Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Ricorda la storia  |      
Autore: Shan_live_to_run    31/05/2016    0 recensioni
"Però era Frank e già questo bastava."
Questo è quello che esce quando invece di studiare si passa il tempo a scrivere!
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eccomi, sono tornata! Oggi ero partita con la buonissima intenzione di studiare e invece sono finita a scrivere perché l'ispirazione, quella indegna, arriva quando meno te lo aspetti! 

Non ne sono pienamente soddisfatta tbh, ma ve la propongo comunque. :3

Buona lettura! S.



OMNIA VINCIT AMOR

 

 

 

Una giornata esattamente come tutte le altre era appena iniziata. Gerard si era svegliato ed era sceso in cucina per preparare la colazione alla sua bambina mentre Lynz la preparava per la scuola, poi si sarebbe chiuso nel suo studio per lavorare al suo progetto. Si poteva dire decisamente soddisfatto di quel progetto, era decisamente felice di aver finalmente ottenuto il lavoro che sognava da così tanto tempo; adesso quello era il suo tutto, al sua unica preoccupazione e ci si dedicava con dedizione anima e corpo.
Tuttavia era qualche giorno che sentiva che qualcosa lo disturbava ma non sapeva nemmeno lui di preciso cosa. Certo, aveva scoperto tramite Twitter che Frank avrebbe partecipato a due importanti festival con la sua band e anche con quella vecchia, che aveva deciso di rimettere assieme e ovviamente si sarebbe aspettato che il suo amico gli dicesse personalmente una notizia così importante, ma perché prendersela? Alla fine tra di loro non c'erano più pretese.

Eppure qualcosa non andava. Solo sentir nominare la vecchia band di Frank gli riportava alla mente cose che cercava di ignorare e che invece, per un motivo o un altro, tornavano sempre. Non era nemmeno il fatto che quando Gerard gli aveva chiesto spiegazioni lui lo aveva liquidato con un semplice “più avanti ti spiego adesso non posso”.
Cos'era allora? Semplice, era Frank. Ogni volta che lui faceva qualcosa a Gerard prendeva una specie di fastidio in fondo allo stomaco, quasi ansia ma per cosa poi non lo sapeva nemmeno lui. Però era Frank e già questo bastava.

Intanto un odore strano riportò Gerard con i piedi per terra facendogli rendere conto che stava bruciando i pancake di Bandit. In quel momento entrarono in cucina sua moglie e sua figlia e che lo salutò con un gran bacio sulla guancia come sempre – Ciao papi!- con le guanciotte rosee e paffutelle, i capelli lisci e corvini gli occhioni grandi e scuri, sembrava una paste e in vero lo era pure! Però quella bambina era la cosa più bella che la sua inutile vita gli avesse dato e per lei avrebbe fatto tutto, non l'avrebbe mai lasciata andare qualsiasi cosa sarebbe successa; non avrebbe mai permesso che succedesse, non dopo che lui aveva buttato via l'altra unica cosa della sua vita

-Hai qualche programma particolare per oggi?- gli chiese sua moglie, ma lui ovviamente non ne aveva se non quello di rimanere a casa a lavorare. -No nessuno- rispose Gerard, assente, mentre sorseggiava il sua caffè seduto al tavolo con lo sguardo fisso nel vuoto. Quella mattina non era in vena di fare conversazione. -Ok bene, io devo fare delle commissioni dopo aver portato la bambina a scuola, ci vediamo più tardi- , Detto ciò si avviò fuori casa con Bandit al seguito e Geard andò a ritirarsi nel suo studio a lavorare.

