per un pò, ascoltando i loro respiri mischiarsi.

- Posso farti una domanda? – sussurrò Stiles.

- Mhm... -

- Perché non mi vuoi? –

- Non è così. È solo che non voglio che tu mi stia vicino. Sarebbe troppo pericoloso. E io preferisco rinunciare a te, ma saperti al sicuro. – confidò.

- Potresti sempre farmi diventare come te. –

- No. Tu sei perfetto così come sei. Non voglio farti diventare un mostro. –

- Tu non sei un mostro! E te lo ripeterò fino a quando non ti entrerà in quella testa dura. – disse convinto.

- Potrebbero essere molte volte sai? –

- Ti sembra un problema per me? – ghignò.

Derek sbuffò stingendoselo ancora un po’ di più addosso.

- Derek, ma quindi c’è la possibilità di legarmi a te senza trasformarmi? – chiese ancora.

- Ti senti diverso da quando ci siamo incontrati? – domandò.

Stiles si mordicchiò il labbro inferiore cercando le parole giuste.

- Dopo la notte in cui ci siamo conosciuti mio padre si è arrabbiato parecchio e mi ha messo ai domiciliari per un mese. Io ho passato tutto quel tempo a cercare informazioni su di te. Eri diventato un’ossessione. Ma pensavo fosse solo la curiosità del momento. – confessò.

- Poi sono venuto a cercarti la seconda volta. E quando Peter ha detto che mi voleva e tu ti sei messo davanti mi sono sentito al sicuro. Poi mi hai mandato via dicendomi di non cercarti più e mi sono sentito come… abbandonato. – continuò flebile.

- E ieri, quando ti ho trovato con lei, sentivo che c’era qualcosa che non andava. Mi ero svegliato inquieto e sapevo che sarebbe passato solo dopo averti visto. Come posso definire tutto questo? –

- Credo che sia il legame che sta cercando di formarsi. È raro, ma capita che a volte un mannaro trovi un compagno umano. Noi abbiamo il lupo che ci indica la persona giusta. Voi avete quello che chiamate istinto.  – spiegò.

- E come si ufficializza? –

- Oh questa è la parte più divertente della cosa. – sghignazzò malizioso il lupo.

Stiles diventò paonazzo boccheggiando in cerca delle parole da dire.

- Quindi se io... Ehm, se io volessi…  n-noi dovremmo… dovremmo... - gesticolò.

- Ehy respira. Non succederà. Non adesso. –

- Oh…  perché? – farfugliò.

- Primo, perché sono ancora in convalescenza e quindi rischierei di non dare il meglio di me…  e secondo, perché non ho detto di si. –

- Credi davvero in quello che ha detto tuo zio? –

- Non lo so. Ma al momento non c’è stato niente che mi abbia dimostrato il contrario. – sussurrò amaro.

Stiles stette in silenzio per qualche minuto rimuginando sulla parole del mannaro.

- Ok. Ho una proposta! –

- Ti ascolto. –

- Cosa ne dici se facciamo un passo alla volta? – chiese speranzoso.

- In che senso? –

- Facciamo come una coppia normale. Cominciamo col conoscerci, uscire insieme, insomma... Vedere come va. E poi, quando riuscirò a convincerti che non me ne andrò mai, mi legherai a te. D’accordo? –

- Posso pensarci? –

- Posso baciarti? –

- Stiles non credo sia una buona idea. –

- Allora chiederò a Peter. – disse dando la schiena al mannaro.

In un secondo si trovò sdraiato sulla schiena bloccato dal peso di Derek.

- Non dirlo nemmeno per scherzo! – ringhiò prima di poggiare le sue labbra su quelle dell’altro.

Fu un bacio famelico, confuso, pieno di bisogno.

Le lingue si cercarono e si trovarono all’istante. I denti si scontrarono tra di loro, le salive si mischiarono, lasciando i due ragazzi ansanti ed eccitati.

Il moro si staccò dal compagno per riprendere fiato, ma Stiles gli mise una mano dietro al collo e fece riscontrare le loro bocche.

Strinse le ciocche corvine tra le lunghe dita, provocando un gemito nel maggiore.

