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Autore: LatazzadiTea    31/05/2016    0 recensioni
“Credevo che volare fosse l’unico sogno della nostra vita e, ingenuamente, mi illudevo che saremmo rimasti insieme per sempre. Fare una scelta significa inevitabilmente rinunciare a qualcos’altro, vero, Kalarya? Ciò nonostante, io... non smetterò mai di credere nel nostro sogno, né smetterò di lottare per esso! Te lo prometto, amico mio!”
Storia partecipante al contest "Gelosia".
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il giorno seguente, Lukas, chiamato dalla sorella, aveva raggiunto la sede centrale del governo delle nuove nazioni unite. Lamya non aveva voluto spiegargli niente, ma dal suo tono preoccupato il giovane pilota capì che le notizie che lo attendevano non erano buone.

“Non capisco, cosa vuol dire?”, chiese stupito il ragazzo.

Aveva dato un’occhiata ai documenti che la sorella gli aveva chiesto di visionare e reagì con incredulità. Dopo averli letti li gettò malamente sulla scrivania della sorella, come se quelle informazioni che riguardavano Breda, fossero vere e proprie assurdità.

“So i motivi per cui Breda è stato respinto, Lukas. Undici anni fa, durante l’attacco dei Secretus alla Terra, scomparvero duecentosessantasette bambini di età compresa fra i cinque e gli otto anni: Breda era uno di loro. Suo fratello Ravin morì in seguito ad una missione in cui riuscì a recuperare solo cinquantanove dei piccoli scomparsi, fra cui il suo fratellino”, gli spiegò la donna, ma era ovvio che ci fosse dell’altro.

“E con questo? Breda è stato accettato dall’esercito. Non capisco quale sia la differenza, ma soprattutto quali siano le obiezioni della MMS nell’arruolare gli ex bambini rapiti!”, replicò il ragazzo.

“Tutti i bambini recuperati furono sottoposti a una serie di esami medici e in alcuni di loro furono riscontrate delle piccole incongruenze con i test fatti prima del rapimento. Le cartelle mediche riguardanti Breda… ecco, sono a dir poco inquietanti. Il suo gruppo sanguigno prima che scomparisse era AB negativo, di per sé un gruppo già molto raro, insieme a quello 0. Ora, però, è inclassificabile”, Lamya era molto a disagio; era evidente che stesse per rivelargli un’altra informazione scioccante, un’informazione che avrebbe cambiato per sempre la visione del mondo che conosceva.

“Lukas, il DNA di Breda è stato manipolato. Il governo vietò categoricamente alle corporazioni paramilitari private di avere anche fare con questa faccenda”, Lamya ci aveva messo un po’ a dirlo, poiché anche lei non poteva accettare quella verità, nemmeno di fronte all’evidenza dei fatti.

“Stai dicendo che una parte del suo patrimonio genetico è alieno e che appartiene ai Secretus?”, Lukas non pareva affatto sconvolto a causa del fatto che Breda fosse o meno umano quanto lui, ma dal modo assurdo con cui il governo aveva gestito la situazione.

“Tutte le disposizioni straordinarie adottate per il contenimento decaddero. I bambini, dopo una quarantena durata quattro mesi, non furono più ritenuti un pericolo, né una fonte di contagio. Ventiquattro di loro sono qui, sulla Horizon. Gli altri sono stati divisi fra la Adventure Spaun Odyssey e la Achilles Plus Argonaut”, concluse la donna.

“Lamya… sono informazioni riservate quelle su Breda, vero?”, gli chiese poi il giovane, dopo aver riflettuto a lungo.

“Sì, Lukas. Non dovrai mai dirlo a nessuno. La popolazione non è stata mai messa la corrente, né le stesse famiglie dei bambini rapiti. Ti prego di tenere queste informazioni per te, fratellino”, ci tenne a precisare Lamya.

“Un’ultima cosa: uno dei bambini scomparsi undici anni fa si chiamava Alyssa Berstein?”, chiese Lukas prima di uscire dalla stanza in cui era rimasto a parlare con la sorella per più di un’ora. La donna diede un’occhiata veloce alla lista che aveva in mano e, dopo aver cercato lo sguardo del fratello minore, assentì.

