Questa è la mia prima pubblicazione in questo fandom, ma questa flashfiction ha una storia abbastanza lunga, comica e per cui provo molto imbarazzo.
La scrissi per un contest di cui non ricordo più il nome e da chi fu indetto, la scrissi il primo giorno della mia adesione - un miracolo! - e venne fuori un lavoro di 800 parole che dovevo però trasformare in flashfiction, per cui mi presi tutto il tempo necessario per trasformarla. Il tema che dovevo affrontare era quello della separazione e lo affrontai partendo da una semplice idea, gli ingranaggi, e la spedii speranzosa e abbastanza soddisfatta per come era venuta fuori (essendo il concentrato di tante prime volte).
L'università però è nemica della creatività e l'ansia da esami e tanto studio mi fecero dimenticare ben presto di questo contest e quando me ne ricordai - a esami dati, mesi dopo - non ricordavo più il nome del contest, dove cercarlo, quindi non so neanche se ha vinto qualcosa o se ha effettivamente partecipato al concorso, non trovando mail al mio account sul forum e su EFP sono giunta alla conclusione che probabilmente non ha partecipato, ma mi ha imbarazzata così tanto la situazione che poi non l'ho più pubblicata nonostante ci tenessi.
Alla fine ho trovato il coraggio e ho deciso di condividerla visto che ho scritto intorno ad una scena molto bella all'interno della serie e dove emerge quella Kurisu che amo tanto: innamorata, ma razionale, con le sue paure, ma soprattutto coraggiosa e fiduciosa verso l'uomo che ama, tanto da trovare la forza per sacrificarsi e salvare la dolce Mayuri.
“Sono
solo un ingranaggio del tempo, come te, come il resto del mondo; ma
sono l'ingranaggio necessario per salvare Mayuri”.
Si
sorprende lei stessa di aver razionalizzato la morte che arriverà,
la sua.
Colpa
di Okabe. Merito di Okabe.
Lui la guarda terrorizzato e lei
sfugge al suo sguardo, ma non a una motivazione:
“ci credi anche tu, lo
so, sai
che c'è molto di più del
nostro io presente, siamo più di un ente legato a una sola realtà!”
tuttavia, quella
cosa irrazionale che freme sotto la sua pelle, è
la sua vera motivazione.
“Se potrai salvare Mayuri, io
sarò felice”.
“Non dire idiozie! Non chiedermi di lasciare
che-”
“...che il tempo faccia il suo corso?”.
Un
lampo di mille emozioni accende lo sguardo di Okabe, per Kurisu è
doloroso, è confusione e quando il respiro di Okabe le solletica le
labbra, è l'annullamento del tempo. O forse la sua estensione.
Non
ne sa molto di baci, dovrebbe essere solo uno sfogo ormonale,
endorfine, invece le bruciano gli occhi e pensa la morte debba essere
molto simile. Vorrebbe che tutto finisse così, mentre quello stupido
la stringe a se, rubandole il fiato, ma presto si rende conto che non
sono animati da ormoni o frustrazione, il loro è uno scambio di
disperazione.
Le mani contro il camice di Okabe non lo attirano
più a se, fa pressione contraria richiedendo il suo spazio vitale e
la sua dignità.
Okabe si discosta, ha occhiaie profonde e
occhi rossi di chi è stanco; sono gli occhi di uomo morto in un
altro tempo. “Come posso accettare che tu,
la mia Kuristina...”.
“Senza -tina!”
si scalda, poi diventa rossa e decide nascondersi con
un movimento coraggioso contro il petto di Okabe.
Vorrebbe
che quello fosse un litigio come gli altri, per futilità.
Anche
le sciocchezze sono piccoli ingranaggi che muovono cose importanti;
Kurisu si chiede se nel loro caso sia così, ma se non c'è futuro
come può essere importante?
Eppure lo sa, lo sente mentre lui
l'abbraccia, tutto va oltre il desiderio di toccarsi, togliersi i
vestiti e non farsi problemi di rimanere con i soli slip e andare
oltre, sporcandosi di fluidi organici... il suo desiderio di una
Mayuri salva che riporti il sorriso ad Okabe ne è la prova.
“Okabe?”.
“Non dirlo”.
“Salva
Mayuri. Se tutto questo tra noi è reale, salvala”.
Di nuovo
Kurisu si ricompone, non vuole lasciargli dubbi, prima di lasciare
che il suo finale sia scritto: “noi ci rincontreremo”.
La
vita è forse solo un casuale incontro di particelle, ma hanno una
teoria che potrebbe affermare che non sono solo ammassi di cellule
che vagano casualmente, che esistono ingranaggi superiori che
coordinano quel capolavoro di perfezione che è l'esistenza.
Forse
è arroganza, ma Kurisu valuta anche la possibilità che lei ed Okabe
siano parte di quella serie limitata di ingranaggi superiori, ma solo
la possibilità di guardarsi ancora negli occhi determinerà la loro
natura in un futuro che, forse, è già passato in un altro tempo.