 

Era quasi ora di pranzo quando Gerard decise di fare una pausa: scese al piano di sotto e si sedette sulla panca nel giardino ma quando alzò gli occhi al cielo si accorse che non era propriamente una bella giornata, il cielo grigio di Los Angeles di quel giorno prometteva pioggia. Era immerso nei suoi pensieri - anche se in realtà non pensava a molto ma era uno di quei giorni in cui ci si ritrova sovrappensiero senza nemmeno bene rendersi conto a cosa realmente si stia pensando – quando venne riscosso dal suono del suo cellulare che stava squillando. Gerard entrò in casa e vide che aveva un nuovo messaggio ed era da parte dell'ultima persona che si sarebbe aspettato quel giorno: “Se ti va di prendere un caffè insieme ti aspetto alle 2 al nostro posto. X Frank”.
Gerard era perplesso e non poco a quel punto, come poteva Frank fargli una proposta del genere? Per farlo doveva per forza essere a Los Angeles, ma se fosse stato in città lui lo avrebbe saputo... no?
Era tentato di rimanere a casa, non andare da nessuna parte visto il trattamento che aveva ricevuto pochi mesi prima ma a che serviva mentire pure a se stesso? Il suo stomaco aveva fatto una capriola appena letto il nome sul messaggio e non poteva ignorare quella sensazione che continuava a tormentarlo da tutto il giorno e che adesso sapeva di preciso cosa fosse.
Il pensiero di trovarsi davanti a quegli occhi che leggevano fin dentro alla sua anima, quel sorriso che avrebbe acceso il sole anche in quel grigio sole di Los Angeles, era tutto molto allentante e poi era parecchio tempo che non vedeva il suo amico – che faccia tosta ancora a ostinarsi a chiamarlo amico -.
Gerard non aveva impiegato più di qualche minuto a prendere la decisione, anche se a lui era sembrato di fare la riflessione d una vita, e nel giro di venti minuti era già pronto per uscire di casa e dirigersi al luogo dell'appuntamento, salvo rendersi conto che mancava ancora più di un'ora.

 

Mentre guidava su una strada secondaria che portava fuori città, cominciarono a sudargli le mani e si ritrovò ad essere sempre più agitato, nemmeno fosse stato un adolescente al suo prima appuntamento! Parcheggiò nel parcheggio dell'anonima caffetteria che era il “loro posto “semplicemente perché era un locale che nessuno si filava, frequentato principalmente da persone abitudinarie di una certa età dove riuscivano quasi sempre a stare in pace senza essere calcolati da nessuno; il cuore gli batteva a tremila, si guardò ancora una volta nello specchietto ma la confusa massa di capelli sulla sua testa lo faceva sempre sembrare il solito sfigato e si rese conto che quello non sarebbe davvero mai cambiato. La differenza era che essere uno sfigato assieme a Frank lo faceva sentire bene, essere uno sfigato da solo lo faceva sentire una merda.

 

Si avviò all'entrata del locale, le amni che continuavano a sudargli per la tensione e il cuore che non ne voleva sapere di rallentare. Era più forte di lui, quando si trattava di Frank perdeva completamente il controllo e in quattordici anni questa cosa non era mai cambiata; la situazione non migliorò quando entrando nel locale lo vide seduto nel tavolino all'angolo immerso nel suoi pensieri, quando poi alzò lo sguardo incrociando il suo e aprendosi di conseguenza in un enorme sorriso, Gerard credette che il cuore si sarebbe fermato per quella visione.
Rimase incantato qualche secondo ma poi riuscì a darsi un contegno ricordandosi che lui era ancora arrabbiato (si fa per dire) con Frank per il messaggio.

 