Lukas, ancora sotto shock, aveva poi finito per vagare come un automa per la City fino ad arrivare inconsciamente proprio sotto l’appartamento di Breda. Pensò che, in effetti, ad osservare tutto con occhi diversi, fosse davvero strano trovarsi proprio in quel luogo; eppure era la stessa città di sempre. Le persone vivevano ancora le loro esistenze, anche sotto quel cielo artificiale alto appena duemila metri, come se si trovassero realmente sulla Terra. I clacson delle auto suonavano ancora, famiglie, coppiette e gruppetti di ragazzi e ragazze di tutte le età passeggiavano serenamente per le vie della zona commerciale. I bambini più piccoli, invece, giocavano nei parchi pubblici ben sorvegliati dalle madri che, fra una chiacchiera e l’altra, si godevano il calore di un sole artificiale. La temperatura non scendeva, né si alzava mai oltre i ventotto gradi, dando a tutti gli abitanti di New Admiral la perenne illusione di un’eterna primavera.

Si sedette sul bordo di una fontana ad aspettare e Grace, poco dopo, arrivò con due enormi coni gelato.

“Grazie, è buonissimo!”, il sapore fresco e cremoso del gelato lo fece riavere quasi subito. “Allora? Breda verrà all’MMS con noi? Sono così eccitata all’idea che finalmente saremo di nuovo noi cinque insieme…”, disse Grace, che davvero ci sperava.

“Breda resterà nell’esercito. Gli ho parlato ieri pomeriggio ed è felice così com’è, credimi!”, le rispose il giovane fidanzato. La delusione sul volto della ragazza era palese e purtroppo, anche volendo, non avrebbe potuto darle altre spiegazioni.

“Toh, parli del diavolo, eh? BREDAA!”, urlò Grace, attirando l’attenzione di molte persone. “Ciao, ragazzi!”, rispose il giovane, salutandoli con la mano. Lukas si alzò in piedi di scatto, con la gola secca e il cuore a mille. All’improvviso lo aveva preso una paura folle e, per quanto si sforzasse, non riusciva a smettere di tremare. Fece un passo indietro quando l’amico gli si avvicinò e gli cedettero le ginocchia.

“Lukas, sei pallido… stai male?”, gli chiese premurosamente Grace, aiutandolo a sedersi su una panchina poco distante.

"Dì un po’, che ti prende?”, volle sapere Breda, piuttosto confuso.

“Leon non è ancora arrivato? Siamo in ritardo per il primo spettacolo…”, Lukas cercò di calmarsi: la verità su Breda lo aveva sconvolto più di quanto avesse creduto in un primo momento, ma si fece coraggio e, forte dell’affetto sincero che provava per lui, finalmente sorrise.

“Wow, come sei elegante. Dopo il cinema hai un appuntamento galante, confessa!”, lo incalzò Grace che, dopo aver visto Lukas riprendersi, si dedicò interamente al giovane, bellissimo amico.

“Grace, non impicciarti”, la rimproverò il ragazzo.

“Perché no? Voi siete tutti maschi! In questo gruppo ci vorrebbero un paio di ragazze in più, delle amiche vere con cui condividere tutto. Se quei due caproni di Kalarya e Leon non si sbrigano non li vorrà nessuna, vero Breduccio?”, rispose Grace.

“Ecco… io non…”, balbettò Breda che, preso dall’imbarazzo, non sapeva più che pesci pigliare.

“Ragazzi!”, la voce di Leon richiamò la loro attenzione e Grace lasciò il braccio di Breda per correre dall’altro. Lukas, sebbene un po’ indispettito, aveva notato subito una luce diversa nei loro sguardi quando i due ragazzi s’incontrarono con loro nel parco, e si compiacque. Non sapeva cosa fosse accaduto di preciso in quell’appartamento il giorno prima, ma sembrava proprio che, finalmente, quei due testoni fossero riusciti a chiarirsi.

“Non verrà, vero?”, chiese poi Lukas. “Non chiedermi più di lui. Kalarya, non fa più ufficialmente parte di questo gruppo!”, replicò serio Leon.

Il pomeriggio insieme era passato in fretta e anche se nessuno ne parlava, l’assenza di Kalarya si era fatta sentire tanto più che Lukas, ora, cominciava a capire meglio la ragione dell’astio che il ragazzo aveva iniziato a provare nei confronti di Breda. La sua sorellina era scomparsa undici anni prima, mentre Breda, anch’esso rapito dagli alieni, era invece tornato fra le braccia della sua famiglia e il giovane, da quando aveva appreso quella verità, non era mai riuscito ad accettarlo. Ciò che Lukas si domandava, però, era come avesse fatto Kalarya a sapere di Breda.