- Stiles fermati... Abbiamo detto, un passo alla volta, ma di questo passo dubito che riuscirò a fermarmi. – supplicò.

- Non fermarti, ti prego. – sospirò strusciando il suo bacino su quello dell’altro.

- Anche solo così. – ansimò continuando il movimento.

Le mani di Derek oltrepassarono curiose la barriera della maglietta, passando le dita sulla spina dorsale dell’umano.

Succhiò forte la base del collo lasciandogli un grosso marchio violaceo.

- Mio. – sussurrò soffiandoci sopra e provocando brividi lungo tutto il corpo del castano.

- Dio, Derek... Sei fantastico. –

- Tu sei bellissimo. Ed il tuo odore è qualcosa di inebriante. – mormorò il mannaro, affondando poi il naso nel collo del compagno, prima di morderlo dolcemente.

Le mani di Stiles scesero lungo la schiena del giovane uomo fino a giungere sulle sue natiche dettando il ritmo delle spinte.

Si ancorò con le gambe ai muscolosi fianchi del moro, andando incontro agli affondi dell’altro.

- Sono così vicino. – gemette.

- Lasciati andare. – sussurrò al suo orecchio.

A quelle parole l’orgasmo dell’umano esplose travolgente, lasciandolo senza fiato.

Derek si fermò stendendosi al fianco dell’altro per permettergli di ritrovare il respiro.

Gli passò piano la mano tra i capelli giocando con le corte ciocche.

- Tutto bene? – chiese.

- Non ancora. – rispose il minore voltandosi verso il compagno e poggiando le mani sul bordo dei jeans del moro.

- Posso? – chiese titubante.

Il leggero cenno del capo del mannaro gli diede il permesso.

Slacciò i bottoni e infilò la mano nei boxer dell’altro.

Saggiò piano la consistenza del membro del licantropo prima di cominciare un lento su e giù.

Derek gemette poggiando la testa sulla spalla del castano.

Soddisfatto dagli ansiti fuoriusciti dalla gola del maggiore, continuò i movimenti velocizzandoli e accompagnandoli da una leggera torsione del polso.

- Dio Stiles, mi farai morire. – ansimò.

L’umano sorrise facendo passare il pollice sulla punta del glande raccogliendo così le prime gocce di liquido seminale.

- Più veloce. – supplicò.

Stiles strinse la presa sull’erezione del compagno e i movimenti si fecero rapidi e sicuri.

- Ci sono. Non fermarti. – disse prima di venire, gemendo il nome dell’altro e sporcandogli la mano di liquido perlaceo.

Il castano sfilò le dita dall’intimo del moro e se le portò alla bocca assaggiando così il sapore del licantropo.

Derek sgranò gli occhi rilasciando un mugolio.

- Se non fossi in queste condizioni sarei di nuovo duro. – sussurrò.

- Avremo tempo. – disse Stiles soddisfatto sistemandosi comodamente tra le braccia del compagno.

- Vero? – chiese titubante.

- Va bene testone! Ci daremo una possibilità. – rispose sbuffando.

L’umano nascose un sorriso nel collo del moro prima di sbadigliare sonoramente.

- Dormi Stiles. – gli mormorò il mannaro all’orecchio.

- Sarai ancora qua al mio risveglio? – chiese.

- Me ne andrò appena sentirò tuo padre rientrare. Ma sai dove trovarmi. –

- Vuoi dire che non mi manderai più via quando verrò a trovarti? –

- Servirebbe a qualcosa? –

- No. –

- Appunto. Solo avvisa prima. Almeno ti aspetto all’ingresso del bosco. –

- Va bene, questo te lo concedo. – sussurrò prima di crollare in un sonno profondo e senza sogni.

Derek osservò il giovane umano, beandosi ancora un po’ della sua compagnia, prima di alzarsi e andarsene.

Forse Stiles aveva ragione... Forse, questa volta, aveva davvero trovato il suo compagno per la vita.

Stiles...

L'unico che sia stato in grado di vedere oltre la pelliccia e gli occhi di un azzurro elettrico innaturale, scoprendo così un cuore umano e buono, capace di dare amore...

E adesso, grazie a Stiles, anche di riceverlo.

 
   
 
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