Gerard si avvicinò al tavolo e Frank si alzò per stringerlo in un abbraccio -Ciao Gerard!- disse con vigore e stringendo l'abbraccio. Gerard non poté non ricambiare quella stretta -Ehy Frank- ma fu un momento più breve di quello che sembrò a loro. Si sedettero e ordinarono. -Allora, come stai? Ti trovo bene...- esordì Frank con il suo solito sorriso -Beh si, bene bene... al solito no? Tu piuttosto.... cosa ci fai da queste parti?- Gerard non era riuscito a trattenersi, era risentito dal comportamento di Frank e non riusciva a nasconderlo oltre. -Fa tutto parte delle cose che ti devo raccontare, te l'ho detto nel messaggio l'altra volta no?- Frank sta volta aveva un sorrisino tirato mezzo colpevole perché lui già lo sapeva che Gerard se l'era presa per quella storia -volevo farti una sorpresa, tutto qua- continuò il piccolo -so che stai lavorando molto ultimamente e ho pensato di non distrarti e che sarebbe stato carino farti una sorpresa...- ma lì Gerard scattò quasi come punto da un insetto -Ehy! Chi ti ha detto che mi avresti distratto? Non ho mica dodici anni sai che...- ma non riuscì a finire la frase perchè entrambe scoppiarono a ridere dell'occhiata più che eloquente che gli stava lanciando Frank. Era impossibile rimanere arrabbiato in una circostanza simile.
Vennero serviti con i loro caffè e nonostante non si vedessero da mesi rimasero entrambe in silenzio con gli occhi fissi nella rispettiva tazza in silenzio, come se il caffè potesse contenere qualche risposta a tutti i pensieri che vorticavano, ma nonostante tutto non era un silenzio imbarazzante, tutt'altro. Nel loro silenzio loro due si capivano e gli sguardi furtivi parlavano più di qualsiasi parole ogni volta che si rivedevano dopo tanto tempo era così, si comportavano come due adolescenti alla prima cotta che si logorano di sguardi rubati.

 

Si scambiarono ancora qualche domanda di circostanza, le solite cavolate sulle mogli e i bambini, Gerard si stava sforzando di pensare a qualcosa di intelligente da dire, una delle tante cose che pensava sempre di voler dire a Frank quando era da solo, ma in quel momento non gliene veniva in mente nemmeno una, quando squillò il suo cellulare:

- Pronto?

- Gerard sono io, ci sto mettendo più tempo del previsto, devi andare a prendere la bambina a scuola-

Gerard sospirò impercettibilmente

-Okay va bene vado io tranquilla-

 

Ovviamente. Ovviamente doveva esserci un contrattempo se no sarebbe stato tutto troppo semplice.
-Qualche problema?- chiese Frank con tutta la semplicità di questo modo e l'ingenuità negli occhi di cui solo lui era capace, - Ehm.. si, purtroppo Lynz non può andare a prendere Bandita scuola e devo andare io- -Ah si capisco benissimo tranquillo! Con ben tre figli da gestire a casa cose del genere sono all'ordine del giorno – disse Frank con una mezza risata, Gerard non voleva andare via. -Senti, tu...- iniziò a dire Gerard imbarazzato puntando lo sguardo a terra, ma Frank lo troncò subito -Mi trattengo per un po' avremmo tutto il tempo di vederci- disse sfiorando delicatamente la mano dell'altro che a quel impercettibile tocco alzò gli occhi per incontrando quelli caldi e profondi del piccoletto.
Si salutarono e Gerard andò via, forse più confuso di quando era arrivato ma con il cuore più leggero perché adesso non si sentiva più solo.

 


 

“@gerardway
Grey day il LA but the sunshines in my brain!”

Quel giorno Gerard si era alzato di buon umore e lo notarono in molti! Fu una giornata produttiva, si sentiva carico nonostante il pessimo tempo che normalmente gli avrebbe fatto venire voglia di fare compagnia ai gatti nella cesta e dormire con loro.
Più tardi in mattinata ricevette anche un messaggio di Frank che gli diceva che per i prossimi due giorni sarebbe stato impegnato in studio di registrazione quindi non si sarebbero potuti vedere, però a Gerard non importava più di tanto, anche lui aveva da fare dopo tutto, tanto il solo saperlo così vicino a lui bastava a farlo sentire bene.
Da una parte odiava doverlo ammettere, perché si sentiva scorretto, tuttavia quello era un sentimento con cui aveva imparato a convivere molto tempo fa, ma quando aveva Frank intorno ancora sentiva che niente era mai cambiato davvero; lui rimaneva l'unico a fargli un certo tipo di effetto, rimaneva l'unico che ancora dopo tutti quegli anni riusciva a cambiare il suo umore, la sua giornata, la sua vita con un battito di ciglia e un sorriso.