Le informazioni sui bambini rapiti era segretate, quindi chi poteva averlo messo al corrente e, soprattutto, perché lo avevano fatto? Era probabile che le straordinarie capacità di Breda non fossero dovute solo al suo innato talento, ma fossero frutto delle manipolazioni genetiche che aveva subìto. Ma per quale ragione i Secretus avevano dovuto dare un vantaggio tattico ad un essere umano, se poi proprio quel vantaggio gli si sarebbe potuto ritorcere contro? Più ci pensava e più tutta quella storia non aveva senso. Era vero, i bambini presi non sarebbero mai dovuti tornare indietro e forse, solo per puro caso, il fratello di Breda era riuscito a salvarne alcuni. Tuttavia, qualcosa non tornava e, per capire meglio, decise di investigare ancora.

“Aumenteranno le ore d’esercitazione… è davvero spossante! Passiamo già più tempo sugli aerei da combattimento che a terra!”, disse Leon, mettendosi comodo sul divano. Breda, che gli sedeva accanto, era chino su se stesso e i capelli bruni e lisci gli ricadevano in avanti, nascondendogli il viso.

Era contratto e decisamente di pessimo umore.

La reazione di Lukas lo aveva lasciato interdetto; era come se avesse sentito qualcosa provenire dal ragazzo. Il giovane aveva avuto paura, era riuscito a vederla chiaramente nei suoi occhi, e ne aveva sentito l’odore. Esattamente come poteva sentire il profumo di Leon, dolce, aromatico e pieno di una calda e infuocata tenerezza.

“Breda, è tutto a posto?”, gli chiese Leon, preoccupato.

“Ho solo paura che nulla torni più come prima”, rispose, mentre faceva tintinnare le medagliette che portava al collo.

“Te lo ricordi? Grace ce le regalò il secondo anno di scuola. Non le ho mai tolte da allora e nemmeno tu. Pensi che Kalarya le porti ancora al collo?"

“Sì, penso di si. Ma non voglio parlare di lui, adesso…”, gli sussurrò il ragazzo, facendogli scivolare la mano sotto la maglietta di cotone filato.

Trovando la pelle fresca e morbida della schiena, Leon l’accarezzò dal fianco al capo e viceversa, facendolo rabbrividire di piacere. Breda perdeva lucidità quando Leon gli stava vicino e, grazie a lui, riusciva a non pensare e a dimenticare tutto il resto del mondo. Si fece guidare dalle sue carezze e, dopo essersi svestito, lo aiutò a fare altrettanto. Istintivamente il giovane gli si sedette sopra, lasciando che le loro erezioni si toccassero e Leon, sopraffatto dal desiderio, tese una mano verso il suo viso, sfiorandogli le labbra voluttuose con le dita. Lo attirò a sé per incontrare un’altra volta il sapore di quella bocca e Breda spense il cervello, lasciandosi andare totalmente ed arrendendosi a quel sensuale duello di lingue intrecciate, respiri affannosi e gemiti strappati alle loro carni riarse e infiammate dal piacere, cercando di scacciare dal cuore la profonda tristezza che da quel pomeriggio gli pervadeva l’anima. Il sonno agitato di Breda aveva finito per svegliarlo anche quella notte.

Leon rimase in silenzio per qualche secondo, con la speranza che il ragazzo si calmasse, ma non fu così e lo chiamò più volte desiderando che aprisse gli occhi e che quel terribile incubo che stava facendo cessasse. Ma Breda, ansante e sudato, si mise a sedere sul letto di scatto, gridando, spaventandolo a morte.

“Stanno arrivando! Leon, scappa!”, disse poi, ancora confuso.

“Breda, è solo un brutto sogno, non sta arrivando nessuno, calmati”, Leon aveva cercato di farlo ragionare, ma invano.

“Ascoltami, devi ascoltarmi, dannazione! Stanno arrivando… sono qui, adesso!”, ribatté Breda, alzandosi definitivamente dal letto.

Intanto, il segnale di uno dei ricognitori radar che aveva da poco fatto rapporto al quartier generale delle nuove nazioni unite era scomparso; una delle operatrici sul ponte di comando aveva cercato invano di mettersi in contatto con il ricognitore, senza però avere risposta. A tutti i piloti che erano a riposo, come Breda e Leon, o in servizio attivo, arrivò sul cerca persone e sul cellulare lo stesso avviso d’allerta.