Due giorni dopo riuscirono a organizzare una serata anche con Ray e Mikey: una tranquilla serata tra amici che parlano della loro vita dei progetti per il futuro, che scherzano e che si sputtanano a dovere con aneddoti imbarazzanti del passato. Ormai quel passato lo avevano accettato, nessun rancore, nessun risentimento o altre inutilità simili. Solo una serata in nome della profonda amicizia che li legava, il legame mai perduto di chi ha realizzato il più bello dei sogni e ha vissuto la più bella delle esperienze della vita assieme, di chi ha condiviso tutto: il duro lavoro, il successo, i periodi bui, la salute e la malattia, la costruzione di un mito e il suo crollo. Tutti consapevoli che potendo tornare indietro lo avrebbero rifatto ancora e ancora.

 

Era la sera del compleanno di Bandit, era abbastanza tardi veramente ma lui non riusciva a dormire.


G: “Ti sei divertito oggi a fare un bagno di folla a in giro per a città? :P”
 

Dopo averlo fatto però si pentì perché si sentiva così stupido.... Il telefono squillò.

 

F: Non potevo certo rifiutarmi... però dalle occhiate e dai discorsi che ho origliato direi che abbiamo dei fans fin troppo svegli eheh”

 

A quanto pare Gerard non era l'unico in vena di fare il quindicenne. Gli venne da sorridere pensando a quanto quella situazione gli ricordasse quando anni addietro si scambiavano assiduamente messaggi ogni qual volta la band prendeva anche solo minimi giorni di riposo; tutti i sotterfugi per non farsi scoprire per la paura di non essere accettati ma loro, Gerard, non aveva capito che gli altri li avevano accettati da prima che loro stessi lo facessero.
Rimasero davvero per un po' a messaggiare parlando di cavolate come due ragazzini però poi

 

G: “Domani sei in studio? Pensavo che potevamo andare a prendere un caffè”

 

I giorni passavano e lui ancora non sapeva quello che Frank gli doveva spiegare riguardo i suoi nuovi progetti e poi, e poi.... lo voleva disperatamente vedere.

 

F: “Domani sono proprio libero, sei fortunato! Però ho un'idea migliore del caffè”

 

Si diedero appuntamento per il mattino dopo, al loro solito posto, al resto avrebbe pensato tutto Frank. Inutile dire che questo non aiutò Gerard a prendere sonno, anzi. Non vedeva l'ora che arrivasse il giorno dopo e quando andò nel letto dormire Lynz già dormiva ma lui rimase per molto tempo a fissare il soffitto finché la stanchezza non prese il sopravvento.

 

La mattina dopo si svegliò presto per preparare la colazione alla sua bambina e dare pappa doppia ai gatti visto che nessun sarebbe stato a casa durante il giorno (o forse voleva mettere a tacere il senso di colpa?). Avvisò Lynz che non sarebbe stato a casa quel giorno e lei nemmeno perse tempo a chiedere a suo marito quale fosse il motivo perché già lo sapeva.
Quando Gerard arrivò al locale trovò Frank nel parcheggio che lo aspettava appoggiato alla macchina, lo salutò con un sorriso -Allora? Possiamo andare?- disse facendogli cenno di entrare in macchina. Così fece Gerard. -Dove stiamo andando?- chiese curioso -Sorpresa! Non ti fidi?- rispose l'altro con il suo solito adorabile ghigno. Il più grande non poté fare altro che sorridergli di rimando e godersi la strada mentre Frank guidava verso le colline. Da quanto tempo non facevano un viaggio insieme? Facile immaginare quali ricordi stessero affollando la mente di ognuno dei due, ricordi lontani come in un sogno, alcuni troppo sbiaditi per sembrare veri. Viaggi lunghissimi, interminabili, ammassati l'uno all'altro in condizioni tutt'altro che comode. Ma non ci fu mai per loro tortura più dolce che dover condividere spazi angusti e dover vivere costantemente a stretto contatto, questo se lo ricordavano abbastanza bene tutti e due.

Arrivarono a un certo punto, sotto le colline dove lasciarono la macchina per poi avventurarsi a piedi su per la collina, Con tutta la fiducia che Gerard aveva in Frank la sua faccia doveva far trapelare la sua incertezza perchè a un certo punto sentì il più piccolo liberare una risata di gusto nella sua direzione -Gerard non fare quella faccia! Mica sto progettando il tuo omicidio!- -ah ah ah! Molto simpatico Frankie, ma non credo che me lo diresti davvero e stessi segretamente progettando di uccidermi- Frank rimase un attimo a guardarlo, poi si voltò e continuò a camminare -dai vieni sfaticato ciccione che non sei altro- -Ehy! Ma ti sei visto dico?? Nemmeno tu sei più il figurino di una volta sai?- per tutta risposta a Frank si girò per fargli una linguaccia e poi continuò a camminare.
In cima alla collina si fermarono dove c'era una radura con degli alberi, Frank si arrampicò su una piccola roccia per guardare il panorama di sotto, Gerard si bloccò a guardare il panorama davanti a lui, chissà quando sarebbe ricapitato.

Il passare degli anni li aveva cambiati, lui era cambiato così come Frank, ma per lui rimaneva sempre la cosa più perfetta del mondo. Non gli importava se adesso era ingrassato, per lui era bello, se addosso aveva più tatuaggi che vestiti, se non aveva più vent'anni. Per lui era bello e lui lo amava. Lo avrebbe sempre amato perchè il loro era un legame così profondo che niente lo avrebbe mai diviso. Lui si sentiva completo solo con Frank di fianco, solo nel momento in cui i loro occhi si incontravano Gerard sentiva davvero di poter finalmente respirare e vivere, come se passasse il resto della vita in apnea sott'acqua in attesa di raggiungere la superficie e poter prendere ossigeno.
Frank era la sua aria.
Si avvicinò a Frank silenziosamente e da dietro lo abbracciò, il più piccolo si lasciò cullare in quell'abbraccio mentre il più grande, come un ninna nanna gli canticchiava in un orecchio la sua promessa di sempre

-You'll never fight alone... The wold is ugly, but you're beautiful to me... I think of you every night and every day... I'm empty when you go-

non lo avrebbe mai lasciato, sarebbe stato per lui e con lui sempre. Ora più di prima sapeva che anche lui aveva bisogno di mantenere questa promessa. Frank si girò per guardarlo negli occhi e entrambe si persero in quello sguardo carico di mille emozioni e mille parole che non serviva nemmeno pronunciare perché fossero capite. Unirono le loro labbra in un dolce bacio, il riassunto perfetto di tutta quella loro conversazione non verbale ma fatta di gesti e piccoli sguardi. Amore in pillole come loro soli si erano sempre scambiati: bastava uno sguardo, due mani che sfioravano, una carezza accennata per cogliere un “ti amo”, un “mi manchi” o un “ho bisogno di te”.
Si staccarono da quel bacio rimanendo fronte contro fronte, lentamente aprirono gli occhi e per perdersi di nuovo tra le sfumature verdi e nocciola, le labbra di Frank piene e morbide, quelle di Gerard sottili e perennemente screpolate. Gerard strinse il piccolo in un abbraccio ancora più forte, Frank affondò il viso nella sua spalla stringendosi all'altro uomo con ancora più forza. Si strinsero forte, disperatamente, con l'illusione di poter diventare una persona sola e poter rimanere lì così per sempre. Per sempre loro due, per sempre innamorati e felici lontani dal mondo che li aveva costretti lontani. Lontani dalle loro vite, dai loro sbagli e dalle loro decisioni. Lontani da Frank Iero e Gerard Way per essere solo Frankie e Gee. Per amarsi.

-Gerard, io ti amerò sempre, anche se tu non mi amassi io ti amerei comunque perché la mia anima e il mio cuore ti appartengono da sempre e io non so fare niente altro nella mia vita se non amare te incondizionatamente- Frank incatenò i suo sguardo a quello di Gerard, lui, dal canto suo non poteva che pensare a quanto amasse quel piccolo uomo davanti a lui e quanto gli sarebbe mancato quando il loro piccolo idillio fosse finito. - La mia vita è degna di è degna di essere vissuta solo quando tu sei con me Frankie, tutto il resto è sopravvivere. Sopravvivrò sempre solo per arrivare a vivere anche solo questi pochi attimi. Ti Amo-.

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: Shan_live_to_run