“Messaggio dal comando: Deameter-9 e la squadra di difesa senza equipaggio sono stati abbattuti. L’entità della forza nemica è sconosciuta: usano potenti segnali di disturbo elettromagnetici. Una volta a bordo, settare i livelli di protezione A-7.”

Anche tutti gli allarmi di pericolo erano scattati e i cittadini, benché nei primi istanti si fossero fatti prendere dal panico e dalla confusione più totale, si recarono quasi tutti in tempo nei rifugi sotterranei approntati in ogni quartiere della City. Mentre tutti i piloti di Specter e di Mech corazzati si apprestavano a decollare dalle rispettive basi di lancio, Breda, accompagnato da Leon in motocicletta alla sede centrale dell’esercito, salì per primo sul suo Specter. Prima di salutarsi si lanciarono una breve occhiata: non c’era tempo per i convenevoli, ma lo sguardo di Leon fu più che sufficiente e contò per lui più di mille parole.

Con la speranza di non morire in quell’ennesimo combattimento, il giovane si diresse al proprio centro di comando. I primi aerei e primi Mech corazzati avevano ingaggiato il nemico respingendolo il più lontano possibile dalla flotta ma, nonostante le forze congiunte terrestri fossero nettamente superiori di numero a quelle aliene, ci furono innumerevoli perdite fra i piloti del nuovo esercito unito. L’unico che sembrava tenere testa al nemico era lo Specter modificato di Breda, il solo riuscito ad abbattere le sconosciute unità mobili dei Secretus.

“Qui Leon Blanch, capo squadrone dei Phantom Specter dell’MMS al caccia dell’NNU: prendiamo noi il controllo di quest’area!”, esordì il ragazzo, vedendo i mezzi alleati in difficoltà.

“R-ricevuto, capo Phantom!”, rispose sollevato l’altro, poco prima di esplodere.

“Onde di piega rilevate nel quadrante! Capo Phantom, dobbiamo proteggere la colonia, ripiegate!”, ordinò un’operatrice del ponte di comando.

Poi, una delle unità Secretus più evolute e veloci, riuscì facilmente ad eludere la prima linea di difesa. “Maledetto!”, imprecò Leon, inseguendo il mezzo alieno.

Fu Breda ad impedire che penetrasse nella colonia, ponendosi davanti all’essere alieno e sparando con tutto quello che aveva a disposizione. Anche i mezzi Secretus esplodevano come i loro, ma prima che l’alieno venisse fatto a pezzi dai missili dello Specter di Breda, Leon, che si trovava a poca distanza, aveva notato qualcosa di strano nel comportamento dell’unità nemica, come un’esitazione. Ma non finì lì perché altre unità Secretus, dopo la piega spaziotemporale, si unirono a quelle che avevano attaccato per prime, mettendo in serie difficoltà sia l’esercito che i paramilitari. Solo grazie all’intervento delle navi-fortezza Monitor e Intrepid in assetto da combattimento e dopo aver usato ogni arma a disposizione – compresi i temuti cannoni a onde che, con un solo colpo, annientavano tutto ciò che avevano dinanzi –, le forze alleate sembrarono prendere il sopravvento, distruggendo la quasi totalità delle navicelle nemiche scampate al terribile colpo ricevuto.

Intanto, quasi ai margini del quadrante in cui si trovava la flotta, uno dei mezzi alieni più forti aveva ingaggiato un combattimento in solitaria con Breda che, dopo aver avuto la meglio per un po’ per una manovra azzardata, se l’era ritrovato pericolosamente alle costole.

“Breda, ne hai uno alle spalle!”, l'avvisò Leon. Istintivamente decelerò, cambiando assetto del suo Specter che assunse la forma di un Mech antropomorfo; dopodiché, iniziò a sparare col fucile a onde, colpendolo ripetutamente ma senza successo.

“Cosa? Non ha funzionato?”, Breda era allibito: il nemico possedeva una barriera di energia che gli impediva di ricevere colpi diretti, oppure quell’unità Secretus aveva qualcosa di diverso?

Ridotto all’impotenza, toccò all’altro colpire, ma non lo fece. Al contrario, l’unità Secretus si ancorò allo Specter di Breda, iniziando ad emettere potenti segnali di disturbo e un’onda di piega.

“Leon, spara! Sparagli!”, gli ordinò perentorio il ragazzo, incapace di liberarsi.

Per farlo da quella distanza e senza colpire anche Breda, Leon dovette ancorarsi ad un asteroide vagante e, dopo esserci riuscito, cambiò assetto, trasformando il suo Specter in un’unità cecchino. Fu un attimo prendere la mira, ma quando premette il grilletto, il fucile a onde non sparò.

Fu Kalarya ad intervenire e, quando il colpo andò a segno, entrambi i mezzi esplosero.

“Breda, rispondimi… BREDA… BREDAAAA!”, un lampo accecante illuminò il buio circostante e il grido disperato di Leon fu l’ultima cosa che Breda riuscì a sentire prima di collassare e perdere del tutto i sensi.

“Bastardo! Ti ammazzo, Kalarya, ti ammazzo!”, Leon, dopo aver recuperato il corpo di Breda ed essere rientrato alla base, si era scagliato contro l’ex amico di sempre con il preciso intento di ucciderlo.

I pugni del giovane, potenti e inesorabili, avevano colpito Kalarya fino a ridurlo una maschera irriconoscibile e lui, malgrado tutto, aveva incassato senza neanche cercare di difendersi. Aveva un’espressione assurda e compiaciuta sul volto, come se fosse felice di aver fatto quello che aveva fatto. Lo guardava senza nessun turbamento né pentimento alcuno e Leon stentò a riconoscere l’amico di un tempo nell’uomo che aveva di fronte. Non era più il ragazzo allegro e gentile che aveva conosciuto e con cui aveva condiviso l’adolescenza: quello di fronte a lui era un mostro. Kalarya aveva deliberatamente colpito Breda e non il mezzo nemico che incredibilmente, e chissà per quale assurda ragione, aveva fatto da scudo col suo corpo all’abitacolo del suo caccia, impedendo al ragazzo di bruciare vivo. L’alieno aveva salvato la vita di Breda, sebbene avesse riportato molte ferite, alcune anche serie.

“Maresciallo Blanch, le accuse formulate contro il tenente Berstein sono molto gravi: spero che lei abbia la possibilità di dimostrarle coi fatti e non solo a parole!”, esordì il suo comandante.

Leon era stato poi tratto agli arresti e Kalarya portato in infermeria per essere medicato, mentre gli altri, Lukas, Grace ed anche il professor Plant aspettavano notizie sulla sorte di Breda che, ancora in sala operatoria, lottava fra la vita e la morte. La sorella di Lukas li raggiunse in ospedale qualche ora dopo, portando con sé altre incredibili notizie.

“Abbiamo recuperato l’unità nemica e, con essa, l’alieno che la pilotava. Non ci crederete mai: è umano. Le marcature genetiche corrispondono a quelle di uno dei bambini rapiti undici anni fa, durante il primo attacco da parte dei Secretus”, disse soltanto Lamya.

“Che significa, è? Vuol dire che è ancora vivo?”, volle sapere Grace.

“Sì. È in coma, adesso”, rispose Lamya che non sapeva davvero che fare, perché le sorprese di quel giorno non erano finite.

“Come Breda, anche lui è in coma… i medici dicono che dovrebbe già essersi svegliato. L’intervento è perfettamente riuscito e non sanno darsi una spiegazione”, disse serio Varkas.

“Volevo informarvi che Breda verrà trasferito in un’altra struttura ospedaliera militare dell’NNU e non potrà più ricevere visite, per cui, se dovete salutarlo, fatelo ora”, li informò a malincuore la donna.

“Che significa che verrà trasferito? Lamya, cosa vogliono fare a Breda? E Leon? Che diciamo a Leon?”, Lukas era forse il più sconvolto di tutti: non c’era niente di buono nelle parole di Lamya. Ma qualcos’altro lo aveva turbato di più, ovvero la strana reazione di Grace.

Nel frattempo, Leon continuava a camminare avanti e indietro da una parte all’altra della piccola cella in cui era detenuto, come un animale in gabbia. Negli occhi aveva ancora impressa quella scena terribile in cui il caccia di Breda, imprigionato dal mezzo alieno, esplodeva davanti a lui. Era davvero un fallito. Un uomo inutile. Uno che non aveva potuto fare nulla per proteggere la persona che amava. E Kalarya? Come aveva potuto fare una cosa simile? Perché aveva dovuto sparare, perché?



 
   
 
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